Scritto da Erika.
05 - 07 Febbraio 2016
Stamani ci siamo alzati di buon mattino e abbiamo lasciato il nostro alberghetto di Quchan per affrontare la frontiera turkmena. In giro c’è poco movimento, iniziamo a chiedere i prezzi dei taxi ma tutti ci dicono di prendere un savari, alla fine troviamo un “tassista professionista” che dopo averci sparato 600000 rial abbassa a 200000. Accettiamo e partiamo ma prima facciamo tappa a casa sua dove la figlia, che parla inglese, ci dice che siccome non ci saranno altri clienti per andare al confine in realtà ci chiede 400000 rial, ma appena facciamo per uscire dalla macchina il prezzo ritorna a 200000, anche se lui continua a borbottare per tutto il tragitto!!
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Scritto da Marco.
29 Gennaio - 01 Febbraio 2016
Abbiamo appuntamento con Rasool e Nasibe al terminal degli autobus. Ci hanno offerto ospitalità per 2 giorni tramite couchsurfing. Siamo un po’ diffidenti: cosa può spingere qualcuno a darti ospitalità senza ricevere nulla in cambio? Purtroppo il nostro metro di giudizio all’occidentale ci fa nascere questi dubbi. Comunque non ci facciamo scoraggiare e decidiamo di viverci fino in fondo questa avventura. Dopo poco i nostri dubbi vengono fugati. Già all’arrivo ci portano dell’ottimo pane con feta, pomodori e cetrioli (da loro denominata “bread with flag” per la somiglianza degli ingredienti con i colori della loro bandiera) per rifocillarci e appena a casa ci dicono di rilassarci nella nostra stanza privata con bagno.
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Scritto da Marco.
24 - 26 Gennaio 2016
Nel terminal dove ci buttiamo per dormire qualche ora notiamo la presenza di una stanza separata che capiamo poi essere per le donne sole. La sensazione non è quella del ghetto o di qualche forma di segregazione ma più di protezione, allo stesso modo della carrozza della metro riservata. Qui le donne che lo desiderano possono trovare “rifugio” e trovarsi in un ambiente protetto. Ovviamente c’è il rovescio della medaglia perché la nostra sensazione è che se una donna non usufruisce di questi spazi riservati e non utilizza lo chador (il lungo soprabito nero che copre completamente il corpo) è come se desse all’uomo il consenso a spingersi un po’ oltre il consentito (non a tutti ovviamente, ma alle solite mele marce che ci sono in qualsiasi popolo o società) .
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