Luang Nam Tah - Il meraviglioso mondo di Keo (parte I)

19 - 20 Marzo 2016

Il tuk tuk ci lascia sulla via principale e sull’onda dell’euforia decidiamo di rilassarci per un po’ in un localino lungo la strada che sembra creato apposta, e probabilmente lo è. Buona musica, arredamento etnico e divani comodi. Il menù è con prezzi occidentalizzati ma i piatti sembrano appetitosi. Ci prendiamo dei frullati misti e ci godiamo il momento. Ancora l’onda di sollievo per essere in Laos non ci ha abbandonati e ci guardiamo intorno con un sorriso ebete stampato in faccia.
Dopo aver ripreso il controllo delle nostre facoltà mentali ci incamminiamo verso la guesthouse e posiamo i nostri zaini in camera. Ci vestiamo finalmente estivi con pantaloni corti, sandali e magliettina: ci sentiamo veramente in vacanza!!

 

”Milk
Il primo milk shake…è arrivata l’estate!!

Abbiamo deciso che vogliamo fare un esperienza nella giungla e quindi iniziamo a chiedere a tutte le agenzie di qui…e ce ne sono veramente tante! Ognuna ha un diverso approccio: incontriamo quello che spinge tutto sull’attività fisica, la ragazza perfetta organizzatrice, il tipo appena sveglio che ogni tanto si blocca e fissa la mappa, quello che gli piace il kayak, quella che il marito non c’è se possiamo tornare…insomma ne vediamo di tutti i colori ma alla fine abbiamo le idee più chiare: vorremmo fare una notte in un villaggio e una selvaggia nella giungla e non ci dispiacerebbe provare il kayak sul fiume.
Torniamo quindi da quello che più ci ha convinto e prenotiamo per dopodomani: gli diciamo anche che preferiremmo andare da soli o almeno non con un gruppo troppo numeroso; vogliamo godercela nel profondo questa avventura anche se questo significa pagare un po’ di più.
A cena proviamo il night market che, leggendo la guida, sembra essere una delle esperienze che uno deve fare almeno una volta nella vita. In realtà la parte turistica è un po’ troppo finta e nella parte “vera” fatichiamo a trovare qualcosa che ci attiri. Comunque ci lanciamo su dei pescetti cotti nei fogli di banano e sfanghiamo la serata.
L’indomani decidiamo di prendere in affitto un motorino e girarci liberamente i dintorni. Ci danno una piccola mappa con tutte i possibili punti di interesse e partiamo!

”Scooter
Che tipi!!!

Ci dirigiamo subito a vedere una cascata; per arrivarci dobbiamo fare un po’ di fuoristrada e anche un guado, ma alla fine giungiamo sani e salvi.
Da dove si parcheggia saliamo un po’ lungo questo torrente nella giungla fino al punto panoramico della cascata. Ora non vorrei sindacare ma proprio cascata non direi…piuttosto saltino del torrente. Decidiamo quindi di superarlo con un sentiero sulla riva e proseguire alla scoperta del torrente più a nord.

”Cascate
Io che mi avventuro tra le cascate

 

”Cascate
Le cascate nella giungla

Questa scelta ci ripaga di un primo contatto con la giungla e ci regala begli scorci su questo torrente. Tornando indietro incontriamo una coppia di francesi che ci chiede se avevamo trovato il punto dove fare il bagno. Sinceramente non ci avevamo neanche pensato l’acqua sarà sicuramente pulitissima ma non è così limpida da desiderare farci il bagno!
Come seconda tappa andiamo in un villaggio dove l’economia locale è sorretta dalla produzione di vestiario e sciarpe. Effettivamente più ci avviciniamo alla zona e più ogni casa, al di sotto, ha un piccolo telaio per la tessitura. Nel frattempo è anche arrivata ora di pranzo e in questi villaggi non sembra esserci niente per mangiare, solo palafitte! Poi in fondo a una stradina vediamo un solo tavolinetto di plastica con due sedie, proviamo a fermarci e a chiedere. All’interno ci sono una vecchietta e una donna che stanno mangiando del riso con del pesce sedute in terra. Chiediamo a gesti se è possibile mangiare qualcosa e ci rispondono facendo segno di sederci: l’unico piatto disponibile è noodles in brodo piccantissimi con carne e coriandolo…che voglio dire con questo caldo, brodo e piccante insieme sono una combinazione atomica. Comunque mangiamo e dopo un po’, probabilmente vedendo che le guardavo con interesse, la signora più anziana ci chiede se vogliamo assaggiare il pesce: certo che vogliamo! Ci sediamo in terra con loro e ci gustiamo il pesce fritto: veramente delizioso. Ci facciamo qualche foto insieme, paghiamo una cifra ridicola che ci fa capire quanto nelle città tutta l’economia sia deformata dal turismo e salutiamo divertiti.

