Jodhpur - Una finestra sul forte

10 - 12 Settembre 2016

E così dopo una pausa rigenerante in Ladakh siamo tornati nella caotica e umida Delhi con la speranza di restarci il meno possibile, anche se sappiamo che la speranza di riuscire a prenotare un treno per stasera è molto bassa. Arrivati alla stazione di New Delhi andiamo subito verso l’ufficio prenotazioni per stranieri e con nostra enorme sorpresa ci sono dei posti disponibili nel treno per Jodhpur di questa sera nella classe 3A. Per capire le classi dei treni indiani ci vuole una laurea dedicata, fortuna che ci siamo informati in anticipo: in ordine dalla più indecente alla più comoda ci sono la seconda classe, quella non numerata in cui se ti vuoi sedere devi letteralmente fare a spintoni e cazzotti e in cui il numero di persone supera nettamente la capacità della carrozza; la Sleeper Class, ovvero quella con le cuccette numerate, ma senza aria condizionata, poi iniziano le classi con cuccette e aria condizionata a crescente livello di comodità e prezzo: 3A, 2A e 1A.

La Sleeper l’abbiamo già provata subito dopo l’ingresso in India ed è stata un’esperienza forte, scartiamo nettamente la seconda classe, almeno per un viaggio notturno, approdiamo quindi sulla 3A che rimane ancora economica pur avendo la comodità dell’aria condizionata e delle cuccette con lenzuola e coperte forniti.
Siamo enormemente soddisfatti del colpo di fortuna di aver trovato un treno per stasera, ma adesso non sappiamo proprio dove sbattere la testa in queste 6 ore. Delhi non è proprio il tipo di città in cui trovare locali per sedersi e passare un intero pomeriggio, o per lo meno non nella zona centrale. Decidiamo per lo meno di alleggerirci degli zaini e proviamo il brivido del deposito bagagli della stazione…brivido perché chissà se ce li ritroveremo. Ovviamente li leghiamo, del resto c’è scritto che non li accettano neppure se non sono legati, ma incorriamo subito in un contrattempo: non troviamo più la chiave del lucchetto della catena che avevamo comprato per il mio zaino, che quindi si rende inutilizzabile; fortuna che abbiamo la catena dello zaino di Marco e cerchiamo, con un po’ di tetris, di legare entrambi gli zaini con quella. Adesso tiriamo un sospiro, ci facciamo il segno della croce e ce ne andiamo sperando di ritrovarli al nostro ritorno!!
Ci incamminiamo sulla strada principale del quartiere della stazione, che ormai conosciamo abbastanza dato che la volta scorsa alloggiavamo qui, e siamo diretti verso un locale che abbiamo già sperimentato dove perdere un’oretta a bere un lassi. Nel frattempo cerchiamo di risolvere anche la questione lucchetto: proviamo a chiedere ai venditori di catene e lucchetti (ce ne sono almeno una decina in questa strada) se hanno qualche arnese per poterlo aprire. Uno di loro, in uno sprizzo di altruismo, prova a prendere la chiave di un altro lucchetto della stessa tipologia e…puff…si apre!! La cosa potrebbe sembrare positiva dato che abbiamo risolto questo problema, ma invece ci ha dimostrato che il nostro lucchetto si può aprire con qualsiasi chiave di altri della stessa categoria…una sicurezza insomma!!! Proviamo allora a comprarne uno con la combinazione!!
Risolta questa faccenda arriviamo, dopo una camminata sotto un caldo estenuante e umido, di cui ci eravamo dimenticati nel paradisiaco e fresco Ladakh, al locale che avevamo scelto. Ci sediamo e ordiniamo delle bevande fresche per alleviare la sensazione di afa insopportabile…ma il mio pensiero è fisso sul destino dei nostri zaini abbandonati nel deposito di una delle stazioni più popolate dell’India. Marco mi odia quando faccio così, e un po’ anche io…ma quegli zaini sono ormai diventati la nostra casa, lì ci sono tutti i nostri averi e gran parte dei ricordi materiali di questo viaggio e mi scoccerebbe enormemente perderli.
Dopo un’oretta ci alziamo dal locale e decidiamo di porre fine all’ansia andando a riprenderci gli zaini che per fortuna non si sono mossi di un millimetro!!
Non sapendo cosa fare ci mettiamo nella sala d’attesa della stazione per aspettare qualche ora prima di spostarci nella stazione di Old Delhi, da cui parte il nostro treno. La noia di queste ore di attesa viene interrotta da un bellissimo incontro: un simpatico vecchietto ci chiede aiuto per attaccare il suo cellulare alla presa di corrente per ricaricarlo e da quel momento in poi inizia a parlare intensamente con Marco. All’inizio l’ometto sembrava imbronciato e burbero, ma ad ogni parola che scambia con Marco, si trasforma sempre di più in un simpatico e dolce nonnetto, con una sguardo così tenero da far perdere la testa. Purtroppo io sono un po’ più distante per tenere sotto controllo i bagagli, ma da lontano vedo la loro interazione e mi si intenerisce il cuore: un giovane straniero alto e riccioluto con un omino piccolissimo indiano che si scambiano per un po’ i racconti delle loro vite, entrambi dolci, un po’ impacciati, entrambi attenti e cortesi, che intrecciano una fugace relazione al di là dell’età, della cultura, del loro passato.

