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Cusco e Machu Picchu - Dove enormi catene montuose e foreste si incontrano

16 - 20 Ottobre 2019

Il sud del Perù sembra essere la parte top del paese dal punto di vista turistico. La nostra prima tappa è Cusco, base per il raggiungimento del famosissimo Machu Picchu. 
Ma Cusco per noi rappresenta anche una fermata un po’ più lunga del solito. Ci fermeremo in tutto una settimana, in cui ci piacerebbe fare un altro corso di spagnolo, ma soprattutto assorbire un po’ la storia degli Inca, del cui impero Cusco era la capitale.
Il volo da Iquitos è impressionante. Dal finestrino si possono ammirare dapprima la foresta sconfinata e poi i picchi grandiosi delle Ande. Un cambio netto di paesaggio, ma entrambi da lasciare a bocca aperta.

Arriviamo all’aeroporto verso le 12 e prendiamo un taxi per l’ostello che abbiamo scelto. Facciamo fatica a trovarlo, ma il proprietario, Daniel, ci chiama dal balcone. Daniel diventerà il nostro punto di riferimento di questa permanenza. Ci spiega subito tutto quello che c’è da sapere di Cusco, della Sacred Valley e di Machu Picchu e ci propone il suo appoggio per tutta l’organizzazione. Tra le varie cose ci suggerisce di andare a pranzo in uno dei locali qua vicino che hanno il menù economico e sono buoni perché frequentati da tutti gli universitari. Ovviamente seguiamo il consiglio.
Dopo pranzo la missione è cercare una scuola di spagnolo per iniziare un corso già domani. Daniel ci dice che ce n’è una vicino alla piazza Limacpampa, poco prima del centro storico. Prendiamo un combi (minibus) che ci porta alla piazza per 0.8 soles a testa (meno di 50 cent).
L’atmosfera del minibus ci colpisce subito. L’aiuto autista qui oltre ad urlare le fermate e raccogliere i soldi del biglietto, ha anche il compito di fare scendere e salire le persone il più velocemente possibile. Così ad ogni fermata la discesa dei passeggeri è accompagnata con un “baja baja baja baja” (scendi) ripetuto milioni di volte a squarciagola e la salita da un “sube sube sube sube” (sali). L’atmosfera è così tesa che per non rischiare di scendere al volo, ci prepariamo a “bajare” molto prima della fermata. Sembra poi esserci una competizione tra i vari minibus, a chi fa salire più persone.
Scesi alla fermata illesi, iniziamo a cercare la scuola ma non ce ne sono tracce. Chiediamo in giro, ma ci dicono che ha cambiato sede. Andiamo dove ci indicano essere la nuova sede, ma niente. Alla fine ci arrendiamo e ne cerchiamo un’altra. Ci imbattiamo nella scuola “Amauta” che già ci convince. Possiamo fare lezioni semi-private (ovverio io e Marco insieme) per un prezzo abbordabile. In più la scuola offre ogni giorno delle attività gratuite per i frequentanti. Non ci sanno ancora dire a che ora possiamo iniziare domani, ma ci propongono di andare l’indomani all’apertura e parlare con la signora che fa gli orari. Perfetto!

Amauta spanish school
La nostra scuola di spagnolo

  Dato il clima gradevole, pur essendo a 3400m sopra al livello del mare (e si sente ad ogni passo!), ci facciamo due passi per iniziare a scoprire il centro. Iniziamo ovviamente dalla Plaza des Armas, che ci lascia a bocca aperta. E’ davvero unica e si respira storia ovunque, non solo nella piazza.  Essendo Cusco la capitale dell’Impero Inca è anche quella che ha i maggiori resti di questa civiltà antica. Purtroppo tutte le costruzioni Inca sono poi state distrutte dagli spagnoli e le pietre usate per erigere chiese cattoliche, quindi rimane ben poco degli edifici originari. Nonostante questo, molti edifici sono stati costruiti sopra mura Inca e questo passeggiando fa la differenza.
Le stradine del centro sono tutte antiche e tutte lastricate, al punto tale che sembra di essere nel centro storico di una città italiana medievale. 

Cusco and the sacred valley
Le mura Inca in stile imperiale

  Cusco ci incanta già, non solo per l’architettura e la storia che si respira, ma anche per le montagne che la incorniciano, dandole un’aria magica.
Visto che vogliamo ancora essere immersi in questa bellezza, ma non vogliamo spendere troppo, ci compriamo 2 succhi di frutta in un negozietto e ci sediamo sulle scalinate della cattedrale finché non tramonta il sole. Non facciamo foto, ci godiamo solo la vista di questa città magica.

