Cusco e la valle Sacra - Seguendo le orme di Manco Inca

20 - 23 Ottobre 2019

Un’altra settimana inizia e abbiamo ancora 3 giorni da passare a Cusco. Oggi riprendiamo la scuola di spagnolo, la lezione è alle 10.30 quindi abbiamo tempo per rotolarci un po’ nel letto e uscire a fare una bella colazione in centro in un locale un po’ più ad alto livello.
Le lezioni oggi e domani saranno con una diversa insegnante. Sembra un po’ schizzata, ma ci piace, ci fa fare un sacco di pratica sul vocabolario e sulle nozioni che abbiamo imparato la scorsa settimana. Ci spinge molto a parlare e formare frasi, a cercare la forma verbale migliore e usare quanti più termini conosciamo. Dopo 2 ore siamo fusi, ma sentiamo che abbiamo assodato un po’ di più quello che sapevamo solo in teoria.

Per pranzo torniamo nel posto economico davanti alla scuola e poi ce ne torniamo in guesthouse. Oggi vogliamo portare a termine la spedizione del pacco in Australia con souvenirs accumulati e cose che ci siamo portati, ma non abbiamo mai usato. Per prima cosa facciamo una selezione di tutto ciò che vogliamo spedire, essendo consapevoli che non c’è certezza del loro arrivo a destinazione e quindi potremmo perdere tutti i ricordi che abbiamo comprato in questi 2 mesi.
Il passo successivo è andare alle poste. Il processo sembra molto semplice. Un omino ci prende all’ingresso e si occupa di preparare il pacco per soli 5 soles. Riempiamo dei moduli, la signora allo sportello, poi, trascrive le informazioni sbagliandone metà, fortuna che sono lì attenta a correggere i suoi errori di lettura. Marco nel frattempo cerca una banca per ritirare soldi perchè accettano solo carte Visa e noi abbiamo solo Mastercard. Alla fine paghiamo, facciamo una preghiera e diciamo addio alle nostre cose.

Oggi è una bella giornata di sole, quindi finalmente ne approfittiamo per girare il centro un po’ più approfonditamente. Non vogliamo però sprecare troppe energie nell’informarci su dove dovremmo andare e ci lasciamo trasportare dal momento, scegliendo a caso le svolte.

Cusco and the sacred valley
Uno dei più bei angoli di Cusco

  Vagando così a caso ci ritroviamo davanti ad una porta delle mura. Qui il centro storico finisce e la vera Cusco inizia. Ci sembrava infatti tutto troppo preciso, pulito, ben mantenuto e tranquillo per essere comunque una città peruviana. Il centro, infatti, è patrimonio dell'Unesco, quindi probabilmente tutta la caciara di gente, bancarelle improvvisate che c’è fuori dalle mura non è ammessa. Qui fuori troviamo strade gremite di gente da non passare, persone che hanno bancarelle in mezzo alle strade oppure merce appoggiata direttamente a terra. Grida dei commercianti per pubblicizzare la loro merce, gente con bustate di roba. E non può mancare il delirio di auto nel traffico. 

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Il vero Perù in Cusco

  Rimaniamo un po’ in questo pezzo sgangherato di Cusco e poi ci rincamminiamo dentro il centro storico. Adesso si sta facendo sera e la luce del sole è sostituita dalle luci soffuse dell’illuminazione pubblica. Plaza des Armas è uno spettacolo, molto più bella che di giorno. Giochiamo a cercare uno scatto rappresentativo della bellezza che si erge di fronte a noi e nel frattempo non finiamo di ammirarla. 

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Ancora uno scatto di sera nella piazza principale

  Stasera avremmo dovuto partecipare alla cena offerta dalla scuola di spagnolo ogni lunedì per dare il benvenuto ai nuovi arrivati (che di solito iniziano i corsi di gruppo di lunedì), ma la realtà è che vogliamo fare una cena carina solo noi due. Prima di decidere dove cenare, passiamo a prendere i panni in lavanderia e poi, sempre perché oggi non abbiamo voglia di pensare o informarci troppo, ci dirigiamo nel posto in cui abbiamo fatto colazione stamattina. 
Ci prendiamo due bei piatti a base di quinoa, verdure, hummus e altre cose per una volta salutari e ci godiamo la fine di questa giornata, per poi rientrare in ostello.

