Otavalo - Le tradizioni resistono

20 - 23 Settembre 2019

L’ennesimo autobus dopo 3 giorni di traversata dalla Colombia verso l’Ecuador ci lascia, come sempre, al terminal dei bus. Appena scendiamo sembra che siamo stati catapultati in un altro mondo. Uno shock culturale, come lo ha definito una ragazza che ha viaggiato in Sud America e di cui seguo il blog. Ho difficoltà a descrivere quello che ci troviamo davanti, ma posso dire che è quello che aspettavamo da quando siamo partiti e che non avevamo trovato in Colombia.

Donne vestite con abiti tipici: gonna lunga nera o blu, fascia in vita coloratissima, camicetta bianca con ricami di tutte le forme e colori e scialle immensi ovunque, sopra la camicetta, annodati in testa o dietro la schiena con la funzione di zaini o trasportini per bambini piccoli. Capelli neri, lunghi, legati in lunghe trecce o in code avvolte con nastri colorati. I tratti del volto e la fisionomia in generale come ci aspettavamo dagli abitanti del Perù.

Ecuadorean women
La fierezza della propria cultura

Gli uomini invece vestono pantaloni bianchi, camicetta e ponchos. Ma soprattutto il cappello! La maggior parte di loro porta capelli lunghi legati con delle trecce, come le donne.

Ecuadorean men
Anche gli uomini con vestiti tipici

UNO SPETTACOLO!!!
Quando vediamo popoli che non hanno perso le loro usanze e modi di vestire ci vengono le lacrime e sentiamo che è anche questo ciò che ci spinge a viaggiare. Ormai la modernità è arrivata ovunque e non sono io a giudicare se è un bene o un male, ma perché perdere anche la propria identità e fierezza nel vestire come un tempo?
Siamo già innamorati di questo posto. In Colombia stavamo iniziando a dubitare del nostro entusiasmo nel viaggiare, pensavamo che, essendo questo il secondo grande viaggio, avessimo perso lo spirito di scoperta o la passione di vedere posti nuovi. Forse non abbiamo capito fino in fondo la Colombia, forse non siamo stati nei posti giusti, ma in soli 5 minuti in Ecuador abbiamo ritrovato tutta la nostra eccitazione!

Con un sorriso stampato in faccia, camminiamo verso l’ostello. Ci accoglie un signore dolcissimo che ci mostra la nostra stanza, la cucina in comune e il terrazzo. Anche l’ostello azzeccatissimo, tutto colorato, con arredi in legno, pulitissimo. La cucina è grande e attrezzata e stiamo già pensando di usarla per darci una tregua da i cibi locali. Nel terrazzino ci vediamo già una di queste sere a goderci un bicchiere di vino e un sigaro. Che dire? L’entusiasmo non accenna a diminuire!
Posati gli zaini ci facciamo subito consigliare un posto per un pranzo barato (economico) in zona. Mangiamo con davanti la cartina di Otavalo per studiare bene le nostre prossime mosse.
Siamo stanchini ma vogliamo ancora sfruttare questa giornata prima che faccia buio. Usciamo e per le stradine continuiamo a vedere personaggi fantastici e ci vorremmo adottare tutte le nonnine e nonnini che incontriamo. Passeggiando vediamo un sacco di negozi che vendono i vestiti tipici femminili, ma non sono negozi turistici, le clienti sono tutte autoctone. Mi sa che domani mi vado a fare un vestito tipico. Come già detto, se c’è una cosa che abbiamo imparato dall’altro viaggio è che i ricordi materiali ci piacciono tanto e risparmiare su di essi è un po’ da scemi. Adesso che abbiamo adottato questa filosofia il problema è darci una regolata :)

Prima di raggiungere la piazza centrale ci rechiamo in un negozio Movistar, la compagnia telefonica ecuadoregna, per fare una SIM locale. Nel negozio ufficiale, però, ci rimbalzano dicendo che per fare una SIM serve la carta d’identità ecuadoregna che ovviamente non abbiamo. Il ragazzo però ci dice che se andiamo nei negozi non ufficiali probabilmente ce la danno lo stesso. E cosi facciamo. Non troviamo il commesso più sveglio del villaggio, ma alla fine riusciamo a fare la SIM con internet, anche se non proprio il pacchetto che volevamo fare noi. Dovremmo impegnarci un po’ di più a migliorare il nostro spagnolo!

