Luang Prabang - Un nuovo stile di viaggio

24 - 27 Marzo 2016

Arriviamo a Luang Prabang nell’ora peggiore della giornata, alle 13, non tira un alito di vento e il caldo è insopportabile, soprattutto con i nostri zaini colmi ancora di tutte le attrezzature invernali! Decidiamo di non metterci subito alla ricerca di una guesthouse, ma ci fermiamo in un locale in riva di uno dei due fiumi che caratterizzano la topografia di questa famosa cittadina. Mangiamo sdraiati su dei cuscini con una vista di tutto rispetto, ma che forse nella stagione delle piogge raggiunge una maggiore floridità.
Dopo pranzo Marco va a sentire le guesthouse li vicine, mentre io rimango con gli zaini nel locale. Abbiamo scelto quella zona perché ci sono molti posti in riva al fiume in cui ci piacerebbe alloggiare…purtroppo Marco torna con cattive notizie: tutti gli alloggi sono più costosi rispetto a quello che vorremmo spendere e non sono neanche così mozzafiato come ce li immaginavamo. Non ci lasciamo spaventare e con in spalle gli zaini ripartiamo per esplorare altri quartieri. Dopo un po’ di prove che non ci soddisfano approdiamo sulle rive del Mekong. Eccolo di nuovo…e quanto è maestoso qui!

Lascio Marco con gli zaini a godersi la vista e questa volta vado io a cercare qualche posto carino. Avendo rinunciato ormai al lungo fiume, mi infilo in una stradina e mi si presentano davanti almeno una decina di guesthouse, ce n’è una per ogni tipo di richiesta! Mi soffermo in una che mi sembra soddisfi le nostre (zanzariera almeno alle finestre, un balcone in cui goderci l’aria un po’ più fresca della sera, un’area comune in cui poter ridare luce al nostro kit da cucina, prezzo contenuto). E’ fatta. Non sarà proprio in riva al fiume, ma questa stradina, un po’ nascosta e coloratissima ci soddisfa in pieno!
Ormai è pomeriggio inoltrato e ce la prendiamo con calma. Andiamo a sentire alle poste quanto costa una spedizione verso l’Italia: abbiamo deciso ormai, dobbiamo alleggerire gli zaini di tutte quelle cose che ormai sono diventate inutili, non incontreremo più fino alla fine il freddo rigido per cui ci eravamo attrezzati per i primi due mesi. DHL ci spara una cifra allucinante, mentre le poste sono più economiche; ovviamente decidiamo di affidare la spedizione alle poste laotiane anche se non sappiamo se arriverà mai, oltretutto dentro al pacco, oltre ai vestiti invernali, ci dovremo mettere il machete comprato a Luang Nam Tah, sperando che con tutti i recenti problemi internazionali non ci blocchino la spedizione!
Torniamo in guesthouse per preparare il pacco che spediremo domani e ci sentiamo più liberi e leggeri…adesso possiamo anche dare sfogo allo shopping per fronteggiare questo nuovo clima!
Usciamo solo per cena e incappiamo nel mercato notturno di Luang Prabang, un labirinto enorme pieno zeppo di bancarelle, sembra di stare in una località marina della costa adriatica! Turisti di ogni origine stanno assaltando le bancarelle in cerca di souvenir da mostrare con fierezza una volta tornati in patria; un’ambiente decisamente diverso da quelli che abbiamo vissuti nei mesi precedenti in cui il clima invernale limitava il turismo etichettando tutto come Off Season, fuori stagione!
