• Quilotoa Loop Part II - Il lago nel vulcano

  • Iguazu Falls – La settima meraviglia del mondo...di corsa

  • Cat Ba Island - Non svegliateci da questo sogno!

  • Bagan - "..dicovi ch’ell’è la più bella cosa del mondo.."

  • El Calafate – Il ghiacciaio si scioglie

  • Salar de Uyuni (e Uyuni) - Solo bianco intorno a noi

  • Osh - Una cavalcata nella neve

  • Udaipur - Buon compleanno Erika!!!!

  • Esfahan: "we are a family now"

  • Cusco e Machu Picchu - Dove enormi catene montuose e foreste si incontrano

  • Bariloche - La cartolina della Patagonia

  • Samarcanda - Mille e un fiocco di neve

  • Agra - La tomba della principessa

  • Thakek - Il leggendario Loop (parte I)

  • Puerto Natales - Le mitiche vette di Torres del Paine

  • Coyaque e Villa Cerro Castillo – La prima vetta conquistata

  • Parque Tayrona - Finalmente ai Caraibi

  • Luang Nam Tah - Il meraviglioso mondo di Keo (parte I)

  • Copacabana - Il lago dove nacque il sole

  • Chennai - Il colorato Sud

  • Langmusi - Una religione da capire

  • Nubra Valley - Il passo più alto del mondo in sella alla Royal Enfield (parte I)

  • Ushuaia - La fine del mondo...o quasi

  • Hampi - Una motorella nella preistoria

  • Koh Ngai - La quiete dopo la tempesta

  • Siem Reap - Una civiltà perduta

  • Huaraz - Un compleanno con la testa tra le nuvole e la coca

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Una lista "ragionata" di quello che abbiamo messo dentro ai nostri zaini

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Un dettaglio sui costi paese per paese in base alla nostra esperienza

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Il nostro blog

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Bandipur - La pace dei sensi

11 - 13 Agosto 2016

Kathmandu ci ha dato tutto quello che aveva, ma adesso è ora di spostarsi ed andare ad esplorare qualche altro angolo di Nepal. Abbiamo deciso di spezzare il viaggio verso Pokhara fermandoci a Bandipur, un piccolo paese che ci è stato detto essere un vero gioiello. Così stamattina ci alziamo presto per andare a prendere l’autobus. Per questo spostamento abbiamo deciso per un autobus turistico per stare un po’ più comodi, dato anche la precaria condizione di salute di Marco che da un paio di giorni è raffreddato.
Prima della partenza ci godiamo lo spettacolo di un gruppo di cinesi che si è seduto in posti a caso e non in quelli assegnati (strano eh, ancora ricordiamo le discussioni in Cina per riuscire a sederci nei posti prenotati!!) e l’assistente dell’autista cerca in tutti i modi di spiegare loro che quei posti sono prenotati da altre persone che prima o poi arriveranno a reclamarli.

I cinesi proprio non capiscono, tanto distante è la loro cultura e sbraitano chiedendo perché non possono sedersi dove vogliono. Alla fine, con estrema fatica, l’assistente, visibilmente provato, riesce a farli sedere ai loro posti e possiamo finalmente partire.
La strada verso Bandipur è molto dissestata, come del resto tutte le strade in Nepal, ma il viaggio risulta sufficientemente confortevole.

On the bus to Dumre
Erika si gode il panorama…

Verso le 12:30 arriviamo alla nostra fermata: Dumre. L’autobus infatti non va diretto a Bandipur, ma ferma nel paesino più vicino che si trova sulla strada principale, per poi proseguire verso Pokhara. Sappiamo che da Dumre a Bandipur ci sono poi autobus locali. Infatti appena scesi riusciamo a prenderne uno in partenza, scacciando prima i vari tassisti che tentano di dissuaderci a prendere l’autobus a favore del loro costoso mezzo.
L’autobus locale è coloratissimo, pieno di drappeggi, statue votive e omaggi floreali tanto da farlo diventare una vera attrazione. Partiamo e subito prendiamo una strada che si inerpica tra le montagne e in mezzora siamo a Bandipur. Alla fermata ci sono i soliti procacciatori che vengono a promuovere la loro guesthouse. La andiamo a vedere ma dire che è una topaia è fargli un complimento; ringraziamo e ce ne andiamo. Girando un po’ riusciamo a trovare un hotel economico, essendo bassa stagione, e con standard di pulizia adeguati. Finalmente possiamo mollare il peso degli zaini (e del viaggio) e riposarci.
Essendo ora di pranzo inoltrata andiamo a cercare un posto dove mangiare. Ci addentriamo quindi nel centro di Bandipur e possiamo vedere con i nostri occhi la bellezza e la delicatezza di questo villaggetto montano. Il centro è pedonabile e lastricato, è piccolissimo ma estremamente piacevole con una bellissima piazzetta al centro da cui si gode una vista spettacolare delle vicine montagne.

