02 – 06 Aprile 2016

L’autobus ci lascia al terminal di Pakse, che come al solito si trova a qualche chilometro dal centro città, perciò siamo costretti a prendere un costosissimo tuk tuk con poche probabilità di negoziare col prezzo. Nel frattempo che il tuk tuk avanza troviamo una possibile sistemazione leggendo la Lonely Planet, fortunatamente si trova anche vicino a dove veniamo lasciati. La andiamo a vedere ed è amore a prima vista, la guesthouse che tanto abbiamo provato a cercare anche a Luang Prabang: è sul fiume, non il Mekong, ma lo Xe Don ed ha un terrazzo comune con tavolini e amache che si affaccia proprio davanti allo scorrere del fiume, un’oasi di pace. Prendiamo al volo la stanza senza dubbi.

L’autobus ci lascia al terminal di Pakse, che come al solito si trova a qualche chilometro dal centro città, perciò siamo costretti a prendere un costosissimo tuk tuk con poche probabilità di negoziare col prezzo. Nel frattempo che il tuk tuk avanza troviamo una possibile sistemazione leggendo la Lonely Planet, fortunatamente si trova anche vicino a dove veniamo lasciati. La andiamo a vedere ed è amore a prima vista, la guesthouse che tanto abbiamo provato a cercare anche a Luang Prabang: è sul fiume, non il Mekong, ma lo Xe Don ed ha un terrazzo comune con tavolini e amache che si affaccia proprio davanti allo scorrere del fiume, un’oasi di pace. Prendiamo al volo la stanza senza dubbi.
Una volta sistemati ci andiamo a rilassare un’oretta nel terrazzino che tanto ci è piaciuto e finalmente riesco anche a fare una lunghissima conversazione su skype con Lidia e Claudio, i miei amici di Torino. Non mi manca la vita che facevo prima, ma gli affetti che ho lasciato, soprattutto se in una città non mia hanno rappresentato fin dal primo giorno la famiglia, l’appoggio incondizionato, il divertimento autentico! Molto spesso penso al mio ritorno, a quando potrò riabbracciare le persone con cui ho condiviso pezzi di vita…una vita che adesso sembra così lontana!

”Guesthouse
Relax nell’amaca

Dopo questo attimo di nostalgia ci separiamo dal terrazzino sul fiume con le amache per andare a portare a termine la missione di oggi: dobbiamo andare a noleggiare uno scooter per fare il nostro tour alle 4mila isole, all’estremo sud del Laos. In pochi minuti troviamo un noleggio che ci dà lo scooter alla metà del prezzo di quello preso per fare il loop e non ci dà limiti di tempo, “tenetelo quanto volete, pagate alla fine”. Fantastico!
E’ quasi ora di cena e stasera abbiamo deciso di andare ad un ristorante italiano che abbiamo visto nella mappa, ci passiamo davanti per vedere se ci convince, i prezzi sono altini ma dopo 2 mesi e mezzo sentiamo il bisogno della vera cucina italiana, quindi ci permettiamo questo lusso. Ma prima continuiamo la passeggiata per andare a vedere anche a Pakse l’immancabile Mekong. Stranamente notiamo che le sue sponde non sono così turistiche come nelle altre città in cui siamo stati, a parte un ristorante di lusso in un barcone. Tornando indietro passiamo in mezzo al mercato e ci fermiamo a guardare qualche maglia, ma nessuno dei due è in vena per lo shopping. Ci incamminiamo quindi verso il ristorante. Subito notiamo l’italianità del proprietario, che si occupa della sala, e non è solo italiano ma toscano…cosa che scopriamo ancor prima di parlarci, dato che una delle voci del menu è “panunto”! Questo senso di appartenenza alla terra in cui si è nati si fa forte a 10000 km di distanza!
Subito ordiniamo come antipasto un misto di formaggi. I formaggi!! Questi si che ci mancano!! In Iran si trovava la feta che resta un buon formaggio, ma dalla Cina in poi solo tofu, il formaggio di soia che, per carità, sarà anche più sano ma è imparagonabile anche con il più semplice formaggio italiano!! Ci arriva un misto di parmigiano, pecorino romano e gorgonzola…lascio immaginare la goduria!! Come portata principale invece prendiamo melanzane alla parmigiana e un pasta con i broccoli. E, ma si, ci prendiamo anche un bicchiere di vino! In Italia forse ci sarebbe sembrato un ristorante mediocre, ma qui ci sembra un’oasi di pura bontà!
Prima di andarcene parliamo un po’ con il proprietario, che, come noi, ha iniziato come viaggiatore, poi è tornato in Italia, ma il desiderio di ripartire è sopravvenuto velocemente, allora ha provato ad aprire un’attività in India, per poi approdare in Laos. Ci racconta delle difficoltà per arrivare a qualcosa di concreto, per “sfondare” con un’attività nella terra di altri… da fuori sembra tutto facile, quante volte abbiamo già detto “ci rifacciamo una vita qui!”, ma tra il sognarlo e il metterlo in pratica ci sta un mare di burocrazia e di fortuna! Un po’ toccati dal suo racconto, ci rimettiamo in cammino verso la nostra stanza e andiamo a riposarci per la partenza di domani.
Suona la sveglia, sempre troppo presto rispetto a quanto vorresti, per l’ennesima volta mettiamo sottosopra i nostri zaini per portarci dietro solo lo stretto indispensabile in quelli piccoli, molto più comodi da portare nello scooter. Poi salutiamo il nostro bel terrazzino e andiamo a prendere lo scooter. Una veloce (per quanto possa essere usato il termine veloce in Laos!) colazione e siamo già in marcia…un’altra avventura con lo scooter!!