Anche noi ci ritroviamo a vagare per questo mercato dominato dal consumismo e Marco si compra la maglia della Beer Lao, la birra locale per cui i laotiani vanno decisamente pazzi!
Prima di tornare nella nostra stanza, passeggiamo sulle rive del Mekong che ci ispirano una lunga conversazione su come affrontare il viaggio d’ora in poi. In questi due mesi abbiamo sempre corso, ci siamo spostati da un paese all’altro, abbiamo collezionato un’esperienza dopo l’altra, abbiamo visitato tutte le attrazioni dei posti che abbiamo raggiunto. Questo ci ha permesso di andare spediti verso la meta: il sud est asiatico, per raggiungerlo prima dei monsoni. Ci ha anche permesso di vedere molte culture diverse, di sentire lingue differenti e di costruire una visione globale dei paesi del centro asia, ma poche volte ci siamo fermati ad assaporarci davvero i momenti, poche volte abbiamo sentito un po’ “nostra” la città in cui stavamo. E’ stata una nostra scelta, eravamo desiderosi di vedere il più possibile, di sapere il più possibile per poi costruirci da immagini frammentate un nostro quadro. E’ uno stile di viaggio, lo stile che entrambi abbiamo sempre adottato fino ad ora avendo fatto viaggi più brevi. Ma adesso questo ritmo ci inizia a stare stretto, adesso sarebbe bello trovare i “nostri” posticini magici invece che vedere tutte le attrazioni che la Lonely Planet consiglia, adesso vorremo provare ad allontanarci dall’idea delle esperienze top che vanno fatte in quel posto per dare spazio alle nostre esperienze, anche se non hanno un posto in copertina, adesso vogliamo assaporarci i momenti, gustarci la diversa cultura e lasciarci cullare dalla natura. Probabilmente è proprio il Laos ad ispirarci tutto questo, qui si vive lentamente, senza tempo, qua non c’è fretta, non c’è frenesia, non ci sono obiettivi sempre più alti da raggiungere, qui si fa la siesta nelle ore più calde, qui si spengono le luci presto la sera. Allora noi ci lasciamo trasportare per ritrovare l’importanza del tempo, per riscoprirne la vera essenza!
Forti di questo nuovo stile di viaggio, il secondo giorno ci affittiamo le bici e andiamo a scoprire la nostra Luang Prabang, lontano dalle mete turistiche. Iniziamo con il mercato del mattino, quello che frequentano i laotiani, ben diverso dal mercato della sera! Qua compriamo verdure, un po’ di carne e lo sticky rice…stasera rispolveriamo la nostra cucina portatile. Il menù prevede un misto di verdure con pezzetti di carne (di vitella forse) e il famoso riso glutinoso, usato come il pane. Ci compriamo anche il cesto in bambù con cui si usa cucinarlo (Kheo nella giungla aveva usato foglie di banano, ma a noi risulta difficile procurarcele ogni volta ). Mi piacciono i mercati rionali del mattino, è qui che ci può trovare la popolazione vera, le donne che si alzano presto per comprare i viveri con cui cucinare per le loro famiglie, qui si respirano gli odori del posto, anche quelli nauseanti, non ancora modificati dalla grande industria del turismo.
Una volta svolto questo compito, che ci catapulta improvvisamente nelle abitudini di una vita “normale”, è tempo di spedire il fatidico pacco…e in meno di 10 minuti è già in mano delle Poste Lao…speriamo bene!!

