Puno - Il tecnico Apple (ah...e le isole Uros)

29 - 31 Ottobre 2019

Arriviamo a Puno nel tardo pomeriggio. Davanti a noi il famigerato Lago Titicaca. Sarà che sono un po’ stanca, ma non rimango molto impressionata, me lo aspettavo molto più grandioso, ma non voglio giudicare troppo in anticipo.
A piedi arriviamo nella parte centrale della cittadina e facciamo il check in nella guesthouse. La signora ci dice che possiamo anche prenotare dei tour del lago presso di loro, ma abbiamo già quasi deciso di non evitare tour organizzati.

Vorremmo scoprire e goderci il lago per conto nostro, con i nostri tempi e soprattutto senza tutte le fermate in mercatini e negozietti dove ti senti sempre obbligato a comprare qualcosa. Abbiamo visto che si può andare alle isole flottanti di Uros con dei traghetti pubblici e così faremo domani. Per quanto riguarda le isole più lontane, preferiamo visitare quelle dalla parte della Bolivia. E’ ormai un mese che giriamo in Perù e ci piacerebbe adesso vedere una prospettiva diversa.
Nel salottino della guesthouse facciamo due chiacchiere con un ragazzo tedesco che arriva dalla Bolivia, dove vive la fidanzata. Tra le varie cose, ci mette al corrente che la situazione in Bolivia è al momento molto instabile, con molte manifestazioni e proteste e di conseguenza blocchi di strade, aeroporti, autobus in partenza o in arrivo. Questo accade nelle maggiori città come La Paz, Sucre, ecc. Bene a sapersi, visto che tra qualche giorno avevamo previsto di arrivare a La Paz. Forse è meglio saltarla e andare diretti ad Uyuni, vedremo!
Nel frattempo si è fatta ora di cena e usciamo per trovare qualcosa. Ci fermiamo in un ristorante non costoso, ma neanche economico come i soliti baracchini con il menù fisso. Ci scaldiamo con una bella zuppa (a cui ormai, dopo due mesi qui, non sappiamo più rinunciare) e un gustoso secondo di carne. Alla fine le pietanze sono sempre le stesse, ma almeno queste sono cucinate un po’ meglio.
Torniamo in guesthouse subito dopo cena, una doccia e nanna! O almeno è quello che faccio io. Marco, invece, passa la serata a provare a risolvere un problema con il computer. Non sappiamo perché, forse si è spento male, forse è stato sbattuto, ma non si accende più. Esausto, dopo ore di tentativi, molla e viene a dormire, ma non dorme sonni tranquilli.

Al mattino ci alziamo come sempre abbastanza presto, facciamo colazione e andiamo a vedere cosa ci riserva il lago Titicaca. Ci dirigiamo verso il porto per cercare i traghetti pubblici fino alle Uros, ma ben presto capiamo che non sono proprio come avevamo capito. Pensavamo che fossero tipo bus pubblici che prendi all’orario che vuoi, ti scendono dove vuoi, fai poi un giro da solo e li riprendi all’ora che desideri. Scopriamo, invece, essere una sorta di minitour. Partono circa ogni ora, ti portano alle Uros e ti riportano indietro dopo 3 ore.
Non avendo altra scelta prenotiamo i biglietti e dopo 10 minuti partiamo. Con tutti i chioschi a cui abbiamo detto di no, alla fine abbiamo scelto quello che ci fa partire nel barchino messo peggio di tutti. Ci chiediamo se arriveremo mai a destinazione. Effettivamente dopo quasi una ventina di minuti, il motore si ferma perché ci entra acqua. Apposto così!
Non avendo fretta, assistiamo divertiti ai tentativi di riparazione del motore e inaspettatamente dopo un po’ riparte.

Puno
Le signore peruviane in attesa

  Il viaggio dura un’oretta e abbiamo tempo per ammirare il panorama del lago. Carino, ma ancora non ci prende per niente. C’è solo un’area che è molto particolare, in quanto cresce un tipo di vegetazione lacustre, con cui costruiscono le isole flottanti.