Occasional meeting with local
Una persona dal cuore d’oro incontrata per caso

Dopo un po’ il vecchietto ci vuole offrire un chai, allora spostiamo i bagagli così che posso unirmi anche io alla dolce comitiva. Mentre il nostro nuovo amico va a prendere il tè, mi faccio raccontare da Marco quello che si sono detti e mi confessa che risulta davvero difficile capirlo, dato il suo diverso accento inglese e al suo basso tono di voce. Ha però capito che è anche lui un ingegnere, adesso in pensione e che sta andando a trovare la figlia e i nipotini. Quando torna ci gustiamo insieme il tè e continuiamo a scambiarci qualcosa delle nostre vite. Ci racconta che lavorava nella società che si occupa della fornitura di energia elettrica, che purtroppo ha perso la moglie e che sta andando dalla figlia perché si dovrà fare un’operazione agli occhi. Si perde poi nei ricordi del matrimonio della figlia e, quando Marco gli chiede se è stato lui a sceglierle il marito, lui risponde fieramente di sì: questa è la tradizione indiana, sono ancora i padri a scegliere l’uomo che dovrà passare il resto della sua vita con la figlia. Per noi è stranissimo, ma la maggior parte delle volte ci è stato raccontato di come questi matrimoni combinati siano poi riusciti e terminati con un “e vissero felici e contenti!”.
Per noi è tempo di andare, dobbiamo spostarci verso Old Delhi. Il nostro vecchietto prima di salutarci ci invita al suo paese e ci scambiamo i numeri di telefono. Poi lo ringraziamo delle meravigliose ore passate insieme e lo salutiamo caldamente prima di dividerci e riprendere ognuno il proprio percorso. Ci piacerebbe molto buttare il cuore al di là dell’ostacolo e accettare la sua offerta, ma già sappiamo che non lo faremo, principalmente perché il paese in cui abita si trova a nord, mentre noi siamo diretti a sud. Siamo però già felici di aver condiviso con lui queste ore!
Con calma andiamo a prendere la metro per Old Delhi e proseguiamo verso un locale consigliato dalla Lonely Planet per cena. Il locale spicca sicuramente tra l’immensità degli altri del quartiere per comfort, ma soprattutto per pulizia e igiene, qualità che abbiamo imparato ad apprezzare per quanto il nostro cuore resti tra i baracchini zozzi per strada! Una volta mangiato ci rimettiamo gli zaini in spalla per raggiungere la stazione. Il quartiere è gremito di gente e di mezzi di trasporto di ogni tipo, tanto che facciamo fatica a farci spazio o a non finire tra le ruote di qualche tuk tuk, ma siamo di buonumore e tutta questa confusione stasera ci diverte e ci fa sentire parte di una grande famiglia. Cerco di riprendere qualche scena con la videocamera, ma mai nessun video può riuscire a rendere integralmente l’idea!!
Arriviamo in stazione, come sempre piena di gente a prescindere dall’ora del giorno o della notte: in India non ci si sente mai soli!! Troviamo il binario e il nostro treno è già lì, ma il nostro vagone, uno dei pochi con aria condizionata non è aperto, al contrario degli altri che sono già presi d’assalto, soprattutto in seconda classe, in cui anche le cappelliere sono già state occupate dalla folla!
Quando il vagone viene aperto saliamo e sistemiamo i nostri bagagli, ben assicurati con le catene, prepariamo le cuccette stendendo le lenzuola fornite e lasciamo che i binari scorrano sotto di noi per portarci nella nuova meta: Jodhpur, nella regione del Rajasthan, famosa per essere stata la terra dei maharaja.