Amauta spanish school
La chiesa dei gesuiti nella piazza principale di Cusco

  Lentamente riprendiamo la strada verso l’ostello. Daniel ci ha concesso l’uso della cucina dei genitori (che vivono lì) dalle 3 di pomeriggio in poi o la mattina per colazione, ma stasera di andare a fare spesa e cucinare non ci pensiamo proprio. Vicino all’ostello troviamo una pizzeria peruviana con buone recensioni e ci tuffiamo. Ovviamente non sono pizze napoletane, ma rimaniamo soddisfatti, tanto da dire che ci torneremo in questa settimana.

Il mattino seguente ci svegliamo presto, ci godiamo la colazione fatta dall’ostello (a pagamento, ma comoda) e ci avviamo verso la scuola di spagnolo. La signora con cui dobbiamo parlare sta facendo lezione e ci dicono di tornare verso le 10.30. Ne approfittiamo per fare un altro giretto in centro e a Plaza des Armas ad ammirare la cattedrale. Un signore americano alla scuola di spagnolo ci ha detto che dentro alla cattedrale c’è un dipinto molto particolare dell’ultima cena in cui il banchetto è rappresentato con pietanze locale (ad esempio il cuy - porcellino d’India) e Giuda ha le sembianze di Pisarro, il conquistatore spagnolo. Siamo curiosi di vederlo ma è tempo di tornare alla scuola.
Finalmente riusciamo a parlare con la signora che ci fissa una lezione per questo pomeriggio, domani pomeriggio e le mattine del prossimo lunedì e martedì. 
Dato che dobbiamo aspettare fino alle 14.30 ne approfittiamo per fare qualche commissione. Andiamo in un supermercato grande vicino all’ostello per fare spesa per cucinarci nei prossimi giorni. Dato che c’è una tavola calda all’interno del supermercato ne approfittiamo per pranzare. Lasciamo poi la spesa in camera e usciamo di nuovo. Prima della lezione vogliamo visitare un sito importante per la cultura Inca - Quricancha. Questo era il sito religioso più importante degli Inca, in cui si trovano molti templi dedicati alle varie divinità, tra cui il sole e la luna. Adesso di tutta la struttura, che era enorme, si trovano solo dei resti perchè sopra alle mura dei templi è stata costruita una chiesa dagli spagnoli.

Cusco and the sacred valley
Parte del complesso di templi Inca Quricancha

  Questa distruzione e cancellazione di una cultura autoctona per imporre una cultura estranea è una cosa che ci infastidisce al pensiero. Si, le chiese che sono state costruite sono belle architettonicamente, le case coloniali hanno il loro fascino, ma pensare che queste hanno completamente cancellato la memoria di tutto ciò che apparteneva a questi luoghi. Gran parte della storia degli Inca, delle loro usanze, della loro organizzazione come popolo, o semplicemente di come trasportarono e (senza conoscere la ruota) e modellarono delle pietre di dimensione enorme e costruirono delle mura senza usare malta, è ad oggi un mistero.

Cusco and the sacred valley
Una Inca bionda!

  Nel visitare quello che rimane di questo sito rimaniamo stupefatti anche noi delle mura e del fatto che le pietre sono accostate con una precisione tale che tra una e l’altra non c’è nessun tipo di malta o cemento. Gli spazi, al contrario, sono molto semplici, senza tanti arzigogoli. Tutti i templi assomigliano a delle case in pietra, avevano dei tetti a spiovente fatti di tronchi di albero e foglie intrecciate. Nelle mura sono ricavate delle ancove, ma ancora non sappiamo a cosa servissero. Alcune delle pietre sono molto particolari perché hanno numerosi angoli tutti ricavati nello stesso blocco. Come potessero lavorare così finemente la roccia è impressionante.

Cusco and the sacred valley
Il corridoio cerimoniale

  La visita ci ha incuriosito ancora di più sugli Inca. Il mio amore sta leggendo un libro sulla conquista da parte degli spagnoli e sulla scoperta di Machu Picchu e ogni giorno mi aggiorna sulle cose nuove che ha letto e ci emozioniamo per i riferimenti scritti sul libro che già conosciamo.

Adesso è ora di andare a lezione. Dall’ultimo corso a Cartagena abbiamo studiato veramente poco sebbene abbiamo comprato un libro di grammatica, ne vorremmo fare mille in questo viaggio ma è difficile stare al passo con tutto. Ad ogni modo stamattina abbiamo un po’ ripassato quello che avevamo studiato così da non fare una figuraccia.
L’insegnante, Rodolfo, ci fa fare un ripasso dei verbi ser e estar, del presente e di alcuni aggettivi. Gli chiediamo poi se possiamo concentrarci sui tempi verbali passati che sono ancora per noi oscuri. Rodolfo è veloce a spiegare e se a me questo piace, per Marco non è il miglior metodo di apprendimento perché non c’è molto tempo per praticare...tutti i torti non ce li ha!

