• Copacabana - Il lago dove nacque il sole

  • Agra - La tomba della principessa

  • Bariloche - La cartolina della Patagonia

  • Coyaque e Villa Cerro Castillo – La prima vetta conquistata

  • Cat Ba Island - Non svegliateci da questo sogno!

  • Esfahan: "we are a family now"

  • Samarcanda - Mille e un fiocco di neve

  • Hampi - Una motorella nella preistoria

  • Bagan - "..dicovi ch’ell’è la più bella cosa del mondo.."

  • Luang Nam Tah - Il meraviglioso mondo di Keo (parte I)

  • Puerto Natales - Le mitiche vette di Torres del Paine

  • Osh - Una cavalcata nella neve

  • Nubra Valley - Il passo più alto del mondo in sella alla Royal Enfield (parte I)

  • Parque Tayrona - Finalmente ai Caraibi

  • Langmusi - Una religione da capire

  • Huaraz - Un compleanno con la testa tra le nuvole e la coca

  • Salar de Uyuni (e Uyuni) - Solo bianco intorno a noi

  • Koh Ngai - La quiete dopo la tempesta

  • Siem Reap - Una civiltà perduta

  • Ushuaia - La fine del mondo...o quasi

  • Cusco e Machu Picchu - Dove enormi catene montuose e foreste si incontrano

  • Quilotoa Loop Part II - Il lago nel vulcano

  • El Calafate – Il ghiacciaio si scioglie

  • Udaipur - Buon compleanno Erika!!!!

  • Chennai - Il colorato Sud

  • Thakek - Il leggendario Loop (parte I)

  • Iguazu Falls – La settima meraviglia del mondo...di corsa

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Una lista "ragionata" di quello che abbiamo messo dentro ai nostri zaini

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Un dettaglio sui costi paese per paese in base alla nostra esperienza

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Il nostro blog

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Cat Ba Island - Non svegliateci da questo sogno!

15 – 17 Giugno 2016

Salutiamo Long e prendiamo ancora una volta il bus 36 per andare in autostazione. Ieri ci siamo finalmente decisi e abbiamo acquistato i biglietti per Cat Ba invece del solito tour per Halong Bay. Il parto di questa decisione è stato dei più lunghi di questo viaggio e nonostante ancora non sappiamo se ne valga la pena siamo elettrizzati. Tutti i viaggiatori incontrati in Vietnam che provenivano dal nord erano d’accordo sul fatto che la baia era assolutamente imperdibile, ma che perdeva notevolmente di fascino a causa della miriade di barche che affollavano la zona più facilmente raggiungibile da Hanoi. Inoltre il fatto di non aver trovato un agenzia con provata affidabilità ad Hanoi (cosa in Vietnam fondamentale se non si vuole finire in uno “scam tour” per turisti), misto all’orgoglio di voler far qualcosa di lievemente diverso dalla massa, ci ha spinto verso l’opzione di Cat Ba.

Leggiamo sulla guida che il viaggio verso l’isola offre alcune insidie: passando infatti per Halong ad un certo punto si rimane bloccati in balia dei mototaxi che offrono tariffe mafiose per toglierti d’impaccio. Passando invece per Haiphong è possibile fare tutto il tragitto tramite trasporto pubblico, tanto più che alcune compagnie serie (“Hoang Loang” su tutte) offrivano il biglietto cumulativo diretto per Cat Ba town, comprensivo di bus fino al molo, barca per l’isola e bus sull’isola. Onde evitare di stare a battagliare su ogni tratta contro i “supplementi turista” decidiamo di optare per il biglietto cumulativo. Anche in questo caso bisogna stare attenti a seguire solo ed esclusivamente personale con lo stemma Hoang Loang, ma su questo ci sentiamo abbastanza ferrati.
Il trasferimento, nonostante i due cambi di mezzo, procede senza particolari intoppi e arriviamo a Cat Ba Town anche in anticipo rispetto al previsto.

Ferry to Cat Ba Island
Sono una muccaaaa (Citazione per pochi intimi!)

