Dong Van - Una perla inesplorata

19 - 22 Giugno 2016

La risalita del Vietnam dal Delta del Mekong fino ad Hanoi ha superato tutte le aspettative che avevamo di questa nazione prima di vederla con i nostri occhi. Menomale che abbiamo deciso all’ultimo secondo di chiedere il visto turistico di 30 giorni invece dei 15 giorni che avremmo avuto senza visto, ne è valsa davvero la pena!!
Adesso ci manca un’ultima tappa: le meravigliose montagne dell’estremo nord, al confine con la Cina.
Nonostante i numerosi input che abbiamo ricevuto da qualsiasi persona di recarsi a Sapa per godere delle montagne bellissime, abbiamo deciso di “rinunciare” a questa altisonante e un po’ troppo sdoganata attrazione turistica. Da Hanoi ci sono decine e decine di autobus che portano a Sapa, ogni turista che senti per strada ha in programma di andarci o ci è già stato, e ricordiamo che il vecchietto americano incontrato in Laos ci aveva ammorbato per 2 ore decantandoci le meraviglie di questa cittadina. Ma noi abbiamo deciso di andare contro corrente. Dopo la scelta azzeccatissima di Cat Ba al posto della famosissima Halong Bay, vogliamo concludere la scoperta del nord con qualcosa di più autentico.

Per molti giorni ci siamo chiesti dove saremmo potuti andare se non a Sapa, abbiamo provato a chiedere ai ragazzi vietnamiti che abbiamo incontrato ma ognuno di loro continuava a parlarci di Sapa, al punto tale che molte volte siamo tornati indietro nella nostra decisione di fare gli alternativi. Poi, invece, su un post di Facebook abbiamo trovato la risposta: Dong Van, nella ancora poco esplorata regione di Ha Giang. Arrivare là non è così semplice come recarsi a Sapa, ma le esperienze autentiche vanno sudate, vanno conquistate chilometro dopo chilometro.
Alla fine abbiamo trovato un autobus che da Hanoi si ferma ad Ha Giang e abbiamo letto che da li ci sono dei minivan che portano alla nostra destinazione. In realtà pochi prendono questo mezzo di trasporto perché Ha Giang sta cominciando ad essere famosa per “il loop dell’estremo nord” che funziona più o meno così: raggiungi Ha Giang in autobus, da lì noleggi uno scooter con cui fare il giro della regione tra le tortuose montagne, per approdare la sera in qualche guesthouse con la faccia tronfia di chi pensa di essere l’unico ad aver fatto l’esperienza alternativa, dopo aver parcheggiato il suo scooter accanto ad almeno altri 3. Ma noi non siamo così fighi, noi vogliamo salire su uno di questi trabiccoli scomodi per 5 ore di traversata tra le montagne insieme a tutti gli altri passeggeri locali e poi accontentarci di un trekking su sentieri poco battuti. E così faremo!
Partiamo da Hanoi la sera con l’ennesimo autobus notturno. Alle 5 del mattino siamo ad Ha Giang e appena mettiamo piede fuori dall’autobus, ancora mezzi addormentati, una decina di tassisti ci assale per accaparrarsi gli unici due stranieri. Fatichiamo a scansarli tutti e aspettiamo che parta il primo minivan per Dong Van alle 6. Nel frattempo i tassisti ci tampinano, così ci spostiamo nell’unico baracchino di cibo della stazione per prenderci un tè. La musica a palla ci costringe però ad allontanarci anche da lì. Finalmente partiamo con il minivan, ma dopo solo 5 minuti veniamo scaricati a poche strade di distanza dal terminal per prendere il vero minivan diretto a Dong Van che è già stra-affollato. I nostri zaini vengono legati sopra il tettuccio e noi cerchiamo di accaparrarci gli ultimi posti rimasti tra un sacco di riso e l’altro. Il viaggio è faticoso, sono poco meno di 150 km, ma ci mettiamo 5 ore ad arrivare, percorrendo strade montane tortuosissime e non proprio ben asfaltate. Il nostro autista ci fa sognare, corre come un matto su quelle curve, noncurante del pericolo e pensando che suonare il clacson ad ogni curva possa bastare per evitare disastri. Ma alla fine scendiamo vivi anche questa volta, contro qualsiasi prospettiva!
Durante il viaggio, oltre ai panorami mozzafiato che si intravedono dai finestrini, si iniziano anche a vedere i costumi coloratissimi tipici della popolazione Hmong, una minoranza etnica che popola le montagne del nord. Ad ogni chilometro siamo sempre più incuriositi da questo angolo di Vietnam.
Il proprietario della guesthouse che avevamo contattato ci aspetta dove ci lascia il minivan. Quando giriamo l’angolo si apre davanti a noi un enorme mercato, pieno di donne con le loro gonne vivaci e i copricapi di mille colori.