Indian Train
Pronti alla nottata!

Arriviamo al mattino a Jodhpur e già amiamo la classe 3° che è risultata essere un buon compromesso tra la comodità e la economicità: d’ora in poi non la abbandoneremo più. Usciti dalla stazione ci troviamo nella Jodhpur non turistica, ma essendo presto è ancora tutto tranquillo, fin troppo! Prima di andare alla ricerca di una guesthouse andiamo subito a fare il biglietto per il prossimo treno che vorremmo prendere già domani notte, per Jaisalmer. Abbiamo infatti deciso di percorrere velocemente il Rajasthan perché ci è stato detto essere tremendamente turistico e in modo da lasciare qualche giorno in più per il sud dell’India.
La biglietteria per turisti come al solito è separata da quella normale, chiediamo e ci viene data un’indicazione sommaria: dobbiamo uscire dalla stazione, girare a destra e camminare per un po’. Proviamoci. Camminiamo, camminiamo ma non si vede niente e proviamo allora ad entrare in una agenzia che dal cartello fuori dice di vendere biglietti del treno. Quando entriamo troviamo il proprietario immerso nella preghiera mattutina e ci mettiamo quindi seduti in disparte per lasciarlo terminare…lo osserviamo un po’ divertiti della sua noncuranza verso la clientela durante questo momento!
Quando ha finito, con molta calma, ci dice di sederci vicino a lui e finalmente ci presta ascolto, ma ci dice che i biglietti per domani sera sono già finiti e dobbiamo metterci in lista d’attesa. Noi, che siamo super informati, chiediamo della quota per stranieri, ma ci dice che per quella dobbiamo andare in biglietteria, che si trova più avanti. Non ci perdiamo d’animo e continuiamo.
La quota stranieri è un meccanismo secondo il quale alcuni posti vengono bloccati e tolti dai circuiti standard di acquisto (per questo le agenzie non possono averne accesso), in modo che i turisti abbiano qualche probabilità di accedere a dei treni senza doverne programmare la data mesi prima. Senza questa quota avremmo dovuto conoscere le date di ogni spostamento già dall’ingresso in India per sperare di poter avere i biglietti: i treni indiani sono un numero spaventoso, ma comunque non bastano per tutte le persone che giornalmente si spostano, quindi si riempiono molte settimane prima della data di partenza. La quota turisti quindi è di vitale importanza, ma raramente ne vien fatto cenno nelle agenzie e perfino nelle biglietterie ufficiali…lo devi sapere, ma non solo, devi essere tu a chiederlo perché loro non risolveranno un TUO problema!!
Finalmente troviamo questa fantomatica biglietteria e ci chiediamo secondo quale logica masochistica non si trovi dentro alla stazione invece che ad 1 chilometro di distanza!! Chiediamo allo sportello con su scritto “per stranieri”, ma la signorina sembra molto lontana dal sapere cosa deve fare e, come previsto, non nomina la quota turisti. Con (poca) grazie glielo facciamo presente noi e ci fa parlare con un’altra impiegata. Finalmente capiamo che ci sono posti con questa quota, ma per comprarli dobbiamo fornire una fotocopia del passaporto e del visto indiano…ma dico io…il passaporto vero non ti va bene??? A New Delhi serviva il passaporto, non la inutile copia!! Per fortuna abbiamo tutto il necessario (per puro caso!!) e finalmente veniamo a capo di questo acquisto!!! Adesso possiamo iniziare a cercare un posto in cui dormire!
Abbandoniamo la Jodhpur più periferica, per entrare nel centro dei vicoletti e delle stradine della città storica, nonché più turistica, e iniziamo anche a vedere i famosi edifici blu che le danno il nome di “città blu”. Anche qui sembra essere tutto deserto, anche se adesso è mattino inoltrato e ci chiediamo quando tutto si svegli. Di solito nei posti in cui il clima è afoso la gran parte della vita si trova al mattino presto e la sera tardi, ma si vede che nel Rajasthan al mattino gli piace dormire!!
Risalendo nei vicoli mi rendo conto che mi aspettavo qualcosa di molto diverso, innanzi tutto mi aspettavo più blu e in secondo luogo pensavo che il quartiere per turisti fosse enormemente più turistico, più nuovo, più un giocattolino per fare dire “oooohh” ai visitatori stranieri. E invece è antico, a tratti scalcinato, è indiano…è vero!!!
Cercando una guesthouse che avevamo selezionato, incappiamo, per sbaglio, in un’altra (ma ce ne accorgiamo solo dopo mezza giornata!!!), ma è stata una notevole botta di fortuna. Il posto è delizioso, in un piccolo vicoletto, con poche camere, ma arredate divinamente, graziose e quella che ci viene proposta ha una finestra con vista sul forte. In più il tetto è stato trasformato in ristorante con una vista impagabile. Il tutto ci viene offerto ad una cifra ridicola, mentre invece su Booking.com vediamo che costava quasi il doppio. Per una volta abbiamo fatto un affarone!!! Siamo felicissimi di aver trovato un posto così perfetto che va oltre ogni nostra rosea aspettativa!!

