Sihanoukville&Kampot - L'umida pausa Gourmet

25 - 30 Maggio 2016

Il cammino in Cambogia sta per finire e stamattina lasciamo le montagne e la giungla per passare gli ultimi giorni nella costa a goderci un po’ di mare…speriamo!
La nostra prima destinazione è la altisonante Sihanoukville (Città di Sihanouk), una conosciutissima località di mare che sembra essere la Rimini della Cambogia. Non ne siamo attratti ma decidiamo comunque di farci un salto. Anche perché qualche giorno fa abbiamo deciso di fare il visto turistico vietnamita invece di sfruttare l’ingresso senza vista con durata 15 giorni, e a Sihanoukville c’è il consolato vietnamita in cui pare rilascino i visti in un solo giorno.

Il viaggio è lungo da qui e non siamo sicuri di arrivarci stasera, probabilmente ci dovremmo fermare una notte a Phnom Penh.
Ci alziamo prestissimo per aspettare il passaggio dall’hotel al punto di partenza dell’autobus. Come al solito, però, quando i cambogiani ti dicono un orario poi possono arrivare da 10 minuti ad 1 ora di ritardo. Ed oggi è la volta di 1 ora. In realtà poi scopriamo che si sono scordati di venirci a prendere e ci hanno mandato al volo due moto-taxi. E così che facciamo la nostra prima esperienza nel moto-taxi insieme a tutti i nostri zaini.
L’autobus non è uno di quelli locali pieni di sacchi di riso e galline, ma un molto più confortevole e turistico minivan che scende le tortuose strade di montagna ad una velocità impressionante e quasi sempre nella corsia di sorpasso. Ho perso il conto di quante volte abbiamo rischiato la vita, ad un certo punto ho anche smesso di guardare fuori e ho avuto fiducia nell’esperienza dell’autista.
Grazie alle sue peripezie, però, arriviamo a Phnom Penh in tempo per prendere l’autobus per Sihanoukville. Perfetto. Pranziamo al mercato e poi aspettiamo un’oretta nella “sala viaggiatori” della stazione degli autobus! (Faccio un appunto: ogni tanto mettiamo parole tra virgolette per indicare il significato che assumono qui è molto diverso rispetto a quello che siamo abituati a pensare e vivere nel nostro caro mondo occidentale!).
Passiamo tutto il pomeriggio in autobus e intorno alle 19 riusciamo a raggiungere la nostra meta, non sperata! Cerchiamo un posto per dormire economico (siamo in modalità risparmio per rimettere la spesa fuori budget del tour con gli elefanti…e modalità risparmio significa che Marco oggi si è offeso perché ho speso ben 50 centesimi per comprare un mango!!!! :P). Sempre perché siamo nel mood “poracci”, ceniamo in una misera bancarella di Sihanoukville e poi a letto: oggi non ci possiamo permettere altro!! 
Al risveglio portiamo avanti un po’ di commissioni, tra cui fare un bucato in lavanderia (con asciugatrice perché con questa umidità e con l’assenza di sole degli ultimi giorni si asciugherebbero forse in 10 giorni!). Poi ci incamminiamo verso il consolato vietnamita. Ci facciamo 3 chilometri e mezzo a piedi rifiutando qualsiasi tuk tuk o moto taxi che ci propongono i loro servizi.
Quando arriviamo compiliamo il formulario, paghiamo 40$ a testa e l’impiegato (sorridente!!! Cose che uno non si aspetterebbe mai a volte succedono!) ci dice di venire a ritirare i passaporti col visto domani. Ottimo!!
Riprendiamo la strada al contrario e prima di rincasare ci fermiamo in un supermercato per fare un po’ di spesa. Ci compriamo un bel po’ di verdura per poter cucinare da soli e mangiare per una volta qualcosa di sano…e il pranzetto è delizioso!
Dopo pranzo tergiversiamo un po’: purtroppo il tempo non è bello come speravamo e Sihanoukville a parte la spiaggia non offre granché. Nel tardo pomeriggio usciamo per vedere questa famosissima spiaggia…sarà la mancanza del sole, sarà la bassa stagione, ma non colpisce proprio per niente. E’ spoglia, sporca, poco curata in qualsiasi senso, molto difficile immaginarla in modalità mozzafiato! Ci prendiamo comunque un frullato nei bar sulla spiaggia e poi andiamo a fare una passeggiata per trovare un posto per cena. Troviamo un ristorante greco e scegliamo lui, non abbiamo voglia di cucina asiatica oggi!!!
Il giorno dopo ci rifacciamo la camminata verso il consolato vietnamita, in un baleno recuperiamo i passaporti e poi riscendiamo nel centro città con un tuk tuk per poter arrivare in tempo per prendere l’autobus per Kampot.
Come ultima destinazione eravamo indecisi tra Kampot e Kep, la prima sul fiume e la seconda sul mare e abbiamo optato per la prima dato che comunque ormai ci siamo rassegnati al fatto che il meteo è contro di noi. Il minivan parte e ci lasciamo alle spalle questa città che non ci ha colpito per niente.
