Salar de Uyuni (e Uyuni) - Solo bianco intorno a noi

04 - 07 Novembre 2019

Il viaggio da Copacabana fino ad Uyuni passa per La Paz, la capitale più alta del mondo (solo perchè Lhasa in Tibet non è una capitale, ma se la batterebbero all’ultimo metro!). Una fermata di un giorno a La Paz era prevista nei nostri piani, ma a causa delle manifestazioni abbiamo deciso di saltarla. Dovendo però aspettare 5 ore fino al prossimo autobus, ne approfittiamo per farci un giro. Diciamo addio ai nostri zaini (che lasciamo nel chiosco della compagnia di bus che prenderemo) e ci mettiamo in marcia verso il centro.

E’ domenica sera e con le festività dei giorni passati le manifestazioni sono state sospese fino a domani. Le strade sono comunque tetre e vuote. La piazza principale è anch’essa desolata. E noi che pensavamo di fermarci a qualche baretto in piazza!

La Paz
Vista della “conca” di La Paz

  La cosa che ci colpisce nella piazza, però, è che insieme a tutti i palazzi storici che caratterizzano ogni piazza centrale delle città sudamericane, qui spicca un ecomostro. Un palazzo nuovo di una ventina di piani se la fa da padrone nel panorama, polverizzando tutti gli edifici bassi intorno. Decisamente fuori dallo stile con cui è nata la piazza! Essendo un palazzo del governo sarà stato voluto dal presidente della nazione, che non è un dittatore, ma governando da 4 mandati forse un po’ di inclinazione al potere ce l’ha!

La Paz
L’ecomostro di La Paz

  Passeggiamo ancora un po’ nelle strade deserte, con tutti i negozi chiusi, fino a che troviamo una strada grande con un minimo di vita. Sembra quasi la rambla di Barcellona. Qui cerchiamo un posto dove poter cenare e fermarci un po’ fino all’ora di partire. Decidiamo per il Burger King...e questa volta facciamo vincere gli Stati Uniti sul Sudamerica, ma ogni tanto un cambio di sapori ci vuole!

Il secondo viaggio in bus è lungo e a tratti non troppo confortevole, ma arriviamo sani e salvi ad Uyuni, ovviamente prima dell’orario che ci era stato detto. Ma come mai quando dobbiamo arrivare di sera ritardiamo sempre, mentre al mattino presto arriviamo sempre prima?? 
Sono le 6.30 del mattino e poche speranze di trovare un ostello che ci accetti così presto. Usciamo dall’autobus e scansiamo tutti i venditori che si affollano davanti agli autobus con turisti per vendere i tour al salar de Uyuni. Ad uno di essi, che mi stava sfracellando le scatole, ho dovuto fargli presente che sono le 6 del mattino dopo un viaggio di 15 ore quindi può immaginare quanta voglia ho di parlare dei tour adesso. Ha desistito!

Recuperiamo gli zaini e per prima cosa andiamo a fare colazione nell’unico baretto aperto. Per spendere poco prendiamo il solito caffè, pane e uovo (per variare da pane e marmellata dell’ultima settimana). Dopo di che andiamo alla ricerca di un ostello, hotel, guesthouse, insomma qualunque cosa purché economica. I primi tentativi non sono di successo, ci sparano prezzi abbastanza alti e speriamo ancora di trovare qualcosa di meno caro. Alla fine becchiamo un ostello che ci fa una cifra ragionevole, la camera non è male, il bagno puzza (ma non ricordo l’ultima volta che non puzzasse) e la colazione è inclusa...fammi indovinare? Caffè, pane e marmellata! Ottimo!

Portato a casa questo successo, passiamo alle prossime commissioni. Prima cosa lavanderia (quanto ci costa!!) e poi iniziamo a girare agenzie per avere informazioni sui tour al Salar de Uyuni. Andiamo prima in quelle con migliori recensioni e anche consigliate dalla Lonely Planet. Abbiamo letto che i tour più economici non prestano molto attenzione alla sicurezza e sono successi degli incidenti in passato, quindi siamo disposti a pagare di più. Andiamo a sentirne un paio, ma la seconda ci convince di più. Sebbene un po’ più costosa ci sono un paio di dettagli che ci piacciono: il giro in bici di una mezz'oretta sul salar e la seconda notte pernottamento vicino ai bagni termali così che possiamo, dopo cena, goderceli (mentre gli altri tour vanno ai bagni termali il mattino del terzo giorno, molto di fretta e a volte non c’è tempo per fermarsi). E anche questa è fatta!

