Puerto Natales - Le mitiche vette di Torres del Paine

09 - 14 Dicembre 2019

Il viaggio verso la frontiera non riserva grosse emozioni. Ci dà solo il tempo di contemplare quanto diversa sia la Patagonia argentina da quella cilena. Da questo lato delle Ande il paesaggio è quasi arido e formato da un'unica grande pianura.
Ci fermiamo alla dogana argentina e, velocemente, sbrighiamo le formalità di uscita dal paese. Riprendiamo poi il bus per superare la terra di nessuno che, quando c’è di mezzo il Cile, è sempre infinitamente lunga. È come se non avessero voglia di condividere neanche la frontiera con i vicini tanto gli stanno antipatici.

Come al solito poi l’ingresso al Cile è lungo e pieno di controlli. Erika ha la sfortuna di decidere di andare al bagno esattamente quando la lunghissima fila in cui siamo stati fermi per mezz’ora improvvisamente viene sbloccata. Torna che tutti nel nostro autobus hanno avuto il passaporto firmato e il conducente (che in dogana è anche colui che gestisce il gruppo) la cazzia anche se io avevo cercato di avvertirlo prima. Viene “punita” con un timbro distratto in una pagina del passaporto riservata alle autorità italiane. Tra questo e il timbro di Machu Picchu ora è sicura che in Australia le stracceranno il passaporto all’aeroporto!!!
Saliamo sull’autobus per l’ultimo tratto di strada e arriviamo a Puerto Natales verso le 14.
Alla stazione vediamo esserci diverse compagnie che effettuano il trasporto per il parco di Torres del Paine e ritorno. C’è anche un grande banco informazioni del parco che vende i biglietti e ha le ultime previsioni del tempo aggiornate. Vediamo che domani mette bel tempo, mentre dopodomani brutto. Volevamo riposarci un po’ domani e affrontare il parco il giorno seguente ma crediamo sia più importante avere una finestra di bel tempo per poter godere appieno delle viste che le montagne offrono.
Siamo affamati e rimandiamo la decisione a dopo un panino. Andiamo a parlare con il centro informazioni che ci consiglia caldamente di andare domani. Facciamo quindi il biglietto e compriamo anche il biglietto di un bus per domani per il parco. Il costo è elevato ma oramai qui in Patagonia ci abbiamo fatto l’abitudine.
Partiamo per la ricerca dell’ostello. Il primo che vediamo è messo bene ed un prezzo accettabile, ma difficilmente ci fermiamo al primo perché vogliamo vedere quale è il mercato della città. Stavolta però questo approccio si rivela controproducente. Iniziamo una serie infinita di ostelli troppo cari, sporchi o senza camere private. Alla fine troviamo un ostello che ci sembra un gioiellino, con la proprietaria che ci sta simpatica e, anche se costa un po’ di più del primo, decidiamo di coccolarci e ci fermiamo.
Il pomeriggio andiamo a fare spesa per il pranzo di domani e facciamo due passi in centro. La sera ce la passiamo invece in ostello dove tra cucina e zona comune c’è un bell’ambiente, caldo e rilassante. A cena ci prepariamo una zuppa di lenticchie con il merken, una spezia piccante, dal sapore affumicato, peculiare della Patagonia cilena. Credo che diventerà un’altra delle nostre dipendenze croniche!

Dormiamo abbastanza bene anche se il letto singolo è di quelli un po’ troppo stretti per stare comodi in due, nonostante il nostro intrecciarci bene. Ci svegliamo molto presto e godiamo della colazione inclusa nel prezzo. Prepariamo gli ultimi dettagli e ci incamminiamo per la stazione.
L’autobus parte esattamente alle 7 e questo ci dà buone speranze di poter prendere lo shuttle delle 10 che dall’ingresso del parco porta alla partenza del sentiero per il Mirador las Torres. Il tempo è ottimo e siamo quindi felici di essere andati oggi. Intorno a noi, mentre il pullman va, si vedono picchi innevati in fondo a lunghe valli e ci chiediamo quale sarà il massiccio del Torres del Paine. In realtà è più lontano di quello che pensavamo ma appena lo scorgiamo lo riconosciamo subito.