Guesthouse in Jodhpur
La stanza da mille e una notte

Data la notte in treno, ci stendiamo sul letto un’oretta per riprenderci un po’. Poi ci facciamo una bella doccia e usciamo alla scoperta di questo piccolo gioiello!
Prima di andare a visitare il forte, l’attrazione maggiore di Jodhpur, ci concediamo una sosta pranzo: oggi non abbiamo nessuna fretta e ci godiamo un po’ di relax! Andiamo a mangiare nel ristorante della guesthouse in cui volevamo andare prima di approdare nell’altra, che si dice cucini dei piatti particolarmente buoni. Anche qui il ristorante è nel terrazzo sul tetto, caratteristica di quasi tutte le abitazioni qui. Ci facciamo consigliare dal cuoco due piatti tipici del Rajasthan e ne rimaniamo deliziati: quanto amiamo la cucina indiana, così varia, particolare e gustosa!!

Jodhpur fort
Il forte, visto dalla terrazza del ristorante, è imponente!

Prima di andarcene il proprietario insiste nel farci vedere le stanze della guesthouse perché sente la concorrenza con quella in cui siamo noi che ci dice essere stata aperta da poco (ma che ha già recensioni buonissime!). Poi però all’ultimo cambia idea e ci saluta direttamente, senza la visita alle stanze.
Adesso siamo pronti per affrontare la visita al forte…ma soprattutto la salita che dobbiamo percorrere per arrivarci. Come sempre, poi, la nostra estrema programmazione ci porta ad essere nei punti più caldi delle città nel momento più caldo della giornata: le 13!! Facciamo una sudata epica e con il fiatone arriviamo in cima!

