Koh Phi Phi - Un incontro inaspettato

19 – 21 Aprile 2016

Dopo una notte in traghetto, un paio d’ore in autobus e un altro traghetto riusciamo ad arrivare a Koh Phi Phi, sulla costa occidentale del sud della Thailandia, vicino alla famosissima Pukhet che ci siamo rifiutati di vedere. Appena col traghetto ci avviciniamo a destinazione rimaniamo incantati da quello che vediamo, delle spiagge immacolate e dei faraglioni che si stagliano imponenti dall’acqua, che dominano il panorama e lo rendono particolare. Una delle più belle isole tropicali del mondo, si dice, e non facciamo fatica a crederlo. Purtroppo per noi, però, il turismo è arrivato in abbondanza e le belle coste dell’isola sono piene zeppe di barchette, barconi, scafi, che la rendono un po’ meno attraente. E pensare che negli anni ’80 solo qualche turista impavido approdava in questo splendore…oggi invece è talmente sovrastata dai meccanismi del turismo che appena scendi dal traghetto ti fanno pagare una tassa di ingresso! Tutto questo grazie al film The Beach con Leonardo di Caprio girato proprio in una delle spiagge, al tempo ancora selvagge, di Koh Phi Phi.

Dopo qualche parolaccia per la tassa di ingresso di cui non riusciamo a capire il motivo ci mettiamo alla ricerca di un posto per dormire. Questa volta il meccanismo ormai consolidato che avevamo messo in moto nelle altre isole, ovvero di affittare una motorella, lasciare gli zaini al negozio del noleggio e andare a cercare una guesthouse con lo scooter e senza il peso degli zaini, non possiamo metterlo in pratica. Koh Phi Phi non ha praticamente quasi nessuna strada praticabile; il centro è tutto pedonale e anche allontanandosi un po’ c’è solo qualche accenno di strada, completamente non asfaltata, tanto che non ci sono neanche negozi di noleggio. Ci arrendiamo all’idea che stavolta ce la dobbiamo fare a piedi con gli zaini. Di hotel, guesthouse e ostelli ce ne sono a perdita d’occhio (come pure le agenzie che organizzano corsi ed escursioni subacquee), ma essendo qui il turismo dominante i prezzi sono molto più alti che nelle altre isole. Dopo una mezzoretta lascio Marco in un punto con tutti gli zaini e vado a piedi a cercare qualcosa in collina. Sarà il mood negativo ma non riesco a trovare niente che mi soddisfi: o prezzi troppo alti o camere decisamente troppo brutte. Torno indietro stanca e sconfitta e nel frattempo si è fatto anche un caldo impressionante. Con la coda tra le gambe andiamo nella guesthouse consigliata dalla Lonely Planet, in pieno centro, riusciamo a contrattare un po’ il prezzo ma alla fine il risultato ci soddisfa: la nostra camera si trova in alto e dal terrazzino riusciamo a vedere il mare…certo, dopo il bungalow sul mare a Koh Phangan a prezzo stracciato, è dura innamorarsi di qualsiasi altro alloggio, ma alla fine è di tutto rispetto.

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Un po’ di relax dopo la mattinata di ricerca!

Affamati, ci prendiamo un’insalata al ristorante della guesthouse e poi via in spiaggia…via…si fa per dire!!! Abbiamo scelto di andare ad una spiaggia nella costa opposta, ovviamente l’idea di prendere le “long tail boat” (le tipiche imbarcazioni a “coda lunga” che funzionano come taxi sul mare) non ci sfiora neanche lontanamente e quindi possiamo contare solo sulle nostre gambe.