Traditional Market Dong Van
Pronta per le compere al mercato

Il proprietario ci dice che oggi c’è il mercato della domenica, molto più vivo degli altri giorni e in cui c’è anche la sezione di compravendita degli animali. Fortunatamente sono le 11 e ancora abbiamo un’oretta prima che finisca tutto, quindi lasciamo le nostre cose velocemente in camera, rimandiamo a più tardi il riposo, e usciamo.
Rimaniamo estasiati da tutti questi colori, dagli odori forti, dalle donne con le ceste a forma di zaino sulle spalle per trasportare gli acquisti, dagli uomini che dibattono vivacemente per il prezzo di una mucca, dai bambini che seguono distratti le loro madri, dai sorrisi, dalla loro diversità. Noi, così occidentali nei nostri modi e costumi, siamo gli intrusi, siamo timidi di fronte alla innocente spavalderia di chi sta bene nel proprio mondo! Cerchiamo di immortalare tutto questo in degli scatti, anche se a volte sembra di voler rubare l’anima ai loro occhi così umili, così semplici, così veri. Ma ciò che rimarrà di più saranno i momenti in cui anche per un solo secondo i nostri sguardi si incrociano con i loro e in fondo sentiamo che facciamo parte tutti di un’unica, grande, variegata famiglia!

Traditional Market Dong Van
Piccoli maiali in vendita

 

Traditional Market Dong Van
Il banco della verdura

 

Traditional Market Dong Van
L’accesa compravendita della mucca

 

Traditional Market Dong Van
Facce autentiche

 

Traditional Market Dong Van
Uccelli in vendita

 

Traditional Market Dong Van
Pettegolezzi in corso??

 

Traditional Market Dong Van
Discorsi da mercato…

Quando la folla si disperde, i colori diminuiscono e il vocio si riduce rientriamo anche noi, pranziamo al ristorante vicino alla guesthouse e poi ci ritiriamo per un paio d’orette per recuperare il mancato sonno della scorsa notte.
Quando riprendiamo le forze, scendiamo per parlare con il nostro referente per avere informazioni riguardo al trekking sulle montagne. Sapevamo che c’era l’opzione 1 o 2 giorni ma eravamo un po’ in dubbio a causa del prezzo, ma alla fine della chiacchierata siamo entrambi d’accordo sui 2 giorni: vogliamo chiudere il capitolo Vietnam alla grande!
Il percorso si snoda tra le vette della zona circostante, passando per villaggi Hmong e risaie; la notte dormiremo da una famiglia locale e una guida della zona ci accompagnerà per entrambi i giorni. La lunghezza del percorso possiamo deciderla noi di volta in volta in base alle nostre forze. Ci sembra tutto ottimo e per non sprecare forze terminiamo la giornata con una piccola passeggiata, una cena abbondante e poi corriamo a dormire.
Il mattino seguente facciamo una lauta colazione per prepararci allo sforzo, prepariamo gli zaini e partiamo con la nostra guida. Ci accorgiamo subito che ci saranno delle difficoltà di comunicazione, ma il ragazzetto ha una faccia così dolce che già sappiamo che staremo bene lo stesso: d’altronde non è la prima volta che ci troviamo spersi nel nulla con una guida con cui non riusciamo a comunicare in nessuna lingua!

Trekking Dong Van
Cai: la nostra guida piena di entusiasmo!