Dato che ci siamo, chiediamo al proprietario dell’agenzia se conosce un posto in cui possano riparare laptop. Il nostro mac è ancora fuori uso. Ci dice che un suo amico è ingegnere informatico ed ha un negozio qui vicino. Andiamo quindi a prendere il pc in hotel e torniamo all’agenzia, dove il tipo ci porta dall’amico. Cerchiamo di spiegare la situazione con il nostro spagnolo incerto, ma su una cosa siamo inflessibili: se ce lo dà funzionante paghiamo, altrimenti non cacciamo una lira. L’esperienza con il ciarlatano a Puno ci ha segnato! Il tecnico sembra abbastanza fiducioso, ma ci dice di tornare l’indomani prima di partire per il tour, perché la notte la connessione internet è migliore e può lavorarci meglio. Incrociamo le dita che sia la volta buona.

Prima di pranzo ci fermiamo in un supermercatino per comprare snacks da portare durante il tour, dato che abbiamo letto che a volte il cibo è insufficiente per tutti. Facciamo una bella scorta tanto per star sicuri, se poi non ci servono li mangeremo più avanti.

Verso l’ora di pranzo andiamo nella strada centrale a cercare un posto in cui poter mangiare qualcosa di sicuro a livello sanitario, ma non troppo costoso. A Uyuni questo binomio è introvabile. Tutti i posti turistici sono anche esageratamente costosi. Decidiamo di prenderci il rischio di andare a mangiare al mercato. Se ci prende l’influenza intestinale durante il tour avremo una storia da raccontare!
I “ristoranti” di questo mercato sembrano più zozzi di altri in cui siamo stati. Nel dubbio cerco di prendere la cosa più sicura, ovvero senza carne, uova o pesce. Mi prendo la solita zuppa e poi una specie di poltiglia con lenticchie. Marco invece fa all in e si prende la specialità del mercato. Ho mangiato di meglio, ma almeno abbiamo contenuto le spese. 
Dato che siamo al mercato, passiamo dal reparto frutta e verdura. Stasera vogliamo cucinarci da soli sfoggiando il nostro kit da viaggio (dato che l’ostello non offre una cucina). Optiamo per un piatto unico (che all’amore mio fa impazzire!) con soffritto di cipolla e carote, pomodoro, patate, lenticchie e quinoa.

Uyuni
L’amore che cucina

  Sembrano accostamenti azzardati, ma il risultato sarà spaziale. Senza considerare la soddisfazione quando usiamo il nostro piccolo, ma ben equipaggiato, kit da viaggio!

Dato che ancora è pomeriggio e c’è un bel sole, non abbiamo voglia di rintanarci in camera. Ci fermiamo quindi in uno dei locali del centro per prenderci un succo e una birra. Ci posizioniamo nei tavoli fuori e ci rilassiamo. O meglio, l’idea era di rilassarci, ma in realtà ci mettiamo a fare il piano per Cile e Argentina, soprattutto la parte Patagonia e Tierra del Fuego, che non ci è chiara per niente. Iniziamo a informarci separatamente su i giri classici, giri meno classici, distanze, must haves, etc., per poi unire insieme le informazioni. Sembra tutto un delirio, soprattutto per i trasporti che nella zona sembrano essere molto random. L’altro problema è il trekking a Torres del Paine, nella Patagonia cilena, che sembra necessario prenotare mesi e mesi prima, ma noi non abbiamo idea di quando ci arriveremo. Cambiamo l’itinerario mille volte, cercando la migliore soluzione, per poi tornare più o meno a quello che avevamo pensato originariamente, con qualche modifica. Il punto principale che abbiamo messo in chiaro oggi è, però, che vogliamo un po’ perderci la sotto. Vogliamo vivere un’esperienza un po’ meno programmata e più lasciata al caso. La cosa ci intriga non poco, molto di più dell’ennesimo trekking in un parco naturale, che abbiamo infatti cassato decidendo di fare qualche trekking giornaliero per non perderci comunque la bellezza del luogo.

