Koh Mook - Alla ricerca di Nemo

26 - 29 Aprile 2016

Sbarchiamo sul lungo molo dell’isola a mezzogiorno. Erika ha già trovato un posticino carino dove stare e lo troviamo sulla mappa: dista solo un chilometro e mezzo, che oramai non abbiamo problemi a fare anche con gli zaini strapieni e questo caldo. Ma prima abbiamo bisogno di mettere qualcosa sotto i denti! Decliniamo le offerte di tutti i guidatori di tuk tuk accorsi all’arrivo del barchino e ci dirigiamo al paese. Ci fermiamo al primo localino che incontriamo e ci rifocilliamo degnamente.
Riprendiamo il cammino il navigatore ci dà solo 20 minuti per percorrere la strada fino alla nostro alloggio per la permanenza qui, ma con un paio di soste per capire la strada e una salita non prevista giungiamo al Koh Mook Resort in una mezz’ora.

Entrando tutto sembra tranne la spartana (ed economica) accozzaglia di bungalow che avevamo visto sul sito internet. E’ vero che il nome su booking.com era Koh Mook Garden Resort ma non può che essere questo abbiamo controllato sulla mappa! E invece no. Come ci vedono alcune ragazze dello staff strabuzzano gli occhi: evidentemente non è posto dove si vedono spesso ragazzi zaino in spalla tutti sudati per essersela fatta a piedi. Gli chiediamo “Koh Mook Garden Resort?” e loro, evidentemente sollevate, ci indicano che è quello accanto, in barba alla nostra convinzione che non potevano esserci due resort dal nome così simile così vicini tra loro. Ci spiegano anche che possiamo passare dalla spiaggia. Grazie!
Quando entriamo nel nostro “resort” che di resort ha solo il nome ci sentiamo molto di più a nostro agio. Ci fanno vedere un paio di bungalow e visto che il costo è basso per entrambi optiamo per quello più confortevole.
Il posto è veramente carino, Erika ha scelto bene. Immerso nel verde in una zona dell’isola piuttosto isolata, ha diversi bungalow sul terreno digradante della collina verso il mare e un’ampia zona comune appena sopra la spiaggia, in corrispondenza del bar ristorante. Tutte le costruzioni, tranne alcuni bunglalow sono in legno, il che rende tutta l’atmosfera molto calda. Il resto lo fa la meravigliosa disponibilità della famiglia che lo gestisce, che ti fa sentire come a casa. Appena ci siamo sistemati una delle figlie dei proprietari ci spiega, cartina alla mano, tutte le cose da poter fare o vedere nell’isola, compreso un bellissimo tour in kayak, da fare in autonomia, per scoprire la parte nord.
L’idea di un lungo percorso in kayak in solitaria ci alletta. In più la ragazza ci spiega che è possibile scoprire una zona altrimenti inaccessibile da terra, vedere il famoso pesce Nemo (il povero pesce pagliaccio oramai ribattezzato così ovunque dopo il film Disney) e addentrarci in una grotta stupenda: questo ci convince definitivamente a prenotare il kayak per domani. Dobbiamo solo organizzarci con il pranzo al sacco in quanto non ci saranno posti dove poter comprare qualcosa.
Prendiamo quindi un paio di bici messe a disposizione dei clienti del “resort” e andiamo verso il paesino a fare un po’ di acquisti; io devo anche ricomprare il costume, definitivamente rotto a Koh Ngai. In un mercato e in due minuscoli minimart acquistiamo tutto il necessario per dei panini con i fiocchi e, dopo lungo girare, troviamo anche il costume per me.
La sera ce ne stiamo tranquilli nel “resort” a scrivere qualcosa, leggere un po’ e goderci una piccola terrazzina con dei cuscini su cui sdraiarsi.
Il giorno dopo di buon mattino, dopo un’abbondante colazione, prendiamo il nostro kayak. La bassa marea anche qui è molto forte e scopre quindi il fondale per una cinquantina di metri, rendendo la baia un po’ bruttarella. Inoltre questo comporta che bisogna incollarsi il kayak fino a dove non inizia l’acqua. Ringraziando il cielo ci danno una mano e così possiamo varare la nostra imbarcazione.
Iniziamo a pagaiare spediti verso nord, la nostra prima tappa è la baia nella quale dovrebbero esserci i pesci Nemo, appena dopo la baia del nostro resort. Quindi ci dirigiamo verso la punta che secondo noi è il limite oltre il quale inizia l’altra spiaggia. Dopo soli venti minuti la raggiungiamo ma superandola vediamo che l’isola non prosegue verso nord ma piega decisa verso ovest come se ne avessimo già raggiunto l’estremità. Ci diciamo che non è possibile, anche perché la mappa fa chiaramente vedere una netta separazione con un bello sperone roccioso tra la baia del nostro resort e la baia dei pesci Nemo, entrambe sulla costa est, cosa che fino ad ora non abbiamo incontrato. Il problema è che la mappa è disegnata a mano e probabilmente è una interpretazione soggettiva dell’orografia della costa infatti prendiamo il telefono con il GPS e scopriamo di essere effettivamente all’estremità nord… ma mannaggia….!!!!
Torniamo indietro ed andiamo a cercare questa “baia che non c’è”, faccio un po’ di tuffi di prova per scandagliare il fondale ma non vedo l’ombra di un anemone, la casa dei pesci pagliaccio.