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Long Tail Boats

Alla fine ci ritroviamo in una strada sterrata in salita nel mezzo del giorno senza un cm2 di ombra, insomma una camminata rilassante! La cosa che più ci impressiona però è come, appena fuori dalle strade battute, l’aspetto dell’isola cambi improvvisamente e drasticamente. Nel centro è tutto pulito, funzionante, colorato e moderno, mentre in questa strada che scivola nell’interno dell’isola per poi approdare nell’altra costa, tutto è fatiscente, immondizia ammucchiata ovunque, palafitte di legno che sembrano cadere da un momento all’altro. Koh Phi Phi è stata fortemente distrutta dallo tsunami del 2004 quindi probabilmente dipende anche da questo, solo la parte turistica è stata ricostruita alla perfezione per impressionare i turisti che tanto poi prendono i taxi di mare per andare nell’altra costa. Insomma solo la facciata è stata ricostruita, mentre i locali che vivono dietro possono pure rimanere con le loro casette traballanti e circondate da chili e chili di spazzatura!
Scambiandoci le nostre impressioni su questo argomento, la strada si fa meno dura e riusciamo ad arrivare alla spiaggia, in cui ci dà il benvenuto una famigliola di scimmie…è la prima volta che riusciamo a vederle così da vicino! Troviamo un angolino di ombra e ci sdraiamo in spiaggia per compensare la fatica della camminata. Purtroppo la bassa marea è già arrivata, il mare si è enormemente ritirato e il fondale roccioso adesso è a pochi cm dal pelo d’acqua. Non me la sento! Ho già sperimentato a Koh Phangan snorkelling col fondale molto basso e sono dovuta uscire di corsa da quanto mi mancava il fiato per colpa di un attacco di panico. Avere pochissimo spazio dal mio corpo a quegli scogli che tanto mi fanno paura mi manda fuori di testa, ho il terrore di toccarli, di essere graffiata da qualche forma di vita che si concentra su di essi…e poi…poi…ci sono innumerevoli cetrioli di mare, forma di vita che non contemplavo prima d’ora e che mi fa ribrezzo, impedendomi di sentire come sicura la strada di poggiare i piedi per terra, perché i miei piedi sopra quei cosi viscidi non ce li metto manco morta! Ecco, è proprio questo che mi terrorizza del fondale roccioso basso, il fatto che mi spaventa poggiare i piedi e questo mi impedisce di avere una via di scampo per qualsiasi situazione, anche solo per riposarmi un po’ e prendere fiato, mentre con il fondale alto posso tranquillamente galleggiare senza dover toccare gli scogli e tutte le forme di vita che ci sono sotto di me.
Al ricordo di quel momento di panico puro, questa volta, vedendo la bassa marea, mando prima Marco in perlustrazione e quando torna dicendomi che il fondale non è sabbioso ma roccioso mi arrendo a guardarlo da riva. Nel frattempo infiniti barconi, che sicuramente fanno tour di una giornata da Pukhet, hanno portato decine e decine di persone, per lo più cinesi, su questa spiaggia che è improvvisamente diventata piena di macchinette fotografiche e pose ridicole.
Mi diverto a scrutare tutta questa umanità mentre guardo Marco dalla spiaggia e rifletto anche sulle mie paure. Dopo un’analisi approfondita concludo che alla fine la vita marina non mi affascina così tanto e quindi non vedo per quale motivo dovrei sforzarmi a superare il terrore che ho per una cosa di cui posso facilmente fare a meno. Quando Marco torna mi racconta tutto quello che ha visto e questa volta, forte delle mie considerazioni, non sono invidiosa.

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Coralli ovunque!

Ci asciughiamo un po’ e poi riprendiamo la strada verso il centro e mentre camminiamo espongo a Marco tutta l’autoanalisi che mi sono fatta prima di cui andavo così fiera. Lui però non la pensa come me, pensa che è la paura che ho che mi impedisce di provarci, non riesce a capacitarsi del fatto che il meraviglioso mondo marino tropicale, con tutte quelle specie coloratissime, buffe e strambe, non possa incuriosirmi, interessarmi, lasciarmi a bocca aperta dalla bellezza. Lo scambio di opinioni si fa sempre più acceso e sfoga in una di quelle litigate senza senso, senza capo né coda, in cui entrambi diciamo la stessa cosa ma ci impuntiamo su dei dettagli secondari. Più esponiamo le nostre posizioni e più la situazione si aggrava fino ad arrivare al mutismo.
Restiamo con questo mood tutta la sera, ogni tanto facciamo qualche piccolo gesto di riappacificazione ma non prende piede. Andiamo anche a cenare in un posto bellissimo, con i tavolini in mezzo alla spiaggia, luci soffuse, musica buona (peccato per la musica da discoteca messa dal locale accanto che sovrastava tutto). Di fronte a questo scenario un po’ di pace torna, ma non siamo ancora noi. Da fuori sembriamo una coppia normale, ma noi sappiamo benissimo che noi siamo molto di più e questi due corpi che camminano uno accanto all’altro accennandosi qualche sorriso e scambiandosi qualche parola di rito non siamo noi. Ma stasera non abbiamo le forze per andare al di là di questo!
La nottata è decisamente fastidiosa, lo è sempre quando andiamo a dormire senza aver fatto ritornare l’armonia. Ma al mattino parliamo un po’ e il sole torna tra di noi…torna sempre, sempre più luminoso, sempre più caldo!
Oggi andiamo alla famosa Long Beach, sulla costa occidentale, il cammino è di qualche chilometro, ma un po’ meno in salita di ieri. Arriviamo, questa spiaggia mi piace molto e ancora c’è l’alta marea…mi posso godere un bel bagno rilassato.