Altro giorno a Cusco, il penultimo, ma in realtà è come se fosse l’ultimo perchè domani andremo tutto il giorno alla Sacred Valley. Un po’ ci dispiace andarcene, perchè alla fine dopo una settimana di stanzialità sembra già di essere a casa, le piccole abitudini e luoghi quotidiani confortano un po’ dopo quasi due mesi di cambiamenti continui. Non potevamo scegliere posto migliore dove fermarci un po’ più a lungo.
Oggi la lezione di spagnolo è alle 8.30 e ancora dobbiamo fare i compiti. Marco se la prende con me (giocosamente) perchè faccio sempre i doveri all’ultimo secondo e ho portato anche lui sulla cattiva strada. In più il proprietario della guesthouse, Daniel, oggi è particolarmente chiacchierone e mentre facciamo colazione inizia una conversazione infinita. Ci chiede come è andata a Machu Picchu, del corso di spagnolo e dei piani futuri. Ci dice, poi, che è stato a Roma tempo fa e gli è piaciuta molto, spera di tornarci un giorno. Tra una chiacchiera e l’altra riusciamo a sgattaiolare, usciamo di fretta e andiamo a prendere il nostro caro colectivo Imperial. Durante il tragitto in autobus ne approfittiamo per fare i compiti, sembra che siamo tornati ai tempi del liceo! 
Oggi la profesora, dopo aver ascoltato il nostro mini racconto scritto, ci spiega la differenza tra por e para che ci lascia nel dubbio da tempo. Ci aspettavamo dei chiarimenti un po’ più incisivi, ma, seppur con qualche nozione in più, abbiamo tuttora grandi dubbi. Per finire facciamo esercizi pratici come ieri, ma questa volta applicando i verbi al tempo passato. Purtroppo ci sono tanti irregolari, la cui coniugazione va imparata a memoria, e sbagliamo spesso. E’ comunque molto utile come esercizio per iniziare a memorizzarli, anche se ci dovremmo mettere più impegno al di fuori della scuola...e sappiamo che non lo faremo.
Soddisfatti di aver fatto dei passi in avanti in spagnolo, ringraziamo e lasciamo la scuola. Dato che è ancora metà mattino, oggi impieghiamo la giornata a visitare i siti archeologici intorno a Cusco. Torniamo velocemente in ostello e poi prendiamo il colectivo Huerto che ci porta proprio davanti al primo sito che vogliamo visitare: Q’enqo.

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Un altare sotterraneo a Q’engo

  Il sito è molto piccolo e non vogliamo pagare una guida, riusciamo però a captare qualche particolarità, come i passaggi sotterranei scavati sotto la roccia. Senza guida e strumenti per capire di più la visita si fa molto breve. Passiamo quindi al sito più famoso Saqsayuman. Prima però riusciamo a trovare una bettola economica dove pranzare, scansando tutti i locali turistici.

Anche qui scegliamo di non prendere una guida, ma leggiamo su internet alcune spiegazioni di questo sito. Saqsayuman era uno dei forti intorno alla città di Cusco ed è stato particolarmente importante durante la ribellione Inca in quanto i generali Inca erana asserragliati su questo forte e hanno messo sotto assedio gli spagnoli a Cusco. Alla fine, però, gli spagnoli, pur essendo nettamente inferiori di numero rispetto agli Inca, sono riusciti ad espugnare la fortezza.

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Le imponenti mura a zig-zag di Saqsayuman

  Questo fa pensare che il sito originariamente era stato costruito a scopo militare, ma ci sono altri indizi che fanno pensare ad un'origine religiosa, come la presenza del tempio al sole.
Questo posto è immenso e la particolarità architettonica è la presenza di monoliti di dimensione impressionante usati per erigere parte delle mura. Ancora oggi non è ben chiaro come gli Inca siano riusciti a portare e piazzare questi pezzi giganti di roccia, senza nemmeno conoscere la ruota. La precisione, poi, con cui ogni pietra è modellata per combaciare esattamente con quella superiore e quelle accanto lascia a bocca aperta. 

