Copacabana - Il lago dove nacque il sole

31 Ottobre - 2 Novembre 2019

L'autobus ci lascia di fronte ad un hotel convenzionato con la compagnia di bus ma noi abbiamo già una prenotazione, peccato sia dall'altra parte del paese! Fortunatamente in 10 minuti a piedi siamo arrivati. Copacabana non è poi così grande!
Posiamo le cose in camera e andiamo a cercare qualcosa per cena. Ci fidiamo di un ristorante turistico che vende un menú vegetariano per 30 Bolivianos e non rimaniamo delusi. Non riusciamo, invece, a ritirare soldi dagli atm. Sono più le volte che le carte non funzionano di quelle che riusciamo nel nostro intento.
Torniamo in camera e mi metto a trafficare con il mac. Non sono affatto soddisfatto del lavoro che ha fatto il "tecnico" a Puno e voglio subito fare un backup delle cose importanti.

Riesco a salvare il salvabile e poi lancio l'update come consigliato dal tipo, sperando così di risolvere i mille problemi che lui mi ha lasciato sull'attuale versione del sistema operativo. Ovviamente anche in questo si rivela un cane e l'aggiornamento si blocca su un errore. Ora abbiamo di nuovo un computer inutilizzabile. 

Decidiamo quindi di fare l'unica cosa che possiamo tentare prima di buttare tutto dalla finestra. Formattare l'hard disk e seguire poi le istruzioni per reinstallare il sistema operativo scaricandolo da internet.
Ovviamente anche questa strada si blocca perché la apple non mi fa scaricare il sistema operativo per problemi di accesso francamente assurdi ma contro i quali non posso fare nulla. 
Andiamo a dormire senza aver risolto niente, anzi, avendo peggiorato le cose.

La mattina seguente decidiamo che il mac sarà un problema del futuro. O troveremo qualcuno che proverà a ripararlo di nuovo (ma stavolta lo paghiamo a risultato) o ce ne compreremo un altro.
Dopo colazione usciamo per fare un giretto in città e fare alcune commissioni.

Copacabana
La spiaggia di Copacabana...in Bolivia

  Ci informiamo per i bus per Uyuni, compriamo qualcosa al mercato, ritiriamo e chiediamo qualche prezzo per il traghettino per la "Isla del Sol". Andiamo poi a pranzo provando un altro ristorante turistico (abbiamo letto in giro che in Bolivia è più facile sentirsi male e quindi proviamo a stare più attenti) e ci rimaniamo fino a poco tempo prima della partenza della nostra barca.

Copacabana
Cartolina dal lago Titicaca

  Alle 13e30 siamo di fronte all'agenzia dove abbiamo comprato i biglietti. Dopo qualche minuto il gestore ci accompagna alla nostra barca che, come al solito, sembra la più sgarrupata. C'è anche un pungente aroma di capra che proviene dall'interno, dove pacchi, sacchi e buste sono accatastate una sull'altra da donne locali che abitano sull'isola. 

Copacabana
I moli del porto di Copacabana

  La giornata è splendida ed è piacevole perdere lo sguardo all'orizzonte o sulla costa boliviana, ancora molto selvaggia se non per qualche paesino di mattoni rossi e cemento armato.
Arriviamo e come sapevamo, subito ci attende una bella sfacchinata. Davanti a noi infatti inizia la scalinata degli Inca, apparentemente costruita da questo popolo quando colonizzarono l'isola. Effettivamente lo stile ricorda quello visto in Perù e anche i terrazzamenti che attraversiamo sono della stessa precisione di quelli della valle sacra.

Copacabana
Scalinata Inca

  Man mano che saliamo il panorama si fa sempre più bello.
Stasera mi piacerebbe stare in una camera con una bella vista, anche per fare una sorta di regalo al mio amore  Dalla mulattiera che sale, vedo una terrazza che mi intriga e, arrivati al cancello chiediamo il prezzo. Non è bassissimo ma alla fine è meno di quanto abbiamo speso a Copacabana e la vista dalla terrazza, sull'isola della luna, vale il doppio di quei soldi. Andata!

Dopo esserci messi qualcosa di corto addosso, ci andiamo subito a godere il balcone, sentendo il richiamo di un paio di sdraio.

Copacabana
Via vai di muli per la via del porto

  Davanti a noi c'è, come detto, l'isola della luna in primo piano. Alzando di poco lo sguardo c'è la costa boliviana e infine, ancora più su, le vette innevate della Cordillera Real.
Davanti a questa meraviglia ci rilassiamo mano nella mano per un'oretta.

Copacabana
La vista dalla nostra terrazza sull’isola del Sol

  Alle 4e30 circa ci incamminiamo verso il pueblo, cioè il villaggio che si trova proprio sul cucuzzolo della collina sopra di noi.
Ovviamente questa parte di isola è solo un insieme di ostelli e ristoranti per turisti ma, dato che non possiamo andare nella parte nord perché pericoloso e vietato, ci accontentiamo di goderci i panorami. Anche quello dalla parte opposta dell'isola da dove abbiamo la camera è da togliere il fiato.