Stimolati dalla lezione proviamo a parlare in spagnolo tra di noi, almeno per una mezz'oretta. Il tempo oggi non è dei migliori, fa più freddo di ieri e pioviggina. Dopo un’altra passeggiata per il centro ci rifugiamo in un ristorante-cafè che dà sulla Plaza des Armas, caro ovviamente ma la vista è niente male. Ci fermiamo qui perché alle 18.45 dobbiamo tornare alla scuola di spagnolo per un'attività a cui ci siamo iscritti: la preparazione del Pisco Sour, il cocktail tipico di qui.
Ci gustiamo una cioccolata calda con vista sulla piazza illuminata dal nostro tavolo con vista.

Cusco and the sacred valley
La plaza des armas illuminata di sera

  Nel frattempo vediamo che si sta radunando una massa di gente in piazza e capiamo subito che stanno arrivando le auto che stanno terminando l’Inca Rally. Marco si interessa subito all’evento e appena finiamo le cioccolate calde ci buttiamo tra la folla e l’amore osserva tutti i particolari delle auto per poi raccontarmi quali sono le parti originali e le modifiche apportate. Non ne capisco molto, ma faccio domande per capirne di più, ma soprattutto per dargli soddisfazione :)

Raggiungiamo la scuola e ci sono già fin troppe persone pronte a socializzare. Non è che siamo proprio del tutto asociali, è solo che in questi contesti si fanno sempre le stesse domande, si devono raccontare e ascoltare le stesse cose e c’è sempre la competizione sul miglior viaggiatore. Noi diamo il nostro meglio nelle relazioni di amicizia più a lungo termine, in cui si può condividere molto di più che i piani di viaggio in Sud America. In ogni caso, siccome non siamo disadattati, ci uniamo alla conversazione finché inizia la scuola di Pisco Sour. 

Cusco and the sacred valley
Ingredienti del Pisco Sour

  La signora che dirige l’attività ci divide in 3 o 4 gruppi, tanti sono i set che ha preparato per la preparazione del Pisco. Per ogni gruppo si elegge un rappresentante che è incaricato a preparare il cocktail, mentre gli altri guardano. Siccome ci piace la pratica, non rimaniamo molto soddisfatti di questo metodo, però ci dimentichiamo velocemente della disparità quando ci viene versato pisco a non finire. Questa bevanda alcolica è fatta con bianco dell’uovo, zucchero (tanto zucchero!), succo di limone e un liquore chiamato appunto Pisco. Si shakera il tutto insieme a cubetti di ghiaccio ed è pronto da versare, per poi aggiungere un pizzico di cannella sopra la schiumetta. Prima di berlo, però, dobbiamo fare il brindisi peruviano: ariba, abajo, al centro (un movimiento sexy) y par adentro!!
Buonissimo!! Così buono che non rifiutiamo i successivi brindisi…

Cusco and the sacred valley
l’ennesimo brindisi!

  Gli altri alunni della scuola ci invitano ad andare a cena con loro, ma un po’ perché non vogliamo spendere troppo e un po’ perché abbiamo comprato un monte di cose per cena, rifiutiamo e andiamo avanti. 
Un po’ sbarellando, prendiamo il combi per tornare in ostello e ancora in preda ai fumi del pisco prepariamo la cena. Stasera volevamo qualcosa di sano, quindi ci prepariamo una bella insalatona mista e delle zucchine in padella. Marco aveva poi comprato un po’ di prosciuttino, a cui non riesce mai a resistere! Ci gustiamo le tante desiderate, quanto difficili da trovare nei pasti fuori, verdure e, smaltito il pisco, ci corichiamo.

