Jianshui - Verso il Laos

16 - 18 Marzo 2016

Il tragitto in autobus per Jianshui procede tranquillo, a parte qualche problema di stomaco dei cinesi dietro ai nostri sedili!
Arrivati a Jianshui, come al solito l’autobus ci lascia lontano dal centro e siccome è tardi ci infiliamo dentro al primo hotel in fronte alla stazione degli autobus…operazione non così scontata in Cina in cui è più probabile, da straniero, essere rifiutato da un hotel trovato a caso. E invece…sorpresa…al sud sembra che queste logiche stiano scomparendo e lentamente ci incamminiamo verso una nuova cultura, quella dei popoli dell’Indocina. L’hotel è un lusso a quattro soldi…è difficile spiegare la sensazione di questa piccola vittoria dopo un mese passato per il 30% a cercare hotel!!

Scendiamo giusto per una cena veloce e poi in camera a godersi il riposo….anche se in queste ultime notti il sonno si attarda ad arrivare, non ce lo diciamo per non entrare in un loop emotivo, ma pensiamo entrambi costantemente a QUEL momento, il momento in cui arriveremo in frontiera con il passaporto rotto. Pensiamo entrambi a tutte le ragioni per cui potrebbero trattenerci o farci tornare indietro o farci prendere il primo aereo per l’Italia…e con la razionalità cerchiamo di smontarle tutte e farci forza del fatto che il problema non è così grave da non farci entrare in un paese. Ma in realtà quello che ci fa “segretamente” male a entrambi non è tanto il dover rientrare in Italia e mettere momentaneamente in pausa il nostro viaggio, ma è doverlo fare proprio adesso, proprio ora che è arrivata una temperatura perfetta, proprio adesso che potremmo godere dei paesi tropicali ancora per poco senza monsoni, proprio ora che arriva il Laos, paese che abbiamo sognato fin da quando abbiamo iniziato a pensare al viaggio! Ma i nostri pensieri si concludono sempre con un “sarà quello che dovrà essere!” e con l’anima un po’ meno pesante prendiamo sonno! Al mattino ci alziamo presto e andiamo subito a prenotare l’autobus che ci porterà a Jinghong, da cui raggiungeremo il confine con il Laos. L’autobus parte nel primo pomeriggio, quindi abbiamo il tempo per dare un’occhiata veloce a questa cittadina. In realtà di modi per raggiungere il confine ce ne erano altri, ma abbiamo scelto di fare “scalo” a Jianshui perché è sede del terzo tempio confuciano più grande della Cina. E siccome abbiamo visitato templi buddisti e taoisti, ce ne manca uno confuciano per coprire il ventaglio delle religioni cinesi, su cui tanto ci siamo informati e di cui tanto abbiamo discusso tra di noi.

”Statua
Statua di Confucio

Prendiamo un autobus verso il centro, che dista solo qualche km, e arriviamo al tempio…il primo colpo d’occhio ci fa essere soddisfatti di aver fatto questa fermata. Il tempio è circondato da un giardino immenso e coloratissimo, al cui centro risalta un laghetto al cui interno iniziano a fiorire le prime piante acquatiche. Un paradiso…poi con questa temperatura!!

”Tempio
Il laghetto nel tempio

I nostri cuori sono leggeri adesso e ci dimentichiamo di essere in questa Cina che per certi aspetti ci ha fatto penare. Questi ultimi giorni sono stati scanditi da sorprese inaspettate, da cose che non eravamo più abituati ad avere, un regalo per renderci la bocca meno amara.
Il tempio ha la stessa struttura di tutti i templi in Cina, a prescindere dalla religione che rappresenta, un altare con in cui mettere gli incensi prima dell’ingresso alla sala principale del tempio, quella che di solito alloggia una statua che rappresenta la personalità che ha dato origine alla religione/filosofia, in questo caso Confucio.

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L’altare e Confucio

 

”Tempio
Una pagoda..??

Ci divertiamo a trovare similitudini e diversità tra questo luogo religioso e gli altri e apriamo una lunga discussione su come, secondo noi, queste religioni siano più filosofie e modi di pensare che vere e proprie religioni, infatti nessuna guerra è stata fatta in loro nome.

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Una vista particolare

Dopo questo momento di cultura è ora del pranzo, vorremmo mangiare una zuppa, specialità culinaria del posto, ma nessuna locanda sembra averne. Proviamo a lasciare la strada principale per cercare altri posti in cui mangiare e troviamo un vicolo pieno di locali tipici, di quelli con le vetrine in cui scegliere gli ingredienti per il tuo pasto. Proviamo a chiedere se fanno questo piatto tipico (qiguo) e ci fanno cenno di si. Vediamo poi che in tutti questi locali c’è una griglia fuori in cui arrostiscono cibi che non riusciamo a capire cosa siano; per placare la nostra curiosità ne prendiamo un po’ anche noi e scopriamo che sono palline di pane e di tofu. La zuppa non ci soddisfa a pieno, non è così particolare come la Lonely Planet descriveva, ma probabilmente abbiamo scelto il posto sbagliato in cui mangiarla. Pazienza, rimarremo con il dubbio.