La piazza principale, Plaza de Ponchos, è quella dove c’è il mercato permanente. Come dice il nome, ci sono infinite bancarelle che vendono ponchos, ma anche maglioni di lana di alpaca, sciarpe, scialli, amache e tutta una serie di tessuti coloratissimi.

Otavalo market
Che colori!

Questa piazza è anche il centro del mercato del Sabato, che dice essere enorme e espandersi in tutte le strade limitrofe alla piazza. Oggi diamo solo uno sguardo alla mercanzie, ma aspettiamo il mercato grande di domani per fare acquisti. Già individuiamo una miriade di cose che vorremmo comprare...domani sarà un disastro per il nostro conto corrente e per la spesa media giornaliera!
Dato che sta venendo sera, ci incamminiamo verso l’ostello, ma prima passiamo per il mercato ortofrutticolo per comprare un po’ di frutta e verdura per i prossimi giorni. Stasera abbiamo proprio bisogno di una cena a base di verdure. Purtroppo qui la scelta non è tanta, al contrario di quella disponibile per la frutta, e ci dobbiamo accontentare di pomodori, cetrioli e carote.
Mentre facciamo acquisti e contrattiamo, arriva un temporale molto forte. Le strade diventano fiumi e noi ci ripariamo sotto al mercato, anche se cola acqua ovunque. Dopo un po’ ci mettiamo le nostre giacche antipioggia e ci facciamo coraggio. Senza fare corse (come mi ricorda Marco!) ci buttiamo dentro ad un supermercato per comprare il resto delle cose che ci servono per cena e colazione.
Adesso, dato il temporale, è ora di rientrare e metterci un po’ in pari con il blog. Che bello che non ci dobbiamo rinchiudere in camera per fare questo, ma c’è uno spazio comune che possiamo usare. Una ragazza, vendendoci, esce dalla sua camera e si unisce a noi. Dato che siamo gli unici avventori di questo ostello (che la Lonely Planet dava sempre come affollato) facciamo presto a fare amicizia. E’ una ragazza di circa 25 anni, americana, anche lei arrivata adesso in Ecuador dopo aver viaggiato in Colombia. Ci raccontiamo un po’ di noi e ci chiede del nostro blog, credendoci nomadi digitali. Purtroppo non lo siamo e le diciamo che ci piace scrivere dei nostri viaggi come ricordo per il futuro, quindi il blog è soprattutto per noi stessi.
Tra una chiacchiera e qualche parolaccia contro il computer per delle cose che non riusciamo a fare nel sito, arriva ora di cena. Una bella zuppa calda ai funghi e insalatona...sapori semplici e cibi leggeri, ci voleva proprio!
Dopo cena ci fermiamo ancora un po’ in cucina insieme alla ragazza e poi ci ritiriamo in camera...aspettando il grande mercato di domani!!

L’ennesima sveglia presto! La ragazza americana ci ha detto che il mercato degli animali è meglio andarlo a vedere molto presto perché alle 9 è già tutto finito. Le diamo ascolto e alle 7.30 siamo già per strada. Da sotto al nostro ostello prendiamo un autobus fino al mercato che ad ogni fermata (ufficiale, ma soprattutto “a chiamata”) si riempie di donnine, omini, intere famiglie che si recano al mercato. Sono tutti vestiti con abiti tradizionali e solo l’esperienza di stare dentro a quel bus varrebbe già l’intera giornata.

Ecuadorean women
La belle signore in autobus

Dopo che Marco ha ceduto il suo posto a sedere ad una signora, mi trovo seduta tra di lei ed un’altra, le quali mi coinvolgono in una conversazione. Mi chiedono di dove sono, se anche io sto andando al mercato degli animali, quanto starò in Ecuador, ecc. Una di loro mi mette in guardia di portare lo zaino sempre davanti e sempre sotto controllo perché gli scippi sono frequenti. L’altra pero mi dice che non è gente di qua a rubare, ma i venezuelani immigrati. In ogni paese, non importa se ricco o povero, ci sono sempre immigrati che si prendono la colpa di tutto. Qua sono i venezuelani, chissà in Venezuela quale popolo è additato di star rovinando il paese.
Starei ore in mezzo a queste due dolcissime signore, se solo sapessi di più lo spagnolo…
Dopo un po’ pero cedo il mio posto ad una signora più anziana che è bellissima! Non riesco a toglierle gli occhi di dosso. Ha tutti i gioielli tipici, dalla collana ai braccialetti rossi su entrambi i polsi. Ovviamente vestito tradizionale, una sciarpa in testa legata a scoprire solo le orecchie. Ma gli occhi! Il sorriso! La dolcezza! Per queste cose rimarrei tutto il giorno a guardarla. Vorrei portarmela a casa :)
Mi accorgo che le due donne tra di loro parlano una lingua diversa dallo spagnolo, mentre con me parlavano spagnolo. Deve essere il dialetto locale.