”Verso
Pronti per un’altra avventura in motorella

La strada è lunga, ma semplice e con un paio di soste per dissetare noi e lo scooter e per fare il cambio alla guida, e dopo 3 ore e 300 km percorsi siamo arrivati al porto per sbarcare a Don Det, la più famosa delle 4mila isole. Beh porto, uno si immagina una cosa diversa alla parola porto! Diciamo una serie di barchette che fanno la spola per Don Det…e in nessuna di queste barchette vediamo posto per scooter!! Sale un po’ di ansietta, quando un laotiano ci indirizza verso un punto un po’ più lontano e lì conosciamo il nostro caronte: sono due barchette unite da una piattaforma in legno per alloggiare gli scooter, una soluzione raccapezzata ma molto affascinante!

”Traghetto
L’insidiosa salita della motorella nel traghetto

 

”Traghetto
La traversata

Salpiamo subito e in pochi minuti siamo a Don Det, il cui “porto” è un asse di legno sull’unica spiaggia. Peccato che questa via di uscita è già occupata da un’altra barca, quindi noi attracchiamo direttamente sulla sabbia, a pochi metri dai bagnanti che prendono il sole! Fantastico il Laos, sono ancora possibili cose che da noi sarebbero vietatissime, c’è ancora quella semplicità che non deve fare i conti con nessuna restrizione.
Una volta sbarcati lasciamo subito alle nostre spalle la troppo turistica Don Det, così come ci aveva consigliato il francese durante il loop, e tiriamo dritto per raggiungere la gemella un po’ meno estroversa, Don Khon. La strada è sterrata, ma ormai è una passeggiata! Attraversiamo il ponte che unisce le due sorelle e iniziamo a cercare il nostro nido, l’ennesimo di questo viaggio! E lo troviamo!!! Il posto più bello in cui abbiamo vissuto in questi mesi, un bungalow in bambù affacciato sul Mekong, con un terrazzino arredato con un’amaca e una sdraio di legno. Molto semplice, pochi ornamenti, ma con una forte personalità…il posto che sognavamo da tempo!!

”Don
Il nostro nido visto dal ponte

Felici di questa piccola vittoria, mangiamo un boccone al ristorante lì vicino, ci rilassiamo un po’ e poi ci rimettiamo in sella alla motorella per andare a cercare una spiaggetta. La troviamo, l’unica dell’isola ma nonostante questo deserta, si vedono solo pochi turisti che fanno un bagno veloce e se ne vanno quasi subito. Noi invece ci stanziamo lì per un po’ e ci godiamo questa oasi di pace, senza perderci il bagno sul Mekong…finalmente!!! L’acqua non è fredda, è caldo ovunque ai tropici, ma comunque dona quel po’ di refrigerio che ci basta per poi buttarci al sole. Eh si, oggi sembriamo più vacanzieri che viaggiatori, ma non ce lo siamo meritato?