Torres del Paine
Arrivando al parco di Torres del Paine

Sbrigate le formalità di registrazione del parco ci troviamo pronti alle 9e20, molto prima del previsto. Fortunatamente oltre allo shuttle del parco ci sono anche dei minibus che operano al di fuori dell’orario ufficiale e, allo stesso prezzo, partono quando sono pieni. Prendiamo quindi uno di questi e ci troviamo alla base del sentiero alle 9e40. Le torri sono già sopra di noi al massimo del loro splendore, non vediamo l’ora di arrivare lassù.

Torres del Paine
Partenza in piano

Il sentiero parte in piano per poi attaccare la montagna da un’angolazione dalla quale i picchi non sono più visibili. Siamo contenti così, la sorpresa sarà maggiore quando arriveremo.
C’è un bel po’ di traffico nel salire il primo tratto e dobbiamo o rallentare il passo perché abbiamo di fronte qualcuno più lento o accelerare perché sentiamo la pressione di chi abbiamo dietro. Non è mai piacevole camminare in montagna ad un passo diverso dal proprio. E poi, francamente, tutta questa gente rovina un po’ l’atmosfera. Fortunatamente dopo il primo rifugio sul sentiero il tutto si riduce a livelli di una normale passeggiata in montagna: si incontrano persone ma non si è mai insieme per più di qualche minuto.
Il sentiero prosegue in una valle con un bellissimo fiume che scorre al centro.

Torres del Paine
La bellissima valle

Dopo quasi tre ore di cammino, raggiungiamo il campeggio nella valle da cui parte il sentiero d’attacco alle torri.

Torres del Paine
Personaggi locali

Da qui in poi è una interminabile e massacrante salita.

Torres del Paine
Sempre al top!

Ci troviamo ad avere un passo più veloce della maggior parte delle persone e quindi per non faticare il triplo dobbiamo impegnarci in sorpassi al limite della gentilezza. Soprattutto, quando qualcuno non fa passare il mio amore, lei si inviperisce e non tenta di nasconderlo.

Torres del Paine
Pronta al sorpasso

Pochi minuti dopo le 13 scavalliamo l’ultima parete di roccia e ci troviamo di fronte al classico panorama da cartolina del Torres del Paine. Oramai questo tipo di scenari dovrebbe averci quasi stancato ma la realtà è che è impossibile non rimanere a bocca aperta di fronte a tutto ciò.

Torres del Paine
Anche questo picco e il suo lago una meraviglia!

Ci troviamo un angolino con un po’ meno di gente e ci godiamo il pranzo al sacco con l’immancabile tè caldo dal thermos. Ci facciamo immancabilmente tante foto e poi abbiamo anche il tempo per chiudere gli occhi qualche minuto.

Torres del Paine
In posa...che strafighi!

 

Torres del Paine
La triade

Verso le 14e30 decidiamo che è tempo di scendere di nuovo, anche perché vogliamo provare ad avere il tempo di non prendere lo shuttle, ma farci anche l’ultimo pezzo di strada a piedi.

Torres del Paine
Il fiume al ritorno

Tutto questo prima di essersi fatti i 9 km di ritorno. Dopo, tutto cambia improvvisamente aspetto e, sfiniti, decidiamo di goderci i 6000 pesos e aspettiamo il minibus sdraiati su un prato.

Torres del Paine
Una volpe a cazzeggiare con noi

Il viaggio di ritorno a Puerto Natales è particolarmente lungo perché dobbiamo ancora cenare ma verso le 9 siamo a casa. Ci riscaldiamo gli avanzi di ieri perché di cucinare non ne abbiamo proprio le forze e poi ci buttiamo a letto.