Arrivati al mercato, siamo ora immersi nella loro cultura! Una caciara allucinante.
Il mercato è diviso in due sezioni, quella dove si vendono animali e quella dove si vendono altre cose tipo oggetti per casa, vestiti, cibo. La parte con gli animali a sua volta è divisa in 3 sezioni: una per animali grandi, una per quelli medi e una per articoli più piccoli.
Iniziamo dagli animali grandi, ovvero mucche e tori. Qui non c’è molta folla in quanto immagino siano pezzi costosi. Notiamo qualche tentativo di compravendita però non va in porto.

Ecuadorean women
Il pezzo grosso!

Per paura di essere incornati da queste povere bestie che di stare qui non hanno molta voglia, passiamo alla parte più frequentata, ovvero quella di polli, galline, porcellini d’india, pulcini, ecc. Qui decisamente le vendite sono molto più frequenti, quasi ogni avventore esce con qualche acquisto dentro a sacchi di iuta. Siccome non siamo sicuri se i porcellini d’india sono venduti per essere mangiati o no, Marco chiede ad una venditrice, la quale ci spiega che sono invece venduti come animali da compagnia...e vanno alla grande!
In questa parte ci sono anche venditori di alimenti e, facendoci il segno della croce per riuscire a scampare l’influenza intestinale, non riusciamo a resistere ad una forma di primo sale molto invitante. Come poi rinunciare alle pagnottelle vendute dalla signora accanto e ben tostate con i fumi di scarico dei camioncini che passano? E poi la quinoa, pare brutto non comprarla. Insomma, anche questa volta non ci regoliamo e affrontiamo la sorte, sperando che il vaccino anticolera combatta fino alla fine.

Otavalo animal market
Compere al mercato

Prima di passare alla sezione tessile del mercato, andiamo in visita della parte preferita da Marco: gli animali medi, ovvero i maiali. Ce ne sono di ogni dimensione e tipo. Una delle venditrici ha messo su un recinto temporaneo in cui tiene tutti i suoi maialetti e cerca di attirare clienti a gran voce. Ad un certo punto, non so per quale dinamica, tutti si affollano intorno al recinto e la signora grida ancora di più, prende maiali e mostra le parti intime a potenziali clienti per invogliarli a comprare. Poi tutto ad un tratto, se ne vanno tutti.
Nello stesso momento, più avanti, una scrofa enorme attacca briga con un altro maiale più piccolo, e iniziano a grugnire a più non posso. La proprietaria di quello piccolo suda sette camice per allontanarlo dalla rissa: lo prende per la coda e lo trascina violentemente mentre lui grugnisce sempre di più. Nessuno comunque sembra turbato dalla scena.

Prima di tornare via, andiamo a fare un giro anche nell’altra parte di mercato. Qui mi compro i bracciali rossi tipici che ogni signora porta ai polsi, compresa quella dolcissima in autobus. Oggi le compere saranno incontrollabili, già si vede dal mattino!
Marco, invece, cerca di comprare un cappello da un anziano signore che lo accoglie a braccia aperte. Purtroppo gli vanno tutti piccoli e non riusciamo a finalizzare l’acquisto, allora il signore si concentra su di me e cerca di convincermi a comprarne uno.
Adesso è ora di rientrare. Sono circa le 9 ma non mi sembra che le attività del mercato stiano diminuendo; forse avremmo potuto dormire un po’ di più.

