Quito - Una ricorrenza da festeggiare

23 - 24 Settembre 2019

Da Otavalo il viaggio è di nuovo molto confortevole fino a Quito. Due ore su una strada a quattro corsie di nuova costruzione. Peccato che, visti i continui avvisi sulla pericolosità dei bus in Ecuador, non vogliamo tirare fuori nessun apparato tecnologico. Altrimenti potremmo anche scrivere comodamente.

Arrivati a Quito, dopo un burger da dimenticare alla stazione, prendiamo un Bus cittadino della linea veloce che ci porta fino a 500 metri dall’Ostello. Camminiamo veloce e a testa bassa questa distanza e in poco tempo arriviamo all’ostello El Andariego. Abbiamo prenotato questo ostello perché è degli stessi proprietari di quello di Otavalo e ci siamo trovati troppo bene. Suoniamo il campanello e chi ci viene ad aprire? Marcelo! Lo strano quanto dolciotto custode della sede di Otavalo. Ma come? Ieri sera eri a Otavalo...I nostri cervelli ci mettono qualche secondo a connettere che anche lui stamattina ha preso la macchina ed è venuto qui: che bella sorpresa!! Anche lui è contento di vederci e inizia subito con la sua cantilena “EriKa…..EriKKa….EriKKa….Canuti”, come già tante volte recitata nei giorni passati, gli piace proprio tanto il nome del mio amore.

Usciamo quasi subito per andare a sentire la scuola di salsa, vorremmo proprio fare un’ora di lezione per scrollarci di dosso un po’ di ruggine. La troviamo subito e saliamo a chiedere informazioni. L’ambiente non ci convince troppo, l’atteggiamento menefreghista dell'insegnante neanche e infine il prezzo non è dei più economici. Decidiamo di pensarci un poco e poi in caso tornare. Abbiamo anche un’altra scuola nelle vicinanze da provare.
Questa risulta leggermente più difficile da trovare: al primo indirizzo c’è un cartello che dice che la scuola si è trasferita altrove ma quando seguiamo le indicazioni non troviamo nulla. Va be, se mi rendi così difficile la vita vuol dire che non vuoi i miei soldi. Desistiamo e rimandiamo la lezione all’altra scuola a domani. Vedremo se ne avremo voglia.

Il tempo si sta mettendo brutto, come quasi tutti i pomeriggi, e ci mettiamo a cercare un bar dove prendere un caffè caldo. Passando inconsapevolmente per Plaza Foch, la più cool dei dintorni, e vediamo, in una strada laterale, un negozio di promozione del cacao ecuadoregno. L’idea di una cioccolata calda ci ispira particolarmente e ci fermiamo appena in tempo prima di uno scroscione violento. Sorseggiamo la nostra bevanda mentre leggiamo informazioni riguardo tutte le fasi del processo del cioccolato e non resistiamo a comprarne dei pezzettini da assaggio (con anche una bustina di iuta che mi piace tantissimo).

Ecuadorian chocolate
Combattere le pioggia con una bella tazza di cioccolato caldo!

Appena smette di piovere ci rimettiamo in marcia per cercare dove comperare le bacchette da trekking per il Quilotoa Loop, la nostra prossima avventura. Data la caviglia ancora debole di Erika, lo consideriamo un accessorio essenziale. Le troviamo sorprendentemente a 50 metri dalla cioccolateria, dove un negozio fornitissimo di materiale per la montagna ce le vende per un prezzo onesto.

Ci facciamo poi due passi per La Mariscal, il quartiere dove ci troviamo. Non scopriamo nulla di particolarmente bello però Erika compra dei pantaloni tutti colorati per stare comoda durante il giorno: almeno la passeggiata non è stata completamente inutile!
Facciamo un minimo di spesa per la colazione di domani in una sorta di minimarket (non esistono neanche supermercati alla Mariscal) e poi rientriamo per prepararci per la cena. Oggi infatti è un mese che ci siamo sposati e vorremmo passare una serata persi tra i ricordi di quei due giorni. Inoltre tanti avvenimenti si sono succeduti nell’ultimo mese e vorremmo avere il tempo di assaporarli per bene. Dopo esserci vestiti con tutti i capi comprati ad Otavalo e in Colombia, chiediamo a Marcelo una raccomandazione per un posto economico e buono. Lui ci risponde che economico a Quito non è proprio possibile. Alla fine, per andar sul sicuro e non dover girare troppo, scegliamo un posto consigliato dalla LP. Si tratta di un ristorantino che serve solo piatti vegetariani ecuadoregni.
L’atmosfera ci piace molto e anche il menu non sembra male. Prendiamo due zuppe per scaldarci un po’ e due piattoni unici con un po’ di tutto.

Ecuadorian dishes
Buon mesiversario 

Le zuppe veramente gustose e saporite, sul piatto principale invece non ci ha convinto troppo l’uso del seitan per cercare di rimpiazzare la carne. Ci sarebbe piaciuto molto di più avere tutte verdure. Allo stesso tempo però assaggiamo per la prima volta il mote, un cereale che qui usano come riso, molto particolare perché con chicchi grandissimi e morbidi.
Come al solito in queste occasioni io e il mio amore parliamo tantissimo e, soprattutto in questa occasione, di cose di cui parlare ne abbiamo a bizzeffe. In tante avventure ci siamo imbarcati in questi ultimi mesi, e tante altre ce ne attendono nel prossimo futuro. Ci entusiasma questo approccio alla vita che abbiamo e ci impegneremo per renderla sempre più emozionante.

Typical clothes
Cambio di stile rispetto ad un mese fa…

Torniamo in ostello prima del coprifuoco consigliato da Marcelo delle 10. Dopo la zona non è molto sicura, dice. Anche stasera, comunque, non ci siamo sentiti minimamente minacciati. Meglio così.

