Iquitos - La porta per il Rio delle Amazzoni

11 - 15 Ottobre 2019

Per una volta viaggiamo da signori. Arriviamo ad Iquitos in aereo in perfetto orario. Già al ritiro bagagli troviamo un portantino che ci chiama per aiutarci. Pensiamo sia il nostro “servizio di pickup” dell’ostello. In realtà scopriamo che quello sta fuori con un cartello, i portantini si scrivono i nomi prima che l’aereo arrivi, così che i gringos pensino sia il loro servizio e invece poi chiedono la mancia. Geniale. Gli diamo la mancia per l’iniziativa.
Ci infiliamo nel traffico infernale di Iquitos, composto per il 99,9% da mototaxi. Siamo quasi l’unica macchina.

Arriviamo in ostello in 20 minuti e questo non ci fa proprio una fantastica impressione. Tralasciando i lavori in corso all’esterno dell’ingresso, dentro l’aria è immobile e un poco stantia. Nella stanza fa un caldo terribile e quando accendiamo il ventilatore questo, ogni 5 minuti, gratta facendo un rumore assordante. Ottimo inizio. Piano piano ci assestiamo e troviamo il nostro equilibrio. Impostiamo il ventilatore in modo che non gratti e lasciamo la porta aperta per far passare un po’ d’aria. Andiamo a pranzo in un ristorantino dietro l’angolo che con poco più di due euro ci prepara un buon almuerzo. Credo che torneremo!
Il pomeriggio lo passiamo girando per agenzie turistiche, cercando il miglior rapporto qualità prezzo per un tour di tre giorni nella giungla. Il nostro piano iniziale di prendere un mercantile fino a Manhaus in Brasile è sfumato per varie ragioni: perderemmo 10-12 giorni preziosissimi dello già scarso tempo che abbiamo, vedremmo poco della giungla stando per giornate intere su una rumorosa barca con un paesaggio sempre uguale intorno. Alla fine ragioniamo che se togliamo l’aura di “figaggine” alla cosa, rimane poco e niente. Avendo più tempo forse lo avremmo fatto, ma ora va bene così.
La metà delle agenzie che sono su Tripadvisor non hanno una sede fisica o, se ce l’hanno, non è dove Google Maps le segna. Finiamo quindi per girare come trottole per ritrovarci a fissare muri o vie deserte come scemi.

Iquitos
Attimi di vita nei quali ci imbattiamo durante la nostra infinita ricerca

  Il bottino della giornata è una agenzia fantastica con prezzi esorbitanti, una trappola per polli con prezzi bassissimi e una impiegata che non aveva voglia di vendere. Decisamente uno scarso risultato. Ci pensiamo domani.

Per riprenderci dalla infruttuosa ricerca ci fermiamo in un locale nella terrazza panoramica di Iquitos, che dà su una ansa di uno dei grandi fiumi che circondano la città.

Iquitos
La città sul fiume

  Ci prendiamo una birra gelata e un succo e ci godiamo il tramonto. Per cena decidiamo di coccolarci, soprattutto per poter mangiare qualcosa di diverso, e andiamo in un locale per occidentali dove Erika si prende una insalatona enorme e quasi piange dalla gioia di riassaggiare verdure. Io invece vado di piatto tipico che però non capisco molto bene da cosa sia composto. Scommetto carne e patate.

La notte passa meglio del previsto e dormiamo come ghiri senza sentire troppo caldo. Facciamo colazione in un supermercato in centro che ha anche una tavola calda e poi ci dirigiamo verso Belen, la zona popolare di Iquitos, con un mercato che si estende per tutto il quartiere. La pioggia, scesa copiosamente durante la notte, crea una fanghiglia per terra non invitante e la cappa di umidità che c’è ora accentua gli odori già forti provenienti dai banconi del mercato. Ci infiliamo sotto i tendoni di plastica che coprono completamente le vie del quartiere e che tolgono quella poca aria che gira in città.

