Arrivederci Vietnam

25 Giugno 2016

Anche questi 23 giorni sono passati in un lampo ma ci hanno permesso di scoprire questo popolo e questa nazione così unica e particolare. Nell’autobus che ci porta di nuovo a Luang Prabang, abbiamo modo di rivivere e ripensare a tutte le avventure vissute in questa lingua di terra, così simile alle altre nazioni del Sud Est Asiatico ma allo stesso tempo così profondamente diversa; come direbbero i Thailandesi: same same, but different.

Ma più che sulle bellezze viste, al nord, da Cat Ba Island alle montagne vicino al confine cinese, al sud, dalla nostra Saigon alle sconfinate risaie e minuscoli canali del delta, al centro, dalle spiagge di Nah Trang al gioiello di Hoi An alla fortezza di Hue, vorrei parlare delle sensazioni che abbiamo dentro.

Cat Ba Island Cruise
Cat Ba Island: un sogno!

 

Trekking Dong Van
Dong Van: la perla del nord

 

”Independence
La nostra Saigon

 

”Mekong
L’intreccio di canali del Delta del Mekong

 

River in Hoi An
Il romantico fiume di Hoi An

 

Flag square in Hué
La cittadella di Hué in notturna

Sensazioni contrastanti ed estreme. Come d’altronde ci sono sembrati i vietnamiti. Da un lato il loro essere uno dei popoli più amichevoli e disponibili del sud est asiatico, in molti ci si sono avvicinati per aiutarci, per scambiare qualche parola, andando anche oltre il semplice consiglio. A volte eravamo così grati di quel piccolo gesto di sostegno che quasi ci sentivamo trasportati di nuovo in Iran.

Trekking Dong Van
L’ospitalità incondizionata

Però poi le grandi differenze culturali non ci permettevano di amare incondizionatamente questo popolo come avevamo fatto con gli iraniani. In primis l’assoluto attaccamento al dio denaro, più che in qualsiasi altro paese incontrato: a volte ci siamo sentiti come un portafoglio con le gambe: money, money, money. No money, no honey. Se non si tira fuori il pillero, e possibilmente il doppio del prezzo normale, nessun sorriso, anzi facce imbronciate. Ovvio che qui parlo di quei vietnamiti che campano di turismo. E allora giù a stare sempre all’erta su ogni movimento “how much is it?” prima di fare qualsiasi cosa, in modo da essere sempre in tempo a rifiutare, oppure nei mezzi pubblici a lottare per pagare quello che è scritto a chiare lettere sopra la porta di ingresso. Insomma, estenuante o per lo meno logorante. A tutto ciò si aggiunge anche ciò che noi abbiamo chiamato la bizzarra “inaffidabilità” vietnamita. Bizzarra perché non malevola. Non solo chi ci voleva vendere qualcosa, infatti, ci “prometteva” cose che poi, puntualmente, non venivano rispettate. Anche i ragazzi conosciuti per strada o tramite couchsurfing. Alcuni esempi. Il primo a Saigon ci disse che entro un’ora sarebbe venuto a riprendere lo zaino che noi gli stavamo controllando, mentre si ripresentò la mattina dopo, fortuna che a una certa andammo a dormire. La ragazza ad Hue ci disse che ci avrebbe fatto preparare un pranzetto delizioso dalla madre ma poi non menzionò più la cosa fino a che noi, alle una, non chiedemmo numi e allora ritrattò fingendo di essersi fatta male ad un dito.

Our friend in Hué
La nostra inaffidabile ma simpatica amica di Hué

Il ragazzo di Hanoi che ci propose una serata insieme tra una birra e un giro per la città, ma poi all’appuntamento lui non si presentò, ci furono solo dei suoi amici.

Hanoi Friends Couchsurfing
Gli amici di Long…e lui dove è?

E così tanti altri. Come se quello che dicessero fosse solo una pallida indicazione del futuro, nonostante la loro proposta e la precisa descrizione del piano, ma poi tutto può essere variato (noi abbiamo la sensazione che sia proprio un diverso concetto di verità, non un cambiamento in divenire dovuto ad imprevisti). Comunque per degli occidentali, per di più ingegneri con la testa quadrata come noi, era da impazzire. Poi quando c’erano di mezzo i soldi davamo proprio di matto. Niente di quello che era stato detto era esattamente come descritto. Ma la cosa paradossale era che comunque ciò che facevamo era bellissimo, quindi non ci spiegavamo a che pro ci dovevano raccontare dell’altro facendoci indisporre. La verità è che non c’è nessun pro: son fatti così. Questo ci porta ad avere un sentimento contrastante di “amore e odio” (parole esagerate entrambe) per questo popolo. Ma credo che a freddo, con il cuore in pace e il portafoglio al sicuro, l’affetto ci rimarrà saldo nel cuore, mentre il risentimento lascerà il posto alla comprensione per delle differenze culturali impossibili da colmare in 23 miseri giorni.

”Mekong
La dolcezza delle differenze culturali

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