Jodhpur
Un vicoletto MOLTO blu

Come tutte le altre attrazioni importanti in India, anche il prezzo del biglietto di questo forte è raddoppiato da qualche mese, ma che dobbiamo fare?? Paghiamo ed entriamo. Insomma, non è stato proprio così facile perché per prendere l’audioguida (inclusa nel biglietto) dovevamo depositare un documento oppure 1000 rupie e noi non avevamo con noi né i nostri documenti, né i soldi necessari. Anche l’operatore ha provato pena per noi e alla fine ci ha permesso di depositare un cellulare: una delle cose fantastiche dell’India è che tutto è possibile e una soluzione si trova sempre, anche aggirando le regole…un po’ come in Italia.
Appena entriamo, la sensazione che abbiamo è che è molto ben tenuto, cosa non del tutto scontata in India, abbiamo pagato la stessa cifra per attrazioni molto peggiori ed abbandonate a loro stesse, come il forte a Delhi. Inoltre è imponente, costruito su di una collina, con torri massicce e le sue fondamenta quasi non si distinguono dalla rupe sulla quale è costruito.

Jodhpur fort
Mi presto a fare da modella a Marco

Iniziamo la visita entrando dalla prima porta e saliamo ancora. Nel cammino incontriamo dei musicisti seduti ai bordi che suonano strumenti tipici, al cui ritmo anche noi non possiamo trattenerci da accennare una danza. In cima alla salita incontriamo la Porta di ferro dalla quale si accede alla parte “residenziale” del forte. A pochi metri da qui infatti si trova il complesso di edifici che un tempo erano abitati dai maharaja e che adesso sono stati trasformati in museo.

Jodhpur fort
Turiste locali in visita

Ciò che colpisce di questi palazzi, più che le collezioni esposte all’interno delle sale, è la struttura esterna con delle incredibili decorazioni scolpite, fino nei piccolissimi dettagli. Bellissimi intagli adornano finestre e balconcini rendendo questi palazzi unici e graziosi!!

Jodhpur fort
Le splendide decorazioni e una bizzarra “Giulietta”

 

Jodhpur fort
Sembra che in 500 anni niente sia cambiato

Durante la visita abbiamo di nuovo avuto un momento da superstar: il tutto è iniziato con una coppia di indiani che ci ha chiesto di fare una foto con loro. La cosa è velocemente degenerata con un gruppone di indiani che non appena ha visto la nostra disponibilità è cominciato ad impazzire…decine di donne e bambini si sono spintonati per venire a scattare una foto insieme a noi, rubandosi il posto e, a volte, formando delle vere e proprie file. Ogni donna voleva stringermi la mano e ci portavano bambini piccoli per toccarli, alcuni costringendoli senza pietà data la loro vergogna! In questi momenti sembra davvero di essere una star in voga del momento con lo stuolo di fan la cui ragione di vita è farsi una foto con te…incredibile, inspiegabile, ma ci regala sempre un sorriso!!
Continuiamo la visita negli interni degli edifici e ci perdiamo tra troni, divinità e culle dei figli dei maharaja. Usciti dai palazzi-museo, continuiamo a farci una passeggiata nell’immenso forte, rimanendo stupiti ad ogni angolo.

Jodhpur fort
I lussuosi interni…

 

Jodhpur fort
…e gli eclettici esterni

Ci affacciamo dalle mure per avere uno sguardo di insieme della città e scoviamo il quartiere dei brahmani, ovvero le persone appartenenti alla casta più alta…e da questo lato sembra davvero tutto blu, dando quindi un senso al nome della città. Domani faremo un giro anche in quel quartiere!