”Tempio
Una via tutta cinese

Lentamente ci incamminiamo verso l’hotel in cui sfrutteremo la wifi per fare gli auguri al padre di Marco; purtroppo il fatto di viaggiare per così tanti mesi ci impedisce di essere presenti nelle occasioni che eravamo abituati a condividere con le nostre famiglie, ma speriamo comunque che il nostro pensiero forte per loro arrivi sempre, con le nostre semplici parole a migliaia di km di distanza!
Nel pomeriggio prendiamo l’autobus notturno e lentamente ci indirizziamo verso Jinghong…nell’attesa, data l’imminente partenza dalla Cina, ci viene spontaneo dare alla luce la Guida per la sopravvivenza in Cina (Guida per sopravvivere ad un viaggio itinerante (via terra) in Cina).

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Sleeping bus

Arriviamo nell’ultimo avamposto cinese a mezzanotte e temiamo di non riuscire a trovare da dormire facilmente, tanto che progettiamo già di dormire alla stazione degli autobus…e alla fine facciamo proprio così, nel senso che c’è un favoloso hotel proprio sopra alla biglietteria, con camere da 5 stelle (almeno per noi) ad un prezzo stracciato…ogni tanto la fortuna gira! Ci mettiamo a dormire con le stesse preoccupazioni per il passaporto, ma ancora più forti, il giorno tanto temuto sta per arrivare e non c’è posto per la razionalità stasera.
Il giorno è arrivato, oggi sapremo come continuerà la nostra avventura. Nell’autobus per Mengla, una delle ultime cittadine della Cina prima della frontiera, vediamo per la prima volta il Mekong e entrambi ci guardiamo negli occhi domandandoci se lo rivedremo presto. Il cuore è in tumultoso silenzio! In tutto questo non c’è neanche spazio nella mente e nel cuore di occuparsi dell’addio alla Cina…uno stato, una cultura, una popolazione che ci ha fatto provare sentimenti contrastanti, ma sia nel bene che nel male, molto molto forti…siamo passati dall’adorazione verso le risorse naturali che abbiamo visto e vissuto, all’odio profondo quando stanchi venivamo rifiutati dagli hotel o dagli internet cafè! Quante volte ho desiderato scappare, prendere il primo mezzo di trasporto verso il Laos, quante volte mi sono sentita esausta di tutto quello che ci circondava. Ma altrettante volte mi sono sorpresa incuriosita dalla grande cultura che questo popolo che si sta occidentalizzando ancora nasconde, mi sono sentita in pace nelle dune del deserto o in vetta alla montagna taoista. Tutte queste volte avrei solo voluto provare meno ostilità e addentrarmi nei segreti di un popolo così diverso da noi…ma ci vogliono mesi, anni, solo per capirne la parte più in superficie. Mi sono detta innumerevoli volte che non vorrei tornarci in Cina…ma, lo so, ci tornerò!
Ma adesso…adesso non c’è spazio né per l’ostilità, né per il rammarico di non essere riusciti a capire la cultura cinese…adesso c’è un solo grande punto interrogativo: vedremo il Mekong stasera dalla parte laotiana? O vedremo solo siti internet per prenotare il primo volo per l’Italia? Manca davvero poco. Marco ormai non parla più, il suo volto è a volte disilluso, a volte forte come sono lui sa essere, a volte preoccupato come un bambino. Ma siamo insieme, come sempre nei momenti in cui dobbiamo affrontare qualche difficoltà, dalle più banali alle più difficili…mi auguro che questo appoggio incondizionato rimanga sempre tra di noi!
Alla fine ci arriviamo, dopo più di 5 lunghissime ore, che ci sono sembrate un secolo, 5 ore in cui speravamo finalmente di arrivare per sapere il responso, ma che anche speravamo durassero più a lungo per allontanare il momento! Arriviamo in frontiera…tesi è dir poco. Cambiamo quasi tutti gli yuan che abbiamo in kip laotiani anche se non sappiamo ancora se ci serviranno. Marco, per quanto è concentrato sull’obiettivo, non si accorge neanche dei controlli di sicurezza prima del bancone per il controllo dei passaporti e li salta, ma nessuno si accorge di niente quindi anche io, dietro, lo seguo. Ci mettiamo in fila allo sportello, io dietro di lui così non rischiamo che io riceva il timbro di uscita e lui no. Finalmente è il suo turno, il cuore si fa rumoroso. Io non sento molto da dietro, ma vedo che il doganiere si dilunga nelle procedure di controllo, fa molte domande, guarda tutti i visti dei paesi in cui siamo