”Koh
Quanti coralli colorati!

Un po’ abbacchiati decidiamo di proseguire comunque, caso mai domani ci facciamo spiegare meglio e riprendiamo il kayak.
Doppiamo di nuovo la punta a nord e ci iniziamo a dirigere verso ovest quando ad Erika viene un colpo di genio: ma non sarà questa la baia disegnata sulla mappa? Io dico che è abbastanza improbabile, va bene sbagliare le proporzioni ma addirittura l’esposizione della spiaggia mi pare un tantinello eccessivo. Comunque faccio un tentativo. Mi immergo ma non vedo nessun anemone.

”Koh
Ancora coralli…ma dove è Nemo??

Erika dal kayak mi fa segno di avvicinarmi agli scogli che sulla mappa sembrano indicati molto vicini al luogo dove si vedono i pesci Nemo. Mi ci dirigo un po’ controvoglia e invece di colpo: ECCOLO!!! Un anemone!! Mi avvicino e dentro ci sono ben tre pesci pagliaccio che si nascondo e nuotano attorno alle infinite protuberanze della pianta acquatica. Sono particolarissimi e dolcissimi come Nemo: ora capisco perché la Disney ci ha fatto un film! Chiamo Erika che si mette la maschera e scende in acqua con me. Anche lei è entusiasta di vederli Facciamo un bel po’ di filmati subacquei e poi risaliamo sul kayak stavolta felici!

”Koh
Ecco Nemooooo!! Che emozione!