Iquitos
Il mercato di Belen

  Ci sentiamo improvvisamente catapultati in India, durante i primi giorni, quando la sensazione di sporcizia e di ambiente poco salubre avevano la meglio sulle sensazioni positive. Rimaniamo per un po’ cercando di superare il leggero disagio che proviamo, ma poi la necessità di prendere una boccata d’aria fresca prevale e, prendendo una via laterale, torniamo verso il centro.
Nel frattempo decidiamo a mandare una mail all'agenzia consigliata dal nostro ostello (che ha anche ottime reviews su Tripadvisor). Ci rispondono subito e con un prezzo-offerta che è quasi la metà di quello della prima agenzia di ieri. E’ fatta, prenotiamo per domani un tour di tre giorni e due notti lungo il Rio delle Amazzoni. Andiamo di nuovo a pranzo nel posto vicino al nostro ostello e poi ci incontriamo con il responsabile dell’agenzia che ci spiega la logistica dei prossimi giorni. Dobbiamo dire che, se non fosse per le centinaia di recensione positive, a questo tipo non gli avremmo dato neanche un soldo. Ha gli occhi tipo gatto e la volpe con pinocchio.
Risolto questa faccenda non abbiamo che da preparare gli zaini per il nostro tour. Il pomeriggio lo passiamo in un altro localino sulla terrazza panoramica, su di un balconcino in legno con vista sul placido scorrere delle acque del fiume. Mentre ci gustiamo un succo al Macu Macu (o qualcosa del genere) e scriviamo un po’.

Iquitos
Un rilassante pomeriggio

  A cena Erika sente il bisogno di un’altra dose di insalatona e quindi andiamo sul sicuro, tornando nel posto di ieri sera. Siamo fortunati ed essendo sabato sera, c’è anche un duo chitarra, ukelele e voce che ci accompagna con un repertorio che spazia dal sud america ai grandi classici. Ci dispiace quasi venir via!

Iquitos
Live music!

  La mattina seguente è finalmente il momento di partire per la giungla! Ci vengono a prendere in moto-taxi e subito conosciamo le nostre due guide, Benjamin e Jonathan. Il primo, un simpatico e arzillo vecchietto con un sorriso contagiante, è colui che ha vissuto per una vita nella giungla ma non parla una parola di inglese, il secondo invece, un ragazzo dolce ma sveglio, sarà principalmente il nostro traduttore. In realtà oramai lo spagnolo lo capiamo abbastanza bene ma di certo in inglese sappiamo esprimerci meglio, magari anche per fare le giuste domande.
Ci portano all’estremo nord della città dove c’è il porto per passeggeri. Salutiamo Josè, il proprietario dell’agenzia, di fronte a un brulicante mercato e ci incamminiamo con le nostre due guide che già ci mostrano tutte le prelibatezze in vendita sulle bancarelle. Degni di nota sicuramente sono dei vermoni enormi arrosto, uova di tartaruga stufate e pesce mostro fresco. No, non abbiamo provato niente di tutto ciò, lo stomaco si è chiuso al solo pensiero.

Iquitos
Il porto del Rio

  Saliamo quindi su un barchino e il comandante dirige la prua verso il Rio delle Amazzoni. Se non fosse per il rumore di marmitta bucata del motore yamaha che buca i timpani, il paesaggio sarebbe meravigliosamente rilassante. Ma è oramai dalla Thailandia che questi fuoribordo ci accompagnano nelle gite per fiumi e oramai ne sentiremmo la mancanza se non ci fossero. Le nostre guide ci fanno notare il punto in cui il Rio Nanay, dove si trova il porto, si immette nel Rio delle Amazzoni. Di colpo, come al passaggio di un confine, passiamo dall’essere su un barchino in un fiume qualsiasi a essere su uno dei fiumi più iconici al mondo. Già per questo ci sentiamo eccitati come bambini.

Iquitos
Noi con le nostre guide sul Rio delle Amazzoni

  La massa d’acqua che si muove sotto di noi è imponente e la larghezza in questo punto rende gli alberi sull’altra sponda piccoli piccoli. Tra il cielo azzurro e l’acqua del fiume c’è una sottile striscia di alberi verdissimi: la altrettanto famosa foresta amazzonica!
Navighiamo per un paio d’ore lungo il fiume ma non ci annoiamo un secondo guardando intorno la vita che si sviluppa sulle sue sponde. Pescatori che tendono reti, famiglie che campeggiano per giorni sulle sponde in tende improvvisate per accumulare abbastanza pesce da vendere poi al mercato, contadini che coltivano riso, villaggi di palafitte, mezzi militari che sfrecciano e lenti mercantili che trasportano carichi giganteschi di legname.