Con la testa in fiamme, ma felici di averci ragionato sopra e trovato quello che più ci piace, finiamo i nostri drinks e ci avviamo in hotel (dopo qualche spesuccia per souvenirs).

Iniziamo subito a cucinare la nostra deliziosa cenetta e nel mentre che si cuoce io mi intrippo sulla Patagonia, leggendo milioni di articoli su possibili spostamenti in traghetto tra i fiordi, autostop nella carretera australe, ecc. In un baleno arriva sera e con la nostra super zuppa l’atmosfera è perfetta!

Uyuni
Non sembra ma è squisita!!

  Finalmente è arrivato il giorno del tanto atteso tour al Salar de Uyuni. Non sappiamo proprio cosa aspettarci, speriamo che l’agenzia che abbiamo scelto sia all’altezza della situazione.
Facciamo colazione in ostello, prepariamo gli zaini e aspettiamo l’ora in cui ci vengono a prendere. Nel frattempo andiamo a recuperare il pc al negozio, pieni di speranza. Quando arriviamo il tipo ci inventa mille scuse, tipo che stanotte si è sentito male (manco fossimo alla scuola elementare), insomma, morale della favola, anche questo non ha avuto voglia di fare niente! Quello che non sopportiamo è che all’inizio ti riempiono di speranze, facendoti credere che lavoreranno negli orari più strani per risolvere, e poi alla fine sono tutti uguali, ovvero se ne strafregano di te, del tuo laptop e delle promesse che ti hanno fatto. Ci ripromettiamo di non ricadere in questa trappola. Alla prima città un po’ più grande ne compreremo uno, non possiamo perdere tempo appresso a questi che hanno tempi biblici e voglia solo di mangiare!

Alle 10.30 passa un tassista a prenderci e ci porta davanti all’agenzia. Ci sono 3 fuoristrada che ci aspettano, il gruppo è più numeroso di quello che ci aspettavamo. Siamo in 16 più gli autisti e una guida bilingue. Ci fanno un briefing sull’itinerario e alcune precauzioni e poi pronti per la partenza. Finiamo nel fuoristrada con una ragazza tedesca, una olandese e un signore cileno, più il nostro mitico autista. 

La prima fermata è poco distante da Uyuni ed è il cimitero dei treni, in pratica un luogo in cui negli anni sono stati abbandonati i vagoni rotti dei treni che portavano argento scavato nelle miniere di Potosì fino al porto di Antofagasta in Cile, dove veniva caricato sulle navi merci verso le più disparate destinazioni.

Salar de Uyuni
I treni...morti!

  Il luogo non ha proprio un grande fascino, i vagoni sono buttati là e la maggior parte corrosi dalla ruggine. Facciamo un paio di foto e aspettiamo di ripartire. Nel frattempo osserviamo una delle nostre compagne di viaggio che si sta mettendo oltremodo in mostra facendosi fare un video mentre corre nei tetti dei vagoni. E’ australiana, ma questo di solito è un vantaggio. Beh, non su di lei!

Riprendiamo il viaggio verso il museo del sale, in cui ci spiegheranno il processo di produzione del sale, una volta estratto. Lungo la strada iniziamo a scorgere il deserto e vediamo alcuni llama e vicuna. il nostro autista ci spiega che i vicuna si riconoscono perchè non sono addomesticati, stanno in gruppi piccoli e il gruppo ha un solo maschio. Se ce n’è più di uno, combattono fino a che uno non è costretto a lasciare il gruppo per poi formarne un altro. Il signore cileno in macchina con coi, Cesar, si definisce quindi un vicuna. Apposto così!

Al museo del sale ci fanno vedere i blocchi che estraggono dal salar e come lo lavorano. Ancora però non abbiamo capito come fa a formarsi il sale in quella zona.

Salar de Uyuni
Un po’ di sale per la pasta?!?