”Pranzo
A pranzo nel villaggio con la nonnetta Laotiana

Andiamo quindi nel villaggio dei tessuti, entriamo nello store appositamente adibito e dopo lunghissimi ragionamenti e un paio di ripensamenti ne usciamo con tanta di quella roba che mi vergogno anche a scriverla: speriamo di trovare il posto dove metterla!

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I villaggi della seta

 

”Sciarpe
Le coloratissime sciarpe fatte a mano dalle donne del villaggio

Da lì soddisfatti partiamo e ci dirigiamo al vecchio tempio buddista di Luang Nam Tah che si trova alla fine di questi villaggi. Una scalinata lunghissima con corrimano a forma di serpente ci porta fino in cima.

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La vecchia stupa

Al ritorno verso il centro, invece, andiamo a vedere anche il nuovo tempio buddista sulla collina che domina la città: da lontano sembra magnifico ma più ci si avvicina più si colgono l’approssimazione e il fatto di essere particolarmente recente che gli tolgono gran parte del fascino.

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La nuova stupa

Cerchiamo anche un posto dove fare il bagno ma anche il Nam Tah in questa stagione non è gonfio d’acqua e quindi questa è piuttosto limacciosa, aspetteremo domani per farlo nella giungla!
E’ poi tempo di fare il cambio al posto di guida perché Erika vuole provare a guidare. Prende le redini della motorella e dopo qualche incertezza iniziale imbocchiamo la strada per Muang Sing che dice essere particolarmente bella in quanto tagliata dentro la foresta.

”Scooter
Nella motorella…con un cambio alla guida!

Ne percorriamo un lungo tratto e ci fermiamo solo in quanto il sole sta tramontando e non è sicuro guidare di notte su queste strade. Ci godiamo però un tramonto di fuoco tra gli alberi altissimi con la luce arancione e viola che inonda la valle. Facciamo quindi ritorno a Luang Nam Tah per fare gli zaini per la giungla!!
Il giorno successivo è tempo di partire per la nostra grande avventura!!
Andiamo all’agenzia e notiamo un po’ di trambusto, c’è un ragazzo che praticamente dorme in piedi che sta discutendo con il gestore dell’agenzia. A pelle non mi fa una buona impressione e spero non sia lui la nostra guida. Lo spettacolino dura qualche minuto con questo ragazzo che di tanto in tanto si chiude nella cabina del furgoncino parcheggiato sulla strada. Noi aspettiamo pazienti che qualcuno ci dica cosa fare. Dopo qualche ulteriore scambio di battute ci avvicina il ragazzo e, cambiando espressione come spingendo un interruttore, ci saluta con il più ampio dei sorrisi “Hello!! I’m Keo and I’ll be your guide for the next three days”. Uau, che cambiamento! Rimango ancora diffidente ma effettivamente sembra essere simpatico. Saliamo sul tuk tuk e ci dirigiamo al mercato dove farà provviste per i prossimi giorni. Iniziamo a parlare e più ci interagiamo e più le mie diffidenze passano; ci dice anche che la sera prima ha un po’ esagerato con l’alcool e quindi è molto stanco. Ora capisco un po’ di cose, ma fortunatamente cambio parere su di lui: sembra veramente un bravo ragazzo (o ha imparato a fingere bene).
Quando torna dal mercato rimaniamo un po’ sorpresi, avrà riempito si e no mezza busta della spesa: e questo ci dovrebbe bastare per 3 giorni?? Non facciamo domande ma dopo poco Keo ci spiega che la giungla è piena di cibo. Non ci sarebbe bisogno di portarsi nulla perché il 90% delle piante si possono mangiare. Rimaniamo stupiti ma non dubitiamo.
Il tragitto prosegue in tuk tuk per un’altra mezz’ora dove entriamo sempre più in sintonia con Keo (che io continuo a chiamare Goa per la mia imbarazzante incapacità di ricordare il benchè minimo nome). A dispetto della prima impressione mi sembra proprio bravo a interagire con le persone e ci fa sentire veramente a nostro agio.
Finalmente arriviamo e iniziamo a camminare; ci inoltriamo subito nella giungla e saliamo su un sentiero ripidissimo. Ci raggiunge anche un’altra guida (in realtà un ragazzo di un villaggio vicino) che ci preparerà il pranzo e per questo verrà ricompensato. Ovviamente il tutto è fatto per permettere anche ai villaggi che si vanno a disturbare di vivere di turismo. Infatti Keo ci spiega che per questo servizio al ragazzo verranno dati dei soldi e che di volta in volta viene chiamata una persona diversa.

”Giungla
Erika nella giungla

La salita è tosta ma abbiamo una preparazione che non pensavamo di avere e saliamo facilmente. Keo ogni tanto si ferma per farci assaggiare una pianta commestibile, per farci vedere una pianta medicinale o per farci bere dal tronco di un albero.