Il giorno successivo abbiamo prenotato un tour a piedi della città, di quelli gratis che tanto gratis non sono perché alla fine c’è la mancia quasi obbligatoria. Dopo una veloce colazione camminiamo verso centro e ci incontriamo con il gruppo al punto prestabilito. La guida questa volta ci convince meno. Si vede che è proprio un tour turistico questa volta e che lei è li per la mancia, che ci ricorda più volte essere importante. La cosa più carina che vediamo è probabilmente il mercato, che avremmo altrimenti saltato. Ci indica anche alcuni frutti stranissimi, tra gli altri, alcuni con la forma di una banana o di un arancio ma dentro pieni di semini come il frutto della passione. Ne compriamo ovviamente un paio di ogni tipo per assaggiarli tutti domani a colazione.

Quito
Frutta tropicale

Ci fa inoltre notare dei piatti tipici ecuadoregni: la encebollada, una zuppa di cipolle e carne, e la corvina, un pesce fritto con patate. Questi torneremo a provarli per pranzo.

Quito
Cortili interni

Ci porta poi nella piazza principale dove coglie l’occasione di spiegarci la storia coloniale e la politica recente di Quito e dell’Ecuador.

Quito
Lezione di storia…

 

Quito
…e di cultura!

Secondo la visione di Simon Bolivar, il liberatore, Venezuela, Colombia ed Ecuador dovevano essere un unico stato ed al principio lo sono state. Solo dopo qualche anno si sono separate e per questo le bandiere sono così simili fra loro. Qui l’importanza dell’indipendenza sembra essere più sentita rispetto alla Colombia.
Proseguendo la passeggiata andiamo di fronte ad una delle chiese con più oro del Sudamerica, dei gesuiti, e qui ci spiega l’importanza e il peso che la religione cattolica e le scuole cattoliche hanno avuto per la popolazione indigena.
Andiamo poi al museo numismatico dove capiamo finalmente perché qui si usa il dollaro americano: dopo una delle crisi più gravi della storia, alla fine del XX secolo, l’Ecuador ha barattato la stabilità della moneta con la flessibilità di avere una banca nazionale propria. Questo sembra essere stata una mossa vincente perché nessuno ad oggi tornerebbe indietro.

Quito
La collina di Quito

Le ultime due tappe sono a San Francisco e alla statua del Mariscal Sucre. La prima, chiesa francescana è stata l’unica ad essere aperta anche alle popolazione indigene (nelle altre, pur essendo obbligatorio attendere alla messa, gli indigeni dovevano rimanere fuori perché impuri).

Quito
Piazza San Francisco

 

Quito
L’ombra corta all’ecuatore!

L’altra tappa invece ci fa scoprire l’eroe nazionale, Sucre, braccio destro di Bolivar nella lotta per l´indipendenza e a cui erano dedicate le monete prima del dollaro, i sucre appunto.
Alla fine paghiamo l’obolo soddisfatti anche se non estasiati come con Mariluz a Medellin e ci dirigiamo al mercato per il nostro pranzo. Ottimo e abbondante come al solito ma soprattutto diverso dal solito almuerzo.

Dopo pranzo ci mettiamo alla caccia di una banconota da 5 sucre per la collezione del mio amore. Dopo aver chiesto a mezza piazza finalmente ci indirizzano verso un negozio di antichità dove, aspettando l’apertura delle 3, troviamo la preziosa banconota.

Quito
Vicoli Quitegni

A questo punto vogliamo tornare in ostello per cambiarci, far passare il solito acquazzone pomeridiano e andare poi alla lezione di salsa. Facciamo un salto anche alla basilica del Voto Nacional, che ricorda (da lontano) Notre Dame, ma la sua estrema modernità gli fa perdere molto fascino.

Quito
La finta Notre Dame da lontano

Nel frattempo i nuvoloni neri che oramai conosciamo bene, sono vicinissimi. Corriamo allora alla fermata, fortunatamente coperta, e, proprio mentre inizia a piovere, saltiamo sul bus. Rapidamente la pioggia si tramuta in una delle grandinate più forti che io abbia visto. Tutto diventa bianco mentre noi, nel frattempo arrivati a destinazione, ci ripariamo sotto la fermata.

Quito
La grandine!!

Quando la grandine finisce e la pioggia diminuisce di intensità ci mettiamo i ponchi impermeabili e ci incamminiamo per i 5 minuti che ci separano dall’ostello. Non avevamo fatto i conti però con la scarsa gestione dell’acqua piovana da parte del sottodimensionato sistema di fognature di Quito. In breve, le strade sono fiumi invalicabili. Con qualche macumba arriviamo in ostello ma le scarpe sono fradicie. Riinizia anche a piovere. Va be, mi sa che la lezione di salsa è andata. Ce ne stiamo un po’ tranquilli nella sala comune sorseggiando caffe caldo, mettendo a posto le foto e scrivendo qualche articolo.
A cena andiamo in un fast food senza troppe pretese e poi ci facciamo due passi prima di rientrare.

La mattina seguente facciamo colazione con un buonissimo yoghurt con cereali e mix di frutta tropicale comprata ieri al mercato, ho ancora l’acquolina in bocca. Poi salutiamo il nostro compagno di viaggio Marcelo, e ci incamminiamo per un lungo viaggio in bus verso il terminal terrestre degli autobus. Lì prendiamo il primo bus per Latacunga, punto di partenza del trekking di tre giorni per la Laguna di Quilotoa.

Quito
Qui il mestiere di pulisci scarpe non tramonta

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