Puno
I raccoglitori di piante lacustri

  L’altra attrazione sono le papere che per non collidere con le barche scappano correndo a filo d’acqua invece che volare. Che buffe!

Puno
Corri papera...corri!

  Quando veniamo scesi su una delle isole flottanti di Uros, capiamo ancora meglio la fregatura in cui siamo caduti. Una persona, che dice essere il presidente dell’isola, ci fa sedere e inizia una spiegazione di come vengono costruite le isole flottanti, le case e le imbarcazioni tipiche.

Puno
Le case tipiche delle isole flottanti

  La spiegazione è interessante e il processo di costruzione è molto curioso, ma la parte successiva ci mette di malumore. Veniamo divisi in gruppetti di due persone e ad ogni gruppo viene affidata una signora che ci porta alla sua bancarella, chiedendoci di comprare qualcosa così può mandare i figli a scuola. Non volevamo un tour con le fermate per gli acquisti e invece ci siamo caduti dentro lo stesso. E venire messi così alle strette non ci piace per niente. Soprattutto con la pietà! Che poi noi, se veniamo lasciati liberi di scegliere, siamo anche predisposti agli acquisti, ma così proprio no.

La prossima tappa prevista è lo spostamento in una isola più grande per mezzo di una delle barchette tipiche, ovviamente pagando un supplemento. L’altra isola offre ristorante e bancarelle con cibo e bibite. Questa opzione potrebbe sembrare volontaria, ma quando diciamo che non vogliamo andare ci dobbiamo sorbire un quarto d’ora di lamentele e persone che ci pregano in ginocchio ripetendoci in continuazione “vamos, amigos, vamos”.

Puno
Un passaggio in barca

  Siccome vogliamo mettere una fine a tutto questo al più presto possibile, alla fine cediamo e veniamo traghettati nell’altra isola, in cui ovviamente i prezzi per pranzare sono spropositati. Finiamo, quindi, per aspettare più di un’ora nei 3 m2 dell’isola.

Puno
In vedetta

  L’unica nota positiva è che un signore del nostro gruppo, un professore peruviano di Arequipa, ci prende in simpatia e passiamo il tempo a parlare con questo matto scatenato. Che soggettone!
Mentre aspettiamo che il nostromo della barca sia pronto a ripartire, facciamo amicizia, con il nostro spagnolo azzardato, con una famiglia peruviana. La madre è vestita con abiti tradizionali, bellissima! Il padre è un omone dagli occhi dolcissimi. E il figlio è un ragazzo più o meno sui vent’anni, che è quello che interagisce di più con noi. Sebbene la società sembri maschilista, padre e madre sono troppo dolci. Sembrano avere un rapporto alla pari, parlano e si guardano con gli occhi a cuore, nonostante il tempo passato insieme, e quando lei ha freddo, lui la porta di sotto al coperto e se la abbraccia stretta stretta! 

Finalmente riusciamo a partire e fare ritorno a Puno. Alla fine le isole Uros sono troppo particolari per non essere viste, ma non riusciamo ancora a mandar giù che non esiste un modo per visitarle in maniera indipendente e senza quelle forzature per far sborsare più soldi ai turisti.