Iquitos
Di nuovo insieme su un fiume con una grande storia

  Ci fermiamo in un villaggio di indians (come li chiamano qui) della comunità nativa degli Yagua. Qui ci spiegano un po’ la loro storia, di come hanno sofferto durante il boom della produzione della gomma e di come vivono in generale. Poi non può mancare lo spettacolino danzante, al quale partecipiamo, e la dimostrazione delle abilità con la cerbottana. Ci fanno provare anche a noi e, mentre io centro il bersaglio al terzo tentativo, Erika lo prende al primo colpo. Quasi se la vorrebbero portare dietro alla prossima battuta di caccia alla scimmia ma Erika preferisce petto di pollo, grazie per il pensiero! Compriamo una piccola borsetta per contribuire all'economia locale e riprendiamo il barchino. Nonostante sia stato uno stop prettamente per turisti ci ha divertito molto e ci ha mostrato comunque qualcosa che noi non avremmo potuto vedere altrimenti.

Iquitos
Prove di cerbottana

  Attraversando il Rio delle Amazzoni vediamo anche un delfino grigio saltare fuori dall’acqua. Lo seguiamo con lo sguardo ma poi Benjamin ci dice che stasera ne vedremo molti altri e quindi per il momento proseguiamo. Ci infiliamo in un fiume laterale, molto più piccolo, ma per questo più tranquillo e ricco di fauna e flora. Subito notiamo la vegetazione fluviale molto più presente e verde sulle sponde. Benjamin ci indica diverse specie di uccelli, di cui ora non ricordiamo neanche mezzo nome. Dopo poco arriviamo ad un gruppo di case che scopriamo essere il villaggio che sarà la nostra base per questi tre giorni. Noi staremo nel “Lodge”, parola pomposa per descrivere quello che in realtà è una struttura rialzata a mo di palafitta, con stanze, una sala dove mangiare e un patio dove ci sono un paio di amache per rilassarsi.

Iquitos
Il mio amore con un fiore amazzonico :)

  Posiamo le nostre cose e andiamo a mangiare. Dividiamo il pasto con un’altra coppia e, a giudicare dalla quantità, ci sembra che qualcuno ci stia marciando. Alla fine abbiamo ancora fame e chiediamo a Benjamin se effettivamente il pasto fosse tutto qui. Così lui ci va a prendere un’altro po’ di riso e pesce fritto e così ci sfamiamo.
Il programma per il pomeriggio prevede l’andare a vedere i delfini rosa, ma questi saltano maggiormente verso sera (non capisco quindi come possano respirare le altre ore del giorno ma va bè) e quindi abbiamo un paio d’ore per rilassarci. Non ce lo facciamo dire due volte e ci sbrachiamo sulle amache a leggere i nostri libri. Il caldo, il venticello fresco, il panorama sul fiume, il verde della foresta e il torpore tipico delle persone di queste latitudini ci rilassa. Erika divora il suo secondo libro della Allende, mentre io non riesco a staccarmi dalla storia del popolo Inca e della sua terribile conquista da parte degli spagnoli.

Verso le 3e30 Jonathan ci viene a chiamare e saliamo tutti su un’altra barca, più piccolina e senza tettoia. Andiamo sul Rio delle Amazzoni e ci mettiamo alla ricerca dei delfini. Giriamo in lungo e in largo, su una sponda e sull’altra ma di delfini nemmeno l’ombra. Nel frattempo un grosso temporale sembra che stia per piombare su di noi. Benjamin sembra non volersi arrendere, ma i delfini oggi sono andati proprio al bar a bere come fanno i peruviani di Domenica, o almeno cosi lui se la spiega.

Iquitos
Benjamin non si da per vinto

  Oramai vediamo il fronte della pioggia vicinissimo a noi e che avanza inesorabile. Non ce la facciamo a rientrare in tempo e la barca dove siamo offre nessun riparo. Fortunatamente Benjamin ha un asso nella manica: ci dirigiamo verso una barca con la tettoia, come quella che abbiamo preso stamane, che sta ormeggiata su un'ansa del fiume, e ci ripariamo su di essa. Il temporale che arriva è proprio di una potenza tropicale, ma a noi, riparati sotto questo tetto di paglia (e plastica) invece che darci fastidio, ci affascina. Non c’è nient’altro da fare che aspettare e guardare la pioggia cadere sull’acqua ed, in qualche modo, è uno spettacolo bellissimo.