Mentre aspettiamo l’autobus vediamo famiglie uscire dal mercato con tutti i loro acquisti. Non pochi hanno comprato maiali che stanno cercando di trascinare alle loro auto tra grugniti violenti delle povere bestie che sanno la loro fine.
Quando il bus arriva, si crea calca intorno al portellone in basso per “tirare” la merce comprata nella bagagliera, per poi accalcarsi all’entrata e aggiudicarsi i posti a sedere migliori. Tentiamo di sederci, ma presto cediamo i nostri posti ai più anziani. Voltiamo lo sguardo e ritroviamo di nuovo la signora con cui avevo parlato all’andata, sempre con i suoi occhioni dolcissimi.
A metà viaggio un’altra signora mi fa cenno di sedersi vicino a lei che si è liberato un posto. Presto iniziamo a conversare e mi racconta che la figlia sta facendo un dottorato di ingegneria chimica in Francia e che non ha nessuna intenzione di tornare in Ecuador. Si vede che la madre è felice per la figlia, ma ha negli occhi la tristezza della lontananza...sensazione che capisco a fondo!

Tornati in città facciamo una corsa in lavanderia per lasciare i vestiti. Oggi è sabato e domani sono tutte chiuse. La signora infatti ci dice di tornare tra circa un’ora e di non tardare perché alle una chiude e riapre lunedì. Sissignora!!
Nel frattempo che aspettiamo andiamo a dare il primo sguardo al mercato tessile nel centro. Oggi le bancarelle non sono solo nella Plaza de Ponchos, ma anche in ogni stradina intorno alla piazza. E’ immenso, da perdersi. Passiamo prima delle strade laterali per vedere che tipo di cose vendono e se i prezzi sono più bassi che avvicinandoci alla piazza. Il target di oggi è comprare un maglione di lana di alpaca, una sciarpetta per me e poi andare in uno dei negozi locali dove vendono le gonne tradizionali (sempre per me).
Le bancarelle in cui vendono maglioni, scialle e ponchos sono tutte uguali e vendono gli stessi prodotti. Alcune sono leggermente più economiche, ma non c’è tanta differenza.

Otavalo market
Persa tra le stoffe del mercato

Camminando Marco trova una camicia che gli piace. E’ da un po’ che la cerca per avere un capo da mettersi se andiamo in posti un po’ più carini a mangiare. E poi anche perché con il poncho versione giorno che si è comprato in Colombia ci sta meglio una camicia sotto rispetto ad una maglietta.
Io invece fatico a trovare la sciarpa che voglio. Ce ne sono a perdita d’occhio e sono tutte bellissime e coloratissime, però sono tutte in lana. Anche se siamo in montagna, è comunque estate, quindi una sciarpa di lana è un po’ esagerata e ne vorrei una di cotone che sicuramente posso sfruttare di più. Alla fine ne trovo una carina, ma mi piange il cuore per non portarmi a casa quelle di lana!
Iniziamo anche a guardare per il maglione in lana di alpaca. Marco se ne prova diversi che a guardarli sono stupendi, ma addosso fanno delle pieghe strane soprattutto sotto le ascelle.
Rimandiamo però la scelta a dopo pranzo, adesso dobbiamo correre a ritirare i panni in lavanderia: a las doce y media!!

Per pranzo rientriamo in ostello e ci cuciniamo la quinoa comprata questa mattina a cui uniamo le verdure fresche avanzate da ieri sera e il mitico formaggio comprato al mercato. Quanto è buono questo formaggio, soprattutto con i paninetti ai fumi di scarico! Dai corpo, combatti il colera!!

Cook
Gli acquisti dal mercato

Nel pomeriggio usciamo di nuovo verso il mercato. La prima tappa, però è uno dei negozi di vestiti tradizionali, il quale mette in dubbio la mia volontà di comprarlo. La gonna costa sui 35$, più la cinta altri 15$ e la camicetta 90$ per quelle ricamate a mano. Va bene comprare ricordi, ma così sembra un po’ troppo, vediamo se al mercato trovo qualcosa di più conveniente.
Giriamo senza sosta tra le bancarelle. Ci accorgiamo che nelle zone più lontane dalla piazza il mercato è più autentico e i clienti delle bancarelle sono persone locali, mentre più ci avviciniamo al centro diventano bancarelle per turisti, tutte con le solite cose. Dopo innumerevoli tentativi per trovare il maglione perfetto per Marco andati a vuoto, ci concentriamo sulla mia gonna tipica. Ci fermiamo in una bancarella con una signora intraprendente che sceglie i colori della gonna e della cinta a suo gusto e mi aiuta ad indossare il completo. La prima gonna è bianca ed ha il ruolo di una sottoveste, mentre quella sopra, blu, va incastrata tra quella bianca cosi che dallo spacco si veda un pezzo della sottoveste. A tenere il tutto c’è la cinta stretta (molto forte) in vita. Uno specchio per guardarmi non c’è, ma Marco mi fa delle foto. Mi piaccio, stranamente!! Chiediamo il prezzo e riusciamo a contrattare 35$ per i 3 pezzi...andata! Sono cosi soddisfatta dall’acquisto che mi faccio di nuovo insegnare a metterla e poi me la tengo.