  Dato che siamo costretti a comprare qualcosa (o lasciare una mancia) compriamo un sacchetto di sale aromatizzato al rosmarino che useremo per le nostre ricette on the road.
Mentre aspettiamo di ripartire vediamo le nostre guide e autisti seduti alla bancarella di una signora sorseggiando una bevanda che sono giorni che vediamo per le strade boliviane, ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di provare. La signora si presta alle nostre domande, spiegandoci che è un succo di pesche essiccate. Ci spiega anche il processo di produzione e quando ci vede soddisfatti del sapore, ci riempie il bicchiere senza farci pagare. Finalmente una persona sorridente e brava venditrice. Con noi, basta che ci dai un po’ di spago, e diventiamo i migliori clienti. Anche la ragazza tedesca, Charlotte, incuriosita dalla bevanda, ci chiede se possiamo fargliela assaggiare e tutti insieme preghiamo che il colera ci risparmi anche questa volta :)

Adesso siamo pronti per entrare in mezzo al Salar de Uyuni. Ben presto il fuoristrada si butta nelle piste del salar e intorno a noi iniziamo a vedere solo bianco, per chilometri e chilometri.

Salar de Uyuni
I fuoristrada nel deserto di sale

A questa prima vista siamo già eccitati. Una bellezza della natura così non l’avevamo mai vista e il bianco da un che di mistico e allo stesso tempo misterioso!
In lontananza si vedono miriadi di vulcani che circondano la zona, alcuni si vedono nitidi, gli altri si vedono come velati da una leggera foschia, effetto dato dal bianco del deserto del sale.

E così, guidando fino alla pancia del salar, lasciamo tutti gli altri colori indietro e veniamo immersi solo nel bianco del sale e blu del cielo. Per goderci ancora di più questo spettacolo, abbiamo adesso una mezz'ora libera in cui abbiamo a disposizione le bici. Le guide vanno intanto a preparare il picnic poco più avanti. 
Ci mettiamo in sella alle bici e iniziamo a girare come impazziti in mezzo a questo mare bianco e infinito. Ogni metro è uguale a quello prima, ma allo stesso tempo diverso. Foto, video, scatti su scatti e milioni di risate. 

Salar de Uyuni
Pronti a pedalare!

  Ci rendiamo poi conto che siamo rimasti gli unici ancora a bighellonare, mentre tutti gli altri stanno pedalando verso la meta. Iniziamo allora a pedalare a più non posso divertendoci come matti fino a che abbiamo fiato (siamo sempre a più di 4000 m di altezza!).

Salar de Uyuni
Il fotofinish!

  Nel punto in cui hanno preparato il picnic c’è un monumento della Dakar come ricordo di quando la gara è passata di qui nel 2016. Ci facciamo un paio di foto, come promessa che un giorno percorreremo con il nostro fuoristrada le vie della Dakar.

Salar de Uyuni
Una promessa per il futuro...

  Pranziamo tutti insieme in dei tavolini da campeggio nel bel mezzo di questo deserto bianco. Sorprendentemente il cibo è buono e abbondante, con anche inaspettate verdure e un dolce alla fine. Ovviamente, adesso che il gruppo è tutto unito, il pasto è accompagnato dalle solite chiacchiere di backpackers che si stanno appena conoscendo: quanto tempo viaggi? dove sei stato? io sono stato qui, qui, qui e qui. E giù storie straordinarie di esperienze vissute durante questi mesi, anni, millenni di viaggi! E’ palese che a nessuno interessi nulla delle esperienze degli altri, ma ognuno aspetta solo il suo turno per sciorinare le proprie avventure.

Dopo pranzo ripartiamo verso un altro punto del salare, ancora più deserto. Qui possiamo passare del tempo a farci milioni di foto, comprese quelle che chiamano “funny pictures”, ovvero foto simpatiche che sfruttano i giochi di prospettiva.

Salar de Uyuni
Attento che cadi...

  Ce ne facciamo fare alcune anche noi con una bottiglia di vino e altre in cui io faccio come schiacciare un minuscolo Marco.

Salar de Uyuni
Il vino non manca mai!

  Cerchiamo di fare foto con la nostra mascotte “l’esploratorino”, ma è troppo piccolo e la messa a fuoco non funziona.

Salar de Uyuni
Salta sin parar!!

  Oltre a foto individuali ci fanno anche fare video di gruppo, uno in cui appariamo da un barattolo di Pringles, per poi ballare e reinfilarci dentro, mentre un altro dove camminiamo in bilico su un laccio di scarpe enorme. Un modo carino per fare team building!
A parte tutte queste foto e video ricordo, cerchiamo di imprimere dei ricordi anche sulla nostra memoria, che lì siamo sicuri di non perderli (almeno spero)! Ormai sono un paio d’ore che vediamo questi panorami, ma la meraviglia non accenna a diminuire.