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Un selfie dopo un tuffo in acqua ci sta!

Passiamo la mattinata così, tranquilli, alternando lettura e bagni rinfrescanti in mare, Marco si fa un giro tra gli scogli e io me ne sto tranquilla in spiaggia a seguirlo con gli occhi, serena!! A pranzo ci prendiamo due piatti di riso con frutti di mare in uno dei ristoranti appena dietro la spiaggia e ci godiamo un po’ d’ombra prima di rientrare nelle grinfie del sole cocente nella spiaggia ormai priva di ombra.
La marea si è abbassata quindi nel pomeriggio rinuncio a buttarmi in acqua, mentre Marco va a vedere cosa c’è negli scogli all’altra estremità della spiaggia…ed ora lascio la parola a lui per raccontare questa sua avventura.


Marco: Lascio Erika a godersi un po’ di relax sdraiata sulla bellissima long beach e mi dirigo a piedi verso due piccoli isolotti all’estremo sud della spiaggia. Poco fa ho visto un paio di barconi dei dive-center fermarsi su quello più a largo e rimanere lì per una ventina di minuti con i clienti, immagino quindi un bellissimo fondale da esplorare!! Entro in acqua nel punto più vicino a questi isolotti e inizio a nuotare verso di loro. Già quando arrivo al primo la mia “sete” di pesci tropicali è ampiamente saziata. Pesci che ho già visto a Koh Tao e Koh Phangan ma che sono talmente insoliti da emozionarmi ogni volta che li vedo. Da quello piatto, bianco, giallo e nero con una lunga pinna dorsale, che lo segue come una coda, ed una buffissima “bocca” allungata, al pesce pappagallo, coloratissimo e con due dentoni frontali enormi, a quello un po’ rosato che mi sfida ogni volta che mi vede, mi nuota velocissimo contro e poi sterza all’ultimo quando vede che non ho paura, o quelli lunghi e affusolati che nuotano a pelo d’acqua.