E’ venerdì e domani mattina partiamo per il Machu Picchu, ma abbiamo ancora un sacco di cose da sistemare oggi, tra cui ci piacerebbe visitare con un po’ più di criterio il centro dato che fino ad ora siamo andati un po’ a caso. Purtroppo, però, ci svegliamo che piove a dirotto. Saliamo a fare colazione e vediamo i nostri vestiti, che avevamo dato alla madre di Daniel per lavarli, sono appesi mezzi fuori e sono completamente bagnati. Contattiamo Daniel per spiegargli la situazione e che domani ci servono, ma lui scatena la madre che vuole risolvere stirandoli, così con il caldo del ferro si asciugano. Va beh, abbiamo capito che dobbiamo risolvere da soli, li prendiamo e Marco va a cercare una lavanderia che abbia un’asciugatrice. La trova, ma fino alle 11 non ce li fa. Dato che il tempo non accenna a migliorare, aspettiamo le 11 in camera.
Lentamente andiamo a ritirare i panni in lavanderia. Il signore ci rassicura che non manca niente, tutti quelli che gli abbiamo dato sono tornati sani e salvi. E noi che pensavamo che fosse scontato! Andiamo poi ad un minimarket a comprare snacks e cose per fare panini per domani. Non è molto fornito ma ci accontentiamo di quello che troviamo.
La prossima commissione è andare a chiedere informazioni alle poste peruviane perché vogliamo fare una spedizione di tutti i souvenirs che abbiamo accumulato in questo mese e mezzo, decisamente molti di più rispetto all’altro viaggio. 
Raggiungiamo le poste e ci sembra che sia tutto abbastanza semplice. Loro hanno delle scatole a vendere e c’è un signore che fa tutto l’impacchettamento. Il costo ovviamente dipende dal peso, ma ci dovrebbe venire intorno ai 100-200euro. 
La prossima settimana provvederemo a finalizzare la spedizione.
Cerchiamo adesso un posto per pranzare, ma qui intorno non ce ne sono di quelli economici che piacciono alle nostre tasche. Torniamo allora vicino alla scuola di spagnolo, che ne avevamo visti alcuni che facevano il menù fisso a pochi soles. Ci fermiamo in quello che ci ispira di più e non è neanche male. 
Adesso dobbiamo aspettare le 15 che inizia la nostra lezione, ma il tempo è ancora brutto. Giriamo un po’ di negozi per gli ultimi acquisti prima della spedizione, ma senza troppa ispirazione. Verso le 14.30 ci rifugiamo nella sala comune della scuola per bere un tè caldo, ma soprattutto per fare i compiti che ci avevano dato ieri e che ancora non abbiamo fatto! 
La lezione va molto bene anche oggi, dopo un ripasso, il professore ci spiega il passato remoto e facciamo esercizi per coniugare i verbi in questo tempo verbale. 
Finita la lezione, non c’è speranza di andare in giro a visitare la città perché piove a dirotto. Ci fermiamo in altri negozi di souvenirs perchè Marco sta cercando un’altro poncho, più maschile e più caratteristico di quelli che abbiamo comprato fino ad ora. Ne abbiamo visto uno di quelli tipici, quasi storici, in un negozio che affitta costumi, ma per vendercelo ci hanno chiesto 200 soles. Per carità non sono tantissimi, ma sempre di più di quello che vogliamo spendere considerando che è un tipo di poncho difficile da indossare, perfino qui nella patria dei ponchi.
Troviamo un piccolo mercato artigianale al chiuso che sembra più interessante degli altri, infatti insieme ai soliti maglioni di alpaca e ponchi per turisti, ci sono anche pezzi che sembrano più autentici. Una signora ci spiega che sono davvero autentici, sono tutti fatti a mano con lana naturale, senza uso di coloranti, e risalgono anche a centinaia di anni fa. Sono bellissimi, sono davvero ponchi come mi immaginavo all’inizio del viaggio, come quelli che si vedono in film storici o documentari. Marco se ne prova una ed è una meraviglia, ma di nuovo ci spara dei prezzi esorbitanti. 
Nella bancarella accanto, invece, una signora ce ne tira giù uno che è a metà strada tra l’antico e il moderno, nel senso che il taglio è sicuramente più simile ad un capo originale, forse la fattura è un po’ più moderna. Il prezzo è alto, ma non altissimo. Marco prende in giro bonariamente la signora chiedendole mille volte se la lana è di alpaca e alle sue innumerevoli risposte positive, Marco ribatte dicendole “sicura signora? non è che è metà alpaca e metà lana normale?” sempre con un sorrisetto furbetto. La signora per un istante è in dubbio se rispondere male o stare al gioco, ma si scioglie in un sorriso così buono, ripetendo con il fare da nonna che la lana è 100% alpaca. Ci sciogliamo anche noi e le diamo quanto chiede, portandoci via il poncho e con ancora in dubbio sulla purezza della lana, ma è così bello che non ci importa. La signora mi regala pure un portachiavi a forma di cappello tipico, dato che io non ho comprato niente.
A questo punto la pioggia si fa ancora più battente e decidiamo di rincasare. Nel cammino ne approfittiamo per comprare una bottiglietta di latta in cui mettere acqua da portarci dietro durante le nostre camminate giornaliere e delle ghette per affrontare un eventuale diluvio domani nella strada verso il machu Picchu.
Tornati in ostello, prepariamo i due zaini piccoli per domani (abbiamo letto che non si può entrare a Machu Picchu con zaini più grandi di 20l) e poi ceniamo con gli avanzi di ieri. Prepariamo poi i panini per il pranzo di domani e ci mettiamo a letto, che la sveglia suonerà molto presto.

