Chaiten - La natura è padrona

25 - 27 Novembre 2019

Partiamo dalla stazione di Puerto Montt la mattina alle 7. Siamo eccitati per questo lungo trasferimento, il nostro primo tratto della famosa Ruta 7, la Carretera Austral.Il cielo è ancora nuvoloso ma in qualche modo anche questo fa parte della Patagonia Cilena. Qui infatti l’oceano Pacifico porta instabilità e piogge a catinelle. La natura è così rigogliosa proprio per questo motivo.

Il primo tratto di Carretera è ancora civilizzato e completamente asfaltato. Percorre la costa del grande fiordo (o golfo) di Puerto Montt. Il tempo è nerissimo ora e le acque dell’oceano sono dello stesso colore. C’è un forte vento che spruzza l’acqua delle onde alta sulla scogliera. Le nuvole sono basse e coprono i picchi delle montagne attorno a noi, le cui pendici sono ricoperte da foreste fittissime. Già siamo di fronte ad uno spettacolo da “viaggio alla fine del mondo”.

Arriviamo ad un villaggio di pescatori dove la strada si interrompe. Da qui dobbiamo prendere il primo di tre traghettini che ci permetteranno di attraversare fiordi o lunghi tratti senza strade. Questo primo non è particolarmente lungo e addirittura sarebbe anche possibile non scendere dal bus. Ma noi abbiamo scelto questo percorso proprio per poter vedere la costa anche dal mare, per avere una prospettiva diversa, per poter provare anche la navigazione in queste acque gelide.

Carretera Austral
Che l’avventura cominci!

Scendiamo quindi dal bus e affrontiamo il vento. La vista che si si para di fronte è simile a quelle che ci hanno accompagnato in Islanda e in alcuni tratti di Nuova Zelanda. Ma non per questo è meno emozionante. Ci accorgiamo anzi di essere di fronte a qualche cosa di raro e le condizioni ostili non fanno che rimarcare questa sensazione.
Saliamo di nuovo nel bus e questa volta ci infiliamo subito nella fitta foresta in una stretta strada bianca. La vegetazione ci circonda e solo grazie al continuo lavoro di potatura e rifacimento del manto questa non riprende possesso di questa striscia di terra. Anche se dentro un bus e in una lunga carovana di auto, ci sentiamo in un altro mondo, completamente immersi in qualcosa di selvaggio.

Carretera Austral
“Comodamente”in autobus…mentre fuori piove

Arriviamo quindi ad un secondo villaggio dove ci imbarchiamo per il secondo e decisamente più lungo traghetto. Scendiamo tutti dal bus e ci trasferiamo al piano rialzato dove, insieme agli altri passeggeri della nave, possiamo trascorrere queste 3 ore di navigazione.

Carretera Austral
Relax in traghetto

Iniziamo a discendere un lungo fiordo, con alte pareti verdissime di alberi a destra e a sinistra. Queste imponenti montagne, di cui non possiamo vedere i picchi, sopra le nuvole, si gettano a picco nell’acqua, con la vegetazione che copre fino alla perfetta linea dell’alta marea.

Carretera Austral
Impossibile non rimanere a bocca aperta

Inizialmente non riusciamo a staccare lo sguardo dalle finestre del traghetto poi la fame vince sullo stupore e ci prendiamo un paio di empanadas e caffè. Passiamo queste ore seduti nelle poltroncine della nave e ogni tanto uscendo per godersi meglio il panorama o scattare qualche foto.

Carretera Austral
Fiordi e nuvole

Ogni tanto dei forti scroscioni di pioggia riducono la visibilità a pochi metri, ma per la maggior parte del tempo non c’è che una debole pioggerellina. Addirittura, per un breve tratto, il cielo si apre anche e ci permette di godere del panorama del fiordo senza nubi.

Carretera Austral
Uno scorcio di sole

Quando siamo quasi per arrivare, nel golfo finale del fiordo, il capitano ci informa che a causa del brutto tempo dovremo aspettare un’ora per attraccare. La prendiamo con filosofia, tanto non abbiamo niente in programma per oggi. Speriamo solo di riuscire a trovare un alloggio quando arriveremo. Questa sorta di baia dove ci siamo fermati è particolarmente bella: c’è un fiordo nel quale perdere lo sguardo e un’alta montagna con la punta ancora coperta di neve.