Dopo pochi metri, quando appena iniziamo a salire, una leggera pioggerella inizia a scendere e sappiamo benissimo che qui il passaggio tra pioggerella e acquazzone avviene in pochi secondi. Quindi ci mettiamo subito il poncho (anzi Marco di mette il giacchino in Goretex e dà il suo poncho al ragazzetto che ne è sprovvisto) e infatti dopo 5 minuti una tempesta si abbatte su di noi…menomale che l’omino di ieri ci aveva assicurato che non sarebbe piovuto nei prossimi due giorni…le solite “promesse” vietnamite!!
Ci ripariamo sotto una casa in costruzione e aspettiamo che spiova e poi ci incamminiamo di nuovo. Ci immergiamo sempre di più tra le verdeggianti montagne e iniziamo a vedere le donne Hmong che con i loro cesti vanno avanti e indietro per raccogliere riso e mais, che scopriamo che qui va alla grande! Il nostro ragazzetto si impegna tantissimo per parlare con noi nel suo inglese in “costruzione”, ci racconta che ha fatto un corso di inglese, ma adesso è in vacanza, prova a raccontarci qualcosa di questa minoranza etnica di cui lui appartiene, e ci fa vedere al di là delle montagne il labile confine con la Cina…di nuovo la Cina!!

Trekking Dong Van
Labili confini…dove inizia la Cina?

Io mi incanto di fronte a tutto questo, questa storia dei confini naturali mi affascina, mi ha sempre colpito fin dall’inizio del viaggio, vedere che i confini che hai sempre visto così marcati su di una cartina geografica nella realtà sono tutt’altro che definiti: a volte c’è un fiume, a volte la cima di una montagna, a volte un piccolo ruscello, come in questo caso. L’inizio e la fine combaciano, sono un tutt’uno, impossibile accorgersene se non ci fossero le linee di frontiera con il filo spinato, i cambiamenti da un popolo all’altro sono lenti, la fine del Vietnam è come l’inizio della Cina, il cibo della città al di qua del Mekong in Laos ha lo stesso sapore di quello al di là in Tailandia, i tratti somatici si mescolano, i dialetti si riprendono uno con l’altro. Molto diverso dal vedere il tratto rosso sulla cartina, molto più umano, molto più lento, molto più comprensibile! Sono affascinata…l’ho già detto?? :P
Durante il cammino ci fermiamo in qualche capanna delle famiglie che vivono quassù, ci ospitano nel loro piccolo e intimo spazio, ci fanno sedere sui loro sgabellini e si fanno raccontare la nostra storia dal ragazzetto, anche loro sono curiosi, almeno quanto noi. Noi rubiamo qualsiasi loro attimo di vita, vediamo la donna che “sfilaccia” le foglie delle piante di lino, che poi diventeranno il tessuto dei loro bellissimi abiti, la nonnetta che scaccia il pollo che si ficca sotto le nostre sedie, la ragazza che dà da mangiare alle bestie nei recinti, mentre gli uomini sono nei campi con i buoi.

Trekking Dong Van
La signora del lino

 

Trekking Dong Van
Possedimenti di famiglia

 

Trekking Dong Van
Rientro dal lavoro

Tutto questo è reale, non è stato ricreato per noi come attrazione per lasciare a bocca aperta i turisti, non siamo in una scenografia di un film, queste famiglie vivono davvero così, vivono di questa ricca semplicità, sorridono sempre nelle loro umili case con i loro parchi pasti…mentre noi siamo sempre stressati e nervosi nelle nostre case hi-tech e con l’ultimo i-Phone sempre in mano! Loro sorridono!! Non hanno niente, i più “ricchi” hanno degli animali, qualche mucca, qualche maiale, tante galline. Ma niente in confronto a quello che siamo abituati ad avere noi…ma hanno molto di più, hanno la semplicità, la grazia, la pazienza, l’unione, la forza di affrontare quello che la vita ha dato loro. Hanno sorrisi che illuminano i loro scarni volti, hanno la purezza!

Trekking Dong Van
Sorriso innocente

Anche per pranzo ci fermiamo al riparo in una casa di un villaggio Hmong, grazie al fatto che sta piovigginando ed non ci si può sedere all’aperto. Il pranzo prevede dei panini da riempire con cetrioli, uovo e formaggino…ci aspettavamo qualcosa di un po’ più curato visto i soldi che abbiamo sborsato!!

Trekking Dong Van
Una dolce nonnetta Hmong

Dopo pranzo proseguiamo il cammino nella montagna e poi scendiamo lentamente su di una immensa valle da cui si possono ammirare tutti i picchi che la circondano…si rimane senza fiato nel vedere tutti questi enormi saliscendi.

Trekking Dong Van
Su nei monti!

La valle è attraversata da un fiume ed è piena di risaie. Uomini e donne dei villaggi sono in pieno “orario di lavoro” e mentre gli uomini arano con i buoi, donne e bambine raccolgono riso nei campi allagati.