Il viaggio per Aguas Calientes, il villaggio alla base del Machu Picchu, inizia con la sveglia alle 5. Facciamo colazione velocemente, finiamo di prepararci e usciamo. Il colectivo per il centro passa subito e alle 6.30 siamo già davanti alla cattedrale di Plaza des armas, punto di incontro per prendere il minivan. Alle 7.10, orario nel quale dovevamo incontrarci con il nostro contatto, ancora non si vede nessuno. La piazza è piena di persone che urlano nomi dei passeggeri dei vari minivan, ma il nostro nome non viene chiamato. Dopo una decina di minuti finalmente si presenta Jasmani, il nostro riferimento. Raduna qualche persona in più e poi ci fa salire nel van. Passiamo la seguente mezz'ora in giro con il minivan per il centro ad aspettare e caricare altre persone e finalmente partiamo.
Il viaggio è lungo, sono circa 7 ore, ed è solo il primo passo verso il grande punto di arrivo.
L’autobus attraversa la città e ben presto iniziamo a solcare strade montane piene di tornanti. Dopo qualche ora siamo sulla Sacred Valley, la valle solcata dal fiume Urubamba, che era sacro per gli Inca. Nella valle ci sono numerosi siti archeologici con rovine Inca e nelle montagne che si aprono ai due lati si possono vedere innumerevoli terrazzamenti che ci chiediamo se siano quelli originari degli Inca. Il panorama e la maestosità di questo luogo, insieme alla grande importanza storica per questa regione, ci convincono ancora di più del nostro piano di affittare una macchina la prossima settimana e visitare meglio e con i nostri tempi questa meravigliosa valle.
Dopo una sosta per bagno e colazione, ripartiamo e attraversiamo Ollantaytambo, l’ultimo villaggio Inca della Sacred Valley. Da qui prendiamo una strada ancora più tortuosa, ma che ci apre degli scenari altrettanto mozzafiato. Il sonno è tanto per la levataccia di stamani, ma con queste meraviglie di fronte a noi è impossibile chiudere gli occhi e non godersele fino in fondo. 
Però dopo ore e ore di questi panorami, non ce la faccio a non appisolarmi. Quando mi sveglio siamo in una strada bianca, nelle pendici di una montagna. La strada è stretta, piena di curve ad U e passaggi mezzi franati. E il nostro autista che se la scalleggia, sorpassando i minivan davanti a noi come se fossimo in autostrada. Decido che è meglio se richiudo gli occhi e non conto le volte in cui scampiamo la morte. Con Marco ridiamo del fatto che l’autista pensa di star partecipando all’Inca Rally (di cui abbiamo visto l’arrivo qualche giorno fa a Cusco), ma nessuno gli ha comunicato che era la settimana scorsa. Le risate che ci facciamo su questa storia ci fanno dimenticare che le nostre vite dipendono dalla sua agilità nei sorpassi in curve di montagna!

Cusco and the sacred valley
Il rally improvvisato

  Verso le 14 finalmente arriviamo a Hidroelectrica, la nostra destinazione. Tra i minivan in giro in questo momento ovviamente arriviamo primi e sorprendentemente illesi. Da qui ci aspettano un paio di ore di camminata fino ad Aguas Calientes. Non ci resta che iniziare.

Cusco and the sacred valley
Pronti? Via!

  La strada segue per tutta la sua lunghezza la linea del treno Hidroelectrica - Aguas Calientes. Dopo una breve salita, prosegue abbastanza piana, o almeno sembra, in realtà ci accorgeremo che è una lenta e dolce salita. Nel tragitto individuiamo il locale dove pranzeremo domani con un menù a soli 10 soles. Signora ci aspetti, che torniamo!
Mentre camminiamo ogni tanto sentiamo i fischi di un treno che passa e che avremmo comodamente potuto prendere. 