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Confidiamo nelle Poste Lao

Iniziamo a girare la città in bici, lungo i due fiumi, e all’improvviso lo troviamo e ce ne innamoriamo: troviamo il nostro posto, quello che ci ricorderemo di questa città per sempre, la cui memoria andrà ben oltre quella dei templi buddisti. E’ nel punto in cui il Nam Khan si fonde con il Mekong, li affiorano degli scogli uniti alla terraferma da una collinetta nella sponda opposta a quella in cui siamo noi. Fortunatamente c’è un buffissimo ponte di bambù che unisce le due sponde. Vogliamo pranzare su quei scogli, ascoltando solo il rumore dei due fiumi che si abbracciano, ammirando le barchette malmesse dei pescatori che vagano, solo noi due. Risaliamo quindi in sella alle bici e andiamo alle bancarelle a prenderci un tipico fried rice take away, un po’ di frutta e una Beer Lao (perché no?) e subito dopo riprendiamo la strada per il nostro angolino magico a Luang Prabang!

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Vista sul Mekong dal nostro posto speciale

Pranziamo sereni, gustandoci tutto ciò che ci circonda e rafforzando tutto quello che ci lega in profondità…senza fretta!! Dopo questo momento di pura magia, facciamo un giro nei villaggi di questa sponda del fiume, famoso per i prodotti in carta. Troviamo decine di negozi con innumerevoli souvenir fatti di carta increspata, da porta foto a quaderni…ma noi siamo attratti da due ciotoline in legno che diventeranno i nostri piatti per i pasti che ci cucineremo e che non vediamo l’ora di inaugurare stasera; insieme a queste ci compriamo anche un paio di bacchette in legno (un altro paio l’avevamo “preso” come souvenir nel primo ristorante cinese in cui siamo stati…no, non l’avevamo preso, IO l’avevo nascoste nella borsetta…Marco non farebbe mai queste cose!).
Soddisfatti della nostra escursione, riattraversiamo il ponte di bambù e risaliamo nelle bici. Dopo aver girato un po’, ci fermiamo davanti a uno dei templi buddisti: Wat Xieng Thong. Almeno un tempio buddista laotiano lo dobbiamo visitare, dopo aver visto quelli cinesi. Entriamo e subito mi coprono con un Sarong, la gonna fin sotto al ginocchio che le donne laotiane indossano, e con una sciarpa (non avendo nessun programma per oggi mi ero dimenticata di portarmi dietro vestiti adeguati per i luoghi sacri!).
Il tempio ci colpisce subito per la differenza con quelli cinesi, una differenza che a parole mi è difficile descrivere, la si vede, è la prima cosa che si nota, ma rimane per me come una sensazione, uno stato d’animo, molto difficile da concretizzare e contornare con delle parole.

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Wat Xieng Thong – I templi buddisti in stile laotiano

 

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Wat Xieng Thong – Un monaco

Ci sono varie stupa e due Buddha dorati e…questo si che riesco a descriverlo…si può fare foto ovunque, a differenza dei monasteri in Cina qui i monaci non si sentono derubati dell’anima con le nostre foto, anzi, ne fanno anche loro!

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Wat Xieng Thong all’interno

 

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Il Buddha dorato

Il pomeriggio scorre poi lento, in sella alle nostre bici, ci fermiamo qua e là per qualche spesuccia, tra cui i pantaloni lunghi da fricchettone per Marco (io l’avevo già comprati a Luang Nam Tah).

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Relax e lavoro pomeridiano

Verso sera rincasiamo, non troppo tardi perché dobbiamo fare il nostro primo esperimento con lo sticky rice. La mattina avevamo letto qualche ricetta su internet (quanto sarebbe stato meglio chiedere a qualche signora laotiana!!) che consigliava di mettere il riso a bagno per quanto più tempo possibile. Adesso quindi non ci resta che scolare il riso, metterlo dentro al nostro cestino di bambù e mettere in una pentola con acqua bollente per almeno mezzora. Aspettiamo con ansia il risultato di questa prova, apriamo il cestino in religioso silenzio allo scoccare della mezzora e…non ci crediamo neanche noi…il risultato è proprio identico a quello che ci aspettavamo!!! Adesso abbiamo una marcia in più e ci ripromettiamo di non perderci per strada queste esperienze culinarie, ma di integrarle nelle nostra quotidianità…quando ne avremo una!
Per cucinare il resto della cena ci mettiamo nei tavolini fuori della guesthouse, abbiamo chiesto il permesso ai proprietari che gentilmente ce l’hanno concesso. Il nostro kit ci sta dando delle soddisfazioni enormi, ci abbiamo messo un bel po’ di tempo e molte prove per metterlo a punto prima della partenza, ma adesso è il nostro orgoglio!! La cena è deliziosa, anche se la carne ci è venuta un po’ dura, e il riso glutinoso è il top!! Ovviamente non poteva mancare una Beer Lao per completare il quadro! Non siamo solo una coppia innamorata, ma anche una squadra fortissima!!

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Cenetta in preparazione

 

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Quante soddisfazioni ci dà il nostro kit da cucina!!

Un altro giorno a Luang Prabang, con i ritmi della Cina l’avremmo visitata in due giorni, ma con le nuove consapevolezze abbiamo deciso di fermarci un po’di più e prenderci il giusto tempo per farla entrare dentro di noi. Oggi affittiamo uno scooter perché ci allontaneremo un po’ dalla città: abbiamo deciso di andare a vedere le cascate a 30 km dal centro città, le Kuang Si Falls. Prendere lo scooter ci fa sentire liberi, non dipendenti dai mezzi di trasporto locali e soprattutto ci evita di stare ogni volta a contrattare il prezzo dei tuk tuk. Durante il tragitto per le cascate cerchiamo anche un posto per fare colazione, ma più ci allontaniamo dal turistico centro di Luang Prabang più abbandoniamo l’idea di frullati di frutta o altri piatti occidentali. Alla fine ci fermiamo in un baracchino in cui una signora ci cucina delle uova sbattute e sticky rice…mentre sogniamo brioche e cappuccino.
Le cascate sono dentro ad un parco nazionale immerso nella giungla, in cui un apposito percorso pedonale indica la strada da seguire. All’inizio del percorso ci sono degli enormi orsi bruni, alcuni che riposano, altri che giocano tra di loro, ci divertiamo in particolare ad osservare un orsetto giovane che, con la sua voglia di giocare, fa di tutto per “infastidire” un orso più anziano, che ogni tanto risponde alle attenzioni del piccolo.

