Bogotà - Il primo almuerzo casero

02 – 04 Settembre 2019

Tocchiamo terra alle 3e30pm. Siamo in Sud America!!! Tecnicamente ancora potrebbero fare storie e non farci entrare nel paese perché non abbiamo un biglietto aereo di ritorno. Al check in a Barcelona abbiamo sudato freddo perché l’impiegata al bancone non voleva farci il check in senza prima vedere il biglietto di ritorno. Abbiamo provato a spiegarle che saremmo usciti dalla Colombia via terra ma non c’era verso di farle cambiare idea. Fortunatamente ha poi chiamato il suo superiore che non aveva nessun problema in proposito e ci ha fatto passare. Ma ora il dubbio resta che all’immigrazione Colombiana possano fare problemi.

Ci prepariamo tutta la storiella del nostro viaggio e siamo anche pronti a fargli vedere il nostro conto, per dimostrargli che abbiamo i fondi necessari a tornare in Europa. Al limite possiamo anche comperare un biglietto aereo rimborsabile al momento. Insomma, passiamo tutta la fila a prepararci per il fatidico momento del controllo passaporti. Arriviamo li e: “Buenas Tardes”, “Buenas Tardes”, guarda i passaporti, scrive un po’ al computer, ci chiede il nome dell’ostello, timbra i passaporti, “Bienvenidos”, fine. Come al solito ci facciamo troppe pippe mentali.

Prendiamo un taxi per arrivare in albergo. Ancora non riusciamo a valutare la pericolosità dei mezzi pubblici colombiani e, avendo molti bagagli, decidiamo di non rischiare. Siamo sicuri la situazione non sia drammatica come viene descritta ma, per ora, vogliamo stare tranquilli. Il tassista è anche simpatico, ci mette a nostro agio con una musichetta caraibica di sottofondo, e ogni tanto ci indica qualcosa dal finestrino. Non tenta neanche di fregarci sul prezzo della corsa, o almeno non esageratamente.
L’ostello, Hostal Hobo, è molto carino e pulito, c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno. La zona in cui si trova, invece, non ha nulla di bello nel senso turistico del termine. Mi sbilancerei quasi a dire che è proprio brutta. Ragioniamo con Erika che questo tipo di periferie un po’ degradate è tipico di tutti i paesi in via di sviluppo in cui siamo stati. A parte qualche dettaglio di contorno, quello che vediamo in questo momento potrebbe essere India, Iran, Vietnam etc. Ma è altrettanto vero che è in queste periferie che le persone vivono e, tolte le foto da cartolina, è qui che si fa la spesa, si compra la SIM card, si ritirano i soldi, si cena a poco prezzo. Ci piace viverci anche questa quotidianità.

La prima impressione che abbiamo dei Colombiani è di persone molto amichevoli, sorridenti e pronte ad aiutarci. In due o tre occasioni nella prima sera, hanno tutti cercato di renderci la vita facile, di essere sicuri che eravamo soddisfatti del servizio, di trovare quello che cercavamo per noi. Di solito la prima impressione è quella giusta! Speriamo bene!
Il primo approccio con la cucina colombiana è stato anch’esso positivo con un piantone misto di carne (salsicce, pancetta, manzo, fegatini) patate, fagioli, platano, avocado e riso da leccarsi i baffi! Forse un po’ pesantuccio come pasto fatto poco prima di andare a dormire ma decisamente appagante.
Andiamo a dormire la sera alle 20e30 distrutti dal fuso orario più che dal viaggio.

La notte passa lenta. Alle 3 siamo già tutti e due svegli e ci giriamo e rigiriamo nel letto fino alle 6e30 quando la colazione inizia ad essere servita. Dopo qualche intoppo iniziale dovuto al fatto di non aver ancora ricostruito tutte le dinamiche da viaggio, verso le 8 e un quarto riusciamo ad uscire dall’ostello. In giro non c’è ancora quasi anima viva. Decidiamo di prendere i mezzi pubblici anche per sfatare un po’ la paura degli scippi. Qui gli autobus sono quasi metropolitane di superficie, con stazioni rialzate e quattro corsie dedicate al centro della strada. La folla è tanta ma stando un po’ attenti non ci sentiamo particolarmente in pericolo. Facciamo un po’ fatica a trovare il giusto bus e chiediamo a una signora; ringraziando il cielo lo spagnolo è simile all’italiano e riusciamo a comprenderci.

Arrivati alla Candelaria, il quartiere storico di Bogotà, ci immergiamo subito nelle sue stradine strette e colorate, e tiriamo un sospiro di sollievo nell’aver lasciato i casermoni di cemento e lamiera degli altri quartieri.