Cusco and the sacred valley
Il sentiero è proprio a lato della ferrovia

  Le due ore passano abbastanza velocemente tra mille chiacchiere su progetti futuri e attraversamenti di ponti poco allettanti. 
Quando arriviamo ad Aguas Calientes rimaniamo un po’ delusi dalla poca rifinitura del villaggio, dato quanti soldi noi stranieri gli lasciamo. A parte il primo hotel di lusso che incontriamo all’imbocco del paese, il resto sembra tutto un po’ decadente. Entriamo in un paio di hotel per cercare un posto sufficientemente economico in cui dormire. Ne troviamo uno che ci fa un buon prezzo e include la colazione al sacco per domani mattina. Posiamo la roba e andiamo a fare un giro in paese. Tra bancarelle con i soliti maglioni di alpaca e ristoranti che offrono l’happy hour, veniamo scottati da una fermata ad una panetteria per prendere una pastarella da aggiungere alla colazione triste dell’hotel e un caffe, ad un prezzo esagerato. Chiediamo sempre i prezzi prima di comprare, tranne oggi che avremmo dovuto chiederlo! Dato questo incidente di percorso e quanto ci sta costando questo must have vorremmo risparmiare un po’ sulla cena. Su un sito internet spagnolo riesco a capire che ci dovrebbe essere un mercato locale in cui si può mangiare a prezzi bassi. Di solito questi mercati hanno bancarelle aperte per colazione e pranzo, ma non per cena, comunque vale la pena trovare.
Grazie all’orientamento di Marco (io pensavo fosse da tutt’altra parte) lo troviamo e vediamo che vendono anche la cena. Certo non è un posto a 5 stelle e probabilmente domani invece che salire al Machu Picchu ci dovremmo chiudere in bagno, ma ci piace il rischio. Non per niente abbiamo chiamato questo tour fai da te “profugo trail”, per contrapporlo al famosissimo Inca Trail, da fare solo appoggiandosi ad agenzia per il moderato costo di 500 $ a persona, in cui si raggiunge il Machu Picchu dopo 5 giorni di trekking seguendo le strade degli Inca e ti portano a vedere l’alba sul Machu Picchu, quando è ancora chiuso l’ingresso al pubblico. E profugo trail sia fino alla fine: “signora ci dia un menù a 7 soles e non si dimentichi il colera!”

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Cena al 3 stelle Micheline

  Il dopo cena non prevede follie, ma solo il desiderio di buttarci sul letto e dormire qualche ora prima dell’ennesima levataccia alle 4 di domani. Abbiamo comprato il biglietto d’ingresso al Machu Picchu al primo orario del mattino, ovvero le 6, sperando di poter vedere questa meraviglia del mondo senza troppa gente. Però ovviamente non è che prendiamo il comodo autobus che in 20 minuti porta all’ingresso. No! Noi stiamo facendo il “profugo trail” e siamo anche un po’ masochisti, quindi il Machu Picchu ce lo dobbiamo guadagnare svegliandoci presto e facendoci i 6 km in salita a piedi. Meglio dormirci su e arrivare riposati...peccato solo per un particolare. La nostra camera dà sul fiume, che per carità ci regala una bella vista, ma di notte è come dormire con 8 ventilatori accesi. Questo non ci fa arrivare al momento della sveglia proprio riposati come avremmo voluto essere!

Nonostante questo la sveglia è inesorabile! Con un occhio chiuso e uno aperto ci prepariamo, buttiamo giù il panino con un’idea di formaggio preparatoci dalla signora dell’hotel e usciamo. Fuori è ancora buio e abbiamo bisogno della pila da testa, ma questo aggiunge epicità al momento. Quando il livello di eccitazione supera il sogno, ci dobbiamo scontrare con le regole peruviane. Il ponte che congiunge Aguas Calientes con il sentiero per il Machu Picchu non apre che alle 5 del mattino. Ci sono già decine di persone in fila per entrare e poca speranza di vedere l’alba durante il tragitto. Quando finalmente aprono, dobbiamo superare il controllo biglietti e passaporti con un impiegato vestito da militare che crede di essere l’essere più potente del pianeta e quando gli accenni un “buenos dias” ti guarda come se fossi l’ultimo escremento della terra e non risponde al saluto. Guarda caro signore che ti pagano con i soldi che ti diamo noi!!

Cusco and the sacred valley
La “frontiera” per Machu Picchu

  Dimentichiamo questa arroganza che alle 5 del mattino mi fa innervosire più del normale e proseguiamo per conquistare la vetta. I dubbi sull’effettiva bellezza del Machu Picchu ci sono ancora, ma salendo cominciamo a capire dove questa cittadella Inca è stata costruita, cosa che rende il tutto più grandioso.

Cusco and the sacred valley
L’alba inizia a rivelare un paesaggio straordinario

  La salita non è per niente una passeggiata di salute, ma un passo dopo l’altro arriviamo in cima. Nel mentre che camminiamo sentiamo innumerevoli autobus che stanno portando su tutte le persone che entreranno prima di noi e ci rovineranno il panorama.
Alle 6 in punto siamo all’ingresso e la fila è già lunga e piena di persone fresche e rilassate con il trucco perfetto e l’acconciatura intatta. Per fortuna riusciamo a metterci in fila prima dell’ennesimo scarico di umanità e in pochi minuti siamo dentro. Nel frattempo intercettiamo una guida e ci uniamo al gruppo che aveva già messo su (sempre per pagare un po’ di meno :)). 
La guida ci aspetta dopo il controllo biglietti e ci presenta al resto del gruppo. 
E’ arrivato il momento di fare l’ingresso nella nostra quarta delle 7 meraviglie del mondo moderno. La guida sembra aver fretta e non capiamo perché, anzi un po’ ci straniamo, ma dopo poco capiamo che vuole farci godere della miglior vista del Machu Picchu prima che orde di persone facciano ingresso.
Quanto la cittadella si presenta di fronte a noi quasi ci vengono le lacrime.

