Santa Marta - Il mercato e la costa (poco) caraibica

05 - 06 Settembre 2019

Ci svegliamo molto presto come al solito questi giorni (dannato jetlag!!). Prepariamo tutti i bagagli e andiamo a cercare un posto dove fare colazione. Ci dirigiamo dalla parte opposta del centro, memori del furto di ieri con il the a 6000 pesos.
Troviamo un posto molto local che siamo convinti ci darà molte soddisfazioni. Chiediamo comunque prima i prezzi di tutto e poi, sicuri di essere nel posto giusto, ordiniamo la nostra ottima colazione, io salata, Erika dolce.

Troviamo il minibus per Tunja già pronto a partire non appena varchiamo la soglia della piccola stazione degli autobus. Siamo emozionati perché siamo all’inizio di un’altra “prima”. In questo caso la “prima lunga traversata via terra”. Dovremo infatti arrivare fino a Santa Marta, sulla costa caraibica della Colombia. Siamo però stranamente calmi: secondo i nostri calcoli dovremo avere tutto il tempo del mondo.

Arriviamo a Tunja senza troppi drammi e il conducente ci indirizza subito verso chi ci può vendere il biglietto per la prossima destinazione: Bucaramanga. Solitamente siamo un po’ scettici a seguire ciecamente gli indirizzamenti di “addetti del mestiere” ma qui in Colombia stiamo imparando a fidarci. Sembra che nessuno voglia veramente fregarti o farci la cresta. E credetemi, dopo 9 mesi di Asia questo è assolutamente incredibile. Per farla breve anche stavolta il tutto si è svolto senza intoppi e in venti minuti siamo su un altro minibus, volando verso la nostra nuova destinazione.
Ecco, “volando” è esattamente il verbo che si addice alla folle velocità con cui il guidatore si lancia in sorpassi o curve al limite. Per carità, il mezzo è uno dei più nuovi e confortevoli sui quali abbiamo mai viaggiato, a patto di non stare sui sedili posteriori, pena il venire sbalzati di 30 centimetri ad ogni piccola increspatura del manto stradale. Ma la voglia di baciare terra non appena ci fermiamo, anche solo per una piccola sosta, rimane tanta!
Non ci ricordavamo questa sensazione di sentire la propria vita appesa al pedale del freno di un mezzo a motore, ma si spera sempre nella capacità dell’uomo al volante di sapere quello che fa, visto che fa questa strada un giorno si e l’altro pure. La fifa però rimane e non ci resta che guardare fuori dal finestrino, non concentrandoci troppo sulle manovre azzardate.
Il panorama rimane abbastanza lo stesso fino a poco dopo San Jil, un susseguirsi di piccole montagne verdissime (piccole perché’ siamo in un altopiano a 2000 metri e quindi i picchi sembrano relativamente bassi, ma ci saranno punte anche a 3000m). Il tutto molto bello ma poco impressionante. Questo cambia non appena l’altopiano finisce: una parete a picco con una strada che zigzagando porta pericolosamente le macchine a valle. Di fronte, altre montagne di 3000 metri ma, stavolta, con le pendici al livello del mare che permettono di ammirarle nel pieno della loro imponente bellezza. Sul fondo della valle, un fiume giallo scorre piano verso il mare. Bellissimo.

Journey to Bucamaranga
Le vette colombiane

Oltre alla sosta per pranzo ci capita anche di fermarci per una buona mezz’ora per dei lavori in corso. Qui in Colombia, apparentemente, quando rimane una sola corsia disponibile, cambiano il senso di marcia una volta ogni ora, con buona pace di tutto il traffico che deve sostare un tempo infinito in colonna.

Journey to Bucamaranga
Lavori in corso…

Ovviamente a trarne profitto sono i mille venditori ambulanti che passano a vendere qualsiasi possibile leccornia. Con Erika nell’attesa, ci chiediamo come sia possibile che ce ne siano cosi tanti qui e in Italia no. Ci rispondiamo anche abbastanza velocemente che se per aprire una partita IVA ti bastasse comprare una scatola di polistirolo come qui, forse ne avremo di più anche in Italia.

Journey to Bucamaranga
Solo queso o queso y arequipe??

La stazione di Bucaramanga è più simile a un aeroporto, gigantesca. Nonostante tutto riusciamo a orientarci egregiamente e in 10 minuti abbiamo già i biglietti per il nostro autobus notturno che ci porterà a Santa Marta. Dobbiamo aspettare 3 ore e ci mettiamo quindi comodi su uno dei tanti terrazzini a scrivere le nostre care memorie.

Terminal de transporte Bucamaranga
Quasi quasi ci rifacciamo una vita qui!

Per cena Erika si tiene leggera mentre io prendo pollo fritto con patatine fritte talmente grasso che per mangiarlo vengono forniti al cliente degli utili guanti in plastica. Una delizia, sperando che il guidatore notturno non sia spericolato, altrimenti potrei avere dei problemi di digestione…

Terminal de transporte Bucamaranga
L’unto!

Il viaggio invece è molto confortevole, arriviamo abbastanza ripostati, considerate le circostanze.

Dopo una veloce colazione in un caldo torrido, ci scontriamo nuovamente con la correttezza e la disponibilità dei tassisti: non ci assalgono, ci indicano dove sono i minibus (fuori dalla stazione), ci dicono il loro prezzo e il prezzo dei minibus. Noi rimaniamo letteralmente a bocca aperta. Decidiamo di prendere il taxi solo per celebrare questa tregua con la categoria (e anche perché’, con pochi spiccioli in più, non rischiamo di essere derubati :P).
Ci facciamo lasciare a piazza Bolivar, una sicurezza come piazza Garibaldi in Italia, e poi ci muoviamo da li. Proviamo in un paio di ostelli e poi troviamo un hotel economico che fa al caso nostro anche se un po’ fuori budget. Ci facciamo una bella doccia fresca e poi usciamo a vedere cosa Santa Marta ha da offrire.