”Giungla
Erika che beve dal tronco dell’albero

Siamo esterrefatti di come ad ogni passo ci sia qualcosa da mangiare o da bere. E non crediamo che la nostra guida sia un esperto, anzi, pensiamo che possa conoscere il 10% di quello che il peggior sciamano del villaggio vicino possa sapere. E ora? Ora che la “nostra” modernità è arrivata, con le scorciatoie, con le pasticche rapide per qualsiasi dolore, con i cibi pronti in scatola, con le verdure nei supermercati, tutta questa conoscenza della natura, tramandata da secoli, dove andrà a finire? Sarà irrimediabilmente perduta. Questo ci dà da riflettere. Ma anche qui non sappiamo trovare la risposta ai nostri dubbi: è più giusto aiutare una popolazione con il nostro modello di sviluppo azzerando di fatto le diversità o lasciare che trovi il suo modello anche se questo significa nel breve periodo lasciarla vivere in una maggiore arretratezza (nel senso occidentale del termine)? Tutti qui in Asia, anche nel più piccolo villaggio, sognano il benessere occidentale dimenticando che per secoli, per millenni, sono stati detentori di un benessere e di una cultura a volte anche maggiore di quello che si viveva nello stesso periodo in Europa. Si dimenticano che avevano trovato un modello alternativo per lo “sviluppo”. Quel modello (come ci ha fatto pensare Terzani nel suo “un indovino mi disse”) è stato spazzato via dal comunismo che ha cancellato la fierezza del passato di questi popoli rimpiazzandolo con il culto della rivoluzione. Quando quella rivoluzione si è rivelata una farsa, l’unico modello al quale rifarsi era oramai rimasto solo quello occidentale. Una perdita enorme per l’umanità. Una tristezza profonda dovuta all’ineluttabilità di questo processo ci pervade.
Arriviamo in cima alla collina e ci viene preparato il pranzo: sticky rice e varie verdure cotte e condite comprate al mercato. Il tutto servito su foglie di banano come tovaglia e canne di bambù come panche. Si mangia come abbiamo imparato in Iran, con, al posto delle posate, il pane che raccoglie i cibi; l’unica differenza che qui, invece del pane, hanno il riso appiccicoso. Prima di iniziare Keo getta alcuni chicchi di riso con un po’ di condimento tra gli alberi, ci dice per fare un offerta allo spirito della giungla, perché tutto vada bene.

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Il pranzo nella giungla…con la foglia di banano come tovaglia

 

”Giungla
Keo che fa la siesta dopo il duro lavoro del pranzo

Scendendo dalla collina la giungla si fa sempre più fitta, e sembra di entrare in un film di guerra americano. Attraversiamo qualche fiumiciattolo e intorno a noi c’è uno spettacolo della natura indescrivibile. Alberi con tronchi dritti e altissimi salgono fino a trovare un poco di luce dalla vegetazione e solo lassù creano la loro chioma.

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Erika che attraversa il ponte di legno nella giungla

Da basso, miriadi di piante di ogni tipo formano un intricato groviglio senza soluzione di continuità. Sembra di essere in una cattedrale gotica tanto il tutto sia cosi prepotentemente rivolto verso l’alto. Anche il silenzio che c’è, rotto solo dal verso di qualche animale impossibile da vedere, aumenta la sensazione di sacralità del luogo. Si sente, dirompente, la forza di una natura selvaggia.

”Giungla
Erika in posa buddista sotto l’albero secolare

Fino a che non si giunge vicino al villaggio dove passeremo la notte. Si iniziano a diradare gli alberi e si iniziano a vedere le prime coltivazioni, principalmente da olio di palma, anche i primi animali allevati cominciano a spuntare da dietro i cespugli. Sentiamo anche uno sparo da molto vicino: vediamo l’uomo con il fucile sulla riva del fiume, ha sparato a un serpente che lo stava attraversando e stasera se lo cucinerà. Erika è contentissima di questo avendo una paura fottuta dei rettili e chiede a Keo se ce ne sono molti; lui, pensando fosse una domanda dovuta solo a semplice curiosità, gli risponde “moltissimi, a migliaia!”: Erika mi dà uno sguardaccio perché avevo tentato di rassicurala dicendole che è rarissimo incontrarli.
Arriviamo quindi nel villaggio e ci sistemiamo in una casa sulle rive del fiume, dove questo fa una larga curva.

”Giungla
Il villaggio in mezzo alla giungla

Per prima cosa laviamo la nostra roba (con un sapone biologico) e poi ci tuffiamo per un bagno ristoratore: è il primo bagno che facciamo e ci divertiamo un mondo.