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Le dimensioni sono impressionanti

  Da qui si ha una vista panoramica eccezionale di Cusco e delle vette che la circondano, si riesce persino a scorgere plaza des armas con la sua maestosa cattedrale.
Si dice che in questo forte sia stato costruito un tunnel sotteraneo che lo collega con il tempio del sole giù a Cusco, ma nessuno è mai riuscito a percorrerlo e a sapere se effettivamente termina lì. Nel prato centrale, invece, troviamo dei lama che con la loro calma stanno mangiando l’erba. Un modo alternativo per tenere l’erba sempre corta senza tagliarla a mano!

Usciti dal sito, prendiamo la strada laterale per scendere a Cusco. Ci ritroviamo in una parte della città che non avevamo mai visitato, con stradine strette in pietra e edifici carini. Finiamo su una piazza con tutti hotel a 5 stelle, da cui vediamo uscire persone molto più sistemate di noi :)

Terminato il giro turistico, vogliamo rientrare in ostello per avere un pomeriggio di relax, senza pensare a niente. Prima, però, porto il piccolo Marco a comprare il cappello (tarocco) della Patagonia che voleva comprare da giorni, ma che per l’indecisione ha sempre lasciato al negozio. Oggi lo minaccio e finalmente lo compra. Ne approfitto per comprare uno anche io data la nostra permanenza in luogo tutti molto alti in cui il sole picchia più forte.

Per l’ultima volta prendiamo il nostro caro Imperial e torniamo in ostello. Passiamo il pomeriggio cullandoci in un dolce far niente e ricaricando un po’ le energie e l’umore per i prossimi spostamenti. Per cena vorremmo cucinarci qualcosa di sano, ma l’inedia vince sul benessere e usciamo a mangiare una pizza nel posto a due passi dalla guesthouse in cui siamo stati la prima sera a Cusco. Così chiudiamo come abbiamo iniziato!

L’ultimo giorno in questa meravigliosa provincia del Perù è anche il nostro secondo mesiversario di matrimonio (si, continueremo a festeggiarli almeno fino al primo anno :)). Anche per questo non abbiamo badato a spese e abbiamo noleggiato un’auto per andare a visitare la famosa Sacred Valley, luogo dove, oltre alla valle di Cusco, vivevano gli Inca e dove ci sono ancora molti resti dei loro templi, villaggi e terrazzamenti. A parte questo è anche una bellissima valle circondata da maestosi picchi ad entrambi i lati e solcata dal fiume Urubamba che serpenteggia in mezzo alla valle.
Incontriamo il proprietario del noleggio al mattino presto. Ci siamo dati appuntamento alle 6.30 sotto al nostro ostello per darci l’auto e svolgere tutte le formalità. Il tipo sembra serio e non ci preoccupiamo di essere fregati. Ovviamente avevamo controllato tutte le sue recensioni e erano tutte ultra positive. L’auto sembra in buone condizioni, l’unica pecca è che è bianca, ma il motivo sarà più chiaro nel proseguire del racconto.
Salutiamo il tipo e finiamo di preparare le nostre cose. Intorno alle 7 usciamo e iniziamo l’esplorazione. Cusco è molto trafficata, ma a quest’ora del mattino sembra ancora sotto controllo. Marco se la cava bene a superare tutti i colectivo, fermarsi di colpo per non uccidere la gente che attraversa e controllare ad ogni istante tutti gli specchietti disponibili per evitare collisioni.  In una mezz’oretta o poco più siamo sulla collina sacra di Cusco, quella che abbiamo visitato ieri. L’ultimo tempio in uscita da Cusco avevamo deciso di non visitarlo, ma oggi dato che siamo di strada ci fermiamo nel parcheggio per un paio di foto dall’esterno.
In poco tempo iniziamo strade di montagna e una valle, che non è quella sacra, si apre sulla nostra destra. Pur non essendo l’obiettivo della nostra visita, i panorami sono troppo belli per non fermarsi ogni 10 minuti a fare foto. Marco è inarrestabile.

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Finalmente liberi di girare con i nostri tempi!