Iquitos
L’attesa con la pioggia in sottofondo

  Quando la pioggia diminuisce di intensità oramai si è fatta notte. Ci infiliamo i ponchi impermeabili e tiriamo fuori le nostre pile da testa. Per fortuna che portiamo sempre tutto con noi perchè questa volta queste ultime sono molto utili per la navigazione notturna. Rientriamo alla base contenti anche se non abbiamo visto i delfini; riproveremo domani.
Ceniamo (con vassoi generosi preparati solo per noi!) e poi andiamo a fare una escursione notturna per la giungla. Ci mettiamo dei pesanti stivaloni di gomma (che Erika adora e vuole aggiungere alla dotazione di qualsiasi mezzo a motore che avremo in futuro) e ci addentriamo nella selva. Jonathan ci segue con le scarpe da tennis perchè probabilmente l’agenzia non gli ha fornito degli stivali di gomma. Ci confessa anche che non sapeva di dover stare fuori per 3 giorni e quindi non ha nessun cambio con se. Ma questa è la sua grande occasione di lavorare per una buona agenzia e non se la può far scappare. A noi questa cosa fa girare un po’ le scatole. Avevamo ragione sulla prima impressione che avevamo avuto su Jose. Pensiamo di scrivere qualcosa sulla recensione o dirlo a quattrocchi a Jose che così non si trattano i dipendenti, soprattutto quelli giovani. Poi pensiamo che questo possa avere solo ripercussioni sul povero Jonathan e decidiamo di non fare nulla. Sarà lui, quando avrà più potere contrattuale, a richiedere un trattamento migliore. Per ora noi gli facciamo pubblicità e gli consigliamo di cercare di farsi rispettare di più. Ci sembra la strategia migliore.
Benjamin ci fa vedere e assaggiare diverse piante medicinali, incontriamo un rospo gigante, sentiamo i versi di vari animali notturni e poi vediamo lei, la regina della serata: una tarantola grande una volta e mezzo la mia mano!! Pazzesca. Ovviamente Benjamin la prende anche in mano e se la fa camminare addosso. Mi chiede se voglio provare a prenderla ma declino l’invito. Come se avessi accettato… Rientriamo verso le 23 alle nostre stanze e ci infiliamo subito a dormire nella nostra stanza umida.

Iquitos
La tarantola gigantesca

  Il giorno seguente ci svegliamo alle 5e30 per una passeggiata nella giungla. Lo scopo è sempre quello di vedere quanti più animali possibile, che sono più attivi nelle prime ore del giorno. Siamo subito fortunati e vediamo una simpatica scimmietta saltare da un albero di banano a un altro fino a scomparire dalla nostra vista. Vediamo ancora tanti uccelli pescare, tra cui i sempre presenti aironi bianchi e neri. Ci fermiamo anche vicino a un enorme termitaio, Benjamin gratta un po’ il bordo e prende sulle sue mani una manciata di termiti. Con un veloce gesto si strofina le mani schiacciandole. Poi ci fa annusare le mani e ci dice trionfante “Repellente per zanzare!”. Effettivamente l’odore pungente ricorda quello della citronella. La passeggiata finisce, tornando verso il villaggio, in un centro di recupero per animali feriti o sequestrati al contrabbando. O almeno così ci dicono. Noi siamo sempre un po’ scettici e ci sembra più un mini zoo per turisti, ma tutto può essere. Qui vediamo il Tucano, diverse specie di pappagalli, scimmiette libere e (tristemente) in gabbia e, per la gioia di Erika, un'anaconda. Erika si fa anche una foto con il rettile, a debita distanza, circa 10 metri.

Iquitos
Erika elettrizzata di avere un cocorito sul braccio

 