Siamo ora pronti per la prossima tappa: un’isola in questo deserto ricoperta di cactus giganti. E’ chiamata isola perché la sua punta spicca su questo mare bianco. In realtà, ci spiegano, è una montagna che un tempo appariva in tutta la sua altezza perché il salare non esisteva, ma con la formazione di esso in altezza, adesso si vede solo la cima.
La vista dalla punta più alta è inimmaginabile. Ovunque ti giri c’è bianco e in lontananza crateri di vulcani altissimi. I cactus enormi, poi, donano al tutto un’atmosfera super esotica!

Salar de Uyuni
I giganti del deserto di sale

  Da qui passiamo ad un’altra isola più avanti in cui c’è come una grotta. Seduti li, ascoltiamo le spiegazioni della guida e i racconti di alcune leggende, mentre aspettiamo che il sole tramonti dietro ai vulcani. Ci godiamo il tramonto in un profondo silenzio, nessuno si azzarda a fare rumore tanta la spettacolarità del momento. 
Quando l’ultimo pezzettino di sole se ne va, scendiamo dall’isola, ma 10 minuti dopo lo spettacolo che ci aspetta è ancora più spettacolare del tramonto stesso. Dato che il cielo è per metà ricoperto di nuvole, i raggi del sole ormai scomparso dietro ai vulcani, tingono tutte le nuvole prima di arancione, per poi passare al rosa e finire con un rosso accesso. Vorrei descriverlo, vorrei descrivere la vastità di questo momento, ma nessuna parola può bastare.

Salar de Uyuni
Uno dei tramonti più belli della storia!!

  Marco, io e le altre due ragazze in macchina con noi siamo state le ultime a risalire nel fuoristrada, dopo essere stati richiamati all’ordine più e più volte e aver risposto che volevamo rimanere un altro po’ ad ammirare questo spettacolo che raramente potremo rivivere.

La direzione adesso è l’hotel per cena e pernottamento, ma le guide hanno in serbo un’altra cosa per noi. Ci portano in un altro punto del salare e qui ci dicono di metterci tutti in fila. Ci insegnano alcune pose che dobbiamo cambiare al loro segnale. Mentre noi ci ridicolizziamo nel fare le pose dettate, loro ci girano intorno con i fuoristrada facendo dei video, ma non riusciamo ancora a capire quale possa essere il risultato finale. Tremiamo dal freddo, ma ridiamo non poco e nel frattempo continuiamo ad ammirare le ultime luci lasciate dal tramonto. Alla fine il video è fighissimo.

Clicca qui per vedere il video

La strada per l’hotel è ancora lunga e cominciamo ad essere stanchini, ma i colori della notte che scorrono dal finestrino fanno sognare ad occhi aperti.

L’hotel è molto bello, direi quasi uno dei più belli in cui siamo stati fino ad ora. E’ costruito con blocchi di sale, con cui sono fatti anche gli arredi. E la doccia! Una vera doccia, con acqua calda che scende con un flusso finalmente soddisfacente. Ci passerei delle ore per dimenticare tutte le docce tiepide, in cui devi assumere posizioni fantasiose per beccare le due gocce d’acqua che scendono e tutte le scosse prese nelle docce elettriche!
Siccome non si può usare il phon, Marco accende la stufa a gas che abbiamo in camera e cerco di asciugare un pochino i capelli, dato che la temperatura è freddina.

All’ora di cena ci sediamo nella sala comune, al tavolo con i nostri compagni di fuoristrada e un’altra ragazza. Anche la cena è squisita e ce la divoriamo. Charlotte si presenta con le carte da Uno e nonostante veda l’ora di andare a dormire, non riesco a rifiutare una partitina. Ma non resisto a più di una.

La sveglia per il secondo giorno di escursione è presto, ma non esageratamente. Alle 6.30 ci sediamo per colazione e intorno alle 7 riprendiamo la nostra strada. Oggi la giornata è lunga, sono previsti molti stop, ma soprattutto molti chilometri in auto. 
Dal deserto bianco del salare, passiamo ad un vero e proprio deserto, il quale però assume diverse forme durante il viaggio. Ci sono tratti molto sabbiosi, altri più rocciosi e altri dove si vede una strana vegetazione. 