Ci dirigiamo subito verso l’agenzia che avevamo scelto dalle recensioni in internet e da come ci aveva risposto alle nostre mail. Abbiamo in mente di coccolarci un po’ questi due giorni e per far questo abbiamo risparmiato sul budget giornaliero per quasi una settimana; vogliamo qualcosa che ci rimanga nel cuore, che sia speciale e per questo abbiamo deciso di pagare quel qualcosa in più rispetto alla media dei tour visti in giro. La chiacchierata con la ragazza dell’agenzia ci conferma la professionalità dell’agenzia che ci parla di una piccola barca in legno, con 3 cabine quindi massimo 6 persone, kayak, pranzi a base di pesce e frutti di mare cucinati a bordo e un tour che prevede zone isolate di Halong Bay ma ugualmente straordinarie. Il tour così organizzato viene a costare 128$/pp con un minimo di 4 persone a bordo (il tour privato solo io ed Erika una fucilata assurda 340$/pp). Al momento siamo gli unici che hanno prenotato per domani ma anche nel caso non ci fossero ulteriori clienti la partenza è comunque garantita; l’unico inconveniente è che il primo giorno, fino alle 17, si è accorpati al gruppo che fa il tour giornaliero e successivamente, dalla sera al giorno seguente, si viene trasferiti sulla piccola barca per una mini crociera a due. A questo punto non sappiamo veramente cosa augurarci, per cui aspettiamo di ripassare prima di cena per sapere se qualche altro avrà prenotato.
Andiamo a cercare un albergo e scopriamo non essere un’impresa facilissima: qui il turismo locale è molto diffuso e la maggior parte degli alberghi sono pieni. Ne troviamo un paio carini ad un prezzo modico giusto un po’ più in alto sulla collina, comunque sempre a 3 minuti a piedi dal molo. Ci andiamo poi a godere un paio di birre in un bar lungomare e aspettiamo placidamente l’ora di cena. Ci facciamo una doccia e andiamo a sentire di nuovo in agenzia. Altre due persone hanno prenotato però il gestore ci dice che comunque il giorno dopo verremo in un primo tempo accorpati al giro giornaliero. Commentiamo che come al solito questo è il Vietnam e andiamo a cena; dobbiamo imparare a non arrabbiarci per queste sciocchezze. Comunque la nostra serata romantica e la nostra notte in una bella barca ce l’avremo il resto è solo contorno.

Cat Ba Island Food
Cosa staremo mangiando?

Il giorno dopo il tempo non è dei migliori, anzi piove proprio a dirotto. Andiamo in agenzia e il gestore ci annuncia che partiremo subito con la barca piccola. Vabè fate pace col cervello però. Prendiamo un minibus per 10 minuti fino ad un molo, poi un tender che ci porta alla nostra barca.

Cat Ba Island Cruise
Partenza bagnata…partenza fortunata!

Siamo in sei: noi, una coppia di tedeschi e una coppia di spagnoli, tutti molto taciturni grazie al cielo, nessuno con la mania di incensarsi ad ogni costo. La barca è effettivamente una delle più belle che abbia visto in giro: costruita interamente in legno scuro con particolari bianchi, doppio albero e delle vele rosso porpora, purtroppo ammainate: come nelle cartoline di Halong Bay!!

Cat Ba Island Cruise
Il lusso almeno per una notte

 

Cat Ba Island Cruise
Non manca niente, neanche le sdraio!

Il tempo continua ad essere brutto ma qui su questa barca tutto sembra bellissimo ugualmente. Partiamo e, grazie alla pioggia, otteniamo anche bevande calde gratis. Ci facciamo un the mentre, seduti al piano rialzato, ci gustiamo il panorama, reso magnificamente melanconico dal temporale.

Cat Ba Island Cruise
Felici!

La superficie dell’acqua è increspata dalla pioggia e dalla foschia delle nuvole fuoriescono quasi d’improvviso le sagome delle immense formazioni rocciose che dominano, come immobili abitanti, queste baie. Il loro nascere direttamente dalle acque le fa apparire come qualcosa di mitologico e lo scenario è da togliere il fiato.

Cat Ba Island Cruise
Un panorama mozzafiato!

Passiamo anche, nel silenzio rotto solo dal ticchettio della pioggia sul tetto e in lontananza dal borbottio del motore, attraverso un coloratissimo villaggio galleggiante di pescatori. Tutto è immobile e quindi, anche per questo, di una bellezza struggente.

Cat Ba Island Cruise
I villaggi galleggianti

La nostra guida ci informa che questa mattina non riusciremo a fare kayak per via del meteo ma che nel pomeriggio probabilmente migliorerà e quindi potremo rifarci. La cosa a noi non desta la minima sofferenza. Non interromperemmo questo attimo di contemplazione per nulla al mondo.

Cat Ba Island Cruise
La pace dei sensi

 

Cat Ba Island Cruise
Il sole è dentro di noi!