Trekking Dong Van
Giornata lavorativa

La valle è viva, è piena di colori, degli schiamazzi dei bambini, dei passi degli animali e del chiacchiericcio delle donne al lavoro. Quando noi entriamo nel loro campo visivo si sente ancora più vociare e qualche bambino meno vergognoso ci urla da lontano “Hello, hello”, per poi nascondersi timidamente quando siamo più vicini.

Trekking Dong Van
Risaie a Perdita d’occhio

Il ragazzetto che ci fa da guida si trova in difficoltà, ci ha confidato che è la prima volta che è lui a guidare un gruppo e non conosce del tutto queste zone, essendo il suo villaggio in un altro posto. Lo vediamo che chiede affannosamente a tutti i contadini al lavoro e così andiamo avanti. Ogni tanto poi sbaglia qualche considerazione e finiamo nel bel mezzo delle risaie allegate ritrovandoci a camminare in equilibrio nei solchi che dividono una risaia dall’altra, con l’enorme probabilità di mettere un piede male e finire nel fango fino alle ginocchia…per fortuna riusciamo ad arrivare in fondo senza fare danni, ma qualche parolaccia lì in mezzo è partita!!
Dopo la valle riprendiamo a salire, Cai (la nostra guida) ci spiega che gli Hmong preferiscono costruire i loro villaggi tra le montagne perché hanno paura a stare nella valle vicino ai corsi d’acqua. Mentre saliamo facciamo ancora una sosta a casa di una signora simpaticissima e sorridente che si presta a fare qualche foto con noi. E qui capiamo anche le diverse tradizioni nel mettersi in posa per le foto: noi ci sforziamo sempre di sfoggiare il nostro sorriso migliore, mentre la signora riserva per le foto tutta la sua serietà, per tornare a sorridere subito dopo lo scatto.

Trekking Dong Van
Un sorriso???

 

Trekking Dong Van
Trasformazione in atto…

Dopo questa simpatica sosta riprendiamo la salita, passiamo in mezzo a qualche piantagione di mais e poi finalmente arriviamo al villaggio…un po’ stanchini!! Cai infatti all’inizio della giornata se l’è presa con calma, per poi accorgersi dopo pranzo che avevamo ancora tanta strada da fare e se non avessimo allungato il passo saremmo arrivati dopo il calar del sole.
Al villaggio entriamo nella casa che sarà la nostra dimora per la notte; pur essendo un po’ più strutturata delle capanne che abbiamo visto durante la giornata, si vede che è davvero una homestay questa volta: siamo in una vera casa, dormiremo nel loro giaciglio e ceneremo con tutta la famiglia. Il proprietario della casa è l’altro ragazzo che lavora con l’uomo che ci ha venduto il tour, ed è lui di solito a fare da guida.
Veniamo accolti calorosamente, sistemiamo gli zaini nella “camera da letto” e ci mettiamo poi nella stanza principale della casa a guardare il ragazzo che inizia a cucinare la cena, mentre i figli dei suoi fratelli e sorelle giocano ancora tra gli alberi.

Trekking Dong Van
Che profumino…

La casa è semplice, un ampio stanzone contiene tutto quello che serve: la camera da letto, divisa solo con dei teli dal resto, due fuochi per cucinare, un tavolino piccolo e qualche sedia. Non c’è acqua corrente ma ci vengono forniti dei secchi con dell’acqua per lavarci.

Trekking Dong Van
La semplicità

Il bagno invece te lo devi conquistare: ovviamente fuori dalla casa, si sale su di una collinetta attraversando il cortile con tutte le stalle degli animali e in cima si trova una piccola struttura in muratura con un buco sul pavimento per fare i bisogni. Capiamo subito che questa latrina viene usata solo per i bisogni “importanti”, mentre tutto il resto si può fare in giro…e noi ci adeguiamo allo standard e soprattutto spero di non doverne avere bisogno di notte!!
Mentre il nostro padrone di casa ci prepara la cena ci informa che ha in programma per stasera un bel karaoke casalingo...ottimo!! Cosa volere di meglio dopo una giornata di trekking in cui hai fatto 20 km?? Speriamo che gli passi la voglia o che ci porti tanta birra!!
La cena è più che abbondante, cucina decine di portate diverse che mette sul tavolo una volta preparate per poter usare le pentole e i fuochi per fare le altre con il risultato che quando ci mettiamo a tavola è tutto freddo. Ovviamente apprezziamo il gesto ma vorremmo consigliare per la prossima volta di fare meno tipi di cibo.