”Don
Il maestoso Mekong

Il pomeriggio scorre, insieme alle acque del Mekong, e quando il sole inizia a scendere verso il tramonto riprendiamo lo scooter e andiamo ad esplorare il resto dell’isola. La prima tappa è il molo, in cui un tempo le navi francesi attraccavano: siccome le acque del Mekong in questa zona sono difficili da attraversare, a causa delle numerose rapide che si formano tra le 4mila isole, i francesi potevano solo arrivare fino al molo di Don Khon, ma non oltre; per questo motivo costruirono una ferrovia che aveva inizio proprio dal molo, con cui le merci potevano attraversare le due isole gemelle evitando le rapide, per poi essere ricaricate su un’altra nave a Don Det e continuare il loro viaggio via mare. E vediamo anche i resti di questa ferrovia e dei generatori di vapore dei treni. Quando il nostro desiderio di sapere si placa, ci godiamo da qui il tramonto sul Mekong al ritmo della musica sparata da uno dei motorini dei laotiani, sulle cui note ci lanciamo in un balletto sgangherato!

”Don
Panorama dal molo

Al ritorno verso la nostra casa temporanea, Marco decide di passare per una stradina più sterrata delle altre, perché ovviamente è un peccato rifare strade già fatte. La strada non è proprio agevole, si snoda nella giungla, a volte scompare, molte volte è necessario attraversare dei ponti in legno non proprio del tutto integri: ogni asse di legno che superiamo è una preghiera andata a buon fine! Ma mi arrendo all’idea, a tratti eccitante, che la mia vita con Marco sarà sempre così, nelle strade meno battute, quelle meno facili, quelle in cui ci devi mettere qualcosa di te stesso, che sia la fatica fisica, il coraggio, la destrezza e sempre la passione e la forza!
Riusciamo a tornare nella strada del nostro bungalow, attraversando risaie ormai secche e un monastero buddista, nel quale scorgiamo passando dei monaci riuniti in preghiera. Adesso ci vuole proprio una Lao Beer da assaporare nel nostro terrazzo!!
La sera facciamo una passeggiata per trovare un ristorante e, per sottolineare la perfezione di questa giornata, ne troviamo per caso uno da sogno: anch’esso con una terrazza sul Mekong su cui sono sistemati i tavolini, un’atmosfera soffusa e della buona musica, leggera, che accarezza la pelle ma non disturba i timpani e una cucina ottima, non di quelle esagerate, quelle con piatti giganti e poco curati, ma delle portate piccole ma curate fino all’ultimo dettaglio…siamo estasiati!!!
Non sappiamo quanto rimarremo alle 4mila isole, ci lasciamo ispirare giorno per giorno sapendo solo il giorno in cui dobbiamo uscire dal Laos per raggiungere l’ambasciata italiana a Bangkok, in cui richiedere un nuovo passaporto per Marco. Ma ancora manca una settimana e qui abbiamo trovato il nostro piccolo paradiso.
Un’altra giornata inizia, ma oggi ce la prendiamo ancora più calma. Ci svegliamo senza fretta, facciamo colazione dalla signora del ristorante vicino al bungalow, poi andiamo a colpo sicuro alla spiaggetta di ieri per trovare un po’ di refrigerio, l’aria è bollente. Riflettiamo sul fatto che quest’anno non abbiamo neppure assaggiato la primavera, ma siamo passati dall’inverno rigido all’estate torrida e umida in un solo pomeriggio di autobus.
Prima di pranzo torniamo a “casa”, ma prima passiamo a comprare il superattack: anche il secondo paio di sandali, comprati a Luang Prabang, mi si stanno scollando, non riesco ad indovinare il modello giusto per quello che devono sopportare tra acqua, sabbia e sole! A Bangkok andremo alla ricerca di un altro paio!! Per pranzo ci spingiamo fino a Don Det e troviamo un posto molto carino e colorato in ci gustarci in pace un’insalata fresca. Ma subito dopo pranzo approdiamo di nuovo dalla solita signora del ristorante vicino al nostro bungalow, che ormai ci sorride dolcemente quando ci vede arrivare. Restiamo lì fino al tardo pomeriggio per superare le ore più calde: oggi abbiamo deciso che lavoriamo seriamente al sito che stiamo un po’ trascurando!
Prima che arrivi il tramonto, ci scrolliamo di dosso la pigrizia di questa giornata fin troppo tranquilla e, in sella alla nostra adorata motorella, torniamo al molo per fare il famoso tour per vedere i delfini. Arrivati lì aspettiamo un po’ per sperare che arrivino altri turisti con cui dividere la spesa della barca, ma dopo 10 minuti ci siamo già scocciati e partiamo. Dalla barca vediamo la costa della Cambogia e, forse, sarà necessario navigare nelle acque cambogiane (a fronte di un pagamento) per riuscire i vedere i delfini…ma fortunatamente non oggi.