Copacabana
La vista verso ovest

  Una lingua di terra di fronte a noi crea uno stretto golfo dove è stato ricavato un porticciolo. Più lontano, verso ovest, dove il sole sta tramontando, la costa peruviana si intravede al di là del lago. Facciamo una passeggiata fino alla sommità del picco della punta sud. Ci troviamo quasi a 4000 metri, con sempre meno case intorno, alcuni lama brucano la poca erba che c'è e il cielo sta diventando arancione mentre il sole scende verso l'orizzonte. Questo lato del lago Titicaca ci incanta. Finalmente, dopo la delusione di Puno, riusciamo a vedere la bellezza di questo luogo magico.

Copacabana
Uno sguardo perplesso

  Torniamo indietro per la stessa strada e ci fermiamo su una piccola panchina ricavata con un asse di legno e due ciocchi. Aspettiamo il tramonto ma, purtroppo, una nuvola bassa all'orizzonte ci nasconde il sole all'ultimo, togliendoci la meraviglia della stella infuocata che scompare dietro le creste.

Copacabana
Aspettando il tramonto

  Inganniamo il tempo facendo qualche movimento yoga.

Copacabana
Il mio amore che saluta il sole

  Con la notte scende anche il freddo. Ci rifugiamo in uno dei ristorantini a conduzione familiare con vista sul lago. Il marito prende le ordinazioni e la moglie cucina.

Copacabana
Cenetta con vista

  Erika si delizia con un petto di pollo all'arancia che sembra uscito da una cucina di alta classe (o forse a noi sembra così perché mangiamo riso, patate fritte e carne dura da due mesi). Io mi faccio convincere (fregare) dalle tante insegne di pizzerie sull'isola; ci sapranno fare mi dico. No, Marco, come pensi che in Bolivia, sul lago Titicaca, a 4000 metri, e soprattutto a 12000 km da Napoli questi sappiano fare la pizza? Però, qualsiasi cosa fosse, me la sono mangiata. La fame è fame!  Rientriamo in stanza sotto un cielo stellato, anche se non nerissimo a causa della presenza della luna nuova. Andiamo a dormire rimettendo la sveglia alle 4e30 per goderci l'alba dalla nostra terrazza.

Copacabana
L’alba dai colori rosati

  La mattina seguente decidiamo di dormire fino a tardi, dopo aver visto il sole sorgere dalla Cordillera. Facciamo colazione e poi bighelloniamo un po' tra camera e terrazzo fino al checkout. 

Quando usciamo ci dirigiamo verso la parte nord dell'isola, spingendoci quanto più possiamo, fino ad arrivare su di un picco. La vista è meravigliosa (come non potrebbe esserlo con una giornata così?) ma decidiamo di andare a pranzare sulla montagna di ieri e così ci incamminiamo. 

Copacabana
Il nostro ristorante preferito

  Prima di salire abbiamo comperato pomodori, avocado, pane e formaggio. Arrivati al posto dove volevano mangiare, troviamo una bella roccia piatta e apparecchiamo tutto per prepararci i panini. Guardiamo un ultima volta il lago da questa altezza. Una cosa che ho notato anche ieri è l'assoluta mancanza di barche o canoe al centro del lago, fatta eccezione per i traghettini per le isole. È come se questo lago non fosse usato o sfruttato dalla popolazione indigena. Non so la ragione ma mi pare strano. Comunque vedere questa enorme distesa d'acqua intatta è di per sé uno spettacolo.
Scendiamo dalla parte sud e con qualche zig-zag arriviamo al porto da cui prendiamo il traghetto per Copacabana. 
Dopo un'ora e un sonnellino siamo di nuovo sulla terraferma, e andiamo a comperare il biglietto per domani per Uyuni. La signora dell'Agenzia ci conferma che non ci sono blocchi a La Paz, per la quale dobbiamo passare, nonostante le manifestazioni di questi giorni. Poi domani è domenica, dopo il giorno di Ognissanti, di sicuro nessuno si metterà a manifestare. Forse lunedì. Sperando nel fancazzismo boliviano compriamo quindi i biglietti. 
Andiamo in ostello per stare un’altra notte e recuperiamo gli zaini grandi. Usciamo solo per andare a cena e poi andiamo a dormire.
Il giorno seguente abbiamo tutta la mattina per rilassarci un poco. Date le basse attrattive che Copacabana offre e il fatto che piove a dirotto, approfittiamo di questo tempo per starcene nel porticato dell’ostello a scrivere. Purtroppo non posso scaricare le foto a causa del computer rotto che non so quando aggiusteremo. A pranzo abbiamo proprio voglia di qualcosa di diverso e ci facciamo tentare da un ristorante turistico che offre anche piatti messicani. Le nostre aspettative sono veramente bassissime ma veniamo stupiti piacevolmente. Dobbiamo ricordarci di questa cucina messicana!! Alle 1e30 prendiamo il bus per La Paz. Ci mettiamo circa 5 ore e i panorami che attraversiamo sono tra i più belli visti fino ad ora in questo viaggio. Stretta tra montagne altissime e il lago, la strada passa attraverso villaggi fatti di pochissime case sparpagliate su pianure verdi. Andrebbe veramente esplorata di più questa Bolivia, magari con la libertà di un mezzo proprio. La mettiamo lì, nella lista dei progetti futuri.
Lungo il tragitto dobbiamo anche attraversare lo stretto canale di collegamento tra i due bacini che compongono il Titicaca. Curiosamente dobbiamo tutti scendere e prendere un motoscafo, perchè il bus verrà caricato su una sorta di zattera per essere trasportato dall’altra parte del canale. Ci sembra tutto molto instabile ma “se funziona, non è stupido!”.