Ci fermiamo in una “fish farm”: ogni casa galleggiante qui ha un piccolo allevamento di pesci. La guida ci spiega che, a dispetto delle case non lussuose, le persone non sono povere in quanto con la vendita del pesce guadagnano bei soldini rispetto alla media della popolazione. La cosa che più ci stupisce però la vediamo quando uno dei figli della famiglia inizia ad alzare le assi di legno che compongono il patio di fronte la casa. Al di sotto una enorme rete è immersa in acqua e scompare negli abissi. Il ragazzo inizia a tirarla verso di se ammucchiandola ai suoi piedi quando di colpo, dalla foschia delle acque torbide, un enorme pesce, credo il più grande che io abbia mai visto, guizza proprio sotto di noi.

Cat Ba Island Cruise
Le ricchezze del mare

Ci spiegano che un pesce del genere vale una fortuna ma che è anche considerato sacro, ed è anche per questo che viene custodito gelosamente sotto la casa e non venduto per nulla al mondo.
Riprendiamo la barca e continuiamo la navigazione. Nel frattempo ha smesso di piovere e le nuvole si iniziano ad alzare lasciando intravedere sempre meglio il panorama che ci circonda. E’ inutile descriverlo di nuovo ma noi non riusciamo a staccare gli occhi da questi immensi corpi rocciosi e ad ogni svolta della nostra barca in un canale d’acqua rimaniamo a bocca aperta.

Cat Ba Island Cruise
Un timido sole…

Ci fermiamo per pranzo in un anfiteatro naturale e così possiamo apprezzare un’altra caratteristica meravigliosa di questo tour: la cucina ottima! Il cuoco ci prepara diversi manicaretti che pone al centro del tavolo e spaziano dal pollo al curry ai frutti di mare (e per frutti di mare intendo anche ostriche e vongole non solo semplici gamberetti), sempre accompagnati dall’immancabile riso, ci fa apprezzare tutta la sua arte culinaria. La quantità non è eccessiva, diciamo che è sufficiente a sfamarci, ma quando c’è la qualità gli si perdona tutto.
Dopo pranzo abbiamo un’oretta per riposarci: eh sì la mangiata ci ha affaticato!! Quindi ci stendiamo un po’ nelle nostre lussuose cabine a riprendere fiato. Ci bussa quindi la nostra guida per avvertirci che il tour in kayak sta per iniziare. Ci infiliamo alle nostre postazioni e iniziamo a prendere mano con questa imbarcazione. Già dalle prime pagaiate il feeling non è dei più riusciti; diciamo che fa tutto tranne che andare dritto sto coso. Anche la guida prende il suo kayak e ci dice di seguirlo: la coppia di spagnoli è un po’ delusa in quanto avrebbe voluto girare liberamente, noi al contrario siamo contenti che qualcuno ci faccia scoprire qualche bell’angolino di queste baie.

Cat Ba Island Cruise
L’eterno ritorno del kayak

Ci infiliamo subito in una grotta che all’ingresso ha un grosso cartello che recita “pericolo – divieto di accesso”. Questo non mette di buon’umore Erika ma con una guida esperta di fronte, invece di me soltanto, si sente evidentemente più tranquilla e supera le sue paure. Pagaiamo per un po’ al buio tanto che se non fosse per le pile da testa che ci hanno dato in barca saremmo immersi nella più completa oscurità, poi in lontananza si scorge la luce e usciamo in una baia “nascosta” completamente chiusa come un piccolo lago salato. Vediamo anche qualche scimmietta che si rincorre sugli scogli: tutti sono eccitatissimi, noi un po’ meno, oramai ne abbiamo viste fin troppe e ci stanno anche poco simpatiche devo dire.

Cat Ba Island Cruise
La baia nascosta

Prima di risalire in barca ci facciamo una lunga pagaiata fino ad un’altra baia, sempre accessibile solo attraverso una passaggio in grotta. Abbiamo capito che qui ce ne sono a profusione ma siamo contenti di vederne quante più possibili. Nel frattempo smadonniamo non c’è male per questo kayak che di andar dritto non ne vuole proprio sapere. Il fondo infatti è completamente liscio quindi solo il perfetto equilibrio delle pagaiate può mantenerlo in traiettoria, ma noi non siamo così fini da riuscire in questo. E quindi lo mandiamo a cagare ogni secondo.
Risaliamo in barca e subito si riparte, dobbiamo infatti andare a portare la coppia spagnola, che ha prenotato un solo giorno di tour, in un determinato punto dove un’altra barca li sta aspettando per riportarli indietro. Quando arriviamo al punto dell’incontro per noi è invece il momento per un bagnetto. Purtroppo le acque di Halong Bay non sono proprio limpide e la voglia di farsi il bagno non è moltissima; se ci si aggiungono anche delle meduse grandi il doppio della mia testa il cerchio si chiude. Comunque un tuffo giusto per non avere poi il rimpianto me lo faccio, tuffandomi dal ponte superiore della barca!