Bandipur
La piazzetta di Bandipur

Da qui si dovrebbe anche vedere l’Annapurna…se solo non fossimo in stagione monsonica, che sebbene stia volgendo al termine lascia ancora qualche nuvola che copre le vette Himalayane. Peccato, ma stiamo benissimo così, anche senza vista nell’Annapurna. C’è una pace estrema, che ci eravamo dimenticati nella caotica Kathmandu, l’aria frizzantina e pulita di montagna, colori vivaci e un silenzio rilassante. Una vera e propria oasi in cui ci si potrebbe fermare anche per una intera settimana senza fare niente, ma solo godendosi la serenità del luogo!!

Bandipur
Il verdissimo Nepal

Nella piazzetta troviamo un posto dove mangiare delle pietanze tipiche (e molto caloriche, essendo una zona montana) sotto i raggi di un incoraggiante sole che lascia qualche picco fuori dalle nuvole facendoci godere di una bella vista!
Dopo pranzo ci andiamo a riposare in camera, il raffreddamento di Marco è arrivato oggi al culmine provocandogli un po’ di febbre e di mal di gola…quale posto migliore per rimettersi in salute e rilassarsi!! Senza contare che il mio ginocchio non è ancora guarito del tutto quindi i piccoli trekking di mezza giornata che si possono fare da qui per andare ad esplorare i dintorni ci sono preclusi, non voglio affaticarlo fino a che non guarisce del tutto. Insomma, una bella coppia di acciaccati…i 7 mesi di viaggio iniziano a farsi sentire!
Il pomeriggio lo passiamo quindi a riposarci, io lavo un po’ di cose mentre Marco riposa, scrivo un po’ e lo abbraccio per farlo guarire al più presto! A fine pomeriggio scendiamo un po’ dalla camera fino alla hall per prenderci un thè e ordinare la cena alla proprietaria dell’hotel. Oggi non si esce, bisogna stare al caldo e riposati. Per le 20 scendiamo a gustarci la cena della signora (anche se ci aspettavamo meglio da lei!) e poi subito sotto le coperte!
Il mattino successivo la febbre non è ancora passata del tutto quindi ce ne stiamo ancora riparati. Facciamo una bella ed energetica colazione in hotel e poi ancora riposo. Ogni tanto sbirciamo dalla finestra per vedere se le nuvole lasciano intravedere l’Annapurna, ma non c’è niente da fare!
Durante la mattinata le condizioni di Marco migliorano notevolmente, la febbre passa del tutto e anche gli altri sintomi influenzali si riducono: siamo pronti per uscire! Il bel sole che riscalda l’aria ci aiuta a non prendere freddo. Verso ora di pranzo quindi abbandoniamo il nostro nido per cercare un posto carino per pranzo…e lo troviamo!! Uno dei ristoranti nella piazzetta che ha qualche tavolo in una terrazza appartata, verdissima e con una vista mozzafiato.

Bandipur
Pranzo da signori

I prezzi sono un po’ più alti dei nostri standard ma ogni tanto bisogna anche concedersi qualcosa di più oltre alle solite bettole!! Ci gustiamo anche qui del cibo locale prendendoci i nostri tempi e assaporandoci ogni singolo minuto di questo momento di assoluta pace e tranquillità!
Nel pomeriggio decidiamo di andare un po’ in esplorazione tra le stradine di Bandipur. Siamo in un momento di rifiuto dei must have della Lonely Planet, vogliamo cercare di abbandonare l’estrema ricerca delle attrazioni di ogni luogo in cui ci troviamo, quindi iniziamo questa passeggiata senza preoccuparci minimamente di dove ci porterà, ad ogni svolta decideremo la strada che ci ispira di più. E così si rivela una delle più belle e autentiche passeggiate mai fatte. Ci immergiamo nei vicoletti, lasciando la piazza principale e ritrovandoci ad attraversare luoghi in cui vive la popolazione locale, con le loro case di mattoni, i loro pezzi di terra, i loro negozi.