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Il fondale multicolore

Insomma sono già soddisfatto, ma continuo a nuotare verso il punto dove avevo visto i barconi fermarsi e nel frattempo mi guardo in giro. Di botto mi si gela il sangue. Con la coda dell’occhio vedo una sagoma che è fin troppo riconoscibile: uno squalo! Mi giro di scatto e quello che ho sulla mia destra a non più di cinque metri da me, sul fondale, è un bellissimo squaletto. Dico squaletto perché, ovviamente, ce ne siano di ben più grandi ma vi assicuro che era il più grosso essere acquatico che io abbia mai incontrato in acqua, almeno lungo come la mia gamba. Mi immobilizzo, un po’ perché sono estasiato di vederne uno dal vivo, un po’ perché sono intimorito. Comunque mi tranquillizzo abbastanza in fretta in primis perché vedo che lui non è minimamente attratto da me e che anzi si allontana, e poi perché se questi squali fossero pericolosi per l’uomo credo che sull’isola si vedrebbero cartelli ovunque o comunque si saprebbe… o almeno così mi sforzo di ragionare! Quando non è più nel mio campo visivo continuo la nuotata emozionatissimo dall’incontro, non vedendo l’ora di raccontarlo ad Erika. Non riesco neanche a finire il pensiero che bam! rieccolo sotto di me. Ma come è possibile? Era andato dalla parte opposta. Mi segue? Gli interesso? Ma no dai sarà un altro esemplare. Certo che sembra tanto simile! Anche questo dopo un paio di giretti se ne va. Io non gli stacco gli occhi di dosso. Ora che riesco a guardarlo con meno adrenalina in corpo mi accorgo di quanto sia elegante e proporzionato. E’ meraviglioso; e come si capisce che sia un predatore! Il corpo cosi affusolato, le pinne aguzze, la bocca larga e piatta, ogni particolare sembra essere studiato per essere il più razionale e efficace possibile. O forse la mia percezione è falsata dall’immagine che comunemente si ha degli squali? Non so, ma di sicuro esprime una potenza di un fascino raro. Tiro un secondo fuori la testa dall’acqua e vedo che sono in corrispondenza del tratto di mare tra i due isolotti, solo spostato di una decina di metri. Decido di circumnavigare tutto il secondo isolotto così da ritrovarmi, dopo aver passato lo stretto di mare tra i due, nel punto dove sono ora, sperando di ripetere l’incontro. Nuoto distratto, continuo a guardare il fondale ma la mia mente rimane ancorata alla vista di poco fa. Arrivo al punto dove si fermano i barconi ma non vedo niente di estasiante: qualche corallo ma ne ho visti decisamente di migliori. Continuo veloce, ho nuotato parecchio e sono un po’ stanco quindi procedo spedito con il mio piano di tornare nel punto dell’incontro per poi dirigermi a riva. Giro intorno al secondo isolotto e mi trovo a una cinquantina di metri da dove avevo visto gli squali. Devo solo attraversare lo stretto di mare tra i due isolotti e ci sono. Continuo a nuotare deciso ma il fondale si avvicina sempre di più, l’acqua diventa sempre più bassa e faccio fatica a non toccare gli scogli sul fondo con la bracciata. Mi dico: se incontro lo squalo qui me la faccio sotto. Manco a dirlo BAM! alla mia destra passa uno squalo. Sarà anche questo a cinque metri da me ma stavolta siamo occhi negli occhi, alla stessa altezza. Non so perché ma guardandolo dall’alto mi dava un senso maggiore di sicurezza, come di poterlo controllare. Ora qui con scarse capacità di movimento vista l’acqua bassa mi sento come in trappola (che poi, a ragionarci, messe in relazione alle capacità natatorie di uno squalo, le mie, anche con venti metri di fondale, credo che possano essere considerate a dir poco risibili ma in quei momenti non è il raziocinio che comanda). Stacco gli occhi da quella pinna aguzza e: un altro dietro di lui, due alla sua destra, uno di fronte a me! Sono circondato! Mi giro di scatto come ad aspettarmi che ce ne sia uno che vuole prendermi da dietro. Continuo a guardarmi intorno nervosamente. Mi viene da alzarmi in piedi e correre su un isolotto. Ma mi dico di stare calmo, se esco dall’acqua impaurito non ci rimetto un piede manco morto. Ripeto il ragionamento che sono innocui altrimenti sarebbe scritto ovunque di stare attento agli squali, anche sulle guide. Quindi decido di trovare il momento buono in cui si apre uno spiraglio di fronte a me e dare fondo a tutte le lezioni di nuoto che per sedici anni hanno occupato i miei pomeriggi. Il momento lo trovo quando quello di fronte a me va a sinistra mentre il grosso del branco prosegue sulla mia destra. Vai Marco vola!! Se mi avessero preso il tempo in quel momento porca vacca penso che il mio istruttore all’agonistica si sarebbe asciugato le lacrime dall’orgoglio (di sicuro invece gli squali avranno pensato “ma che c’avrà da corre quello scemo?”, ma questa è un’altra storia). In un secondo sono di nuovo sull’acqua alta e, pare, tutto intero. Torno velocemente a riva e per tutta la camminata sulla spiaggia mi ripeto mentalmente il racconto i modo da prepararmelo per quando sarò da Erika. Sono ancora agitato ma felicissimo!
(nota a margine: la sera una ragazza dei dive-center dell’isola ci racconta di come loro giochino con questi squaletti a nascondino… per dire la pericolosità dei soggetti…)

Il resto del pomeriggio è passato ascoltando questo racconto numerose volte, con particolari sempre maggiori e “giocando” a rinnovare lo stupore ogni volta, come si fa quando si ascoltano le storie avventurose dei bambini! E ogni volta abbiamo riso del fatto che se fosse successo a me avrei dato sfogo a tutte le doti sportive che non ho mai avuto per darmela a gambe il prima possibile!
Pieni di adrenalina e divertiti da questo pomeriggio alternativo, rifacciamo la strada costiera al contrario, ammirando gli alberi in fiore con colori di una intensità e vividezza che raramente ho visto. L’armonia è decisamente tornata!!

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Una giornata rilassante a Long Beach

La sera girovaghiamo un po’ per trovare un posto carino in cui cenare; in realtà di posti belli ce ne sono a perdita d’occhio ma non rientrano nel nostro range di costo e stasera non abbiamo voglia di “fare la pazzia”. Alla fine ne scegliamo uno in riva al mare, anche se il nostro tavolo era un po’ distante dalla spiaggia…quanto vorrei un bicchiere di vino, ma qui te lo fanno pagare un’eresia…oddio, eresia forse è un po’ troppo, lo fanno semplicemente pagare a prezzo europeo, ma confrontato con il costo della vita è decisamente un bene di lusso! Mi accontento della birra anche stasera vah!
Stasera andiamo a dormire col cuore più leggero. Domani mattina ripartiamo, forse questa isola si meritava qualche giorno e qualche esplorazione in più, ma tutto il malessere accumulato per le mie stupide paure e l’eccessivo turismo ci spingono a cambiare destinazione. Koh Lanta è la prossima meta, raggiungibile con poche ore di traghetto.

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