Trekking Dong Van
Per chi è tutto questo cibo??

Con estrema sorpresa mangiamo insieme alla famiglia (nelle altre homestay che abbiamo fatto non avevamo mai consumato i pasti insieme a tutti) e questo ci piace molto. Notiamo però che la madre del ragazzo e i bambini non si siedono, ma solo gli uomini mangiano con noi. Ci viene spiegato poi che i bambini non possono mangiare insieme agli adulti quando ci sono ospiti e avendo un tavolo solo devono aspettare che noi finiamo. Poveri, rimangono tutti seduti nella sala a fissare le nostre pietanza assottigliarsi dai vassoi, li vediamo con l’acquolina in bocca che non aspettano altro che il loro turno, deve essere stata una tortura!!
La cena è deliziosa ed è servita nel modo tipico: una serie di piatti con le varie pietanze da cui tutti si riforniscono e una scodella di riso ciascuno. Il tutto è condito con l’immancabile rice wine, appena finisci con sforzo il bicchiere sono subito pronti a riempirtelo di nuovo…peccato che il rice wine sia più simile alla grappa che al vino e dopo un bicchierino siamo già schifati dal sapore, che tra l’altro copre quello di tutte le pietanze, e chiediamo in ogni modo che non ci venga riempito più il bicchiere. Il fatto non è vissuto allo stesso modo dagli altri commensali che invece trincano come se non ci fosse un domani!
Quando finiamo di mangiare lasciamo il posto a donne e bambini, i quali si precipitano sui vari piatti per accaparrarsi più cibo possibile. In particolare ce n’è uno che non si ferma un secondo, neanche per respirare, ma ingurgita la maggior porzione di cibo possibile nel minor tempo possibile, mentre mastica il boccone si allunga subito con il suo cucchiaio a prendere qualcos’altro dai piatti in comune. È inarrestabile e i fratellini riescono a nutrirsi solo quando lui decide che è sazio e depone l’arma.
Mentre i bambini mangiano, gli uomini, finalmente lontani dal rice wine, tentano di far funzionare tutto l’apparato da karaoke: prima non funzionano le casse, poi è il microfono a non dare segni di vita e quando inizia a darli il rumore si fa insopportabile. Per dei lunghissimi minuti quindi siamo frastornati dal rumore delle casse stridenti e del microfono che funziona ad eco. Dopo un po’ finalmente si decidono di lasciar perdere e di abbandonare l’idea della serata karaoke…e noi siamo liberi di andare a dormire e di riposarci!!
Il mattino dopo c’è un cambio alla guida, ci lascia il ragazzino inesperto ma dolcissimo e prende il suo posto il ragazzo che ci ospita a casa. Iniziamo la giornata con molta calma, non sembra che la nostra nuova guida sia molto carica nel partire presto. Ci cucina la colazione che prevede zuppa, riso e uova (mai una gioia!!) poi con estrema lentezza partiamo. Cosa faremo oggi?? Sinceramente non l’abbiamo ancora capito nonostante le nostre continue domande…ci faremo trasportare dagli eventi!
Il cambio di guida si fa sentire da subito, quest’altro ragazzo, benché nativo della zona e più esperto, è poco proattivo, molto svogliato, molto petulante! All’inizio ci porta in una casa molto antica tipica della popolazione Hmong, in cui ci accoglie un vecchietto che ci fa vedere la preparazione della farina di mais e il suo utilizzo in cucina.

Trekking Dong Van
Andiamo a dare una sbirciatina...

 

Traditional Market Dong Van
Farina di mais in cottura

Prima di andarcene ci offre un bicchiere di rice wine….ma alle 9 del mattino??? Non ce la facciamo a sentire neanche l’odore, sappiamo che rifiutare i doni è considerato molto scortese ma proprio siamo disgustati!! Loro invece se ne fanno un paio di bicchieri, tanto per iniziare bene la giornata!!
Salutiamo il vecchietto e ci incamminiamo…dove???...quale è la meta?? Non lo sa neanche lui. Mentre camminiamo passiamo attraverso delle piantagioni di lino in cui delle bambine con le loro madri stanno lavorando per raccogliere i gambi da cui viene ricavato il bellissimo tessuto.