Bandipur
Scene d’altri tempi

Incrociamo donne intente a lavare vestiti o a fare spesa di verdure, bambini che escono da scuola che ci salutano con i loro bei sorrisi senza chiederci un soldo (come invece succedeva ovunque a Kathmandu), mucche che scorrazzano indisturbate.

Bandipur
La vita nei vicoli di questo villaggio di montagna

 

Bandipur
Tramonto sulle colline

Riusciamo finalmente a vedere uno spaccato di vita reale, ancora poco involgarita dal turismo! Siamo veramente soddisfatti di aver chiuso la Lonely Planet e aver aperto il nostro istinto di esplorazione!!

Bandipur
Alcune stradine perfettamente lastricate

 

Bandipur
Altre un po’ meno

Per cena di fermiamo in uno dei locali della piazzetta che, col calar del sole, è diventata brulicante: donne che passeggiano nei loro più bei vestiti, uomini che si riuniscono per giocare a carte e fumare qualche sigaretta, bambini che si sono riversati per strada a giocare, schiamazzando ovunque. E mentre siamo seduti nel tavolino fuori aspettando la cena parliamo di quanto ci piacerebbe vivere in un paesino come questo, tra le montagne, tranquillo, senza quel traffico stancante e con la possibilità di lasciare i bambini giocare ovunque senza la paura che succedo loro qualcosa…ma il nostro futuro è così incerto e per questo così ricco di possibilità che chissà dove ci ritroveremo tra qualche anno! Dopo un’ora finalmente arrivano le nostre portate: i nepalesi sono uno dei popoli più lenti a servire a tavola, tanto da far diventare l’attesa logorante!!

Bandipur
Selfie prima di cena

Dopo la cena e una breve passeggiata per tornare in hotel ci ritiriamo per un bel sonno riposante. Domani se Marco è in forma ripartiamo alla volta di Pokhara. Prima di dormire però sentiamo dei rumori provenire da fuori quindi andiamo nel nostro terrazzino per vedere cosa sta succedendo: sta passando una sfilata con uomini mascherati e danzanti a ritmo di tamburi, come quella che avevamo visto a Boudhanath. Dopo la sfilata ci attardiamo un po’ a rientrare in stanza e così possiamo assistere allo spettacolo di un uomo che sta, forse, rientrando a casa dopo una serata all’insegna dell’alcol…tanto che non ce la fa a reggersi in piedi e cade per terra numerose volte provocando le nostre risate a crepapelle.
Ci svegliamo controllando sempre dal nostro terrazzino la vista sull’Annapurna ma non c’è proprio verso di vederne la cima! Facciamo di nuovo colazione in hotel e poi ci informiamo sull’autobus per Pokhara. Ci viene detto che ce ne sono tantissimi che da Dumre raggiungono Pokhara a qualsiasi ora del giorno. Decidiamo quindi di pranzare a Bandipur, prendere verso le 12 l’autobus per scendere a Dumre e poi salire sul primo autobus per Pokhara. Abbiamo quindi qualche ora per farci un’altra passeggiata per il paese. Questa volta prendiamo la strada opposta a quella di ieri e iniziamo a salire. In teoria su questa strada dovrebbe esserci una attrazione turistica che si rivela essere una piazzola maltenuta senza particolare bellezza. Ma la vista sulle montagne è sempre stupenda (anche senza l’Annapurna!).

Bandipur
Donne con il vestito della domenica

Per pranzo torniamo in hotel e ordiniamo qualcosa di veloce, prepariamo gli zaini e alle 12 siamo pronti per scendere a Dumre. L’autobus locale è sempre pieno all’inverosimile e si lancia sulla stradina montana ad una velocità non sempre rassicurante, speriamo nell’esperienza del guidatore (e nella revisione del mezzo!!).
Da Dumre troviamo subito l’autobus per Pokhara, è uno di quelli locali ma non ci interessa, sono solo 5 – 6 ore di viaggio e abbiamo passato esperienze ben peggiori nei trasporti locali.