Salar de Uyuni
Un deserto con strana vegetazione

  E’ difficile ricostruire tutte le fermate in ordine, ne abbiamo fatte veramente tanto, ma ciò che abbiamo visto è stato eccezionale.
Ci fermiamo in una zona vulcanica, in cui si possono vedere da vicino la miriade di vulcani che ricoprono la zona, uno di essi semiattivo da cui sta fuoriuscendo del fumo. 

Salar de Uyuni
Erutterà?? Speriamo non ora!

  Andiamo poi nel deserto di corallo, dove ci sono a perdita d’occhio rocce dalla forma di coralli giganti.

Salar de Uyuni
I coralli sul deserto???

  Vediamo poi nel cammino delle rocce seminate nel deserto qua e là, alcune di esse con la forma di alberi.

Salar de Uyuni
Rocce o alberi?

  Ma la più grande attrazione della giornata sono le lagune che ospitano i fenicotteri rosa. Quando dicono prima dei tour che vedremo animali particolari, in genere ci sono poche chance che questo accada davvero. E invece di fenicotteri ce ne sono a perdita d’occhio. Purtroppo (ma per fortuna per l’ambiente) non ci possiamo avvicinare troppo, ma la distanza che ci separa basta per ammirare tutta la loro bellezza e stranezza. Alcuni di essi dormono e possiamo vedere la loro posa con una zampa sola. 

Salar de Uyuni
I FENICOTTERI!!!!

  Distolto un attimo lo sguardo dai fenicotteri, ci accorgiamo della straordinarietà del posto in cui siamo. La laguna è blu, ma con delle vaste aree bianche (ci dicono essere boro), la vegetazione intorno è di un mix di verde chiaro e scuro, tutto intorno il deserto rossiccio con dietro i vulcani marroni e per finire l’azzurro limpido del cielo. A tutto questo va aggiunto il rosa dei fenicotteri, che dà quel tocco in più.

Salar de Uyuni
Non male come habitat dei fenicotteri!

  Fortunatamente ci fermiamo in questo posto per il nostro picnic di pranzo e possiamo goderci questa bellezza un po’ più a lungo.

Salar de Uyuni
Troppo dolci

  Il pranzo non ci delude neanche oggi e le chiacchiere al tavolo sono finalmente sopportabili. Avendo passato una giornata al gioco di chi è più viaggiatore, oggi finalmente si possono avere conversazioni più normali, spaziando anche sulle nostre vite al di là dei viaggi, che comunque ci caratterizzano altrettanto.

Di lagune ne vediamo altre 2 o 3, tutte con fenicotteri, i quali sembra si spostino ogni settimana da una all’altra. L’ultima che vediamo si chiama laguna colorata, perchè le alghe che sono presenti e che vengono a galla con il vento danno una colorazione sul rossiccio.

Salar de Uyuni
Ancora fenicotteri a perdita d’occhio

  Durante tutta la giornata i panorami che si sono susseguiti sono stati indimenticabili, anche se forse tutte queste fermate ci hanno un po’ spossato e alla fine non ce la facevamo più a vedere cose, ma capisco che cercano di concentrare tutte le particolarità di questo luogo in pochi giorni.
Nei lunghi spostamenti in fuoristrada mi sono ritrovata per un pezzo insieme al signore Cileno, con cui ci siamo fatti una lunghissima conversazione. Ieri avevo visto che si era segnato all’hotel come ingegnere, quindi ne ho approfittato per aprire questo argomento, pensando che fosse l’unico che avrebbe potuto essere in comune. Ci siamo raccontati a vicenda le nostre professioni (più lui che io in verità, dato che il mio spagnolo non è ancora così fluente e lui aveva tanta voglia di parlare!). Mi ha raccontato di alcune sue idee innovative e di altre che ha in testa e che sono legate ad una cultura precolombiana, simile a quella Inca, ma più piccola. Per questo sta viaggiando in questi luoghi, sicuro che tornerà in Cile con idee geniali da applicare al suo lavoro. Mi lascia anche il biglietto da visita, just in case!
La conversazione divaga poi su delle serie televisive, che fortunatamente Marco ha visto su Netflix e così si mettono a parlare loro due, lui eccitatissimo delle genialità che trovava nelle trame e Marco con la sua visione un po’ più scettica. La conversazione si chiude con lui che ci dice essere fissato di una canzone italiana che ha sentito in una di queste serie “oh bella ciao”. Gli spieghiamo che non è una vera e propria canzone pop, e cerchiamo di dirgli più o meno il significato. Ma quando Charlotte mette alla radio la versione remix, si scatenano tutti non sapendo minimamente a cosa si riferisce la tematica. Si crea comunque un momento a dir poco goliardico!