Jodhpur fort
Il panorama del Maharaja!

Prima di terminare la visita facciamo anche un salto al piccolo tempio indù posizionato ad una delle estremità del forte e da qui vediamo anche un bellissimo laghetto!

Jodhpur fort
Il selfie nel forte

Usciamo dal forte soddisfatti del fatto che per una volta l’attrazione top della città si merita davvero la sua fama. Riprendiamo la strada verso il nostro quartiere, questa volta godendoci la discesa. Camminando incontriamo anche il gestore della nostra guesthouse che ci consiglia di andare a vedere lo stepwell, ovvero il pozzo a scalini, come quello che Anshul ci aveva fatto scoprire a Delhi, in cui nel passato veniva usato come bacino per l’acqua piovana. A differenza di quello di Delhi, questo è sviluppato su tutti e quattro i lati ospitando scalinate simmetriche in ognuno. Davvero impressionante!!

Jodhpur stepwell
Le labirintiche geometrie del pozzo

Ci spingiamo poi verso la piazza con la torre dell’orologio, famosa anche per essere sede di un grande mercato. Infatti quando ci arriviamo passiamo dalla tranquillità dei vicoli del centro storico, alla confusione tipica indiana, con centinaia di persone riversate nelle strade, divisi tra le varie bancarelle, mucche ad ogni angolo, tuk tuk che suonano il clacson all’impazzata e gente del mercato che urla la sua merce.

Jodhpur
La piazza del mercato con la sua coloratissima umanità

Il tutto si mescola con l’esotico odore delle spezie e un bellissimo tramonto che sta scendendo nella città. Qui il caos non disturba, anzi è divertente e a tratti affascinante! Non sappiamo perché quello di Delhi ci indisponeva e qui invece ci troviamo a nostro agio, ma ci godiamo il momento di serenità che ci dà l’essere circondati da tutti i lati da questo popolo prorompente!

Jodhpur
La mucca è la padrona incontrastata della viabilità

Dopo aver fatto un giro per le bancarelle (e aver comprato un paio di bracciali all’indiana!), ci fermiamo in un angolo ad osservare lo scorrere della vita di qui. Marco ne approfitta per fare un po’ di foto ai bellissimi volti delle persone che passano, a volte dolci, a volte duri ed impenetrabili, ma sempre affascinanti! Io invece faccio una chiamata a casa, oggi è domenica e faccio un saluto anche alla nonna.

Jodhpur woman
Uno sguardo penetrante

 

Jodhpur
Faccio amicizia con una bellissima bambina

Quando i nostri sensi sono appagati torniamo indietro, facciamo qualche ultima spesa e torniamo alla guesthouse. Andiamo subito nel terrazzo del tetto per goderci gli ultimi raggi di soli rosati e la fresca brezza della sera.

Jodhpur
Vista dal terrazzo della guesthouse

Scriviamo un po’ il blog fino all’ora di cena. Ordiniamo del cibo tipico e ci spostiamo nell’unico tavolino nel terrazzo ancora sopra a questo, per avere una vista completa sul forte illuminato e per goderci la nostra intimità.