Otavalo typical dress
Collezione autunno-inverno 2019

Solitamente, quando indosso cose di un’altra cultura mi sento ridicola perché non ho per niente i tratti delle persone locali e sembra che sono fuori luogo. Ma oggi no. Questo mix di maglia moderna e gonna di altri tempi mi dona e in poco tempo vado in giro fiera di come sono vestita. A completare il tutto ho anche il laccio per capelli tipico comprato da un’altra signora, anch’essa così gentile da avermelo sistemato come lo indossano loro.

Otavalo market
Trasformazione completa!

Adesso quindi dobbiamo completare l’ondata di acquisti con il famigerato maglione. Marco se ne prova infiniti altri, ma le pieghe sulle ascelle proprio non ci convincono. Alla fine, per curiosità, ne prova un modello diverso che a vederlo non sembra un granché, ma addosso è bellissimo. Povero conto in banca!

Ora però basta comprare. Oltre all’aspetto economico, ne abbiamo anche abbastanza di girare per bancarelle. Andiamo a fare spesa al supermercato per la cena di stasera per poi rincasare.
Marco indossa subito il maglione nuovo e purtroppo ci accorgiamo di un buco all’altezza della spalla. Non si vede tantissimo ma rischiamo di rovinare il maglione completamente. Di fretta usciamo di nuovo prima che sia troppo tardi per cercare un posto dove possano riprendere il buco e ripararlo. Proviamo qualche negozio dove vendono lana o attrezzatura tessile, ma ci rimbalzano tutti dicendoci che non fanno riparazioni. Mentre cerchiamo altre soluzioni, ci imbattiamo in una piazza dove qualche ora fa avevamo visto esserci una specie di festa, ma che allora non era altro che persone che parlavano. Adesso invece la festa si è decisamente animata: un gruppo di musica folkloristica sta suonando e decine di persone al centro della piazza ballano.

Otavalo festival
I balli tipici

Non ce ne frega più niente del maglione e andiamo a curiosare, attirati dal ritmo della musica e da tutta la gente che balla vestita con abiti tipici. Il re della festa è un uomo con un poncho e un cappello coloratissimi che dirige le danze. Il ballo non è altro che un cerchio di persone che camminano a ritmo di musica, non sembra complicato. Il ritmo della musica è travolgente e quando dal palco la band invita tutti a unirsi alle danze, non ci pensiamo due volte e ci buttiamo tra la folla anche noi. Siamo letteralmente euforici! Con la mia gonna tipica, in mezzo alla gente del luogo vestita con altrettanti vestiti tipici, cappelli colorati, camicette sgargianti. Musica che ti si infila tra le ossa al punto tale da non poter stare fermi. Venticello fresco tra i capelli. Un senso di libertà, un senso in qualche modo di appartenenza, sensazione di essere proprio dove vogliamo, vita, vita pura che ti entra dentro e ti fa venire i brividi!

Otavalo festival
Non ci tiriamo indietro…

Facciamo il primo ballo, poi ci fermiamo per osservare loro, poi di nuovo tra la folla a muoversi a tempo insieme a questa gente così diversa da noi, ma in fondo così uguale. Otavalo ci ha regalato tutto questo: cultura, autenticità, colori, musica! Tutto assolutamente perfetto!
All’ennesima canzone e ballo decidiamo di ritirarci e lasciare a loro questa festa, che scopriamo essere la festa della fertilità. Con l’emozione ancora nella pelle, ci allontaniamo, ma sempre a tempo di musica.