Arrivati a Kampot ci accorgiamo subito che qui si respira un’aria totalmente diversa. Il tempo è sempre brutto e piovoso ma l’atmosfera qui è davvero magica. Sarà per il fiume che la attraversa e che, essendo quasi arrivato sul mare, è larghissimo e le sponde sono quasi al filo della strada. Sarà per lo stile francese degli edifici. O sarà per la pulizia molto superiore al resto delle città che abbiamo visitato. In ogni caso ce ne innamoriamo subito, un colpo di fulmine. Chissà con il sole…saremmo stati ancora più estasiati.
Troviamo una guesthouse molto carina e ci posizioniamo qui per gli ultimi 3 giorni di Cambogia, anche se ci piacerebbe trovare un posto sul fiume. Andiamo allora in esplorazione per vedere se riusciamo a trovare un alloggio magico quanto la città. Camminiamo per diversi chilometri e troviamo una serie di guesthouse che potrebbero fare al caso nostro, ma hanno tutte i bungalow fatti di bambù e ho paura che siano troppo umidi dato il tempo piovoso. L’unico posto con strutture in mattoni è un resort di lusso che ci chiede più di 50$ a notte, non ce lo possiamo proprio permettere!! Mesti mesti quindi torniamo indietro e ci accontentiamo della guesthouse che abbiamo preso prima!
Per cena scegliamo un posto carino ma poco pretenzioso, ma abbiamo già deciso che domani sera andremo nel ristorante top per una cenetta romantica (Marco non è più in modalità risparmio fino all’osso :P).
Cosa facciamo a Kampot?? Ci sarebbero delle cose da visitare, un tempio in cima ad una montagna, si potrebbe prendere uno scooter e girare nella campagna circostante o andare verso il mare. Ma in un viaggio di mesi ci si può anche concedere ogni tanto di dire “non mi frega niente delle attrazioni turistiche di Kampot”. E così facciamo, un po’ è il brutto tempo che gioca, ma non è solo quello, è solo bisogno di staccare dalla modalità “dobbiamo vedere tutto quello che abbiamo intorno” per vivere un po’ di tranquilla quotidianità a qualche migliaio di chilometri da casa.
Per cui questa mattina usciamo per colazione e troviamo sul lungo fiume una bancarella di una coppia belga che vende croissant e altri prodotti da forno, dolci e salati. Gli occhi iniziano a brillare...il cuore (e la gola) torna in Europa! Ci catapultiamo verso di loro prima ancora che abbiano finito di allestire la bancarella e compriamo due pains aux raisins enormi che ci facciamo fuori in due minuti. Poi pensiamo al pranzo: in questi giorni vogliamo cucinarci da soli quindi facciamo un salto al mercato di Kampot.
Il mercato, il punto nevralgico della vita di qualsiasi città asiatica: questa è la vera “attrazione” di Kampot, questo è il posto dove si può davvero capire un po’ di più la cultura, qui si può guadagnare quell’esperienza in più che un’altra attrazione turistica non ci avrebbe saputo dare. Camminiamo nei dedali di questo fiorente luogo di incontro, tra mille colori e profumi (a volte anche puzzi!), li scrutiamo mentre vivono, comprano, contrattano, ridono. Qui è tutto autentico, non è allestito per far emozionare i turisti, non è una Disneyland creata apposta, la gente ti guarda con occhi veri, non con gli occhi a forma di dollaro. Le vecchiette ti sorridono perché davvero vogliono farlo e altre ti guardano male perché davvero stai disturbando il loro lavoro. Ne abbiamo visti di mercati ormai, tutta l’Asia ne ha, ma questo ci fa un’impressione particolare, ci piace proprio, ci fa vibrare qualcosa!

”Local
Due stranieri al mercato popolare

Lentamente scegliamo cosa comprare, ci cucineremo dei funghi e delle verdure. Una delle signore che ci serve è particolarmente gentile e attenta e ci consiglia di comprare anche un po’ di zenzero per cucinarlo con i funghi (il tutto svolto in un linguaggio gestuale!)…come non accettare!! Lei è contenta, ci sorride e noi siamo felicissimi tanto che per salutarla ci lanciamo in una espressione cambogiana che abbiamo imparato qualche giorno fa. La azzecchiamo e lei ci regala un sorriso ancora più bello!! Usciamo dal mercato che siamo come inebriati da questa esperienza, così semplice ma così umana! Non la cambierei per nessuno splendido monumento da vedere!!
Torniamo trotterellando dalla felicità verso il nostro nido, sbrighiamo qualche faccenda al pc ed è già ora di cucinare. Mettiamo allora in piedi tutto il nostro kit e oggi, per l’occasione, tiriamo fuori anche il secondo fornello, quello che ci siamo autocostruiti con una lattina di birra!