Iquitos
Le scimmiette si innamorano di me

  Rientriamo nel “Lodge” per colazione. Dopodichè ci sbraghiamo un po’ sulle amache a leggere per riprenderci dall’alzataccia. Verso la 9e30 usciamo di nuovo dal villaggio e con una veloce passeggiata arriviamo su un fiumiciattolo secondario. Qui prendiamo un barchino e navighiamo nel fiume per una mezz’ora, addentrandoci sempre di più nella giungla fitta. Qui vediamo uccelli ancora più particolari: Martin pescatori, un tipo di rapace chiamato la mama vieja o mamma vecchia (a causa della testa bianca) e un airone con il piumaggio maculato come quello di un giaguaro.
Quando ci fermiamo, scendiamo e ci incamminiamo per la foresta. Date le recenti piogge, il terreno è tutto un pantano, ma gli stivali ci salvano. Benjamin ci fa vedere diverse piante medicinali o commestibili della giungla. Oltre a prendere le foglie, su alcune di esse, la nostra guida fa una incisione sulla corteccia e raccoglie il succo che ne esce. Su altre gratta la corteccia e poi la spreme, facendoci assaggiare il succo aspro. Ci dice sia contro “infezioni intestinali”. E allora daccene un altro po’ che potrebbe tornarci utile!!

Iquitos
Albero con la corteccia medicinale

  Dopo un po’ di cammino giungiamo all’highlight dell’uscita: gli alberi giganti. Alti probabilmente 30-40 metri, con una circonferenza che non basterebbero 10 persone per abbracciarli, si caratterizzano anche per le meravigliose e quasi baroccheggianti radici alla base.

Iquitos
Il nostro gruppo affiatato di fronte all’albero gigante

  Ci facciamo molte foto e Jonathan ci da anche mostra della sua destrezza attaccandosi a una liana e ondeggiando a 2 metri da terra. Noi ci accontentiamo di farlo su una liana più ad altezza pavimento, onde evitare di finire prematuramente il viaggio in una clinica.

Iquitos
Impressionanti pilastri naturali

  Torniamo quindi alla barca e facciamo la strada a ritroso fino a tornare al lodge.
Dopo pranzo chiediamo alle nostre guide se possiamo andare nuovamente a “caccia” di delfini. Sotto nostra richiesta trovano anche una canoa, in modo da avere una esperienza più a contatto con la natura, senza l’assordante rombo del motore yamaha. Il problema è che trovano una canoa da due persone mentre, se la matematica non mi inganna, noi siamo quattro. In più ci rassicurano con un incoraggiante “tanto voi sapete nuotare no?”. A questo punto Erika non ne vuole più sapere di stare su quel trabiccolo galleggiante e decidiamo quindi di rientrare e prendere una più sicura (e larga) barca a motore.

Iquitos
Alla ricerca dei delfini, parte seconda!

  Il premio di questa scelta è l’essere in grado di essere molto più veloci e quindi di vedere tantissimi delfini. Evidentemente non più al bar ad ubriacarsi perchè Lunedì, oggi questi stupendi animali ci circondano. Ne seguiamo almeno 3 famiglie risalire il fiume e, più di una volta emergono a prendere fiato proprio vicino alla nostra barca con il motore spento. Sentiamo distintamente il soffio e distinguiamo il peculiare colore e lungo becco dei delfini rosa. Proviamo a fotografarli due o tre volte ma poi, essendo troppo imprevedibile dove decidano di emergere e rischiando di non vederli per stare con l’occhio sulla fotocamera, decidiamo solo di goderci il momento mettendo via la tecnologia. Tornando verso “casa” chiedo a Jonathan se vuole fare una bagno nel fiume e, ovviamente, non vede l’ora, visto che me lo sta ripetendo da 2 giorni oramai. Ci fermiamo quindi dove il fiume che porta al nostro lodge si immette nel Rio delle Amazzoni e ci tuffiamo. Prima le nostre guide sbattono lunghi bastoni in acqua per spaventare i pesci...questo non mi rassicura troppo ma ci sono altre persone a fare il bagno e quindi vado!

Iquitos
Il bagno nel Rio delle Amazzoni

  Rientriamo quindi nella nostra stanza e ci facciamo una doccia veloce. La sera dopo cena ci godiamo la terrazza sul fiume del nostro lodge nel silenzio della natura.