Facciamo subito un giro per il quartiere del mercato. Si vede subito che questa è la parte viva della città di mattina, con miriadi di bancarelle che vendono di tutto sulle strade adiacenti all’edificio del mercato vero e proprio.

Santa Marta
Il mercato

Ci immergiamo nella folla e facciamo un po’ di acquisti utili (lucchetto, crema solare etc.). Ci arrischiamo anche a tirare fuori la Go-pro per una ripresa di questo angolo di vita cosi vero ma veniamo subito ripresi da un passante che ci dice di metterla via che è pericoloso. Seguiamo il consiglio.

Santa Marta
Le strade di Santa Marta

Sono le 11e30 ma avendo fatto colazione alle 6 il nostro stomaco sta brontolando. Come giriamo l’angolo ci troviamo di fronte a uno di quei localini che, fino a che non ci prende la dissenteria, ci piacciono tanto. Ci sediamo e il proprietario, avendo visto pochi stranieri in vita sua penso, ci prende in simpatia. Ci prepara il tavolo migliore (di plastica bianca sul marciapiede) e ci consiglia cosa ordinare. Ci assiste anche facendoci vedere come il pesce fritto (preso da me ovviamente) debba essere mangiato con le mani e non con coltello e forchetta come stavo cercando di fare io!

Nel pomeriggio decidiamo che vogliamo andare a rilassarci in una spiaggia nelle vicinanze, visto anche che Santa Marta non ha molto altro da offrire.
Leggiamo che, nonostante siamo ai caraibi, quelle qui intorno fanno un po’ schifo. Se si vogliono delle spiagge belle occorre andare al Parque Tayrona, cosa che faremo domani e dopodomani. Quindi oggi ne cercheremo una brutta ma almeno potremo stenderci e rilassarci un poco.

Santa Marta
Il lungomare di Santa Marta

All’inizio propendiamo per Tatanga, ma poi, leggendo di furti e scippi in quella zona, decidiamo di optare per una più tranquilla: el Rodadero, la gringolandia della zona.
Prendiamo un minibus azzurro al volo e in un attimo ci troviamo in una sorta di Riccione sud americana. Mare bruttino, spiaggia pure, versione locale di lettino e ombrellone (qui sedia di plastica e telo in PVC), solo negozi di souvenir e pieno zeppo di venditori ambulanti. Uno di questi ci si appiccica appena mettiamo piede sulla sabbia: è un venditore di cocktail sul bagnasciuga. Giovane, del Venezuela, ci racconta una storia strappalacrime della sua famiglia e ci consiglia un posto appartato in spiaggia. Quando ci saluta ci dice di dire a tutti i suoi concorrenti che abbiamo già un venditore di fiducia. Noi gli diciamo di non preoccuparsi. Da qui in poi inizia la processione di tutti i venditori di qualsiasi cosa, che ogni 2 minuti ti chiamano per offrirti i propri servigi.
Noi diciamo di no a tutti, con due piccole ma significanti eccezioni. La prima, un venditore di dolcetti zuccherossisimi che ci conquista con la dolcezza della risposta al nostro “no grazie” dicendo “ma dite no grazie solo perché non lo avete ancora assaggiato” e ce ne da un pezzetto. Aveva ragione, non abbiamo potuto resistere. E la seconda, con un altro venditore di cocktail che ci ha abbordato e ha iniziato a chiacchierare. Non gli abbiamo comprato niente ma ci siamo promessi anche a lui...che traditori.
Il tempo della verità giunge quando il primo venditore di cocktail ritorna. Gli diciamo che è ancora presto. Lui ritorna dopo un’altra mezz’ora e stavolta gli dobbiamo dire che il cocktail proprio non lo vogliamo. Figurati se prendiamo un cocktail preparato da un abusivo sulla spiaggia più turistica del circondario in sud America. Sarebbe proprio cercarsele. Erika è un po’ impaurita, dice che ha gli occhi cattivi. Ma no, dico io, mica ci rapinerà perché’ non gli compriamo il cocktail! o almeno spero!!
Tutto fila liscio e noi siamo liberi da ogni contratto verbale finalmente. Nota mentale per il futuro: non dire agli ambulanti sulla spiaggia “mas tarde”, più tardi. Se non lo vuoi comperare di no subito.
Facciamo due passi per gringolandia e poi torniamo a Santa Marta. Anche qui con il fresco ci facciamo due passi e facciamo un po’ di compere.

Santa Marta
Il primo poncho :)

Dopo la necessaria doccia in albergo andiamo a cena. Decidiamo di trovare un posto che serva cose più sane del solito fritto, grasso, riso, fagioli, avocado e platano (fritto). Troviamo un ristorantino vegan friendly al lato di una piazzetta che ci piace e anche, se spendiamo un po’ di più, ci disintossichiamo un poco. Per una decina di minuti abbiamo anche il sottofondo di un suonatore di sax che, insieme al caldo, i colori e le architetture coloniali, rende tutto molto caraibico.

Santa Marta
Una cena più delicata!

Dopo cena rientriamo velocemente in albergo per fare gli zaini. Domani partiamo per i due giorni nel parco Tayrona!

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