”Cooking"
Il set da cucina in tutto il suo potenziale...

Ci divertiamo un mondo e il pranzo è delizioso. Dopo pranzo ci viviamo ancora la tranquillità della guesthouse, ci mettiamo nel terrazzo del nostro piano e ci portiamo avanti con il sito. Verso ora di merenda usciamo: ieri abbiamo visto una creperia che sembrava valida, abbiamo provato ad andarci questa mattina per colazione ma era chiusa, adesso invece è aperta. Il proprietario è francese e questo ci fa ben sperare, prendiamo due crepes alla nutella e…sono eccezionali, autentiche, gustosissime, una libidine!!!
Tutti soddisfatti ci facciamo una bella passeggiata poi rientriamo nella nostra stanza per prepararci per la cenetta! Usciamo e andiamo subito al bel ristorante che abbiamo adocchiato ieri. Ci sediamo già sapendo quello che volevamo da mangiare: vogliamo gustarci per l’ultima volta i due migliori piatti cambogiani, l’Amok e il Loc Lac. Peccato che ci dicono che hanno già finito l’Amok….ma sono solo le 8 di sera e quello è il piatto nazionale perbacco!!! Ci scusiamo, ma siamo determinati nelle nostre richieste.

”Food
Solo per veri intenditori

Mentre decidiamo in quale altro posto possiamo andare e se rinunciare alla cena romantica, appare davanti a noi un ristorante che si affaccia proprio sul fiume, costruito dove un tempo sorgeva il mercato del pesce. Ci piace subito, sia come atmosfera che come posizione. Prima di sederci chiediamo se possono soddisfare le nostre richieste culinarie e ci dicono di sì. Perfetto, ci sediamo e ci godiamo una serata bellissima, con una vista eccezionale, una temperatura fresca al punto giusto, un cibo ottimo e lo sguardo innamorato verso l’uomo della mia vita!! Un bel modo di salutare la Cambogia e di coltivare il nostro rapporto nonostante siano mesi che passiamo 24 ore su 24 insieme…potrebbe venire a noia, invece ci rinforza sempre di più il sentimento che proviamo l’uno per l’altra!!

”Food
Amok e Loc Lac…what else?

 

”Dinner
Il romanticismo sopravvive a mesi di viaggio

L’ultimo giorno a Kampot (e in Cambogia) lo passiamo non molto diverso da ieri, in assoluta rilassatezza, facendoci cullare dalle piccole routine che ci siamo creati nonostante siano solo 2 giorni che siamo qui. Usciamo per colazione (andiamo in un delizioso Cafè stile francese con ottime brioches), facciamo un po’ di spesa per il pranzo e per la cena, piccola passeggiata sul fiume e poi rincasiamo. Per pranzo ci cuciniamo e mangiamo senza problemi nel terrazzino in comune del nostro piano (accorgendoci solo dopo che in camera c’era un cartello in cui si indicava il divieto di cucinare e di usare sostanze infiammabili…ce lo leggiamo tutto e c’è gran poco che abbiamo rispettato, a parte non portare prostitute in camera!!).
Nel pomeriggio ci facciamo un’altra passeggiata, poi, prima di rientrare, porto il piccolo Marco a giocare al minigolf nella guesthouse accanto alla nostra! Ci prendiamo due boccali di birra tanto per scaldarci e iniziamo il torneo.

”Minigolf
Il piccolo Marco felice al minigolf!

Nel primo tiro Marco fa buca subito e io, non avendoci mai giocato, faccio buca dopo 4 tiri. Ma dopo un po’ di riscaldamento, e qualche sorso di birra, c’è una escalation nelle mie prestazioni e raggiungiamo la parità!! Insomma finiamo per divertirci come figli, ridendo a crepapelle e prendendoci in giro, ed io che ero un po’ restia nel venirci mi sono divertita quasi di più di Marco!!
La serata è ufficialmente finita, ceniamo in camera (questa volta nascosti bene) e ci mettiamo a dormire!
Sono felice di aver passato questi 3 giorni a Kampot, anche con il brutto tempo, perché mi ha fatto apprezzare molto la Cambogia, nonostante le difficoltà che ogni tanto ho avuto nell’accettare lo stile di vita in questo paese!

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