  Proseguiamo la strada fino ad arrivare alla nostra prima tappa: Pisac. Qui abbandoniamo la valle precedente e diamo ufficialmente inizio alla valla sacra. Le rovine di Pisac non sono nel villaggio, ma nella collina sopra di esso. Dobbiamo ancora guidare per una mezz’oretta prima di arrivarci. Il panorama è sempre favoloso. Le montagne intorno sembrano tutte piene di terrazzamenti fino in cima, anche le più alte e ci chiediamo se davvero siano i terrazzamenti degli Inca che si sono spinti fino alle cime dei monti per coltivare. Queste ondulazioni danno alle montagne un aspetto molto particolare, sinuosità che si aggiungono a quelle naturali.
Raggiungiamo il sito archeologico che ancora c’è poca gente. sembra molto grande con vari settori. Siamo ancora indecisi se prendere o no una guida, ma data la complessità del luogo contrattiamo un prezzo di compromesso e iniziamo la visita guidata. 
La prima parte, in basso, è costituita da un piccolo villaggio e accanto dei larghi terrazzamenti. La guida ci spiega che ad ogni altezza coltivavano qualcosa di diverso adatto alla particolare condizione climatica.

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Il sito di Pisac

  Nel villaggio sembra ci abitassero i contadini che coltivavano questo pezzo di terra. In alto ci sono altri edifici, eretti con la tipica architettura Inca e anche dei templi, che ricordano come composizione quelli di Machu Picchu. La guida non ci dà molte nuove nozioni: la struttura piramidale delle porte per resistere ai terremoti, il significato della croce andina, i tre pilastri rappresentati da condor, puma e serpente, etc. Probabilmente la conoscenza degli Inca è limitata, dato che molte cose si sono perse dalla memoria con la conquista spagnola e quindi anche quello che ci possono raccontare le guida non è vario. E’ comunque interessante, ma al prossimo sito facciamo da soli. Il mio amore esploratore, poi, sta leggendo vari libri sugli Inca e a tratti sa molte cose in più di quelle che ci vengono raccontate.

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Anche da qui il panorama non scherza!

  Purtroppo una parte del sito è chiusa per dei crolli che sono avvenuti poco tempo fa, ma forse è un bene perchè sono già più delle 11 e siamo ancora all’inizio.
Presi bene dalla giornata, prima di uscire, cediamo all’acquisto di un flauto che la guida costruisce e vende sottobanco. Il suono dei questi flauti andini è così delicato e rilassante che anche non sapendo melodie da suonare è piacevole tentare a mettere insieme qualche nota a caso. 

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Mi innamoro subito del suono del flauto

  Ci facciamo una foto con la macchinetta istantanea e la guida rimane così entusiasta che ne vuole una per sè...desiderio facile da esaudire.
Salutiamo il buon uomo dagli occhi teneri e continuiamo. O meglio, vorremmo continuare, ma la situazione fuori dal sito è decisamente diversa da quando siamo arrivati. Auto parcheggiate ovunque, da entrambi i lati della strada che di per sé è molto stretta. Minivan e grandi autobus che continuano ad arrivare con orde di persone e altri che vorrebbero uscire, ma nella strada non c’è posto per due file. Tutto è bloccato. Marco in qualche modo si infila dietro ad un minivan che sta provando ad uscire, ma gli autobus in entrata non hanno alcuna intenzione di indietreggiare. Dopo una buona mezz'ora e male parole scambiate tra i vari autisti, la situazione sembra miracolosamente sbloccarsi e riusciamo a riprendere il nostro cammino. Ci chiediamo perchè non ci sia un controllo di questi flussi e soprattutto un divieto grosso come una casa di parcheggiare in entrambi i lati della strada!

Adesso la strada prosegue tutta lungo la sacred valley costeggiando il fiume Urubamba. Decidiamo di non fare molti stop intermedi ma continuare dritto fino all’altro grande sito di Ollantaytambo. 
Ad un certo punto ci fermiamo vicino ad un ponte sul fiume, che sembra solo pedonale, per scattare alcune foto, ma nel mentre vediamo un taxi con due turisti dentro passare sopra al ponte e scomparire dall’altra parte. Marco che ama le deviazioni, ma soprattutto le strade sterrate non ci pensa due volte. Corre al volante e attraversa il ponte. Al di là la strada è sterrata e segue le rotaie del treno che va a Machu Picchu dalla parte di Hidroelectrica. Chiediamo ad una signora se è una strada percorribile con auto e ci dice di si, quello che ci basta per non tornare indietro.