Jodhpur fort
Lo spettacolo offerto dal forte illuminato

Verso fine pasto, però, il proprietario della guesthouse sale da noi per farsi due chiacchiere. Interrompe ovviamente il nostro momento, ma alla fine è una chiacchierata piacevole. Ci consiglia qualche posto in cui andare domani, e soprattutto ci invita ad assaggiare il dolce tipico: il gulab jamun. Ma non solo, ci fa sapere che a Jodhpur c’è il miglior produttore di gulab jamun…come non andarci!! Terminiamo la giornata così, sorprendentemente soddisfatti del primo assaggio del Rajasthan, stato che pensavamo di finire per detestare, coricandoci nella nostra bellissima stanza con vista sul forte, anche questa del tutto inaspettata e con la curiosità di scoprire di più, sempre di più! Il mattino dopo ci svegliamo e dobbiamo subito fare il check out della stanza, stasera infatti partiamo per Jaisalmer. Avevamo chiesto al proprietario della guesthouse se fosse stato possibile tardare l’ora di check out, pagando un po’ di soldi in più, ma ci sono state varie incomprensioni e alla fine non abbiamo voluto insistere. Dopo aver lasciato in deposito gli zaini partiamo per la nostra passeggiata nel quartiere dei bramani. Oggi scegliamo di non seguire nessun percorso guidato, ma solo il nostro istinto.
Iniziamo a camminare nei stretti vicoli pieni di vita e anche di tuk tuk che sfrecciano e che ci obbligano ad andare in fila indiana. Ci fermiamo in un tempietto indù nascosto dietro a tutti i baracchini che stanno friggendo nel burro qualsiasi cosa…già l’odore ci fa ingrassare di 1 kg! Il tempio non è uno di quelli turistici o aperti agli stranieri, ma una simpatica signora ci fa entrare lo stesso, per poi essere cacciati da un’altra signora molto meno simpatica!
Man mano che proseguiamo le case tinte di blu si fanno sempre più frequenti fino a che non siamo immersi in questo colore, oggi un po’ scalcinato, ma che un tempo deve essere stato così vivo e magnetico! Il quartiere non ha niente di particolare, a parte il dedalo di vialetti dentro cui perdersi per scorgere fugacemente degli spaccati di vita locale indiana.

Jodhpur
Pennellate di blu intenso ci accompagnano nella passeggiata

Nel nostro girovagare cerchiamo di raggiungere il lago che si vede dal forte, ci perdiamo numerose volte, ma alla fine Marco, ostinato come sempre, ci fa arrivare proprio sulla terrazza panoramica da cui volevamo fare delle foto. E li incontriamo anche una curiosa scimmia: qui sono molto diverse da quelle viste in Tailandia, sono enormi, con una coda lunghissima e la faccia nera come la pece!

Jodhpur fort
Finalmente il laghetto

Quando lo stomaco inizia a farsi sentire riprendiamo la strada verso il nostro quartiere, ma questa volta passiamo da dentro le mura del forte, ritrovandoci, proprio come ieri, a fare la ripida salita con il sole cocente di mezzogiorno!!
Pranziamo in un locale vicino al forte e poi ci mettiamo alla ricerca del famoso negozio di gulab jamun, seguendo le indicazioni che ci sono state date ieri. Non trovandolo iniziamo a chiedere a chiunque…se è così famoso lo conosceranno tutti, e infatti così è. Il vicolo in cui si trova il negozio è interamente dedicato alla vendita di gulab jamun, in India come in Asia in generale è rimasta ancora la settorializzazione delle attività: c’è la strada dei calzaioli, quella di negozi di pentole e anche quella dei produttori di gulab jamun. Riconosciamo subito il nostro obiettivo, tra tutti i negozianti è l’unico ad avere la fila di clienti. E noi ci aggiungiamo ad essa.
I gulab jamun sono delle pallette di una simil pasta frolla, fatte principalmente di burro e immerse in uno sciroppo…insomma delle vere e proprie bombe caloriche, per questo ne prendiamo solo 2 a testa. Al primo morso la sensazione è di libidine pura, ma anche di grasso…quello che si metterà sui fianchi quando avremo finito di mangiarle. Sono davvero deliziose, gustose e si sciolgono in bocca, ma facciamo fatica a finire la seconda e una volta finita vorremmo solo sdraiarci e dormire!!!
Quando ci siamo ripresi dal colpo di zuccheri riprendiamo la nostra strada per andare verso il mausoleo di Jaswant Thada, anche detto piccolo Taj. È un monumento funebre fatto costruire da un maharaja in onore del padre, si trova anch’esso in una collina, opposta a quella su cui è costruito il forte, ma quello che colpisce è che è tutto si un marmo bianchissimo, proprio come il Taj Mahal di Agra.

