Teheran: un amico da ringraziare

20 - 21 Gennaio 2016

Finalmente Teheran!! Era da molto tempo che nella mia fantasia si affacciava il nome di questa meta lontana. L’Iran mi aveva sempre affascinato e la capitale era la città che, nella mia testa, meglio ne incarnava lo spirito. Masoud ci viene a prendere vestito meglio di un avvocato di Milano. Ammazza che differenza rispetto a l’altro ieri! Ci accompagna subito all’ambasciata turkmena. Oggi è giovedì quindi qui in Iran è come fosse sabato e lui non lavora. Passiamo prima a prendere la sua ragazza di nome Hedie, che significa dono in persiano. Qui in Iran non è permesso avere “la ragazza”, o ti sposi o non puoi uscire insieme, ma loro corrono il rischio: si vogliono conoscere prima del matrimonio, e mi sembra giusto!!


Troviamo l’ambasciata non troppo facilmente visto che è in una via molto piccola: da soli sarebbe stata molto dura. Ci presentiamo all’ufficio visti e dopo aver presentato tutti i documenti e aver atteso molto tempo per una non ben precisata riunione interna, l’impiegato ci avverte che il ritiro del visto a Mashad, come da noi richiesto, potrebbe essere difficoltoso. Cerchiamo di farci spiegare meglio e ci dice che forse non riescono a spedirlo a Mashad in tempo per farlo arrivare prima del 5 febbraio (data del nostro ingresso in Turkmenistan), se invece lo venissimo a ritirare qui a Teheran sarebbe molto più semplice. Attimo di smarrimento. Raccogliamo un secondo le idee e decidiamo che è meglio non rischiare con la burocrazia, specie con quella turkmena. Ripasseremo per Teheran i primi di febbraio per recuperare il visto.
Masoud ci recupera e ci consiglia di andare subito al bazar in quanto alle 16 di oggi chiude per riaprire poi di sabato. Prendiamo la metro e ci immergiamo nel caos di questa megalopoli. Il bazar è ovviamente stracolmo ma ci piace di meno di quello di Tabriz. Forse è dovuto al fatto che qui è tutto più moderno e ci sono poche architetture antiche che possano anche solo per un attimo farti fare un tuffo nel passato. Poi improvvisamente, svoltando in una delle migliaia di stradine identiche che compongono il bazar, veniamo abbagliati da una moschea nella quale, chiedendo, ci fanno entrare. All’interno è completamente ricoperta di specchi lavoratissimi che riflettono infinite volte la luce degli immensi lampadari creando quasi una dimensione onirica. Questa decorazione non l’avevo mai vista invece ho poi scoperto essere molto usuale qui in Iran. Pranziamo con del riso e pollo servito in comode vaschette di polistirolo e venduto di fronte alla moschea dell’imam khomeini; avevamo infatti visto che era molto popolare e che tutti lo stavano consumando seduti sui bordi delle fontane.
Andiamo poi a visitare il Goldestane Palace dove per la prima volta ci cade l’occhio sulla differenza di prezzo delle attrazioni turistiche per iraniani e resto del mondo: circa 10 volte tanto. Ci sentiamo come una mucca da mungere il più possibile. Entriamo comunque scegliendo di pagare solo per le sale che più ci interessano. Effettivamente ne è valsa veramente la pena: bellissimi giardini e palazzi reali molto sfarzosi, decorati con mosaici di specchi luminosissimi.

Goldestane Palace Teheran
Erika al Goldestane Palace
Goldestane Palace Teheran
Goldestane Palace

Torniamo quindi dal nostro amico che ci porta subito nella parte moderna di Teheran. Qui, da qualche anno, hanno costruito un ponte pedonale che collega due parchi posti su due colline e che passa sopra un’autostrada. Sembra essere molto popolare tra la popolazione di Teheran e anche noi ci siamo fatti coinvolgere dall’entusiasmo.

Teheran
Il nostro amico Masoud

Masoud ci ha poi ospitato nel suo appartamento per la cena e per la notte. E’ stata una serata veramente unica, fatta di chiacchiere a volte leggere a volte profonde, come quelle che puoi fare con un buon amico. Ci ha fatto assaggiare anche del vino prodotto da un suo parente (abbiamo capito che qui tutto è illegale ma tutto si fa comunque dentro le mura domestiche) e abbiamo mangiato per terra, su di un tappeto, imparando il modo tradizionale di mangiare: un unico piatto al centro con le pietanze che poi vengono raccolte su di un pezzo di pane da ogni commensale e poi portate alla bocca. Anche questa per noi era una nuova esperienza ma ci siamo trovati subito a nostro agio.


Visitiamo anche la Milad Tower simbolo della nuova Teheran, della potenza tecnologica di questa nazione. Ci andiamo perché Masoud ci vuole assolutamente portare.

Milad Tower Teheran
Milad Tower

Trovo questi monumenti fini a se stessi, necessari solo per chi detiene il potere. Di solito i regimi costruiscono questo tipo di “cattedrali nel deserto” dimenticandosi spesso di problemi ben più grandi.
Per pranzo mangiamo delle prelibatezze iraniane in una sorta di tavola calda: tutto è eccezionale! I due piatti che maggiormente di stupiscono sono degli involtini in delle foglie di vite (Dolme) e un passato di melanzane con yogurt (Kashk bademjan).  Da leccarsi i baffi!! E’ tempo poi di prendere l’autobus per Kashan in modo da arrivare ad un orario consono per la ricerca di un albergo. Qui appena scesi dall’autobus veniamo come al solito assaltati da uno sciame di tassisti che ti tirano da una parte all’altra. Una signora iraniana con la quale avevamo scambiato qualche cenno di saluto nell’autobus ci fa cenno di andare con lei. Ci fidiamo e saliamo sul suo taxi…non l’avessimo mai fatto!! Il tassista non solo ha voluto per tutto il tempo venderci un tour della zona, ma nonostante la signora gli avesse ripetutamente detto di portarci in un hotel che lei conosceva, lui, appena scaricata lei, ci ha portato nella sua casa chiedendoci 1000000 di rial per la notte (scesi subito a 500000 dopo il primo “no grazie”). A me dispiace essere duro con le persone ma quando mi sento un turista da spennare mi va il sangue al cervello. Comunque relativamente calmo gli dico di portarci in una via su cui sapevamo essere la guest house economica di Kashan. Dormiamo li per 350000 rial.

Milad Tower Teheran
Noi alla Milad Tower

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