Trekking Dong Van
Un duro lavoro per un bellissimo tessuto

Attraversiamo poi qualche risaia e infine iniziamo a camminare in mezzo alle piantagioni di mais, su sentieri improvvisati e con le piante molto più alte di noi che ci coprono la visuale e che ci chiudono in mezzo a loro.

Trekking Dong Van
Dispersi nel mais

Per i primi chilometri è pure carina come esperienza, ma poi diventa insopportabile, mi manca l’aria e per di più inizio a starnutire e ad avere gli occhi arrossati…sono allergica alle piante di mais ed è bello scoprirlo quando ne sei ricoperta!!
Finalmente raggiungiamo un sentiero migliore e più aperto, dal quale ci godiamo ancora la vista di queste catene montuose del nord del Vietnam che formano una silhouette incredibilmente armoniosa!

Trekking Dong Van
Una meraviglia incontaminata

 

Trekking Dong Van
Una coppia affiatata!!

Mentre saliamo su questo sentiero il nostro ragazzo si fa ancora più petulante e gli prende un attacco di depressione acuta: ci dice in continuazione che lui sa che non ci è piaciuta la cena, che non ci sta piacendo la passeggiata, che è troppo difficile per noi e che siamo scontenti. Noi proviamo a spiegargli ciò che pensiamo, ovvero che la cena era deliziosa ma non ci siamo abbuffati perché ci non vogliamo sentirci male, che il sentiero non è difficile per noi e che il panorama che vediamo è entusiasmante. Glielo ripetiamo una, due, tre volte ma lui continua a pensare col suo monobinario e si autoconvince che tutto sta andando malissimo. A quel punto pianta un muso che neanche un bambino di due anni che non ha ricevuto il suo regalo preferito e la giornata inizia davvero a farsi pesante. Non siamo lì per farci carico delle sue turbe mentali, non siamo lì a fare i genitori, ma siamo lì per conoscere queste zone remote nel modo migliore possibile. Lui invece sta procedendo palesemente a caso tra i sentieri, senza una meta, senza una programmazione, solo con la sua faccia depressa e suoi occhi inespressivi. A convincersi per forza che tutto va male poi tutto inizia davvero ad andare male, senza un chiaro motivo! Cerco ancora di farlo ragionare, per il mio istinto di crocerossina, ma poi inizio ad innervosirmi anche io: questa giornata non ha né capo né coda!
Visitiamo qualche altra abitazione di famiglie Hmong, ma senza la solarità dell’altro ragazzetto che nel suo inglese stentato tentava sempre di farci interagire con tutti.

Trekking Dong Van
Una famiglia numerosa

Per pranzo ci viene di nuovo propinato pane con cetrioli, uovo sodo e formaggino e dopo pranzo iniziamo a non poterne più. Chiediamo per l’ennesima volta quale è il piano della giornata, ma riceviamo risposte incomprensibili. Alla fine mettiamo noi il punto, chiediamo di incamminarci verso il punto da cui ci deve venire a prendere l’auto per riportarci a Dong Van. Questa giornata non ci ha aggiunto niente rispetto a ieri e la poca voglia e solarità della nuova guida hanno fatto il resto.
Torniamo a Dong Van ancora un po’ in disappunto, tutto questo clima ci ha fatto anche riflettere sul fatto che abbiamo sborsato 160$ per due giorni per avere delle guide inesperte e due pranzi uguali e che saranno costati al massimo 2$ in tutto…decisamente overpriced!! Proviamo a tenercelo dentro per non fare polemiche inutili, ma alla fine Marco va a parlare con l’uomo che ci ha venduto il tour (che è anche il proprietario del ristorante accanto alla guesthouse in cui abbiamo sempre mangiato). Lui in tutta risposta ci dice che ci offrirà la cena, ma pone un po’ troppo l’accento sul “bevande escluse”. Decliniamo gentilmente l’offerta e andiamo a cercare un altro posto in cui mangiare.
La giornata finisce così, con qualche strascico del nervosismo che la guida di oggi ci ha fatto crescere senza volerlo, ma consapevoli di aver fatto un’esperienza incredibile, una degna chiusura del nostro viaggio in Vietnam. Abbiamo visto posti lontani dal turismo di massa, gente autentica e panorami mozzafiato…e tutte i nervosismi scemano nel silenzio della notte per fare spazio alla soddisfazione dell’essere andati a cercare un posto un po’ più particolare, un po’ più remoto della ormai fin troppo nota Sapa.

Trekking Dong Van
Il nord del Vietnam: una bella scoperta

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