Prima di rientrare facciamo un ultimo tentativo per risolvere la questione del maglione. Torniamo alla Plaza de ponchos per cercare il venditore da cui lo abbiamo comprato. Come cercare un ago in un pagliaio. La piazza è un labirinto di bancarelle e non ci ricordiamo assolutamente dove sia quella giusta, non abbiamo nessun punto di riferimento. Mentre cerchiamo, una signora di una bancarella mi dice che sono muy hermosa con la mia nuova gonna. Che dolce! Mi giro per ringraziarla e vedo che sta lavorando a maglia. Fermi tutti! Forse lei può aggiustare il maglione. Glielo chiediamo, lo studia ma dice di non avere la lana della dimensione giusta né tantomeno l’uncinetto giusto. Ci chiede perché non andiamo a farcelo cambiare, ma le diciamo che non riusciamo a ritrovare la bancarella. Allora ci prende a cuore come solo un cuore di nonna potrebbe fare. Siamo nelle sue mani. Ci dice mille volte che non ha gli attrezzi giusti, ma le diamo il via libera di fare una aggiustatura imperfetta. Dopo una decina di minuti e le sue mani che si muovono esperte sugli intrecci di lana del maglione, ce lo riconsegna perfetto. Quasi non si vede che il filo che ha usato è di spessore doppio a quello con cui è fatto il maglione. E non vuole neanche niente in cambio, ma le lasciamo comunque qualcosa. Abbiamo le lacrime agli occhi da cotanta dolcezza e umanità!

Adesso è proprio ora di rientrare. Stasera abbiamo deciso di passare una serata in relax senza pensare a organizzazioni o articoli da scrivere nel blog o foto da sistemare. Stasera ci facciamo una bella cenetta, condita con una bottiglia di vino e un sigaro in terrazzo...e noi, solo noi!

Cook
La gioia di cucinarsi cibi sani

Otavalo ci ha regalato grandi emozioni, ma non è ancora finita. Anche stamattina ci alziamo presto per affrontare la nostra prima passeggiata in montagna. A pochi km dalla città c’è un lago vulcanico attorno al quale si snoda un sentiero di 14 km, la Laguna Cuicocha. Il sentiero parte da circa 3000m sopra il livello del mare e arriva a circa 3500m. A parte la bellezza della passeggiata, di cui abbiamo letto in numerosi blog, questo può essere una prova per i 3 giorni di trekking del Quilotoa Loop, nella parte centrale dell’Ecuador, che si svolge tutto intorno a 3500-4000m. Dobbiamo vedere se ce la facciamo a fare trekking a queste altezza in cui la minor presenza di ossigeno può essere un problema e soprattutto vedere se la mia caviglia regge.

Dopo una ricca colazione, andiamo verso il terminal dei bus. Da qui prendiamo un bus per Quiroga, un piccolo villaggio a circa 20 km da Otavalo. Da qui possiamo prendere un taxi per la laguna.
Il ragazzo che si occupa dei biglietti nel bus ci chiede se stiamo andando alla laguna, così che ci fa scendere dove possiamo prendere il taxi. Qui conosciamo Gabriel, il nostro tassista.
Sempre con una piccola paura di sottofondo dei tassisti trovati per strada, dopo le numerose storie lette sui blog, ci chiediamo se ci possiamo fidare, ma ormai è troppo tardi, siamo già in cammino. Controllo sempre su Google Maps che stiamo andando nella direzione giusta e che non ci stia portando fuori strada per derubarci, ma il buon Gabriel non ci delude e ci porta all’ingresso della laguna. Siccome ci è simpatico ci mettiamo d’accordo di farci venire a prendere tra 5 ore. Si tu me dices a las 2, yo a las dos estoy aqui. Grande Gabri, affare fatto!
Il guardiano del parco ci dà il benvenuto e ci spiega il sentiero. Cominciamo!

La strada inizia in salita, letteralmente in salita, tanto per riscaldarci bene. Sentiamo subito che c’è meno ossigeno e su questa prima salita fatichiamo un po’, ma ci riprendiamo decisamente alla prima visione del lago. Stupendo è dir poco!! Acqua blu, tutto intorno le creste del vulcano e in mezzo due isolette ricoperte di verde. Una meraviglia della natura! Iniziamo a tirar fuori tutta la nostra attrezzatura tecnologica e cominciamo con le innumerevoli foto e video.

Laguna Cuicocha
La bellissima Laguna Cuicocha

Il sentiero si svolge quasi tutto con il lago a vista, ma ogni angolo ci lascia a bocca aperta. Se poi spostiamo lo sguardo dal lato opposto possiamo vedere la verdeggiante valle a perdita d’occhio e in lontananza altri picchi altissimi.
I nostri fisici poi non ci abbandonano, nonostante la prima salita un pochino faticosa, adesso stiamo andando alla grande e non sentiamo più gli effetti dell’altitudine. La caviglia poi non fa male per niente, ma continuo ad essere più attenta del solito.
Ogni tanto ci fermiamo per ammirare ancora una volta il panorama mozzafiato e per sgranocchiare qualche snack. Il servizio fotografico poi ci prende del tempo.