”Don
Chissà se vedremo i delfini…

Prendiamo un po’ il largo fino a che il nostro Caronte scorge qualcosa e ci fermiamo, aspettiamo…aspettiamo…alla fine ecco due delfini che con la loro gentilezza e delicatezza affiorano dalle acque per respirare, una meraviglia!!!

”Don
Eccolooooo!!!

Soddisfatti ce ne torniamo nel nostro nido, stavolta rinunciando alla stradina nella giungla, ma percorrendo quella della gente comune :P!
Sta per iniziare il terzo giorno in questa isola minuscola, di cui ormai conosciamo tutte le strade e i negozi, ma stranamente non ci siamo annoiati, anzi, avessimo più tempo non indugeremmo a restarci un’altra settimana! Purtroppo però oggi è l’ultimo giorno, domani mattina ripartiamo alla volta dell’isola più grande dell’arcipelago (se così si può chiamare), Don Khong. Oggi quindi è d’obbligo una tappa all’attrazione più importante di Don Khon: le cascate! Costano uno sproposito ma siamo curiosi. E facciamo bene ad esserlo, per una volta l’attrazione più famosa vale davvero la pena di essere vista: cascate più grandi si mescolano con altre più piccole a fare decine e decine di salti, scomposti, che sembrano disposti da un qualche esperto di design con un risultato di una eleganza spropositata.

”Don
Cascate particolari

Facciamo un po’ di foto, ma non riusciamo ad immortalare l’imponenza di questa composizione naturale che lascia a bocca aperta.

”Don
La magnifica composizione di cascate

All’ingresso e anche dentro c’è scritto ovunque che è vietato fare il bagno per le forti correnti, neanche nella spiaggia, ma Marco non si lascia limitare così, quindi va ad esplorare tra le rocce fino a che non trova una spiaggia su di una insenatura nella quale si può tranquillamente fare il bagno grazie all’assenza di correnti forti.

”Don
Un bagno nel Mekong!

Mi innamoro subito di questo posto, tutto per noi (tranne per una coppia francese che ci ha palesemente copiato!). Passiamo qui tutta la mattina, divertendoci in acqua come si divertirebbe un bimbo piccolo, a fare capriole, salti e tuffi!

”Don
All’uscita delle cascate ci facciamo tentare da una venditrice di cocco!

Per pranzo ci organizziamo come ieri, andiamo dalla nostra signora, muniti di pc e tablet e restiamo lì a lavorare al sito per far passare le ore di afa.

”Don
E dopo averne bevuto il succo è tempo di mangiarne la polpa

Verso le 16 poi ci muoviamo di nuovo e torniamo alla nostra spiaggetta scoperta al mattino, fortuna che il biglietto per le cascate vale tutto il giorno! Finiamo il pomeriggio li, io e il mio amore e il suono della acque del Mekong che fluiscono pacifiche dopo aver attraversato una miriade di cascate. Aspettiamo il tramonto e il sole diventa una palla di sole enorme di color rosso fuoco, mai visto un tramonto così intenso, con dei colori così tanto pieni! Sono felice…tanto felice!!

”Don
Un tramonto romantico

La sera vogliamo pubblicare online gli articoli che abbiamo preparato in questi due giorni e decidiamo di andare al ristorante a Don Det in cui siamo stati ieri a pranzo e sfruttare la connessione buona che ci sembrava ci fosse. Mai scelta fu più sbagliata, la connessione è veramente pessima e dato che siamo fermi nel nostro obiettivo, mangiamo velocemente e torniamo dalla nostra signora a Don Khon e ci restiamo fino a che non vediamo che i figli della signora si iniziano a preparare i letti nella terrazza in cui sono i tavoli. Qui, come in Laos, è così: il ristorante non è solo il posto di lavoro ma anche la propria casa! Tutto un altro spirito di vita!

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