13 - 18 Agosto 2016

L’arrivo a Pokhara mette fine ad un viaggio poco confortevole, su una strada tremendamente dissestata. Quando scendiamo ci si presenta il solito procacciatore che ci vuole far vedere una camera economica in un hotel nuovo e pulito. La storia è sempre quella ma a volte si fanno dei buoni affari quindi decidiamo di andare a vederla. Il proprietario dell’hotel dice di avere una moto e che ci può portare uno per volta, ma io non mi fido a separarmi da Marco con uno sconosciuto e insisto per prendere un autobus. L’hotel è un po’ distante dal lungo lago ma sembra davvero nuovo, la stanza non è male e il prezzo è ottimo. Decidiamo di restare. Io rimango ancora un po’ scettica della scelta perché avevo letto di guesthouse con bellissimi giardini e terrazzi con vista lago e montagne, invece qui il lago non si intravede nemmeno. E’ pur vero che dalla nostra camera si vede la ben riconoscibile vetta del monte Machapuchare, di cui Marco si innamora!

 

 Machapuchare
Il Machapuchare visto dalla finestra della nostra stanza

Dopo esserci sistemati usciamo per fare una passeggiata ed esprimo il mio disappunto a Marco sull’essersi fermati su quella guesthouse ancora abbagliata dal pensiero che avremmo potuto trovare un’oasi di bellezza. Marco capisce il mio punto di vista e si presta per andare a vedere le guesthouse che avevo selezionato dalla mia ricerca su Booking.com. La ricerca si rivela un disastro e niente di quello che mi ero sognata (dopo aver letto le descrizioni degli hotel!!) esiste davvero, tranne che in posti troppo costosi per le nostre tasche. Da questo momento, quindi, riesco a vedere la bellezza dell’hotel in cui siamo approdati!
Verso le 18 ci concediamo un happy hour nei numerosi locali per turisti che popolano il lungo lago e ci godiamo una bella birra (per Marco) e un bicchiere di vino (per me), che, a stomaco vuoto, e con la nostra astinenza da alcol degli ultimi mesi, ci fanno sbarellare non poco!!

Beer and wine in Pokhara
I nettari degli dei

 

Pokhara
E gli imbarazzanti effetti su Marco

Mentre rientriamo verso la camera iniziamo a dare uno sguardo ai negozi con indumenti etnici e zainetti che attirano la nostra attenzione. Prima di rientrare cerchiamo un posto per cena nella strada dell’hotel, ma sembra che sia impossibile essendo un’area dove i turisti non si spingono. Alla fine riusciamo a trovare un posto che sembra decente in cui mangiamo del riso con verdure e uovo (la scelta peggiore che potessimo fare…perché? Lo scopriremo solo il giorno dopo!!)
A Pokhara abbiamo deciso di prendercela con calma, dedicandoci solo ad attività frivole. Infatti siamo ancora in stagione monsonica il che significa che ogni pomeriggio/notte diluvia e le nuvole impediscono i panorami da sogno della catena dell’Annapurna. In queste condizioni fare un trekking sarebbe solo un esercizio fisico, aggiungendo bene poco di quelle esperienze che di solito cerchiamo. Inoltre il mio ginocchio è ancora dolorante e, anche se mi sento in grado di affrontare un trekking semplice, Marco decide per mio conto che non è il caso di sovraccaricarlo inutilmente. Ci domandiamo spesso se vivere il Nepal senza un’esperienza tra le montagne sia uno spreco di tempo e dell’occasione che abbiamo di trovarci qui, ma arriviamo sempre alla stessa conclusione: non è stagione per godere al meglio delle montagne, il Nepal poi è stato un’aggiunta fatta all’ultimo momento al nostro itinerario e sicuramente ci sarà occasione di tornarci in futuro in una stagione adeguata per ammirarne la bellezza!!
Per questi motivi oggi ci godiamo il dolce far niente, facciamo colazione in un posto molto carino prendendoci un lassi e delle pastarelle e poi iniziamo il giro nei negozi per lo shopping sfrenato.