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 "Un indovino mi disse" T. Terzani

 

 

"Muovendomi fra l'Asia e l'Europa in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi, il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il vecchio gusto di scoperta e di avventura.

D'un tratto, senza più la possibilità di correre a un aeroporto, pagare con una carta di credito, schizzar via ed essere, in un baleno, letteralmente dovunque, sono stato costretto a riguardare al mondo come a un intreccio complicato di paesi divisi da bracci di mare che vanno attraversati, da fiumi che vanno superati, da frontiere per ognuna delle quali occorre un visto: e un visto speciale che dica "via terra", come se questa via, specie in Asia, fose nel frattempo diventata così insolita da rendere automaticamente sospetto chiunque si ostini a usarla.

Spostarsi non è stato più questione di ore, ma di giorni, di settimane. Per non fare errori, prima di mettermi in viaggio, ho dovuto guardare bene le carte, rimettermi a studiare la geografia. Le montagne sono tornate a essere possibili ostacoli sul mio cammino e non più delle belle, irrilevanti rifiniture in un paesaggio visto da un oblò.

Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m'ha ridato il senso della vastità del mondo e sopratutto m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa.

Impormi di non volare è diventato un gioco pieno di sorprese. A far finta, per un po', d'esser ciechi si scopri che per compensare la mancanza della vista, tutti gli altri sensi si affinano. Il rifiuto degli aerei ha un effetto simile: il treno, con i suoi agi di tempi e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l'attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori dal finestrino. Sugli aerei presto si impara a non guardare, a non ascoltare: la gente che si incontra è sempre la stessa; le conversazioni che si hanno sono scontate. In trent'anni di voli mi pare di non ricordarmi di nessuno. Sui treni, almeno quelli dell'Asia, no! L'umanità con cui si spastiscono i giorni, i pasti e la noia non la si incontrerebbe altrimenti e certi personaggi restano indimenticabili.

Appena si decide di farne a meno, ci si accorge di come gli aerei ci impongono la loro limitata percezione dell'esistenza; di come, essendo una comoda scorciatoia di didtanze, finiscono per scorciare tutto: anche la comprensione del mondo. Si lascia Roma al tramonto, si cena, si dorme un po' e all'alba si è già in India.

Ma un paese è anche tutta una sua diversità e uno deve pur avere il tempo di prepararsi all'incontro, deve pur fare fatica per godere della conquista. Tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legata a uno sforzo. Così con i paesi. Leggere una guida, saltando da un aeroporto all'altro, non equivale alla lenta, faticosa acquisiszione - per osmosi - degli umori della terra cui, con il treno, si rimane attaccati.

Raggiunti in aereo, senza un minimo sforzo nell'avvicinarli, tutti i posti diventano simili: semplici mete separate fra di loro solo da qualche ora di volo. Le frontiere, in realtà segnate dalla natura e dalla storia e radicate dalla coscienza dei popoli che ci vivono dentro, perdono valore, diventano inesistenti per chi arriva e parte dalle bolle ad aria condizionata degli areoporti, dove il "confine" è un poliziotto davanti allo schermo di un computer, dove l'impatto con il nuovoè quello con il nastro che distribuisce i bagagli, dove la commozione di un addio viene distratta dalla bramosia del passaggio obbligato attraverso il "free duty shop", ormai uguale dovunque.

Le navi si avvicinano ai paesi entrando con lento pudore nelle bocce dei loro fiumi: i porti lontani tornano ad essere delle agognate destinazioni, ognuna con la sua faccia, ognuna con il suo odore. Quel che un tempo si chiamavano i terreni d'aviazione erano anche loro un po' così. Oggi non più. gli aeroporti, falsi come messaggi pubblicitari, isole di relativa perfezione anche nello sfacelo dei paesi in cui si trovano, si assomigliano ormai tutti: tutti parlano nello stesso linguaggio internazionale che da a ciascuno l'impressione di essere arrivato a casa. Invece si è solo arrivati in una qualche periferia da cui bisogna ripartire, in autobus o in taxi, per un centro che è sempre lontanissimo.

Le stazioni invece no, sono vere, sono specchi delle città nel cui cuore sono piantate. Le stazioni stanno vicino alle cattedrali, alle moschee, alle pagode o ai mausolei. una volta arrivati li, si è arrivati davvero."


T. Terzani, "Un indovino mi disse"


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