La tappa successiva è una zona delimitata da boe al di sotto di una parete rocciosa a picco sul mare. Andiamo a dare un’occhiata anche qui ma, complici anche i 3 barconi presenti che hanno scaricato in acqua un’orda di turisti, tutti asiatici e tutti poco avvezzi al nuoto, con i loro giubbotti di salvataggio e avvinghiati a corde collegate alle loro barche per essere sicuri di non essere trascinati via da non si sa quale corrente, lo spettacolo ci sembra tutt’altro che imperdibile. Proseguiamo lungo questa costa molto selvaggia, grazie a queste immense scogliere, ed arriviamo velocemente alla baia dove ci possiamo fermare per il pranzo. Il mare da piattissimo questa mattina ha iniziato ad avere un principio di onda lunga del quale però a malapena ci accorgiamo. Ci avviciniamo alla spiaggia, dove già sono arrivati un altro paio di kayak, facendoci cullare dalle onde. Siamo lì che chiacchieriamo tranquillamente aspettando di sentire il tipico rumore della sabbia che gratta sulla chiglia del kayak, segnale che si è atterrati e che quindi si può scendere, quando un’onda un po’ più grande delle altre ci solleva la poppa del kayak ce la gira, portandoci ad essere paralleli alla spiaggia, e, come se non bastasse, ci rovescia sul bagnasciuga come due sacchi di patate, tra le bestemmie e le imprecazioni di entrambi. Rialzandoci ci facciamo una grossa risata, per fortuna che abbiamo messo tutto nelle sacche stagne!!!
Mangiamo i nostri fantastici panini preparati stamattina e ci sdraiamo un po’ all’ombra aspettando le tre di pomeriggio, quando non è più necessario pagare l’ingresso alla grotta (o almeno così ci ha detto la ragazza del “resort”).
Quando ripartiamo le onde si sono fatte ancora un po’ più alte e fatichiamo un po’ a uscire dalla caletta del pranzo, avendocele tutte contrarie. Erika è un po’ più in silenzio del solito così gli chiedo se va tutto bene e mi dice che ha un po’ paura. Io cerco di rassicurarla che queste onde non sono affatto pericolose ma non riesco a fargli cambiare idea. Immagino che sia perché ci siamo rovesciati sul bagnasciuga e mi dispiace pensare che per una piccola distrazione ora vive con paura una cosa che prima viveva con tranquillità. Purtroppo in quel momento mi innervosisco perché dico “non è possibile che per un piccolo errore ora non ci possiamo godere il momento serenamente!” ed allo stesso modo Erika si rabbuia perché dice “ma possibile che non posso avere un po’ di timore per una situazione che non ho mai affrontato??” e quindi bisticciamo un po’… diciamo che “bisticciare” non è proprio il termine adatto a descrivere la situazione… diciamo che la situazione precipita in un baratro di fulmini e saette e ci facciamo una di quelle litigate in mezzo al mare che sembravamo due aquile starnazzanti. Secondo me da lontano eravamo anche comici, tanto ci agitavamo su quel kayak, ma da vicino avremmo incenerito chiunque. Nel frattempo la grotta non si può visitare con il kayak perché l’acqua è troppo alta quindi andiamo alla baia successiva, l’ultima dove avremmo dovuto poi lasciare il kayak, e aspettiamo la bassa marea, sempre incavolati come bisce. Poi verso le 6 ritorniamo verso la grotta ma, pur riuscendo ad entrare, le nostre torce hanno le pile scariche e quindi non si riesce a proseguire. Segue l’ultima scazzottata verbale, non meno furiosa delle precedenti, che penso che le urla le abbiano sentite in tutto l’arcipelago. Poi finalmente ci stanchiamo di starnazzare e piano piano la pace torna tra di noi.
Prendiamo un tuk tuk per riattraversare l’isola e arriviamo sani e salvi nel “resort”. La sera ci cuciniamo un’ottima cenetta che consumiamo tranquilli sulla terrazza del nostro bungalow e, prima di andare a letto, ci rilassiamo un po’ sulle amache vicino alla spiaggia, che vita!!
Il giorno dopo non abbiamo in mente particolari attività se non quella di rilassarci in spiaggia. Scegliamo quella abbiamo lasciato ieri il kayak che ci sembrava molto bella. Ci andiamo in bici e durante il tragitto compriamo anche dei fiammanti racchettoni per giocarci tra un tuffo e l’altro. La giornata passa serenamente senza particolari avvenimenti (a parte i vari record di scambi con i racchettoni, che ci regalano tante soddisfazioni) e il pomeriggio rientriamo un po’ prima per poter scrivere le nostre “memorie”.
Il giorno successivo è tempo di partire e lasciare definitivamente le isole della Tailandia per tornare sulla terra ferma.

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