 Pokhara
Colazione alla bakery

Marco vorrebbe una felpa “saccoccione”, come dice lui, ovvero con cappuccio, tasca centrale, un po’ larghina e con i colori sgargianti caratteristici dei tessuti nepalesi. Purtroppo non riusciamo a trovarne una carina, tranne una felpa imbottita di un tessuto molto particolare, ma non colorata. A me piace molto, anche come gli cade addosso, e il fatto che sia di un colore neutro gli permetterebbe di poterla indossare anche nei paesi occidentali, senza sembrare uno sfattone; in ogni caso si vede che il tessuto è molto particolare. Dato che abbiamo tempo ci pensiamo su e continuiamo il giro per negozi.
Io invece vorrei uno zainetto di tessuto e qui c’è l’imbarazzo della scelta. Giriamo un bel po’ di negozi tanto per fare un benchmarking e anche per questo articolo rimandiamo la scelta definitiva ai prossimi giorni!
Giriamo ancora un po’ per le stradine di Pokhara fino a raggiungere una specie di porticciolo dove partono delle barche a remi per fare il giro del lago o per raggiungere il punto da cui salire verso la famosa stupa in cima alla collina. Qui ci sediamo un po’ e ci godiamo lo spettacolo di una famiglia indiana con tutti e 4 i componenti in evidente sovrappeso che tentano di salire nel barchino rischiando però di cadere in acqua ad ogni tentativo; alla fine ce la fanno, il barcarolo inizia a remare con estrema difficoltà, ma dopo 1 minuto inizia un vento fortissimo, preludio di una imminente tempesta (il cui arrivo si poteva prevedere anche prima che partissero in barca) che costringe a rientrare nel porto: un bel giro panoramico insomma!!

 Pokhara
Un’intrusa al porto

Prima che si scateni l’inferno troviamo una locanda in cui pranzare per poi rientrare nella nostra camera. Riesumiamo dal letargo solamente per l’ora di cena: durante le peregrinazioni mattutine abbiamo addocchiato un ristorante italiano di cui abbiamo controllato le recensioni su TripAdvisor…stasera pizza!!! Purtroppo Marco non è perfettamente in forma, nel pomeriggio sono insorti dei leggeri problemi intestinali che però non gli fanno rinunciare alla serata pizza!
Prima di andare vado a truccarmi davanti allo specchio del piano terra dell’albergo attirando la curiosità della figlia del proprietario. La bambina ha solo 7 anni, ma una proprietà di linguaggio in inglese che fa spavento. Si instaura quindi una simpaticissima conversazione in inglese in cui ci scambiamo prima le generalità (nome, età, nazionalità) per poi passare a rispondere a tutte le sue domande sul mondo del make up. Ogni componente che uso (mascara, rossetto, ombretto) vuole provarlo anche lei, io mi giro verso la madre per chiedere approvazione e poi la faccio giocare con me con i trucchi cercando però di farle mettere colori che non risaltino troppo. Quando la prendo in braccio per farla guardare allo specchio sembra molto soddisfatta del risultato, tanto che quando usciamo per andare verso il ristorante lei si mostra soddisfatta a Marco dicendogli che sono stata io ad aiutarla. Troppo dolce!!!
Il ristorante è molto carino, una bella atmosfera e gradiamo moltissimo la bruschetta di benvenuto (con olio extravergine!!). Anche la pizza è una bomba, non mancheremo di tornarci!

 Italian restaurant in Pokhara
La coppia più bella del mondo

 

 Italian restaurant in Pokhara
LA PIZZA!!!!