Il giorno seguente lo passiamo praticamente tutto il giorno a casa perché abbiamo bisogno di riposarci mentalmente e fisicamente da questo ultimo periodo tutto corse, programmazioni e trekking. Io esco un paio di volte per prendere una boccata d’aria fresca e per fare qualche commissione ma la maggior parte del tempo lo passiamo sul divano.
Cerchiamo di prenotare la barca che parte da Punta Arenas fino a Puerto Williams nella Tierra del Fuego cilena ma, un po’ per la nostra scarsa reattività, un po’ per la poca chiarezza cilena, quando ci decidiamo a confermare la prenotazione i posti sono tutti terminati. Ci prende un po’ di sconforto ma attiviamo il piano B: andare a Ushuaia in bus da Punta Arenas e poi provare ad attraversare il Canale di Beagle e arrivare a Puerto Williams; da lì, prendere la barca di nuovo per Punta Arenas nel percorso contrario.
Non prenotiamo però la barca neanche in questo caso perché non abbiamo idea della affidabilità dei collegamenti sul Canale di Beagle e vogliamo prima accertarci di questo per non perdere una montagna di soldi. Se finiranno di nuovo i biglietti ce ne faremo una ragione.
Il terzo giorno avevamo una mezza idea di tornare al parco visto che il tempo non era pessimo. Però poi il prezzo dei vari biglietti (c’era anche da prendere una barca su un lago questa volta) ci sembrava veramente una rapina a mano armata e non avevamo voglia di regalare altri soldi allo stato cileno. Usciamo quindi di casa dopo colazione per andare verso la costa a fare qualche foto nei punti caratteristici di Puerto Natales e per cercare un ristorante che faccia pesce.

Puerto Natales
Bei panorami anche in citta’

 

Puerto Natales
Coppia glamour-versione invernale

 

Puerto Natales
Bobo..settete!

Mentre riusciamo nel primo intento, falliamo miseramente nel secondo e torniamo quindi a cucinarci il pranzo a casa. Il pomeriggio usciamo nuovamente e questa volta per cercare qualche souvenir cileno visto che non sappiamo se torneremo in una città così grande in questo paese.

Puerto Natales
Pranzo sano in guesthouse

La sera ci guardiamo “The Irishman”, il nuovo film di Scorzese su Netflix. Riusciamo solo a durare 2 ore e poi rimandiamo il finale a domani. Nonostante le incredibili recensioni sul web, non rimaniamo particolarmente impressionati né dal film né dalle prove di recitazione. Sarà che non capiamo un cacchio di film.

La mattina seguente abbiamo il bus per Punta Arenas alle 10, l’ultima tappa in Patagonia, prima di attraversare lo stretto di Magellano ed entrare in Tierra del Fuego. Copriamo velocemente le 3 ore per arrivare sulle sponde di una delle ultime città sulla terraferma cilena.

Towards Ushuaia
Sempre più vicini alla fin del mundo

Ci facciamo una scarpinata per arrivare al nostro Airbnb e poi usciamo per pranzo. Proviamo ad andare al mercato del pesce perché di solito in questi posti si mangia bene ad un prezzo ragionevole. Purtroppo questo di Punta Arenas si è trasformato in una food court per turisti. Ci prendiamo due filetti di pesce senza infamia né lode e paghiamo un po’ più di quanto ci saremmo aspettati. Non una tragedia però. Ci facciamo poi due passi rilassati per il centro e sulla costa da cui possiamo vedere il famoso stretto di Magellano.

Punta Arenas
Lo stretto di Magellano di fronte a noi!
Punta Arenas
Guarda chi si nasconde!

Rientriamo quindi in stanza per finire di guardare “The Irishman”: il finale salva un po’ il film ma non continuiamo a non capire il grande successo. A cena ci cuciniamo nella cucina della casa dove siamo e poi andiamo a dormire.

L’indomani prendiamo il bus per Ushuaia. Ci lasciamo Punta Arenas alle spalle e puntiamo dritto verso l’Atlantico. Quando raggiungiamo il punto dove lo Stretto di Magellano ha la minima larghezza, un traghettino ci fa attraversare questa frontiera naturale per farci entrare ufficialmente in Tierra del Fuego.

Towards Ushuaia
Pronti a salpare

Iniziamo poi la grande traversata di questa immensa isola che è ancora più piatta e brulla della Patagonia, almeno nella prima parte.

Towards Ushuaia
L’ennesima dogana in mezzo al nulla

Attraversiamo poi la frontiera Argentina e, come ci avviciniamo verso Ushuaia, iniziamo a salire per scavalcare una grande catena montuosa. Costeggiamo anche bellissimi laghi, di cui però non possiamo contemplare la grandezza a causa di nuvole basse e molto fitte.
Dopo una lunga discesa arriviamo finalmente sulle sponde del Canale di Beagle dove sorge, stretta tra l’acqua e i ghiacciai, la città alla fine del mondo: Ushuaia!

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