Jodhpur
Il “piccolo Taj” visto da vicino

Ci arriviamo con un tuk tuk perché siamo stanchi di camminare sotto il sole. Ci hanno detto che è molto più bello da lontano che da vicino, invece quando arriviamo lì lo avvertiamo come delizioso e delicato. Di fronte all’ingresso si apre anche un bellissimo giardino coperto da alberi che creano delle gradevoli zone di ombra, nelle quali ci sdraiamo per goderci la tranquillità e la bellezza del posto. Legandoci tutti i nostri averi addosso chiudiamo anche un po’ gli occhi cullati dalla fresca brezza che tira quassù…e stiamo in pace, con noi stessi, col mondo!

Jodhpur stepwell
Dopo il meritato riposo

Prima di andarcene visitiamo anche gli interni, contenenti una collezione di quadri e un bellissimo trono del maharaja al centro della stanza. Poi riprendiamo la strada verso la guesthouse, questa volta a piedi, passando di nuovo per le mura del forte. Camminando pensiamo che forse Jodhpur si sarebbe meritata qualche giorno in più, ma ci sentiamo comunque di averla un minimo inquadrata, tra i suoi vicoli, il suo bellissimo forte simbolo della città, l’azzurro quartiere dei bramani e il chiassoso e vivo mercato intorno alla torre dell’orologio!

Jodhpur stepwell
Un ultimo sguardo al protagonista incontrastato del panorama di Jodhpur

Adesso andiamo ad aspettare l’ora della partenza nel terrazzo sul tetto della nostra guesthouse. Il nostro treno parte alle 23:30 e l’attesa sarà lunghissima!! Dedichiamo del tempo a scrivere i nostri ricordi di questo viaggio fino all’ora di cena. Per cena il proprietario ci consiglia dei piatti da provare, gli diamo fiducia e il risultato è straordinario, tutto davvero delizioso, in particolare delle patate ripiene con uvetta ed altre spezie e ricoperte di una salsa cremosa, preparazione tipica del Kashmir.
Dopo cena chiacchieriamo un po’ con il gestore a cui raccontiamo il nostro viaggio, per poi rimetterci a scrivere le nostre memorie, aspettando lentamente l’ora di recarsi in stazione. Molto lentamente!!
Verso le 22 iniziamo a prepararci e poi partiamo, per percorrere i 2 km che ci separano dalla stazione dei treni, come sempre a piedi!! In questo momento, tra i vicoli ancora pieni di vita di Jodhpur, in questa notte illuminata dalla luna, camminando con i nostri zaini mano per la mano, ci sentiamo veramente viaggiatori, alla scoperta del mondo e immersi in una terra così lontana culturalmente dalla nostra!! Ci guardiamo e ci sorridiamo, tanto ci basta per sapere che entrambi proviamo nel petto questa emozione e questa fierezza!
Quello che ci colpisce di più di questa passeggiata notturna è la vivacità della città a quest’ora: negozi tutti aperti, tantissima gente per strada che guarda la merce, compra del cibo o semplicemente passeggia. Molto più caotico di mezzogiorno, e anche del mattino. Ora abbiamo capito perché quando abbiamo fatto la stessa strada ieri alle 8 del mattino avevamo trovato tutto deserto, con tutti i negozi chiusi e poca gente per strada: qui vivono di sera!!
Arrivati in stazione, raggiungiamo il binario. Il nostro treno è già lì, ma la nostra carrozza, quella con aria condizionata, non è ancora aperta, mentre gli altri stanno facendo a cazzotti per conquistarsi i posti nelle altre carrozze. Quando viene aperta, entriamo, prepariamo le cuccette e ci lasciamo andare ad un sonno profondo, come ormai abbiamo imparato a fare in ogni mezzo di trasporto notturno!

 

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