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Gli orsi giocherelloni

 

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Il vecchio e il bambino

Il sentiero sfocia poi in una serie di cascatelle, di bacini d’acqua cristallina, fino ad arrivare alla cascate più grande, la più maestosa, che ci lascia a bocca aperta.

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Piccoli salti sul fiume

 

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Altri bacini d’acqua in attesa della…

 

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Meravigliosa cascata

Abbiamo visto molte cascate nel nostro precedente viaggio in Islanda, ma l’essere all’interno della giungla rende queste meravigliose e molto particolari. In alcuni dei bacini d’acqua si può anche fare il bagno, noi abbiamo indossato il costume al mattino, ma ci siamo completamente dimenticati del cambio e dell’asciugamano…indugiamo un po’, ma alla fine ci buttiamo in quell’acqua gelata!!
Al ritorno Marco mi lascia guidare lo scooter e dopo la solita esitazione iniziale mi lascio attraversare dal divertimento! Una volta tornati al centro di Luang Prabang saliamo nella collina più alta, Phu Si, nella cui sommità si trova una tranquilla stupa. “Seduto in cima alla collina di Wat Pusi a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan, piccolo e impetuoso, la visione di Siddharta m’era tornata alla mente e m’era parso che quelle acque melmose che si univano e si confondevano fossero davvero come la vita, anche la mia, fatta di tanti flussi; e che il passato, il presente e il futuro non fossero più distinguibili fra loro e fossero tutti lì, in quell’impietoso scorrere” T. Terzani – Un indovino mi disse Lo sa descrivere meglio lui! Il pomeriggio è appena iniziato, abbiamo quindi tempo per fare la nostra prima traversata del Mekong. Ieri abbiamo visto che c’è un traghetto che unisce le due sponde del Mekong per permettere agli abitanti dei villaggi di avere un collegamento con la città. Il traghetto è in realtà una piattaforma di legno che ospita passeggeri, ma anche auto e motorini…e aspetta solo noi! Ci divertiamo a pensare che quel piccolo attraversamento ci ripaghi della mancata crociera che volevamo fare da Nong Khiaw. Insieme ai laotiani dei villaggi ci imbarchiamo con il nostro scooter e in pochi minuti siamo già nell’altra sponda, che ci attende con una bella salita iniziale in cui Marco fa impennare lo scooter inserendo la prima! Dopo di che ci aspettano strade sterrate ovunque…il primo fuoristrada con gli scooter laotiani!! Senza una direzione, ma per puro divertimento, attraversiamo vari villaggi fino a che non vediamo che la lancetta della benzina sta drasticamente scendendo. Incrociamo un distributore, ma c’è un minimo di benzina da mettere per usufruirne e siccome a volte sappiamo essere molto tirchi, decidiamo di non metterne, e così stiamo con il fiato in gola fino al ritorno, il brivido dell’ignoto!!! Dopo un altro po’ di strada riesco a convincere il mio amore cocciuto che forse è tempo di rientrare se non vogliamo fare il resto della strada a spinta e, borbottando, si rimette in direzione del traghetto dicendomi ogni minuto che di benzina ce n’era ancora abbastanza…che dolce!!
Prima di rientrare in camera, ci fermiamo in un locale con vista sul Mekong per ammirare il tramonto…la pace dei sensi!

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Tramonto sul Mekong

Con calma poi torniamo nella guesthouse…anche stasera si cucina!! Andiamo nei nostri tavolini fuori, con i proprietari che a turno vengono a curiosare e ci dicono che emaniamo un buon odore di cucinato. Stasera facciamo lo stufato di verdure, con quelle avanzate da ieri e la zuppa di pomodoro, come ci ha insegnato Kheo nella giungla! Ci dividiamo perfettamente i compiti e nei nostri volti indaffarati si nasconde tanta felicità. Ogni tanto ci accorgiamo degli sguardi che attiriamo nei passanti e ad ogni sguardo siamo sempre più fieri!!

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La seconda cenetta self made

 

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Che cena gustosa!!