Cusco and the sacred valley
Lo sguardo si posa su particolari che sembrano quadri...

  Lo stupore nel vedere queste costruzioni in un posto così particolare, con alle spalle la Huayna Picchu (montagna giovane), dall’altro lato la montagna Machu Picchu (montagna vecchia) e ai lati mille altri picchi a perdita d’occhio è inspiegabile.

Cusco and the sacred valley
...ma poi la vista d’insieme ruba la scena

  L’unica cosa che vorrei fare è lasciare la guida e il gruppo, sedermi su un punto panoramico e stare lì ad ammirare questa meraviglia, a respirarla, ad assaporarne la storia e la magia, semplicemente ad ammirarla in silenzio e con calma. Purtroppo questo è un privilegio di pochi e noi comuni mortali dobbiamo proseguire la visita e non attardarci troppo ad uscire.

Cusco and the sacred valley
Ci siamo!!

  Scattiamo milioni di foto, non riusciamo proprio a non immortalare questa perfezione. La guida, con la sua fretta, ci porta nei punti panoramici migliori e ci fa fare scatti quando ancora la cittadella è vuota, così che sembra che ci siamo solo noi.

Cusco and the sacred valley
Le costruzioni sono centinaia

  Effettivamente dopo solo una mezz’oretta questo alone di magia si perde un po’ con tutte le persone, compresi noi ovviamente, che si affollano tra i resti della cittadella.
Potrei stare qui a provare a descrivere in mille modi la bellezza che questo posto racchiude e che è impressa nei miei occhi, ma la realtà è che nessuna mia parola servirà. Bisogna viverlo, bisogna essere qui per capire. E lo consiglio vivamente a tutti!

Cusco and the sacred valley
Una nuvola aggiunge qualcosa di mistico al paesaggio

  La nostra guida è molto brava e ci spiega un sacco di cose e pezzi di storia nascosti. Ci dice che Machu Picchu è il nome che l’inglese che ha scoperto questo posto gli ha dato (prendendo il nome della montagna a lato), perché il vero nome si è perso con tutti gli Inca sterminati dall’invasione spagnola. Ci fa notare come le mura dei templi sono come quelle perfette che abbiamo visto anche nel tempio a Cusco, mentre quelle delle abitazioni sono fatte con un po’ meno cura. Ci racconta che quassù ci vivevano solo le famiglie ricche e ci fa vedere le loro semplici case e la scuola per i bambini.

Cusco and the sacred valley
Scorci unici

  Tutto il sito è pieno di simbologia, da massi che raffigurano la croce del sud, costellazione che nell’emisfero australe indica il sud, a mura che con la loro ombra riproducono la croce andina. Ci dice poi che la cittadella è fatta forma di Condor, uno dei pilastri della croce andina che rappresenta il mondo superiore (ultraterreno). Cusco, invece, la capitale dell’impero Inca, è a forma di Puma, il secondo pilastro che rappresenta il mondo terreno, l’ora e il qui. Mentre il fiume Urubamba che solca la valle sacra è il terzo pilastro, il serpente, che rappresenta la madre terra.