Laguna Cuicocha
Il sentiero che costeggia il lago

A circa metà del percorso facciamo una pausa per un panino. Il punto panoramico in cui ci fermiamo è niente male ed è distante abbastanza dal gruppo di ragazzi americani che urlano e sparano cavolate invece di godersi questo spettacolo in silenzio!
La seconda parte del sentiero è più semplice, ci sono meno salite e il terreno sembra più regolare. Si potrebbe pensare che dopo 2 ore che vediamo il lago alla nostra sinistra, ci siamo stancati del solito panorama. E invece no! Ogni angolazione da cui vediamo il lago è diversa e ci fa notare particolari che non avevamo notato prima. E poi foto. E video. E ancora foto.

Laguna Cuicocha
Selfie time!

Arrivati verso la fine cerchiamo di sbrigarci per essere puntuali al nostro appuntamento con Gabriel, ma veniamo distratti dalla presenza di lama. I nostri primi lama in Sudamerica. Marco è come sempre più intraprendente e si avvicina, tende la mano, li attira a se. Io sono sempre quella più dubbiosa nell’approccio con il mondo animale, soprattutto con animali che non ho mai visto e non so come si comportano alla presenza umana, quindi me ne sto a distanza di sicurezza. Però sono troppo carucci con quel collo lungo!

Ecuador lama
Il nostro primo lama!!!

Ormai siamo quasi arrivati, diamo un ultimo sguardo al magnifico lago e scendiamo verso la strada per aspettare Gabriel, che alle 2 puntuale arriva a prenderci. Ci porta verso Quiroga nel punto in cui possiamo prendere l’autobus per Otavalo e noi scherziamo sul fatto che ci rimaniamo un po’ male che neanche questo tassista ha cercato di fregarci, rapinarci o derubarci. Troppo gentili questi tassisti sudamericani!

Torniamo all’ostello stanchini ma felicissimi dell’ennesima meraviglia che abbiamo vissuto oggi. E siamo anche più tranquilli per il Quilotoa loop. Adesso però è necessario un po’ di riposo. Le cose per farci la cena già ce le abbiamo quindi dopo la fantastica doccia calda non abbiamo la minima intenzione di lasciare l’ostello.
Ci riposiamo, un po’ scriviamo poi cuciniamo la cena (o meglio, l’amore mio cucina la cena come al solito...che moglie snaturata!). Il pollo che avevamo comprato per ieri sera e che ci era avanzato non ci delude, è inconcepibilmente buono, tenero e gustoso oltre misura...chissà perché!

Cook
Il pollo più buono nella storia dei polli!

Stasera non dividiamo la cucina con la ragazza americana che è partita questa mattina. Ma al suo posto troviamo un vecchietto molto particolare (per non dire strano), con cui già avevamo parlato brevemente ieri. E’ un signore ecuadoregno, di Quito, che è in pensione e non abbiamo ben capito cosa fa qui. Ci dice che forse si sposterà in Argentina dove il pesos si sta rapidamente svalutando e con la sua pensione può vivere da signore. Pare abbia studiato chimica in Brasile, poi ha vissuto 20 anni in Germania. Conosce l’italiano e parla abbastanza bene l’inglese. Ci parla di politica, di filosofia, ci consiglia qualche posto a Quito. Poi ci dice bye e se ne va, così, senza tanti convenevoli. A raccontarla così sembra un vecchietto qualunque, forse un po’ fuori dalla norma ma non troppo, invece posso assicurare che vissuto dal vivo è veramente strano! Però noi non gli piacciamo come la ragazza americana, con cui ha attaccato bottone ieri sera e non si staccava più...una ragazza sola tira sempre di più che una coppia sposata, anche per un vecchietto ecuadoregno!

Purtroppo la nostra permanenza ad Otavalo sta per finire, domani mattina dobbiamo rimettere insieme gli zaini (che abbiamo completamente disfatto in soli 3 giorni) e partiamo in direzione Quito anche se il nostro cuore rimarrà un po’ qui, nel paesino dove abbiamo iniziato a sentire il potente entusiasmo della scoperta!

crutches
E’ tempo di donare le stampelle a chi ne ha bisogno

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