La cena è ottima anche stasera e acquistiamo anche una certa manualità nel cucinare lo sticky rice! Sereni, ci ritiriamo in camera.
Purtroppo la serenità dura poco, dopo una mezzora inizio a sentirmi male, anche se non so individuare la causa perché Marco sta bene e mangiamo sempre le stesse cose. Fatto sta che passo la vigilia di Pasqua nel bagno della nostra stanza…fortuna che questa volta non avevamo preso la camera con i bagni fuori in comune!!
Qualche ora sporadica riesco a dormirla, ma la mattina è come se un camion si fosse divertito a salirmi addosso ripetutamente…ottimo, visto che oggi è il nostro ultimo giorno a Luang Prabang e dobbiamo lasciare la stanza. Fortunatamente questa sensazione piano piano passa e anche se continuo a sentire lo stomaco sfasato riesco a rimettermi in forze.
Stasera abbiamo l’autobus notturno per Vientiane, la capitale del Laos e abbiamo tutta la giornata davanti a noi. La mattina alle 8 dal porto parte un traghetto sul Mekong per raggiungere le famose grotte buddiste Pak Ou Caves e stamattina volevamo prenderlo, ma date le mie condizioni di salute non me la sono sentita di alzarmi così presto. Ovviamente quella stessa crociera fino alle grotte si può fare a qualunque altra ora del giorno, ma noleggiando una barca “privata”, ovviamente molto più costosa di quello che siamo disposti a pagare. Passeggiando sulla sponda del Mekong, però, incrociamo un gruppo di ragazzi che sta cercando altre persone con cui condividere il costo di quella crociera e ci lasciamo tentare benché il simpatico vecchietto nell’autobus per Luang Prabang ci avesse detto che è un’attrazione evitabile. In effetti lo è, ma il giro in barca è stato comunque divertente, con il nostro gruppo sgangherato, fatto di 3 ragazzi tedeschi, di cui due che lavorano in Cambogia e un ragazzo cambogiano.

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Attraversando il Mekong

 

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Arrivo alle grotte

 

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I Buddha nelle grotte

Dopo 3 ore di tour quando attracchiamo è quasi ora di prepararsi per la partenza. Andiamo al mercato della sera a prenderci del cibo take away e raggiungiamo la guesthouse. Qui sfruttiamo un po’ la wifi, che proprio oggi funziona peggio del solito, per collegarci con le nostre famiglie per gli auguri di Pasqua a distanza. Vediamo un po’ gli sguardi nostalgici e sentiamo tutta la loro voglia di averci accanto a loro durante questi momenti in cui la famiglia si riunisce, il cuore ci si stringe, ma le nostre scelte di vita ci hanno portato qua in questo momento e, nonostante tutto, siamo felici.
Lasciamo Luang Prabang di notte, con un po’ di nostalgia, questo significa che siamo riusciti a dare una virata al nostro stile di viaggio e siamo riusciti a fare un po’ nostro questo puntino nel mondo!
L’autobus notturno sembra molto più moderno di quelli cinesi, ma passiamo una notte di inferno, tra autista folle che fa le curve alla stessa velocità dei rettilinei, tra l’aria condizionata a palla per cui ci vogliono vestiti invernali e tra cuccette corte che non permettono alle persone più alte di stendere le gambe. In più l’autobus è di quelli con 3 file di cuccette, quindi c’è molta gente, ma presto scopriamo che qui si vendono anche biglietti per posti senza cuccetta, quindi c’è anche tanta umanità che si stende per terra nei corridoi. Accanto a me, nel corridoio, si stende una vecchietta laotiana (che comunque si merita tanta stima, raramente ho visto vecchiette occidentali viaggiare in queste condizioni!), e il ragazzo comodamente disteso sulla cuccetta sopra alla mia le dice in un perfetto e pretenzioso inglese che a lui dà fastidio che si sia seduta lì perché se poi deve scendere come fa? Ogni volta mi fa inorridire l’arroganza dei madrelingua inglesi, così simile a quella dei cinesi, che pretendono che la loro lingua, ormai classificata come internazionale, sia perfettamente compresa anche da una umile anziana signora laotiana. E, così come succedeva in Cina, non fanno il benché minimo sforzo per farsi capire e riuscire a comunicare il loro messaggio anche a chi l’inglese, per scelta o per impossibilità, non l’ha studiato. La signora mi fa una tale tenerezza che le cedo il mio cuscino!

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