Cat Ba Island Cruise
Un tuffo dalla barca

Dopo questo vivace intermezzo riprendiamo la navigazione verso il punto dove passeremo la notte, anche questo riparato da un anfiteatro di rocce che rendono il mare una tavola. Noi ci facciamo una bella doccia e ci prepariamo per la cena. Questa non si fa attendere troppo e rimaniamo estasiati di nuovo dalla bontà e dalla freschezza soprattutto del pesce preparato, ma in più veniamo anche sopraffatti dall’abbondanza. Infatti il cuoco sembra non essersi accorto che i due spagnoli sono scesi e continua a fare le porzioni per sei: noi siamo contentissimi. Io specialmente non riesco a fermarmi e mi spazzolo una quantità di cibo imbarazzante. Nel frattempo il ghiaccio tra noi e i tedeschi si scoglie e chiacchieriamo a lungo anche una volta terminato di mangiare. Quando le persone sono simili a noi e si vede che hanno voglia di ascoltare, di condividere, oltre che di parlare e in particolar modo non fanno a gara a chi ha fatto le esperienze più fighe, come tutti i “backpakers” del sud est asiatico da noi incontrati, noi ci troviamo a nostro agio; siamo felici dello scambio, abbiamo voglia di intrattenerci e la serata passa velocemente.
Ci mettiamo anche a guardare il cielo sulle sdraio in legno del ponte superiore, rinfrescati dalla dolce brezza marina. Il sigaro è il modo migliore per sugellare questa serata, over the top e poi andiamo a dormire.

Cat Ba Island Cruise
Momenti magici!

Ci svegliamo con la luce del sole che entra dalle vetrate accanto al letto. Scostiamo le tende e quasi ci stupiamo di vedere il mare così vicino a noi e un tempo bellissimo. Ci alziamo pigramente dal letto e saliamo al piano superiore per fare colazione: ringraziando il cielo il cuoco capisce le nostre esigenze mattutine e, accantonato il tradizionale pasto mattutino a base di zuppa, ci serve dei meravigliosi pancake che ci fanno sentire in paradiso!

Cat Ba Island Cruise
Complimenti allo chef!

Riprendiamo la navigazione continuando a gustarci silenziosamente il panorama sotto questa nuova luce e godendoci anche un po’ il sole.

Cat Ba Island Cruise
Che risveglio!!

Mano a mano che le ore passano, boccheggiando, rimpiangiamo quasi il frescolino del giorno precedente!! Arriviamo in un'altra bellissima baia nella quale riprendiamo nuovamente i kayak. Stavolta cambiamo posizioni, io dietro e Erika davanti, e magicamente riusciamo ad andare più dritti!! Misteri della navigazione a remi.

Cat Ba Island Cruise
Cambio di posizione!

Ci addentriamo in un labirinto di successive grotte e baie nascoste che si diramano tra le rocce in un susseguirsi di momenti di stupore. Al termine, approdiamo su una piccola lingua di spiaggia per fare un piccolo bagno. La guida ci dà anche le maschere per fare snorkeling ma la visibilità è praticamente azzerata e, come già detto, l’acqua non è pulitissima, ma con questo caldo un tuffo ci vuole proprio.

Cat Ba Island Cruise
Una lingua di spiaggia

Rientrando in barca facciamo un lungo giro in solitaria in dei canali laterali nascosti, scoprendo anche quello che sembra essere un piccolissimo monastero costruito su di una spiaggetta; suggestivo. Il pranzo mantiene le aspettative create dopo la cena di ieri sera: mangiamo come bufali prelibatezze a non finire. La guida ci è andata anche a comprare, direttamente dai pescatori, un freschissimo polipo appena pescato. Peccato che sia l’unica cosa non cotta proprio alla perfezione: decisamente troppo duro! Il resto è una poesia e a fine pasto a stento riusciamo ad alzarci da tavola.
Dopo un’ora di pausa è tempo di rientrare alla base in quanto alle 16 abbiamo l’ultimo autobus per rientrare ad Hanoi. Impieghiamo quasi due ore di navigazione per tornare al porto e la soddisfazione mista a malinconia ci assale. Il cielo è sereno ma degli enormi nuvoloni bianchi spezzano la monotonia dell’azzurro, quasi a voler copiare le grandi formazioni rocciose che qui trafiggono la calma superficie del mare.