Il malessere intestinale di Marco durante la notte peggiora molto ed entrambi non chiudiamo occhio, lui perché trasferisce la residenza in bagno, io perché vorrei curarlo ma non so come. Inizio allora a documentarmi sull’alimentazione da tenere in questi casi in modo da limitare i danni e far passare la fase acuta…non vedo l’ora che arrivi giorno per poter fare qualcosa per farlo sentire meglio, quando sta male mi sento male anche io!!
Finalmente le prime luci del mattino illuminano la stanza e io, armata della conoscenza costruita in una notte di ricerche, esco in cerca di tutto l’occorrente per far guarire il mio amore: patate, carote, pane bianco, riso, succo di mela, fette biscottate, ma anche sali minerali e probiotici! Passo quindi un paio di ore tra i negozi di frutta e verdura, piccoli supermercati (di cui però devo aspettare l’apertura…dalla smania sono uscita troppo presto) e farmacie! Soddisfatta rientro verso la guesthouse per preparare la colazione al malato, che ho lasciato a dormire prima di uscire!!
Quando rientro Marco è in bagno…ma una sorpresa mi attende!!! Quando esce mi dice di sedermi, inizio a sentire che c’è qualcosa nell’aria e un pensierino mi balza alla testa ma non ci voglio ancora credere! Dalle casse del pc iniziano ad uscire le note di “We are the champions” e Marco, in piedi davanti a me, come in una scena di un film, fa scorrere davanti ai miei occhi una serie di fogli che si era preparato durante la mia assenza pieni di scritte colorate che recitano così:

AMORE

NON CI…

CREDERAI

MA…CE L’ABBIAMO

FATTA

ABBIAMO

IL VISTO

AUSTRALIANO


Ad ogni foglio che vedo quel pensiero che mi si era creato si fa sempre più forte…fino alla frase finale, dove un sogno, una speranza, il duro lavoro, le preoccupazioni, la voglia di farcela, la paura di farcela, tutto…TUTTO…diventa reale!!! ABBIAMO IL VISTO PERMANENTE!! E un anno di preparazione, di esami e valutazioni, di energie e soldi investiti per questa avventura vengono ripagati. E ci sentiamo forti: abbiamo fatto tutto da soli, non abbiamo pagato nessun agente per farci la pratica, abbiamo passato le serate a informarci e cercare di ricavare qualcosa nell’estremo garbuglio della burocrazia, siamo stati svegli la notte per preparare tutto in tempo, per accorgerci degli errori e correggerli e questo è il frutto del NOSTRO lavoro, della NOSTRA unione, delle NOSTRE CAPACITA’!! Mi escono le lacrime…per la prima volta! Ci abbracciamo, ci guardiamo fieri di noi, ci scambiamo un’infinità di parole mute. Insieme il mondo è nostro (come aveva detto mia nonna solo pochi mesi dopo che è iniziata la nostra relazione). E ci aveva visto lungo la mia dolce nonnina…più lungo di quanto pensasse in quel momento!!
Saremmo andati comunque in Australia il prossimo anno, anche con il Working Holiday Visa, perché vogliamo diventare madrelingua inglese, perché vogliamo esplorare, perché vogliamo fare esperienze e l’assenza di un visto permanente non ci avrebbe fermato. Ma ora è tutto diverso, possiamo realizzare questo sogno potendo anche lavorare nel nostro settore, facendo non solo un’esperienza di vita, ma anche una lavorativa che ci potrà dare una marcia in più…sempre che riusciamo a trovare lavoro :P. E ci sentiamo anche più a cuor leggero nei confronti dei nostri genitori che, per quanto ci abbiano sempre sostenuto nelle nostre scelte, sapevamo che non sarebbero stati soddisfatti della nostra decisione di andare anche senza visto permanente, vivendo di lavoretti.
E’ mattina presto e in Italia è ancora notte, ma noi abbiamo la smania di avvertire i nostri genitori della notizia…aspettare ancora qualche ora sarà difficile!! Allora torniamo al momento presente…Marco è felice ma ancora malato e io mi voglio occupare di lui per farlo guarire il più presto possibile! Tiro fuori tutte le scorte alimentari che ho comprato per preparargli una colazione adatta alla sua condizione: banana a pezzi con limone, una fetta biscottata con (poca) marmellata di agrumi e succo di mela allungato con l’acqua. Finché non gli passa la fase acuta non deve mangiare molto.
Dopo colazione Marco si rimette nel letto a riposarsi e io mi metto accanto a lui ad aggiornare il nostro back up di foto e video, a scrivere, a leggere. Il mio angelo dorme, ma vedo che si sta sentendo un po’ meglio (per lo meno riesce a stare nel letto e non sempre in bagno!!!). Quando arriva ora di pranzo inizio a preparare il pasto: il menù prevede per il paziente patate e carote lesse! Mentre prepariamo il pranzo riusciamo a contattare i nostri genitori per dare la grande notizia e la nostra soddisfazione aumenta sentendo la loro. Sarà difficile salutarli un’altra volta a Gennaio, dopo questo anno passato lontano da loro. Sarà difficile riprendere per 2 mesi l’abitudine di sentire la loro presenza e le loro attenzioni per poi guardarli di nuovo negli occhi per poi girarci e incamminarci verso il volo che ci porterà ancora più lontano. Ma in fondo sentiamo che sono soddisfatti di noi e delle ali che ci hanno dato per farci volare così in alto e sappiamo anche che anche da lontano ci accompagneranno in questo volo, come sempre hanno fatto!
Dopo pranzo mi riposo un po’ e poi esco di nuovo per completare le commissioni che stamattina non sono riuscita a fare. Sfrutto anche l’occasione per chiedere a qualche agenzia informazioni sull’autobus per raggiungere il confine con l’India. Quando torno in albergo preparo a Marco un’altra banana con il limone…il paziente sta migliorando a vista d’occhio e inizia a riprendere colore!
Nel pomeriggio lo faccio ancora riposare, mentre io lavo qualche vestito e mi porto avanti un po’ la scrittura del blog. Marco mi raggiunge nel terrazzino dell’hotel e anche lui si mette a scrivere. Sono troppo felice di vederlo migliorare!!
Verso sera dei grossi e neri nuvoloni riempiono il cielo di Pokhara e inizia un forte acquazzone. Andiamo di corsa in camera a chiudere le finestre e vediamo che il pavimento inizia ad allagarsi: una finestra non fa tenuta e l’acqua entra a fiotti Chiamiamo subito il proprietario che ci dice di cambiare stanza. Così mentre lui prova ad arginare il disastro, noi spostiamo tutta la nostra roba nella stanza accanto appena in tempo per non far bagnare tutto!!
Con calma prepariamo la cena ancora a base di patate e carote bollite, sembra una tortura e invece siamo entrambi soddisfatti di assaporare questi cibi salutari e dal sapore neutro, dopo che in giro possiamo mangiare solo pietanze speziatissime!
Questa giornata sta per finire, ci stendiamo nel letto entrambi distrutti ma con gli occhi che brillano per il risultato raggiunto oggi e ci addormentiamo sognando la nostra vita in Australia!
La nottata procede molto meglio di quella precedente e la mattina Marco sembra molto più riposato e in salute. Preparo la solita colazione, aumentando leggermente le quantità per fargli riprendere le forze e poi passiamo la mattinata in guesthouse…anche oggi riposo!! Io esco un attimo per andare dal fruttivendolo di fiducia per comprare altre verdure e frutta per pranzo e cena. La mattinata scorre così, in rilassatezza! Per pranzo cuciniamo di nuovo verdure bollite e poi ancora riposo.
Verso il tardo pomeriggio Marco non ce la fa più di stare rinchiuso in guesthouse e siccome vedo che ha rimesso un po’ di forze gli concedo una breve passeggiata. Ne approfittiamo per spedire le cartoline e per comprare i biglietti dell’autobus verso il confine con l’India per dopodomani (il visto nepalese ci sta per scadere e non possiamo più aspettare oltre!). Il ragazzo dell’agenzia da cui compriamo il biglietto si rivela molto gentile e lo ricorderemo sempre per “By the way, I like your hair” (Tra l’altro, mi piacciono i tuoi capelli) parlando con Marco…che inizia quindi a pavoneggiarsi per tutta la sera (e nei giorni successivi!)…è così fiero dei suoi ricci!!