L’ultimo giorno il programma prevede procacciarsi il cibo per il pranzo senza diventare il pranzo di nessuno. Infatti andremo a pesca di Piranha...Speriamo bene! Ci incamminiamo per tornare al fiume di ieri e attraversiamo il villaggio. Da una delle palafitte esce un bambino che gioca con quello che sembra un orsacchiotto. Come ci avviciniamo però vediamo che questo orsacchiotto si muove! La nostra guida ci dice che è un cucciolo di peresoso che è l’animaletto domestico del bimbo...un bradipo! Non riusciamo a contenere il nostro stupore tanto che il bambino ci dice se vogliamo tenerlo in braccio. Lo sappiamo che sono animali selvatici e non va bene tenerli in cattività, ma resistere a quell’ammasso di pelo e quegli occhioni era assolutamente impossibile. Lo prendo in mano e mi fa una tenerezza immensa con quel suo modo lentissimo di muoversi e di girare la testa anche di 180°. D’improvviso (si fa per dire) inizia ad abbassare lentissimamente la bocca verso il mio pollice, apre la mandibola, e inizia a stringere pianissimo, poi sempre più forte, poi sempre più forte fino a che fa male e allora tiro indietro il pollice. Tutto questo dura tipo due minuti nei quali io lo guardo perplesso chiedendomi che cacchio voglia fare. Fortuna che non sono animali carnivori sennò le prede giusto morte le prendevano. Anche Erika, di solito piuttosto restia a toccare qualsivoglia essere vivente, viene vinta dalla tenerezza e lo prende in braccio.

Iquitos
Un animale dormiglione… e il peresoso

  Lasciamo quindi il peresoso (letteralmente il “pigro”) al bambino che siamo sicuri d’ora in avanti chiederà una mancia ai turisti per fargli abbracciare il suo animaletto. Ma era troppo tenero!!!! Arriviamo al fiume e, con un’altra barca, ci dirigiamo nella direzione opposta a quella di ieri. Anche oggi ci addentriamo per una buona mezz’ora nella giungla e poi, al congiungersi di due rami del fiume, ci fermiamo e spegniamo il motore. La barca si adagia su una riva all’ombra e le nostre guide tirano fuori delle rudimentali canne da pesca fatte di un pezzo di bambù giovane, filo e amo. Come esca Benjamin ci innesta piccoli pezzi di pesce senza curarsi troppo di coprire l’amo. Come infiliamo l’esca in acqua però, con nostra sorpresa, i furbi piranha se la spazzolano senza toccare l’amo. Hai capito! A quel punto diventiamo più attenti e riusciamo a sentire le piccole vibrazioni della canna che stanno ad indicare che il dannatissimo piranha sta beccando la nostra esca. Ma anche tirando su istantaneamente troviamo sempre un pezzo in meno di pesce sul nostro amo. Stiamo praticamente nutrendo i piranha invece di pescarli!
Finalmente dopo una mezz’ora di prove e bestemmie, con un movimento più veloce del solito (e tanta fortuna), Erika riesce a pescare il primo piranha della giornata! Da quel momento incaselliamo un successo dopo l’altro tra piranha e altri piccoli pesci che finiscono a fare da esche. I pochi tempi morti tra un'ondata e l’altra sono delle piccole oasi di pace in cui ci godiamo il silenzio e la natura. Il bottino finale ammonta a ben 12 piranha, con un piccolo contributo di Benjamin alla causa.

Iquitos
Una giornata fruttuosa

  Torniamo al lodge e la cuoca ci prepara il pranzo da noi faticosamente sudato: piranha fritto. Un po’ troppe spine per i nostri gusti ma fritta è buona anche una scarpa!
Dopo un'oretta di nuovo spesa a rilassarsi sulle amache (ma quanto soffriamo!!) è tempo di riprendere la barca per Iquitos. Ci godiamo le 2 ore che ci riportano a casa con un po’ di tristezza sapendo che questa avventura sta per finire. Però dopo due ore di motore a tutta birra nelle orecchie, ringraziamo il cielo di essere arrivati.
Incontriamo Jose e gli diciamo che le due guide sono state fantastiche. Lui ci riporta in albergo, salutiamo i nostri amici Benjamin e Jonathan e di colpo ci ritroviamo da soli dopo tre giorni. Siamo stanchi e dopo una doccia ci facciamo due passi in centro. Ci fermiamo in un locale sulla terrazza per scrivere e berci una birra fresca. Dopo una cena economica torniamo in hotel a dormire.

La mattina seguente è tempo di andare all'aeroporto per imbarcarci per Cusco! Non prima però di aver incellofanato gli zaini con la pellicola trasparente comprata al supermercato...17 Soles invece di 100 in aeroporto!
Salutiamo la selva (foresta) e, con un balzo di un’ora e mezzo, ci ritroviamo nella sierra (montagna)!

Clicca qui per tutte le foto del Perù