Copacabana
Il trasporto alternativo

  Arrivati sulle strade della periferia di La Paz il caos regna sovrano, tutto sembra intasato e sentiamo forti slogan urlati da un megafono. Pensiamo “ecco qua! lo sapevamo che non dovevamo fidarci!”. Dopo poco invece capiamo che il traffico è assolutamente normale e gli slogan vengono da vari negozi che usano questa tecnica per convincere i potenziali acquirenti ad entrare. Ci facciamo una risata liberatoria.
Continuando verso il centro, la strada improvvisamente arriva al bordo di un enorme vallata ad anfiteatro. Tutti ci lanciamo sulla parte destra del bus e ci appiccichiamo al finestrino per vedere la città spalmarsi sulle pendici di queste montagne, con il tipico color mattone degli edifici non finiti. Il colpo d’occhio è sicuramente impressionante. Cerchiamo di catturare le nostre sensazioni in immagini ma non ci riusciamo. 

Copacabana
Arrivando a La Paz

  Alla stazione degli autobus troviamo subito la compagnia  con la quale abbiamo la tratta notturna per Uyuni. Ci può tenere anche gli zaini e quindi decidiamo di farci due passi per il centro.  Iniziamo a camminare e tutto sembra tranquillo, anche fin troppo. Ci sono poche persone in giro ma probabilmente perchè siamo in una zona poco frequentata. 
Ma anche quando arriviamo alla piccolissima piazza centrale, tolti gli agenti antisommossa ad ogni angolo, non vediamo nessuno. L’architettura non è particolarmente curata o interessante. L’unico edificio a spiccare nello skyline cittadino è un monolite, stile sovietico moderno ma più simile al deposito di Paperon de Paperoni, sede del governo Boliviano. Il fatto che lo stesso presidente sia in carica da 14 anni e che abbia vinto in maniera losca le ultime elezioni (per questo le proteste) non ci stupisce. Queste sono esattamente le opere che ti aspetti da questi individui che basano il proprio programma politico sul culto della personalità. Ci facciamo una risata pensando che lui probabilmente lo trovi pure bello.

Cercando a caso un posto dove mangiare finiamo in una via con un sacco di gente: finalmente il centro!!  Ci mischiamo nella folla e passeggiamo tranquilli fino ad un Burger King e, sì, lo confessiamo, ci fermiamo per mangiare lì! Ci andava proprio un Hamburger! Con la scusa del wifi stiamo anche un’oretta a scrivere e rilassarci su internet.
Torniamo a piedi alla stazione in tempo per prendere il nostro bus. Passiamo i nostri zaini all’addetto bagagli che li rovescia in malo modo nel cassone. Stranamente questo non ci innervosisce, probabilmente per l’area sbadata ma dolciotta del tipo. Rimaniamo fuori dal bus per controllare che gli zaini non vengano rubati dal portellone aperto e veniamo intrattenuti dal nuovo sport nazionale boliviano: il lancio dello zaino. Con estro e inventiva, il nostro caro amico ci delizia con lanci lunghi, rovesciate, doppi carpiati e smash che denotano anche una certa atleticità. Noi nel frattempo non riusciamo a trattenere le lacrime dal ridere.
Dopo questo spettacolo ci infiliamo in bus per un’altra notte in un servizio VIP! Tutto fantastico tranne che per il ca@@o di cicalino a 110 decibel quando l'autista superava i 90 all’ora. Tutto questo all'una di notte. 
Ora, caro il mio governo boliviano, ben venga il display con la velocità in modo da sapere se il guidatore è in giornata Ayrton Senna, ma il cicalino lo potresti mettere nella cabina (per non essere volgari) del conducente?? Tanto in questi autobus notturni neanche ci posso arrivare a parlare con il guidatore, quindi posso almeno dormire?? Grazie.

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