Pokhara
Le barche colorate

Nella via del ritorno compiamo anche l’acquisto della felpa saccoccione per Marco, alla fine optiamo per quella invernale di color panna, anche se il desiderio di quella colorata rimane nei suoi occhi!
Visto che siamo in tema di acquisti andiamo anche a vedere qualche altro negozio per il mio zaino. Più per curiosità che per reale desiderio, entriamo in un negozio che sembra più chic degli altri ed entrando LO vedo…lo zaino che mi rapisce, quello che ti fa sbandare e che ti fa offuscare il ricordo di tutti gli altri. E’ coloratissimo ma delicato, è di taglio femminile, con particolari in pelle, solido e può anche trasformarsi in tracolla. Lo provo, è fatto per me! Chiediamo il prezzo e quasi svengo. Costa più del doppio di tutti gli zaini visti negli altri negozi, ma si capisce perché: è proprio fatto bene da qualcuno che ci ha pensato prima di realizzarlo, e quel qualcuno è la proprietaria del negozio che non nasconde l’orgoglio di averlo disegnato lei stessa. Lo provo di nuovo, nonostante il prezzo. Adesso, con questa ultima immagine nello specchio, sono pronta a dirgli addio…ma Marco no! Piace anche a lui e mi convince che ogni tanto un acquisto di un certo livello è un piacere. Non me lo lascerà scappare e mi dice di considerarlo come regalo anticipato di compleanno. Cedo. E’ fatta! E’ mio…quasi mio! Purtroppo non abbiamo tutti quei soldi dietro ma ci accordiamo con la proprietaria di metterlo da parte che domani mattina lo veniamo a prendere!! Sono proprio soddisfatta!!
Prima di rientrare decidiamo di prenderci una bibita rinfrescante in qualche locale con vista lago…per Marco solo il succo alla mela è concesso, e già è tanto che gli concedo di berlo senza allungarlo con acqua, ma oggi sta meglio e ci possiamo un minimo sbottonare!
Quando usciamo per incamminarci verso l’hotel inizia a piovere e siamo costretti ad indossare i ponchi. Man mano che camminiamo la pioggia si fa sempre più intensa fino a diventare un vero e proprio nubifragio. Le strade si riempiono subito di acqua e quella su cui camminiamo noi, essendo in salita, diventa un fiume. Siamo costretti a fermarci, è buio e non c’è molta illuminazione, in più con questo vento forte rischiamo di prenderci qualcosa in testa. Ci fermiamo in un negozietto e ci mettiamo a guardare la pioggia e la gente che passa completamente fradicia!! Dopo un quarto d’ora la pioggia diminuisce e ci rimettiamo in cammino, ma la strada continua ad essere un fiume! Fortunatamente però ci bagnamo solo i piedi…i ponchi hanno fatto di nuovo la differenza!!
Lentamente ci mettiamo a cucinare del riso con le verdure e ce lo gustiamo nella pace del terrazzo della nostra guesthouse per poi crollare in un sonno profondo.
Inizia così l’ultima giornata a Pokhara, Marco sta decisamente meglio, le cure sono servite!! Adesso però, dopo la degenza, non ce la fa più a stare in stanza a riposarsi, vuole fare, vuole l’azione!! Allora dopo colazione usciamo per noleggiare una moto e farci un giro nei dintorni di Pokhara. Andiamo diretti verso un “negozio” a cui avevamo chiesto il prezzo giorni fa. Quando stiamo per pagare il signore ci informa, in un inglese stentato, che questo noleggio è “illegale”. Illegale?? Non capiamo perfettamente cosa volesse dire ma quella parola ci basta per voltare i tacchi e andarcene. Ragioniamo sul fatto che