Cat Ba Island Cruise
Le tipiche vele rosse

Arriviamo all’agenzia in perfetto orario, vorremmo ringraziare tutti calorosamente facendogli capire quanto bene siamo stati ma quando siamo lì le parole non ci escono come vorremmo: metteremo una recensione positivissima su TripAdvisor!!
Ci salutiamo anche con i nostri due compagni di avventure; alla fine a modo loro hanno contribuito alla perfetta riuscita di questi due giorni. Con delle persone diverse sarebbe stato molto più difficile intendersi! Noi abbiamo prenotato il trasporto economico che impiegherà 4 ore e mezza per portarci a destinazione mentre loro quello VIP che impiega solo 3 ore. Arriva prima il nostro autobus e, con un po’ di tristezza, partiamo.
Dopo neanche un’ora arriviamo al porto dove il traghettino che ci porterà sulla terra ferma partirà alle 17. Nell’attesa arriva anche l’autobus VIP e ritroviamo quindi anche i nostri amici. Ci facciamo anche questa ultima traversata in barca insieme poi dovrebbe essere il momento di lasciarsi definitivamente; e invece no. Avendo oggi tutti prenotato per il trasporto VIP ed essendo noi gli unici con il trasporto economico, i guidatori degli autobus si mettono d’accordo e ci fanno salire sull’autobus veloce. Quindi prezzo basso e servizio al top! Speriamo solo non ci scarichino sullo svincolo autostradale a 15km di curve dal centro!!
Fila invece tutto liscio e, molto prima del previsto, siamo a Hanoi. Proviamo a contattare di nuovo Long, dal quale vorremmo passare la notte, prima di ripartire per le montagne, ma non ci riusciamo. Ci sediamo quindi ad aspettare un po’, prima di rinunciare e andare a cercare qualche guesthouse. Veniamo subito avvicinati da un gruppetto di ragazzi vestiti di tutto punto (ma un po’ esagitati) che ci iniziano a fare domande a caso in inglese. Dopo un po’ ci spiegano che sono studenti che girano per Hanoi in cerca di turisti con i quali parlare e praticare l’inglese. Noi siamo stanchi e siamo anche un po’ impensieriti dall’idea di dover cercare una guesthouse a quest’ora quindi la conversazione è l’ultima cosa che vorremmo, ma, diamine, sembrano sinceri e una volta io e una volta Erika gli rispondiamo e gli facciamo domande. Nel frattempo mando anche un SMS a un numero di un amico di Long per sollecitare la risposta del “grande manager”. Non faccio in tempo ad alzare la testa che un altro ragazzo mi si para davanti con il classico “Hello, where are you from?”. Eh no, un altro no!!!! E invece si. Ci mettiamo a chiacchierare amabilmente (?) per qualche minuto, e, probabilmente vedendo la mia faccia non proprio “coinvolta”, mi fa anche qualche complimento per abbonirmi, “Your hair is really stylish!”, e mi strappa anche un sorriso.
Finalmente sento il telefono squillare ed è Long che ci dice che ci aspetta con delle birre e una cena già sul fuoco: e andiamo allora! Prendiamo l’autobus e in un’oretta siamo già a stenderci sui morbidissimi letti di legno (senza materasso) della “vietnam cultural home”. Anche stasera ci sono tutti gli amici di Long e dopo aver visto una partita dell’europeo e mangiato qualcosa con loro, ci lanciamo nuovamente in suonate e cantate da far resuscitare i morti; ma comunque ci divertiamo. Verso mezzanotte andiamo a dormire vista la lunghissima giornata.

Cat Ba Island Cruise
Vivere in un sogno!

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 "Un indovino mi disse" T. Terzani

 

 

"Muovendomi fra l'Asia e l'Europa in treno, in nave, in macchina, a volte anche a piedi, il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il vecchio gusto di scoperta e di avventura.