La Candelaria
Le colorate stradine de La Candelaria

 

La Candelaria
Timide pose

 

La Candelaria
Vita in centro

Spendiamo la mattinata camminando a caso, facendo foto e facendoci tentare dal cibo da strada (buonissime le chips di platano fritte e una torta di formaggio e non so bene cosa).

Platano chips
Io e il cibo da strada unto e bisunto!

 

Coffee shop in Bogotà
Una pasticceria colombiana

Girovagando troviamo la centrale Piazza Bolivar che si apre tra le piccole stradine del quartiere. La piazza è molto spaziosa e gremita di venditori di strada, per lo più di dolcetti e tinto, ed è circondata da palazzi di pietra e un paio di chiese, mentre alle spalle risalta il Montserrat. Ci sediamo nelle scalinate della chiesa per un po’ e osserviamo la vita che passa davanti a noi, uno spaccato di vita quotidiana colombiana.

Bolivar Square in Bogotà
Piazza Bolivar

 

Bolivar Square in Bogotà
Al via con i selfie!

Visitiamo l’Iglesia de San Francisco, un vero diamante allo stato grezzo. Fuori dall’aspetto di chiesina di campagna e dentro con più oro di San Pietro a Roma. Il primo impatto con l’abbondanza d’oro di queste terre è scioccante.
Per rimanere in tema, facciamo anche una puntatina al Museo dell’oro, apparentemente uno dei più interessanti del Sud America. Per carità, di oro ce ne era tanto e in tutte le forme, ma speravo ci fosse qualche collegamento con la cultura e la storia dei popoli pre-ispanici, invece che solo una collezione infinita di oggetti e gioielli dorati.
Il top lo abbiamo raggiunto alla fine quando, poco prima di uscire dall’ultima sala, un tipo ci ferma e in tono perentorio ci dice di sederci perché c’è qualcosa di speciale da aspettare. Noi, anche un po’ intimiditi ci sediamo perplessi e ci guardiamo intorno. C’è un grande pannello informativo sulla destra di fronte a noi e una guida sta spiegando a un gruppo di persone quello che c’è scritto. Pensiamo che la cosa imperdibile che il signore (non avevamo ancora capito fosse un impiegato del museo) ci ha detto sia quella e non appena il gruppo se ne va andiamo li a leggere. L’argomento trattato riguardava dei laghi….non proprio qualcosa di unico. Ma, per non deludere il tipo ci fingiamo molto interessati. Dopo buoni due minuti a leggere di sti tre laghi decidiamo che può essere abbastanza e cerchiamo di defilarci anche facendo un segno di ringraziamento al tipo. Quello di rimando ci ferma di nuovo, e di nuovo ci intima di sederci perché c’è qualcosa di speciale. Aridaje. Ma noi, di nuovo intimiditi e ancora più perplessi, ubbidiamo senza fiatare. Dopo un po’ una parete si apre e escono delle persone. Ora capiamo che c’era una sala speciale, nascosta dietro una parete finta, senza nessun segno e il lavoro del tipo è far fermare le persone. Stendiamo un velo pietoso poi sulla sala speciale. L’ennesimo raggruppamento di gingilli dorati con giochi di luci e suoni mistici. Supponiamo non sapessero dove metterli e quindi hanno creato una sala speciale.

Gold museum in Bogotà
Il pezzo forte del Museo dell’Oro

Per pranzo troviamo un posto molto caratteristico (leggi mensa per impiegati) dove ci gustiamo un fantastico Almuerzo Casero (il pasto tipico Colombiano dei giorni feriali). Siamo contenti come bambini.

Almuerzo colombiano
Il nostro primo almuerzo casero

Nel pomeriggio proviamo ad andare al museo Botero ma il martedì è giorno di chiusura. Facciamo un altro giretto per la città vecchia e poi ci incamminiamo di nuovo verso l’ostello che sentiamo il jet lag arrivare di nuovo. Ci riposiamo un po’, facciamo gli zaini disfacendo la valigia imbarcata nell’aereo, scriviamo un po’ e infine usciamo per cena. Dopo un po’ di cammino finiamo in un piccolissimo ristorantino venezuelano con 4 tavoli e ci spariamo due Arepas: una sorta di frittelle molto fritte con dentro di tutto e di più. Non facciamo in tempo a tornare in albergo che crolliamo di sonno.

Bogotà
L’inizio del quartiere La Candelaria

 

Bogotà
Colori e allegria!

 

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