Puno
Le isole flottanti di Uros

  Dopo un pranzo economico (e questa volta anche abbastanza deludente), passiamo il pomeriggio divisi. Marco vuole fare altri tentativi per recuperare il computer che ancora non dà segni di vita, mentre io vado a sbrigare alcune commissioni.
Per prima cosa vado alla posta per spedire finalmente tutte le cartoline arretrate, poi vado a ritirare in banca e infine al supermercato per fare spesare per la cena. Non rinunciamo quasi mai a cucinarci quando troviamo un ostello con la cucina. Prendo molte verdure da fare in padella, lenticchie e quinoa.
Per tutto il tempo che sono fuori continuo a sperare che Marco sia riuscito a risolvere. Appena rientro in stanza mi basta vedere la sua faccia stanca e affranta per capire che ancora il pc è bloccato. Proviamo insieme un altro paio di cose e alla fine riusciamo a dare il comando per reinstallare il sistema operativo. Peccato che la connessione in Bolivia sia molto scarsa e il pc ci dice che per scaricare il sistema operativo ci vogliono solo 28 ore. Senza ormai speranze di risolvere da soli usciamo e andiamo a cercare un tecnico.
I primi due ci rimbalzano, uno perché è a fare festa e l’altro perché non è esperto in Apple. Il terzo lo stesso, ma ci indica un negozio specializzato Apple. Ci fiondiamo lì e il tecnico sembra bravo. Fa più o meno le stesse cose che aveva provato Marco, ma con la sua rete internet sembra che in un paio d’ore sia tutto risolto.
Sollevati e felice di rivedere sulla faccia del mio amore un bellissimo sorriso, ci andiamo a fare una passeggiata per il centro. Tutte le strade intorno a Plaza des Armas sono piene di bande e sfilate, che vanno avanti da ieri sera, ma fino ad ora avevamo in testa solo il pc rotto e non ci avevamo prestato troppa attenzione. Incuriositi chiediamo ad un signore per strada cosa siano queste sfilate e scopriamo che sono celebrazioni delle varie università. Non male come festeggiamenti e un tantino in grande...dovremmo suggerire anche a la Sapienza di aprire (o chiudere) l’anno accademico così!

Puno
Le feste universitarie peruviane...che stile!

  Plaza des Armas, invece, è in ristrutturazione e quindi tutta chiusa. Diciamo che Puno non ci ha proprio colpito come cittadina, e questa volta ci aspettavamo un gioiellino, dato che un mio collega a Sydney mi aveva detto che era stata uno dei suoi posti preferiti in Perù. Ambè!
Passeggiando cerchiamo anche un posto per berci qualcosa nell’attesa che il pc sia pronto. Ci fermiamo in un pub stile europeo con un barista del tutto singolare. Con un sottofondo di musica rock (finalmente ci possiamo dimenticare la cumbia!!) ci sorseggiamo io un vin brulè e Marco una birra, accompagnando il tutto con dei tequenos e delle chiacchiere rilassate.
Con la mente più libera rientriamo in guesthouse e, quando è ora di andare a ritirare il pc, Marco esce da solo e io preparo la cena. Dopo una mezzoretta mi chiama dicendomi che la situazione è più complessa di quello che ci aspettavamo. L’hard disc sembra danneggiato e il tecnico ci consiglia di sostituirlo con uno nuovo. Marco aspetta lì per un po’, ma poi decide di tornare per cena. Il sorriso è di nuovo scomparso e mi confida che quello che ci sembrava un buon tecnico, adesso gli è sembrato piuttosto imbranato. Le speranze diminuiscono di nuovo.
Dopo cena Marco va di nuovo al negozio e torna solo verso le 21, quando il tecnico chiude dicendogli di non preoccuparsi che nella notte mette tutto a scaricare e domani mattina ci lavora, anche prima dell’apertura che è alle 10. Io sono ancora speranzosa, Marco per niente!