Cusco and the sacred valley
Si cammina nella storia

  Tutti questi simboli mi fanno impazzire, mi inspirano perfezione, ma anche magia, Mi perdo nelle storie che ci racconta la guida e presto arriviamo nella piazza principale della cittadella, dove sono stati portati dei llama. Avrei sperato per Alpaca che sono più carini, ma senza dubbio anche i llama sono piuttosto esotici per noi stranieri.
La spiegazione della nostra guida continua, fino ad arrivare al punto di ingresso alla huayna picchu per chi ha il biglietto, ovvero tutti quelli del nostro gruppo. Li salutiamo e siamo pronti a salutare anche la guida, ma ci dice che a noi ci fa finire il giro della cittadella. Passiamo quindi in mezzo a quelle che una volta erano case. Ce ne sono alcune ad un solo piano, mentre altre a 2 piani, la cosa particolare è che non c’erano scale interne per salire al secondo piano, ma dovevano uscire, fare il giro della casa fino a salire dai terrazzamenti e entrare nel secondo piano dalla porta di esso. All’interno le case non hanno divisione di spazi, ma una sola area che fungeva da tutto: cucina, salotto, camera da letto. Alle pareti erano ricavati degli incavi che servivano come credenze per riporre le cose. 
Finito il giro guidato, salutiamo la nostra guida e ci rilassiamo in un angolo della cittadella che ci aveva consigliato, tranquillo e meravigliosamente panoramico. Tra le regole di questo sito archeologico c’è anche quella di non portare cibo e mangiare all’interno. Come la regola di non portare zaini più grandi di 20l e bacchette da trekking. Noi le abbiamo rispettate quasi tutte meticolosamente per non rischiare di rovinarci l’esperienza, ma ci siamo dimenticati che siamo in Sudamerica e le regole sono imposte solo se ne viene qualche soldo in cambio, altrimenti sono solo parole al vento. E così, abbiamo potuto goderci il nostro cibo nascosto dentro a mutande e calzini senza troppi problemi, basta che non buttate immondizia in giro - ci dice la guida.
Finalmente quindi ci godiamo un po’ di riposo e ce ne stiamo seduti sotto ad un bellissimo sole a respirare la bellezza di questo luogo. 

Cusco and the sacred valley
Un po’ di riposo con un panorama da brividi

  Un po’ prima delle 10 ci facciamo un’altro giretto indipendente sulla cittadella (purtroppo non possiamo più salire nei punti panoramici, ma non ce li saremmo goduti come 4 ore fa dato l’esorbitante aumento del numero di persone). Alle 10 andiamo a visitare il tempio del condor, che apre solo a quest’ora e poi riprendiamo la strada verso Cusco, non prima di apporre lo stampo del Machu Picchu sul passaporto.
Durante la discesa verso Aguas Calientes, oltre a lamentarci delle ginocchia che ci fanno male, non facciamo altro che dirci di quanto siamo felici di aver visto questo posto magico, di quanto questa visita sia andata oltre le aspettative e ci immaginiamo un possibile ritorno negli anni a venire.
Dalle pendici della montagna, continuiamo il nostro tragitto camminando la strada inversa a ieri, ma notevolmente più stanchi.

Cusco and the sacred valley
Ingannando il tempo nel percorso di ritorno

  Arrivati nei pressi del punto di ritrovo, ci rechiamo nel ristorante con menù economico che avevamo mentalmente appuntato ieri. Come sempre le portate arrivano senza un preciso ordine, quando arrivano. Il servizio in Perù è sempre abbastanza sommario e arrangiato, ma alla fine mangiamo sempre, l’unica accortezza è non andare in questi posti se si ha fretta!
Arrivati al punto in cui ci viene a prendere l’autobus, cerchiamo di capire se già sia lì, ma non se ne vede l’ombra. Ci sono 4 o 5 persone che chiamano nomi a raffica per partire, ma il nostro mai. Vabbè ancora è presto, ci diciamo. Aspettiamo, aspettiamo, ma ancora niente. Quando chiediamo del nostro minivan o non ci rispondono o ci dicono “ahorita llega” (altro nota mentale per viaggiare in Perù: non sperare mai nell’aiuto dei peruviani se non è nel loro interesse aiutarti, sembrano un po’ come i cinesi e qualche influenza storicamente ce l'hanno avuta).
Ahorita, però, no llega e ci iniziamo a preoccupare, anche perchè non vediamo nessuno delle persone con cui siamo partiti ieri. 
Dopo un bel po’ di tempo finalmente il minivan di Jasmani arriva, ma il guidatore deve mangiare...come ti sbagli! Insomma, alla fine partiamo con quasi un’ora di ritardo da quanto vendutoci, con 7 lunghissime ore davanti a noi. L’autista non è scattante come quello di ieri, ma in parte è un sollievo. Facciamo una sosta nel tragitto per il bagno e per mangiare qualcosa al volo, che poi diventerà la nostra cena. I gusti musicali di questo autista fortunatamente sono simili ai nostri e ci delizia con un po’ di rock e hit europee-americane di qualche anno fa. Bella la cumbia eh...la prima mezz’ora...ma dopo 2 mesi di cumbia ininterrotta in ogni mezzo di trasporto, bottega, ristorante, alla fine viene un po’ a noia!
Verso le 21.30 finalmente arriviamo a Cusco, sfrecciamo fuori dall’autobus e prendiamo un taxi per la guesthouse, tutto ciò perchè dopo le 22.30 l’acqua nella doccia non viene più e abbiamo tanto bisogno di lavarci.
Tempo di arrivare e fare la doccia che ci buttiamo a letto stravolti. Ma ne è assolutamente valsa la pena!!

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