L’ultima fermata della giornata è in un luogo dove ci sono dei geyser. In realtà non sono geyser, ma fumarole. Ci sono quindi decine e decine di pozze con acqua sulfurea bollente e fumi qua e là.

Salar de Uyuni
Le fumarole...pericolose!

  La guida ci dice di stare attenti e non andare vicino alle pozze, ma i segnali non sono così incisivi. Che vuol dire non avvicinatevi tanto? Quanto è tanto? Fatto sta che un ragazzo del nostro gruppo sfora questa linea invisibile del “troppo” vicino e la roccia si sgretola sotto i suoi piedi, facendolo cadere su una pozza. L’acqua è bollente e il poveretto è sotto shock, ma sembra riprendersi velocemente. Non avendo idea della temperatura dell’acqua nessuno si preoccupa più di tanto, neanche le guide (!!!).

Un po’ scossi dall’incidente, riprendiamo la strada per raggiungere l’hotel per questa notte. Il livello di lusso scende drasticamente rispetto a ieri. Abbiamo solo delle camerate da condividere e il tutto è molto spartano. Ovviamente niente doccia né tantomeno acqua calda, ma qui vicino ci sono i bagni termali e dopo cena possiamo andare. In realtà sentendo il freddo che fa usciti dalla macchina, molti di noi si stanno domandando se veramente avremo il coraggio di andare, alcuni già accennano dei no, mentre altri cercano di trascinare.

La serata passa aspettando la cena, ma soprattutto partecipando all’emergenza che si è creata con l’incidente del ragazzo ai geyser. Quella che sembrava una cosa da niente, adesso è diventata una mezza tragedia. Il ragazzo inizia a soffrire un forte dolore e quando si toglie i pantaloni vede tutte bruciature sulla gambe e sui piedi. Cerchiamo un po’ tutti di unire le nostre conoscenze sulla gestione delle ustioni, quando per fortuna un ragazzo, sempre del nostro gruppo, ma ignaro di quello che era successo, capisce la situazione ed essendo un infermiere del pronto soccorso prende in mano la questione. Adesso la corsa è per trovare una bacinella e dell’acqua pulita per lavare le bruciature, poi trovare delle fasce e degli antidolorifici per l’estremo dolore. 
Purtroppo siamo in mezzo al nulla, completamente tagliati fuori dal mondo. L’ospedale più vicino è in Cile, ma adesso la frontiera è chiusa e l’altro più vicino è ad Uyuni, a 8 ore di macchina da qui.  Ci sono dei kit di primo soccorso, ma messi molto male. Le nostre guide poi, che per altri ambiti sono state eccezionali, non sono minimamente preparate a gestire la situazione, né tantomeno ne capiscono la gravità. Fortuna che c’è quel ragazzo che sa cosa fare. Dopo un’oretta buona la situazione sembra più sotto controllo e riusciamo tutti a mangiare senza troppa preoccupazione.
Le bottiglie di vino, comprate questa mattina per l’occasione dei bagni termali in notturna, cominciano a venire fuori e a venire stappate. L’atmosfera si fa sempre più gioiosa.

Finita la cena è ora di decidere: si va o non si va. Le guide ci dicono che dato che fa freddo ci possono accompagnare e venire a riprendere con i fuoristrada e questo cambia un po’ la prospettiva. Con i primi fumi dell’alcol che fanno effetto e con questa novità, ci prendiamo tutti bene e siamo pronti a indossare il costume ed andare. Tutti tranne il ragazzo infortunato ovviamente e la ragazza olandese in macchina con noi, che non vuole prendere freddo.