probabilmente il signore noleggia delle moto private per cui se ti fermano sono problemi. Va beh, proviamo ad un altro! Giriamo ovunque e chiediamo a chiunque ma il risultato sembra essere sempre quello, non c’è nessun negozio che abbia la licenza di noleggiare moto e tutti ci tengono ad informarti che se ti ferma la polizia devi pagare una multa. A noi non interessa tanto quello, quanto il fatto che se per caso dovesse succederci qualcosa non siamo coperti da niente. Se nessuno avesse pronunciato quella parola illegale non ci avremmo neanche pensato, ma adesso che lo sappiamo non riusciamo ad essere incoscienti e fregarcene. Potrebbe non sembrare ma in fondo siamo adulti con la testa sulle spalle. A malincuore rinunciamo a questa ventata di azione e con la coda tra le gambe torniamo in hotel per cambiarci d’abito: i vestiti che indossiamo erano adatti ad un giro in moto ma sono troppo caldi per una passeggiata a piedi!
Siamo dispiaciuti di non poter fare niente, come siamo dispiaciuti di non aver fatto un trekking, a volte sentiamo come se non avessimo vissuto al 100% il Nepal. Ma ci consoliamo sempre sul fatto che non era possibile, è stagione monsonica e abbiamo avuto problemi di salute. E allora prendiamo questi giorni, che nella nostra testa dovevano essere avventurosi, come un assaggio di una cultura diversa e come riposo prima della grande meta finale del viaggio!! Discutiamo sul fatto che non dobbiamo sempre cercare le esperienze top, non dobbiamo sempre spuntare i must have consigliati dalla Lonely Planet. Il nostro è un viaggio diverso, non siamo in una vacanza di 15 giorni in cui giri come una trottola per cercare di vedere il più possibile, di fare tutte le cose consigliate da una guida. Siamo in giro da tanto tempo ormai e, anche se l’istinto di viaggiare vedendo e facendo tutto ci è rimasto, non dobbiamo spuntare nessuna lista.
Dopo esserci messi degli abiti più comodi torniamo nella via dello shopping per ultimare l’acquisto del mio bellissimo zainetto. La proprietaria chiede di farmi una foto prima di portarmi via la sua creazione, si vede che è un pezzo a cui tiene e sono felice di aver preso un oggetto di un certo livello! Con il mio nuovo zainetto sulle spalle andiamo a fare una passeggiata su un parco lungo lago per poi dirigerci verso il ristorante italiano in cui siamo stati prima che Marco si sentisse male. Oggi abbiamo deciso di fare un pasto fuori e per non cadere nelle trappole locali ci affidiamo alla cucina italiana, almeno sappiamo quali sapori aspettarci!
Dopo pranzo ci incamminiamo verso la nostra stanza per poi riuscire dopo qualche ora, quando l’aria si è fatta più fresca. Durante questa seconda passeggiata andiamo a comprare della verdura per cena e per il pranzo di domani: per continuare la cura per Marco abbiamo infatti deciso che anche se domani saremo in viaggio ci portiamo una ciotola con delle verdure lessate da consumare durante il tragitto in autobus. Prima di rientrare scopriamo una stradina che porta sul vero lungo lago. La passeggiata è molto bella, lontano dalla strada principale, immersa nel verde e con il lago su di un lato. Scopriamo anche che ci sono molti locali qui in cui godersi un tè di fronte alle acque del lago…averlo scoperto prima!! Ci sediamo qualche minuto per goderci la pace di questo posto e poi prendiamo la strada del rientro.