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Marco felice come un bambino di aver trovato una deviazione

  Adesso si che siamo dentro alla valle sacra, con dei panorami che ci saremmo persi nella strada principale. Intorno a noi campi verdissimi, alla nostra sinistra il fiume che scorre disinteressato e ai nostri lati le pendici brulle delle montagne che contrastano con il verde in cui siamo immersi. Incontriamo mucche, pecorelle al pascolo e alcuni villaggetti con 4 case. 

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La nostra Sacred Valley

  Arriviamo fino ad una stazione del treno in cui c’è un altro ponte da cui potremmo riprendere la strada principale. Dalla cartina abbiamo però visto che questa strada bianca arriva fino al Ollantaytambo, alla cui altezza sembra esserci un ponte dal quale raggiungere la cittadina che si trova nell’altro lato dell’Urubamba. E allora continuiamo con lo sterrato. Ed è proprio qui che avere la macchina bianca ci fa un po’ tremare. Come glielo spieghiamo al tipo che è diventata marrone?

Ci divertiamo troppo ad esplorare qualcosa di un po’ meno “civile” e turistico. Nel cammino incontriamo altre rovine Inca, anzi ci passiamo proprio in mezzo. La gente del luogo che ogni tanto incontriamo ci guarda perplessa e anche un po’ spaventata.
All’altezza di Ollantaytambo troviamo il ponte che avevamo visto sulla cartina , ma un cartello enorme dice che è vietato attraversarlo con auto. Questa non ci voleva, tornare indietro significa perdere almeno un’oretta e siamo pure affamati. 
Marco vede l’auto di un tassista parcheggiata davanti ad una casa nei pressi del ponte. La carrozzeria è impeccabile e non piena di fango come la nostra, quindi deduce che questa deve essere per forza passata dal ponte per arrivare lì. Nel dubbio comunque cerchiamo qualcuno a cui chiedere. Dopo qualche tentativo a vuoto (sembra che abbiano davvero paura di noi), un ragazzo ci dice che possiamo andare se siamo un taxi. Ma certo che siamo un taxi!
Devo essere onesta, durante l’attraversamento del ponte non mi sentivo totalmente a mio agio, sembrava un po’ instabile, ma siamo vivi!

Entriamo dentro al centro di Ollantaytambo in macchina e davanti a noi ci troviamo una cittadina graziosissima e un traffico di pullman e minivan allucinante. Tutti i tour della sacred valley arrivano a questo sito proprio intorno all’ora di pranzo, quindi siamo nel picco di afflusso. 
Parcheggiamo la macchina fuori dal centro e poi ci sbrighiamo a trovare un posto dove mangiare sia perchè sta iniziando a piovere e perché abbiamo una fame da lupi.

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L’antico borgo di Ollantytambo

  Dopo tanto cercare finiamo in un posto in cui c’è al piano di sopra un gruppo enorme di persone che hanno la precedenza su di noi e aspettiamo il nostro turno affamati per una buona mezz’ora. Vicino al nostro tavolo vediamo una cartina gigante della Sacred Valley appesa alla parete e ci mettiamo a guardarla. Quasi per caso, passando in rassegna tutti i punti di interesse, vedo scritto “ponte Inca”. Lo guardo, lo riguardo...ma è quello in cui siamo prima passati con la macchina!!! Ecco perchè era chiuso al traffico, per preservarlo!! Non ci posso credere che siamo passati proprio da lì. Questa è una delle storie che ci racconteremo a ripetizione per anni :)
Aspettando ancora il cibo che abbiamo ordinato vediamo passare ancora decine e decine di autobus. La fortuna che abbiamo avuto di vedere Machu Picchu e Pisac quasi vuoti qui non ce l’avremo di sicuro.
Infatti, quando entriamo, i bellissimi terrazzamenti che ci accolgono sono gremiti di gente, tanto che è abbastanza inutile fare foto.