Al mattino ci alziamo, questa volta con calma. Oggi dobbiamo solo ritirare il pc e andare a cercare un autobus che ci porti a Copacabana, la cittadina Boliviana all’altro lato del lago. Facciamo colazione e prepariamo gli zaini. Verso le 9.30 facciamo il check out e andiamo insieme al negozio di pc. Ovviamente lo troviamo chiuso, il che è un brutto segno perché non è vera la storia che il tipo ci avrebbe lavorato stamattina prima dell’apertura. Aspettiamo più di una mezzora fuori, ma non si vede ancora nessuno. Lascio Marco in attesa, mentre io vado a fare spesa per un pranzo al volo. Quando torno al negozio, quasi 45 minuti dopo, vedo Marco super sconsolato. Il tecnico da ieri sera non ha fatto niente e non abbiamo ben chiaro cosa stia facendo adesso. Cerchiamo di stare li il più possibile per mettergli il fiato sul collo, ma non funziona molto. Oltre a non essere esperto come credevamo, è anche molto più fannullone e menefreghista di quello che ci era parso il primo giorno.
Verso le 11.30 decidiamo di andare a prepararci il pranzo in guesthouse, così almeno questa è fatta e quando (e se) il pc è pronto possiamo volare al terminal degli autobus e cercare di partire.
Quando torniamo il tipo ci dice che ha riavviato il pc, trasmesso tutti i dati sul nuovo hard disc, ma per installare il sistema operativo ci vorrebbero altre 3 ore. Ce lo ha però scaricato e salvato sul pc e ci rassicura che possiamo installarlo noi tranquillamente appena abbiamo tempo. Marco rimane poco convinto, cerchiamo di fargli domande ma trova sempre una scappatoia e quando non la trova inizia a parlare velocemente sapendo che noi non capiamo bene. Ci portiamo via il pc e gli lasciamo una bella sommetta che non si merita.
Passiamo a prendere gli zaini in ostello e ci precipitiamo con un taxi al terminal, forse riusciamo ancora a prendere l’ultimo autobus diretto per Copacabana delle 14. Fortunatamente ci sono ancora posti e alle 14 partiamo per l’ennesima frontiera!
Dopo un mese in Perù abbiamo voglia di vedere un popolo diverso, ma dall’altro lato un po’ destabilizza cambiare di nuovo. Ci sembrava ormai di conoscere questo paese, le usanze, le cose da fare e non fare, le compagnie di autobus migliori, la conversione dei soles in euro. Cambiare significa invece ricostruirsi questo bagaglio di conoscenza (e sopravvivenza) tutto da capo.

Puno
Scene rurali

  Con questi pensieri e passando tra paesaggi che ci regalano degli scorci sul lago Titicaca niente male, arriviamo in frontiera.

Puno
Lago Titicaca e Cordigliera

  Prima cosa cambiamo i soles in moneta boliviana (bolivianos) e poi passiamo a farci fare lo stampo di uscita. Camminiamo poi verso la parte boliviana e ci mettiamo in fila per lo stampo di ingresso. La fila è dominata da backpackers e, come un film già visto, fila+passaporto in mano+arroganza fanno scattare la competizione del passaporto con più stampi e visti o con quelli più esotici. La scena di solito inizia con una persona che apparentemente annoiata inizia a sfogliare il passaporto, per poi uscirsene con un “oh guarda, il visto del Laos, che carino”, una volta attirata l’attenzione inizia ad elencare tutti i visti/stampi credendo di essere la persona che ha viaggiato di più al mondo e che se la possa pertanto tirare. Ma il malcapitato accanto non gliela fa passare liscia, eh no! Anche lui/lei ha il passaporto pieno...e via con la sfida.
Questa volta, però, si aggiungono anche le chiacchiere tra chi sta entrando e chi uscendo dalla Bolivia per sapere o raccontare la situazione delle proteste nel paese. L’avventuriera di turno allora dice che sta arrivando da La Paz e ieri per caso è capitata nel luogo delle manifestazioni e ci è passata in mezzo (“not the wisest choice maybe” dice - “non è stata la scelta più saggia forse”). Ah beh, che cuore intrepido!
Finalmente questo strazio finisce e arriva il nostro turno. L’impiegato senza guardarmi in faccia, ne tantomeno guardare il passaporto, cerca la prima pagina libera e ci fa lo stampo di ingresso. Benvenuta in Bolivia!

Border Peru - Bolivia
Una frontiera singolare!

  Il viaggio in autobus prosegue per un’altra mezzoretta per poi finire a Copacabana. Speriamo che qui il lago Titicaca ci regali qualche emozione!

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