Carretera Austral
Ancora in barca, ma non ci lamentiamo

 

Carretera Austral
Punte innevate tra le nubi

L’ora diventano due e due ore diventano tre e ancora non ci muoviamo. Poi finalmente l’annuncio del comandante e attracchiamo. Ci lanciamo di nuovo su una pista in mezzo alla foresta. È veramente troppo stretta perché ci possano passare due macchine e non capisco la confidenza con cui i guidatori prendono le curve a gomito: come se fosse impossibile che qualcuno stia risalendo questa strada. Mi dico che se fanno così sapranno quello che fanno. Arriviamo velocemente ad un altro traghetto molto rapido. In mezz’ora scendiamo di nuovo dalla nave e maciniamo gli ultimi chilometri di nuovo su asfalto.

Arriviamo a Chaiten alle 9 di sera che il sole sta tramontando. Proprio dove ci lascia il bus c’è un ostello, la porta è chiusa ma tentiamo la sorte e bussiamo. Ci viene ad aprire un vecchietto tra il dolciotto e l’inquietante. Parla pianissimo e non sembra molto sveglio. Ci offre una stanza a 25000 pesos, che non sono affatto pochi, ma siamo nel mezzo della Patagonia ed è tardi. In più l’ambiente non sembra male, c’è un bello spazio comune con tavolini e la stufa a legna e le camere sono pulite. Fa solo un freddo bestia a più di mezzo metro dalla stufa, ma per stasera ci accontentiamo.

Diluvia per tutta la notte e anche la mattina continua a mandarla giù che è un piacere. Dopo colazione, andiamo a portare i panni in lavanderia (a casa di una signora con una insegna sbiadita sopra la porta) e poi andiamo a sentire per il bus per Puyuhapi, la prossima fermata sulla Carretera. Andiamo prima all’ufficio turistico dove ci dicono che domani ci sarà il bus alle 16 e che costa 6000 pesos. Per prenotare dobbiamo recarci ad una agenzia proprio di fronte. L’agenzia è chiusa e mandiamo un messaggio su Whatsapp ma mentre aspettiamo arriva il proprietario. Ci conferma che ci terrà due posti per domani e ci chiede se vogliamo andare a fare una escursione ora. Noi, con questo tempaccio, con così poco preavviso e con una destinazione non imperdibile (alcune cascate) decliniamo l’offerta.
Ora vorremmo andare a fare due passi ma si rimette a piovere di brutto e rientriamo. Nel frattempo qualcuno ci risponde su Whatsapp alla nostra richiesta di prenotazione di biglietti, dicendoci che ci sono due bus, uno alle 11 e poi quello delle 16. Anche meglio! Prenotiamo quindi quello delle 11.
Poco prima di pranzo in una finestra di relativo bel tempo (leggi: senza diluvio) andiamo a fare la spesa. Questo paesino ci dice veramente poco. Sicuramente il brutto tempo non permette di apprezzare lo scenario che ci circonda ma non ci sembra nulla di imperdibile.

Chaiten
La ridente cittadina di Chaiten

 

Chaiten
Beh dai, a tratti non è così male

Qui l’attrazione principale è una escursione a un vulcano nelle vicinanze ma con queste nuvole basse non ha alcun senso. Però il nostro ostello, anche se un po’ old-style, ci piace molto. Siamo praticamente solo noi e nella sala comune fa un bel caldino e le finestre ci fanno godere della pioggia da una posizione privilegiata. Non abbiamo l’uso cucina ma, essendoci la stufa a legna, mettiamo a scaldare il tè sopra a quella con il nostro pentolino. Decidiamo anzi di farci anche il pranzo anche se non sappiamo se sia proprio consentito. Ci prepariamo una delle nostre zuppe di verdure miste deliziosa e corroborante.
Anche il pomeriggio ce ne stiamo principalmente al caldo, rilassarci in questo clima invernale ci piace. Facciamo un paio di commissioni e un giretto ma poi rientriamo subito. A cena ci facciamo i tortellini in brodo, così da poterli preparare sulla stufa.
La mattina seguente ci prepariamo con calma e poi andiamo all’agenzia per prendere il bus. Li ci attende una bella sorpresa: il prezzo. Non ci avevano detto che il bus delle 11 costa più del doppio di quello delle 16. Questa cosa ci manda un po’ di traverso la colazione perché cerchiamo in tutti i modi di risparmiare e poi ci capitano cose così a mandare un po’ all’aria il budget giornaliero. Comunque ora siamo fuori dall’ostello e non sapremmo dove aspettare il bus delle 16, considerando che piove ovviamente a dirotto. Prendiamo quindi il bus e ce ne stiamo zitti.

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