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I terrazzamenti di Ollantaytambo

  Con fatica saliamo in cima ai terrazzamenti e facciamo un giro sulla parte alta. Ancora una volta ciò che colpisce non sono solo le rovine in sé e per sé, ma lo splendido scenario all’interno del quale sono state costruite. La visuale da quassù è così incantevole che ci scordiamo della folla intorno a noi. 
Verso le 3 di pomeriggio ci rincamminiamo verso la macchina. La giornata sta passando velocemente e ancora abbiamo un paio di siti da visitare.
Riprendiamo la strada all’indietro fino ad Urubamba, questa volta quella normale anche se tentiamo un paio di strade bianche dall’altra parte del fiume, ma non siamo sicuri che ci portino dove vogliamo.
Da Urubamba giriamo in direzione Cusco e iniziamo a lasciare la valle e inerpicarci sulla montagna. In alcuni punti nelle vette vediamo delle scritte strane di cui non capiamo il significato (e che “danneggiano” anche un po’ il panorama). Pensiamo che siamo parte della campagna elettorale (e alcune, quelle con la A di alcalde - sindaco - effettivamente lo sono), ma altre non sembrano pubblicitarie. Dopo una ricerca su internet trovo che sono gli studenti che scrivono il nome della propria scuola nelle montagne, operazione che sembra essere piuttosto pericolosa, ma sembra come una iniziazione. Curioso!
La prossima tappa è un sito Inca prettamente agricolo, dove i terrazzamenti sono circolari. Dalla strada principale, prendiamo la deviazione verso Maras. Nel centro del villaggio (quasi deserto) chiediamo indicazioni verso Moray, il sito che vogliamo visitare. Mentre svoltiamo per uscire dal paese vediamo un anziano signore che ci fa dei segni. Noi ci fermiamo per capire cosa ci sta dicendo e praticamente capiamo che ci sta scambiando per un taxi. Inizialmente tentiamo di dirgli che non siamo un taxi, ma ormai ha già messo tutta la sua roba nel bagagliaio. E poi è un nonnetto troppo dolce e non possiamo negargli un passaggio. Un ragazzetto che era accanto a lui per strada, vedendo la scena, si fa coraggio e ci chiede se possiamo accompagnarlo fino alla fine della strada “no mas”. E ci trasformiamo velocemente in un taxi. 
Siamo tutti un po’ imbarazzati durante il tragitto, ma presto il giovane e il vecchietto si mettono a parlare. Il nonnetto parla un dialetto che non sappiamo proprio decifrare, a parte rare parole in spagnolo che intercettiamo nel discorso. Alla fine della salita il ragazzo scende e fa per darci dei soldi che ovviamente rifiutiamo. Non mi scorderò mai i suoi occhi così dolci e pieni di gratitudine mista a sorpresa per il rifiuto inaspettato. Accompagniamo poi il signore anziano fino alla svolta per Moray e quando scende ci ringrazia con un calore commovente “gracias papi, gracias mami”. Forse proprio questo momento di umanità e fusione di due culture è una delle cose indimenticabili, più di ogni paesaggio o sito storico, per quanto meraviglioso sia. Questo contatto così ravvicinato con le persone del luogo, quelle vere, quelle lontane dal turismo, è davvero raro. Per quanto “avventurieri” possiamo sembrare, siamo sempre dei turisti che vengono indirizzati il più possibile su tratte turistiche e che sono a contatto con persone e strutture che sono immerse nel turismo. Anche quando si viene portati a conoscere comunità locali, è sempre parte di un tour e quindi, per quanto diverso possa essere, sempre turistico. Il contatto di oggi invece è stato semplice, ma puro. Ci siamo scambiati pochissime parole, ma sono valse più di mille spiegazioni della cultura che li rappresenta da parte di una guida turistica. E’ stato un contatto cuore a cuore ed è stato unico!
Arrivati a Moray ci chiediamo a chi daremo un passaggio all’indietro e in effetti un ragazzo francese ci chiede un passaggio per Urubamba, ma purtroppo dobbiamo andare in direzione opposta e non abbiamo più molto tempo prima del nostro bus notturno per Arequipa.
Il sito di Moray è molto particolare, i terrazzamenti sono riconoscibilmente in stile Inca, ma la particolarità sta proprio nel fatto che sono dei cerchi concentrici perfetti. 