 Pokhara
Selfie lungo il lago

Cuciniamo le nostre adorate verdure bollite, sia per la cena di stasera che per il pranzo di domani e poi ci tocca la mansiona più odiosa: reimpacchettare tutta la nostra roba negli zaini per prepararci alla partenza di domani!! Quando tutto e sistemato ci godiamo il riposo che ci servirà per affrontare l’ingresso nella tanto attesa e temuta India…ci siamo quasi!!

Il grande giorno è arrivato, oggi faremo ingresso nella terra maharaja. Ci alziamo di buon mattino, facciamo una rapida colazione e ci incamminiamo verso la stazione degli autobus. Siccome non vogliamo strapagare un taxi, andiamo a piedi verso la strada lungo lago e da lì prendiamo un autobus fino a destinazione. Nel frattempo ci facciamo anche tentare da un venditore ambulante di pastarelle. Arriviamo con netto anticipo all’autobus (come al solito) e aspettiamo una quarantina di minuti prima della partenza. Osserviamo gli autobus e ci chiediamo come sia possibile che il nostro sia definito “turistico”. Il termine “turistico” in questa parte del mondo serve per differenziare dal trasporto locale e per indicare un tipo di trasporto con un comfort tale da appagare il turista medio: sedili più comodi e larghi, aria condizionata, pulizia. Ma quello che ci è toccato oggi non sembra avere tutto questo livello di comfort per cui abbiamo pagato…tanto è e ce lo faremo bastare.
Poco dopo la partenza capiamo come sarà la strada che ci porterà verso l’India: essa si snoda tortuosa tra le montagne. Ci risiamo!! Ipotizziamo che in assenza del monsone che porta nuvole basse la vista durante questo tragitto sarebbe potuta essere eccezionale! Tra le varie curve inerpicate nelle alte montagne nepalesi, tra vari sorpassi azzardati e dirupi scoscesi che si intravedono ai bordi della strada riusciamo ad arrivare alla fermata per il pranzo. Noi tiriamo fuori il nostro paniere con il nostro pasto salutare (ed economico!) e ripartiamo poco dopo. Quando ormai manca poco alla fine della strada tortuosa una gomma dell’autobus decide di cedere costringendoci ad una fermata per la sua sostituzione. L’autista e il suo assistente sembrano molto esperti nel gestire questo tipo di contrattempi e in poco più di 20 minuti si riparte.
L’ansia comincia un po’ a salire. Sappiamo e abbiamo letto ovunque che l’India può stregarti come può farti rimpiangere il giorno in cui hai deciso di metterci piede. Cosa succederà a noi? Un po’ mi spaventa, per quanto rimanga affascinata dall’esoticità che evoca il suo nome! È l’impatto iniziale che mi terrorizza, non so se sono preparata, nonostante l’avvicinamento lento che abbiamo fatto in questi 7 mesi. Senza contare che siamo un po’ provati da questo ultimo mese in cui abbiamo avuto qualche problema di salute. Mettiamoci anche che dopo così tanti mesi la stanchezza di viaggiare si fa sentire e non siamo più i leoni dei primi mesi che macinavano chilometri e città con una grinta incontrollabile!
Quando scendiamo dalle fresche montagne veniamo invasi dal caldo umido che ci appiccica i vestiti alla pelle e ci fa sudare con in dossi i 20 kg di zaino. Siamo arrivati a Sunauli, il posto di confine. Il clima e il panorama sono nettamente e troppo velocemente cambiati, la stanchezza avanza e ancora l’avventura non è giunta alla parola fine.
Da dove ci lascia l’autobus camminiamo qualche metro e troviamo uno scassatissimo minivan locale per il confine, a qualche km da qui. L’autista ci vuole mettere gli zaini nel tetto, ma insistiamo per portarli dentro dato che sta piovendo. L’autista sembra ostinato a non volerci far tenere con noi gli zaini fino a quando gli offriamo di pagare 2 posti in più per gli zaini…a questa proposta cede senza problemi!!
Il minivan si riempie all’inverosimile fino ad arrivare al confine. Appena scesi alcune persone cercano già di darci notizie false a proposito del posto di confine, ma abbiamo imparato a non ascoltare nessuno e a fare di testa nostra. Prima di recarci al posto di controllo cambiamo le ultime rupie nepalesi in rupie indiane e poi continuiamo. All’uscita dal Nepal nessuno ci controlla, nessuno ci dice dove andare, nessuno ci ferma tanto che pensiamo che l’ufficio per il timbro di uscita sia più avanti. Proseguendo però arriviamo all’ingresso dell’India in cui un ufficiale ci controlla i passaporti e, sorridendo, ci informa che dobbiamo avere il timbro di uscita dal Nepal. Questo lo sappiamo anche noi, ma dove si trova l’ufficio? Torniamo indietro e alla fine lo troviamo. Mentre aspettiamo le procedure, uno degli impiegati mi fa i complimenti per lo zaino anche se pensa che lo abbia strapagato!
Dopo aver ottenuto il timbro torniamo all’ingresso dell’India in cui il signore di prima ci invita adesso a proseguire nel nostro cammino.

E così dopo 7 mesi e 4 giorni da quel lontano 14 Gennaio 2016 siamo arrivati (quasi) via terra alla nostra destinazione finale: l’India!! Abbiamo attraversato le terre desertiche dell’Asia centrale, la strana e diversa cultura cinese, le tropicali regioni del sud est asiatico. Siamo piano piano entrati nel subcontinente indiano facendo capolino sulla sua vasta e complicata cultura approdando prima in Birmania e poi, aimè con un volo, in Nepal. E adesso ci siamo. Adesso siamo al verdetto finale: India, ti ameremo o ti odieremo?

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