D'un tratto, senza più la possibilità di correre a un aeroporto, pagare con una carta di credito, schizzar via ed essere, in un baleno, letteralmente dovunque, sono stato costretto a riguardare al mondo come a un intreccio complicato di paesi divisi da bracci di mare che vanno attraversati, da fiumi che vanno superati, da frontiere per ognuna delle quali occorre un visto: e un visto speciale che dica "via terra", come se questa via, specie in Asia, fose nel frattempo diventata così insolita da rendere automaticamente sospetto chiunque si ostini a usarla.

Spostarsi non è stato più questione di ore, ma di giorni, di settimane. Per non fare errori, prima di mettermi in viaggio, ho dovuto guardare bene le carte, rimettermi a studiare la geografia. Le montagne sono tornate a essere possibili ostacoli sul mio cammino e non più delle belle, irrilevanti rifiniture in un paesaggio visto da un oblò.

Il viaggiare in treno o in nave, su grandi distanze, m'ha ridato il senso della vastità del mondo e sopratutto m'ha fatto riscoprire un'umanità, quella dei più, quella di cui uno, a forza di volare, dimentica quasi l'esistenza: l'umanità che si sposta carica di pacchi e di bambini, quella cui gli aerei e tutto il resto passano in ogni senso sopra la testa.

Impormi di non volare è diventato un gioco pieno di sorprese. A far finta, per un po', d'esser ciechi si scopri che per compensare la mancanza della vista, tutti gli altri sensi si affinano. Il rifiuto degli aerei ha un effetto simile: il treno, con i suoi agi di tempi e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l'attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori dal finestrino. Sugli aerei presto si impara a non guardare, a non ascoltare: la gente che si incontra è sempre la stessa; le conversazioni che si hanno sono scontate. In trent'anni di voli mi pare di non ricordarmi di nessuno. Sui treni, almeno quelli dell'Asia, no! L'umanità con cui si spastiscono i giorni, i pasti e la noia non la si incontrerebbe altrimenti e certi personaggi restano indimenticabili.

Appena si decide di farne a meno, ci si accorge di come gli aerei ci impongono la loro limitata percezione dell'esistenza; di come, essendo una comoda scorciatoia di didtanze, finiscono per scorciare tutto: anche la comprensione del mondo. Si lascia Roma al tramonto, si cena, si dorme un po' e all'alba si è già in India.

Ma un paese è anche tutta una sua diversità e uno deve pur avere il tempo di prepararsi all'incontro, deve pur fare fatica per godere della conquista. Tutto è diventato così facile oggi che non si prova più piacere per nulla. Il capire qualcosa è una gioia, ma solo se è legata a uno sforzo. Così con i paesi. Leggere una guida, saltando da un aeroporto all'altro, non equivale alla lenta, faticosa acquisiszione - per osmosi - degli umori della terra cui, con il treno, si rimane attaccati.

Raggiunti in aereo, senza un minimo sforzo nell'avvicinarli, tutti i posti diventano simili: semplici mete separate fra di loro solo da qualche ora di volo. Le frontiere, in realtà segnate dalla natura e dalla storia e radicate dalla coscienza dei popoli che ci vivono dentro, perdono valore, diventano inesistenti per chi arriva e parte dalle bolle ad aria condizionata degli areoporti, dove il "confine" è un poliziotto davanti allo schermo di un computer, dove l'impatto con il nuovoè quello con il nastro che distribuisce i bagagli, dove la commozione di un addio viene distratta dalla bramosia del passaggio obbligato attraverso il "free duty shop", ormai uguale dovunque.

Le navi si avvicinano ai paesi entrando con lento pudore nelle bocce dei loro fiumi: i porti lontani tornano ad essere delle agognate destinazioni, ognuna con la sua faccia, ognuna con il suo odore. Quel che un tempo si chiamavano i terreni d'aviazione erano anche loro un po' così. Oggi non più. gli aeroporti, falsi come messaggi pubblicitari, isole di relativa perfezione anche nello sfacelo dei paesi in cui si trovano, si assomigliano ormai tutti: tutti parlano nello stesso linguaggio internazionale che da a ciascuno l'impressione di essere arrivato a casa. Invece si è solo arrivati in una qualche periferia da cui bisogna ripartire, in autobus o in taxi, per un centro che è sempre lontanissimo.

Le stazioni invece no, sono vere, sono specchi delle città nel cui cuore sono piantate. Le stazioni stanno vicino alle cattedrali, alle moschee, alle pagode o ai mausolei. una volta arrivati li, si è arrivati davvero."


T. Terzani, "Un indovino mi disse"


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