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Gli Inca non smettono di stupirci

  Rimaniamo un po’ ad ammirare questa opera e poi proseguiamo verso l’ultima attrazione: le saline.
Nella strada del ritorno notiamo come il paesaggio intorno a noi sia eccezionale, cosa che ci eravamo “persi” all’andata distratti dal nostro ruolo come tassisti. Siamo in un altipiano enorme e intorno a noi dei picchi altissimi, tra cui uno in lontananza più alto di tutti con molta neve in cima. Ci fermiamo a fare delle foto...alla fine, come detto, siamo turisti e siamo meravigliati da quello che ci circonda!

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La meraviglia dei paesaggi...

 

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...resa ancora più unica dalle luci tenui del tramonto

  Presa la svolta verso le saline ci rendiamo conto che per entrare nella zona dobbiamo pagare e non abbiamo alcuna voglia. Facciamo retrofront e ripartiamo, questa volta in direzione Cusco.
Mentre Marco guida io mi faccio delle suonate epiche con il mio nuovo flauto andino, improvvisando melodie e inserendoci anche dei virtuosismi. Mi ricordo allora di una melodia di cui sono innamorata, suonata con il flauto di pan...e adesso so cosa è il flauto di pan. Non è quello che ho comprato, ma è quello fatto da molteplici tubi di lunghezza diversa per riprodurre diverse note. La melodia è “the lonely shepherd”, che è anche parte della colonna sonora di Kill Bill.
Con questa dolce musica di sottofondo che mi fa sempre venire la pelle d’oca, accostiamo la macchina al lato della strada e ci fermiamo ad ammirare il tramonto abbracciati. Un momento davvero magico, in cui ti rendi conto che la base di tutto quello che stiamo facendo, di tutte le scelte, le avventure, i cambiamenti, ci siamo noi, il nostro amore profondo e la nostra intesa eccezionale. E a volte è giusto fermarsi un momento a ricordarlo e venerarlo!

La strada verso Cusco scorre veloce, fino a che non arriviamo in città. Già nella periferia il traffico è pesante e assistiamo ad un mancato scontro tra due auto per pochissimo. Non c’è nessun tipo di regole, a parte quella che ognuno ha la precedenza e se ha fretta può sorpassare in ogni condizione. Non siamo estranei a questo, ma un conto è essere passeggeri affidandosi a gente che è comunque abituata a questo modo di guidare, e un conto è guidare in mezzo a questa giungla. Più si va verso il centro e più la situazione peggiora. Le rotonde sono punti assolutamente selvaggi. Marco è super concentrato e io cerco di guidarlo verso la destinazione anche se non è facile capire le svolte. Decidiamo di prendere la strada tutta dritta con una sola svolta verso la fine, anche se è più lunga, perchè ogni tentata svolta è una vita in meno.
Finalmente arriviamo in una zona più tranquilla e ci possiamo rilassare, 10 minuti dopo giungiamo a destinazione. Qui ci troviamo con il proprietario dell’agenzia di noleggio che fa tutti i controlli del caso, ci ridà la caparra (senza dire niente del fango che ricopre la macchina) e ci saluta.

Velocemente rientriamo in guesthouse, recuperiamo gli zaini e li sistemiamo da viaggio notturno. Saliamo a salutare Daniel e la sua accogliente famiglia e usciamo. Prima di andare verso la stazione dei bus cerchiamo qualcosa di veloce per cena. Troviamo la signora che fa i panini strepitosi che vedevamo sempre in mano alla gente mentre aspettavamo il colectivo. Effettivamente sono niente male, ovviamente unti e bisunti.

Per l’ennesima volta facciamo quello che ogni guida sconsiglia di fare, specialmente in Ecuador e Perù: fermare i taxi che passano per strada, senza sapere se sono ufficiali o no. Ci mettiamo ancora in mano al buon tassista che anche stavolta ci porta a destinazione senza derubarci. Io comunque nel dubbio sto sempre con Google Maps davanti agli occhi e ad ogni deviazione strana sono pronta a richiamarlo sull’attenti.
Arriviamo un po’ in anticipo e ci prendiamo un caffettino. Verso le 21 affidiamo i nostri zaini ai portantini e entriamo nel bus. Questa volta abbiamo comprato posti sull'autobus vip di Cruz del Sur (grazie ad una promozione) e i nostri volti si aprono in larghi sorrisi nel vedere tutto questo lusso...in un autobus notturno!

Cusco and the sacred valley
Lo stupore dato dal bus notturno servizio VIP!

 

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