”Giungla
Il fiume che costeggia il villaggio

Poi Keo ci dice che se vogliamo possiamo anche provare un po’ i kayak e noi cogliamo al volo l’occasione: facciamo un po’ in su e in giù nel fiume e la cosa più difficile sembra essere andare dritti!
Incontriamo anche le piccole dighe fatti di pezzi di legno che il villaggio usa per generare un po’ di elettricità, principalmente per le lampadine di sera. Delle piccole aperture sulle dighe sono lasciate per il fluire dell’acqua che quindi aumenta di velocità; in questi punti vengono installate delle piccole eliche collegate a dei generatori, una per ogni casa, e con dei lunghi fili l’elettricità viene portata direttamente a destinazione.
Dopo aver fatto un po’ di caciara ci asciughiamo e iniziamo a fare due passi per il villaggio. Tutte le case sono palafitte in legno (come tutte quelle incontrate in Laos fino ad ora): la parte superiore, chiusa, è quella abitata, la zona inferiore, completamente aperta, è invece un ottimo ripostiglio per legna, attrezzi, pentolame ma soprattutto per appenderci un amaca dove riposarsi nelle ore più calde.
Nessuno bada più di tanto a noi e questo ci permette di gironzolare indisturbati. I bambini giocano con dei sassi a un gioco complicatissimo che non riusciamo a comprendere. Però ci divertiamo a seguirli e la loro concentrazione e la loro gioia ci contagia.

”Giungla
Il bambini che giocano nel villaggio

Le donne ora sono intente ad accendere dei focolari fuori dalle case, li cuoceranno la loro cena e staranno insieme alla famiglia questa sera. Non ci sono ancora molti uomini nel villaggio, ne incontriamo solo due: uno intento a denocciolare i frutti della palma da olio (per mangiarli) e un altro che sta lavorando un lungo asse di legno per la sua casa. La sensazione è di estrema calma e tutto sembra scorrere lento.
Verso sera però tutto si rianima: i bambini e i ragazzi corrono al fiume per farsi la “doccia” quotidiana, le donne iniziano a cucinare e gli uomini si riposano davanti al fuoco tra un gran chiacchiericcio generale.

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…poi è tempo di lavarsi!

Noi siamo spettatori di questo e aspettiamo che Keo ci prepari la nostra cenetta.

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Il nostro straordinario cuoco!

La cena è ottima: soprattutto la semplicissima zuppa di pomodoro da mangiare con lo sticky rice ha un sapore gustosissimo: non riusciamo a smettere di mangiarla. La nostra guida si rivela anche un magnifico cuoco!!!

”Giungla
Pronti per la cena 

La sera veniamo invitati al grande spettacolo che richiama tutti in un'unica casa: la tv! Saliamo le scale di legno che portano al piano superiore e entriamo in una grande stanza: sul pavimento ci sono come delle stuoie e tutti siedono su quelle, alle pareti qualche poster usato come decorazione e due finestre senza vetri, tanto qui non occorre ripararsi dal freddo. Nel pomeriggio abbiamo visto alcune case che hanno dei focolari dentro questa stanza principale, senza canna fumaria, in modo che il fumo tenga anche lontano le zanzare, ma questa ce lo ha solo esterno. Ci sediamo anche noi in terra. I canali sono quelli thailandesi, quindi di stampo molto occidentale e il pubblico è per la maggior parte composto di bambini: futuri adolescenti che sogneranno la nostra modernità, il nostro benessere, il nostro sviluppo, senza chiedersi, ne quindi trovare, una loro via. Anche le scuole qui sono tutte costruite da paesi stranieri, come Australia e Germania, benefattori esteri a cui tutti guardano con desiderio. Si insegna probabilmente con il metodo occidentale, materie occidentali come l’inglese ma, ci chiediamo, non è anche questo un indottrinamento? Un scegliere per loro quale via seguire per lo sviluppo? È anche vero che si sta dando a questi bambini la possibilità di studiare e quindi di poter scegliere il loro futuro, ma, nel lungo periodo, si sta togliendo a un popolo la libertà di autodeterminare il proprio progresso, si sta uniformando tutto al modello occidentale.
L’elettricità che serve alla televisione è data da una dei piccoli generatori nel fiume ma qualcosa va storto. Infatti dopo pochi minuti la tv inizia a affievolirsi e poi riprendersi, quindi di nuovo affievolirsi per due o tre volte fino a spegnersi del tutto. Ci dicono che è normale. Delle foglie si incastrano sulle pale dell’elica e la bloccano o la rallentano e la tv non ce la fa a rimanere accesa. Chiamano l’elettricista del villaggio che riesce dopo una decina di minuti a liberarla, ma in poco tempo si ferma di nuovo. Decidiamo che è arrivato il momento per noi di andare a letto, salutiamo Keo e i bambini e ci andiamo a stendere, ovviamente in terra ma con un’ampia mosquito net sopra di noi.

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