Armati di costume, asciugamani, ciabatte, ma soprattutto delle bottiglie di vino rimaste andiamo! Velocemente ci spogliamo e ci infiliamo nella piscina. L’acqua è piacevolmente caldissima e ben presto dimentichiamo il freddo che fa fuori. Si crea una bella atmosfera con tutti quanti e ben presto ci mettiamo ad intonare canzoni, tra cui Fra Martino Campanaro, ognuno nella sua lingua (e ne abbiamo molte di lingue diverse nel gruppo!). 
Il tempo passa tra risate e bicchieri di vino e ben presto il tempo datoci dalle guide viene oltrepassato, ma ci lasciano divertire ancora un poco. Siamo tutti preoccupati della uscita da questo bellissimo calore per affrontare la notte gelida, ma quando arriva il momento siamo sorpresi di quanto non faccia poi così freddo come pensavamo. Ci cambiamo comunque in fretta e siamo pronti per partire...tranne una ragazza olandese che ha un calo di pressione e quasi sviene! Rientrati nella nostra camerata cadiamo in un sonno profondo.

E così siamo arrivati al terzo e ultimo giorno di tour. Oggi è corto perchè alle 9 dobbiamo prendere il bus per il Cile, mentre chi torna ad Uyuni continua con i fuoristrada per farsi le 8 ore di viaggio all’indietro.

Quando partiamo con il fuoristrada passiamo davanti ai bagni termali che ci siamo goduti ieri sera ed è piena di turisti di altri tour che prevedono questa tappa al mattino. Con una rara nonchalance, il nostro autista esclama sopa de gringo (zuppa di stranieri) e ci scompisciamo dal ridere, anche se gringos siamo anche noi!

La prima tappa della mattina è in mezzo al deserto per avere una vista eccezionale delle catene di vulcani che lo circondano a destra e a sinistra. Non ho mai visto così tanti vulcani tutti insieme!

Salar de Uyuni
Bolivia e Cile separati da una catena di vulcani

  Sfortunatamente ci siamo coordinati con gli orari di tutti gli altri tour e così questo posto in mezzo al nulla diventa un’autostrada in cui i fuoristrada sfrecciano come se non ci fosse nessuno e rischiamo di essere messi sotto varie volte mentre ingenuamente scattiamo foto.

Proseguiamo poi verso la laguna verde, un altro lago in mezzo al deserto che per il colore delle alghe diventa verde. Qua non ci sono i fenicotteri rosa perchè ci sono sostanze tossiche e non potrebbero sopravvivere. Il panorama da qui sembra sempre lo stesso, ma è allo stesso tempo diverso.

Salar de Uyuni
L’ultima laguna

  E’ da 3 giorni che stiamo girando in un raggio di 50-60 km, ma abbiamo visto paesaggi così differenti tra loro che sembra di essere stati in 3 continenti diversi. Pazzesco!
Dopo una foto tutti insieme è tempo dei saluti. Chi va a San Pedro prosegue verso la frontiera, mentre chi torna ad Uyuni deve tornare indietro. 
La frontiera è a una ventina di minuti dal lago ed è una delle più particolari mai viste. In mezzo al deserto un chioschetto in cui fanno gli stampo di uscita (o di ingresso). Niente sbarre, un solo piccolo cartello che dice “Benvenuti in Cile”. Nessuna bancarella o cambio di soldi. Ci chiediamo se venendo qui di notte ci sia qualcuno che controlla che non si passi la frontiera!

Ottenuto lo stampo di uscita dalla Bolivia, dopo solo 7 giorni, salutiamo le guide e i fuoristrada e veniamo trasferiti in un minivan. Da qui in poi la strada è sempre in mezzo al deserto, ma asfaltata. Questo già ci da un accenno del fatto che stiamo lasciando la parte sudamericana più “povera” per entrare in quella più sviluppata di Cile e Argentina. 
Anche la frontiera di ingresso al Cile è decisamente diversa. Un ufficio di tutto rispetto, climatizzato, bagni impeccabili. I controlli sono più seri...o meglio, qui ci sono controlli, mentre in ogni frontiera precedente quasi non ci hanno nemmeno guardato in faccia. Oltre al controllo passaporto qui c’è anche il controllo doganale degli zaini. Per fortuna ci capita il signore più gentile, che non ci tira fuori pure l’anima dagli zaini, ma fa solo un controllo più superficiale e con un sorriso dolcissimo ci saluta! Siamo ufficialmente in Cile...e ci sentiamo come se stiamo iniziando il viaggio per la seconda volta. Chissà cosa ci aspetta in questa parte di Sudamerica? Sarà tutto diverso rispetto a quello che abbiamo vissuto finora? Lo scopriremo solo andando avanti, passo dopo passo!

Salar de Uyuni
Un amore che non deraglia!

 

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