stati e per ognuno chiede perché ci siamo andati. Poi chiama un suo superiore e iniziano a guardare incessantemente il passaporto, lo girano e rigirano e continuano a fare domande. Marco è senza fiato, lo sento dalla sua voce che cerca di mantenere la calma. Il passaporto ha la copertina staccata dal resto e Marco per non rischiare di perdere i pezzi ha messo un filo intorno…gli chiedono di toglierlo…altri lunghissimi secondi, minuti, passano senza un responso. Il doganiere più alto di grado mi dà però l’impressione di uno tranquillo, al contrario di altri che abbiamo incontrato in precedenza…e alla fine, bonariamente, quasi come un padre, consiglia a Marco di rifare il passaporto al più presto possibile e dà l’autorizzazione per il timbro di uscita!!!! Il cuore rallenta un po’, un sorriso mi si stampa nel viso, Marco invece non ha espressione, è ancora provato da quei lunghissimi minuti in cui abbiamo avuto concretamente timore di essere rimandati indietro. Adesso è il mio turno, le solite domanda se sono la moglie e se abbiamo figli, uno sguardo accurato anche a tutti i miei visti e al mio passaporto che comunque si sta un po’ rovinando, timbro di uscita e via….SIAMO FUORI DALLA CINA!!! Ci tremano le gambe, la tensione un po’ scende ma ancora non esultiamo, dobbiamo ancora ricevere il visto laotiano e il timbro di ingresso. Questa fase ci spaventa un po’ di meno perché indietro non possono rimandarci, non abbiamo più il visto valido per un secondo ingresso in Cina e non possono neanche lasciarci nella terra di nessuno quindi non hanno altra scelta che farci entrare…magari con qualche restrizione però, ancora non sappiamo.
La frontiera laotiana ci dà un prima impressione di quello che sarà il Laos, della enorme differenza con la Cina, della rilassatezza e tranquillità delle persone e della loro tolleranza degli “stranieri”. Le procedure sono istantanee, non ci sono controlli dei bagagli, nessun metal detector. Facciamo il visto di 30 giorni in meno di 5 minuti, ci dirigiamo verso il controllo passaporti e l’addetto senza guardare nulla mette il timbro…CE L’ABBIAMO FATTA!!!! Non ci crediamo, il sogno degli ultimi 20 giorni si è avverato, ogni preoccupazione che ci ha occupato una parte della testa (e del cuore) è sfumata, siamo nel sud est asiatico!!! Allontaniamo tutti i tassisti e tutti quelli che ci vogliono cambiare i soldi perché vogliamo goderci questo attimo di vittoria!! Ci abbracciamo! Siamo euforici!!
Dopo i “festeggiamenti”…dove andiamo??? Nessuno dei due ha avuto il coraggio di tirare fuori la guida del Laos prima d’ora, non ci siamo informati su nulla per scaramanzia e adesso non abbiamo una meta. Ma siamo così felici, ci sentiamo così liberi…guardiamo la cartina e scegliamo quasi a caso: Luang Nam Tah, l’abbiamo sentita nominare in frontiera ed è la prima cittadina un po’ più grande nelle vicinanze. Andata, Luang Nam Tah sia, almeno per una notte! Sentiamo un po’ di prezzi dei tassisti e di un autobus che è arrivato dalla Cina, ma la nostra attenzione viene rapita da un “carretto” con un cassone aperto dietro, che poi scopriamo essere il famoso tuk tuk, il tipico taxi del Sud Est Asiatico.
Dopo solo un paio di chilometri siamo estasiati da questo mezzo di trasporto, abbiamo i capelli al vento, l’aria dei tropici si insinua nei nostri corpi e ci porta un po’ di sollievo dal caldo torrido che nel frattempo ci ha fatto lasciare pile, magliette termiche e piumini per dare posto a magliette a maniche corte! I nostri sorrisi non accennano a scomparire dai nostri volti…ci sentiamo liberi!! Liberi dalla preoccupazione del passaporto, liberi dai controlli eccessivi ed esasperanti della Cina, liberi dal freddo, liberi dalla fretta di arrivare…adesso abbiamo davvero tutto il tempo che vogliamo per goderci il cammino. Il Laos è più piccolo dell’Italia, abbiamo un mese intero per attraversarlo e nessuna scadenza che ci possa far sentire la fretta di uscire prima dei 30 giorni, possiamo così riscoprire la dimensione del tempo e fare nostri i luoghi che attraverseremo.
Ci lasciamo alle spalle la Cina e riscopriamo cosa significa sentirsi liberi!

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Welcome to Laos!!!!!!!!

 

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