Dunuhang - mille riflessi rossi tra le dune

25 - 27 Febbraio 2016

Dopo aver attraversato deserti piatti e sconfinati con migliaia di pale eoliche che si estendevano a perdita d’occhio, arriviamo a Dunhuang, questa piccola città, oasi al tempo della via della seta, protetta a Nord dalle maestose dune del tratto finale del deserto del Gobi. Arriviamo la sera e il sole tramontando crea giochi di luce meravigliosi sulle sinuosità delle creste di sabbia. Speriamo di poterle attraversare e chissà, magari anche di dormirci dentro per una notte.
Il bus si ferma alla stazione fuori città, non contemplata da nessuna delle nostre cartine. Il centro è solo a 2km ma è tardi e già sappiamo che dovremo passare una buona ora a sentirci rifiutati o a rifiutare prezzi esorbitanti degli alberghi. Prendiamo quindi un taxi contrattando un minimo che ci porta nella via principale. Cerchiamo il cafè centro nevralgico dei viaggiatori zaino in spalla, in quanto il proprietario parla inglese e fornisce anche tour e informazioni turistiche; noi vogliamo sapere se si possono affittare dei cammelli!!

Ovviamente troviamo chiuso perché è off-season e solo noi siamo così scemi da viaggiare in questa stagione. Ma io ringrazio il cielo ogni volta che mi guardo intorno e non vedo un turista, quando le persone sono incuriosite dal nostro viaggiare in questo periodo e ci avvicinano, quando non devo fare file di mezz’ora, quando tutte le esperienze, anche se fatte nella città più turistica, sembrano più autentiche o almeno con un rapporto umano con i locali instaurato meno sul binomio turista uguale soldi. E’ tutto più assopito ma anche per questo più profondo.
Fortunatamente sulla serranda c’è un numero di telefono. Proviamo a chiamare e riusciamo a parlare con il proprietario, il quale ci dice che per la notte successiva si può organizzare un giro con il cammello più notte nel deserto. Siamo euforici!! Ci diamo appuntamento al giorno successivo in quanto la guest-house che lui gestisce al momento è chiusa (e come te sbagli). Iniziamo il valzer degli alberghi: uno ci dice che non ci può ospitare solo dopo aver visto i nostri passaporti (il fatto che non spiccichiamo una parola di cinese e che non abbiamo gli occhi a mandorla non ti può far pensare che siamo stranieri??), un altro ci spara un prezzo folle, mentre il terzo, il più lussuoso di tutti, dove entriamo solo perché “chiedere non costa nulla” ci fa un prezzo bassissimo. Il mio passaporto è messo sempre peggio: si stanno staccando le pagine dalla copertina e non c’è modo di arrestare la degenerazione. L’ho fatto nuovo qualche mese fa e sfiga ha voluto che mi capitasse uno di una partita fallata. Fantastico. Oltretutto ci aprono il passaporto almeno 4-5 volte al giorno, trattandolo non proprio con riguardo. Provo a metterci un po’ di colla ma non solo non risolvo il problema, peggioro anche la situazione. Ci prende un po’ di sconforto perché abbiamo paura che con un documento così non ci faranno passare alla prossima frontiera: dovremo rientrare prima? Passeremo dei guai?
Dopo lungo ragionare decidiamo che non ci faremo rovinare il viaggio da questo. Purtroppo non è una cosa che dipende da noi quindi andremo avanti fino a che qualcuno non deciderà che dovremo rientrare. A quel punto in Italia rifaremo il passaporto e ripartiremo con il primo volo dal punto dove abbiamo interrotto il viaggio. Un po’ turbati ma comunque sereni ci buttiamo sfiniti a letto.
Incontriamo il proprietario del cafè alle 9 e organizziamo il tutto: la mattina noi andiamo a vedere le mogao caves (splendide grotte buddiste ai margini del deserto), poi il pomeriggio partiremo con i cammelli direzione deserto, dove passeremo la notte tra le dune. Ci spara un prezzo spropositato (400 yuan a testa) ma effettivamente è quello riportato anche sulla guida quindi accettiamo. Questa esperienza la vogliamo fare.
Lasciamo quindi gli zaini nella sua auto e ci dirigiamo alla partenza degli autobus per le grotte. Qui prima si arriva in un grande centro multimediale dove vengono introdotte la storia e la particolarità di queste grotte attraverso due filmati molto interessanti e tradotti in inglese tramite delle cuffiette.

”Buddah
Buddah Caves

Un monaco buddista di ritorno dall’India, quando ancora il buddismo in Cina non si sapeva cosa fosse, si trovò a passare in questo luogo in quanto la grande via di comunicazione era proprio la via della seta e anche dall’India si sfruttava questa arteria per arrivare in Cina, passando per l’Asia centrale. Incontrando questa parete di roccia ai margini delle dune nel suo cammino, ebbe una visione e scavò la prima grotta dedicata al Buddha. Da lì in avanti è stato tutto un proliferare di grotte dalle più piccole alle più grandi, fino ad ospitare un Buddha seduto di 36 metri di altezza (che non è possibile fotografare) . Queste grotte valgono fino all’ultimo yuan il prezzo del (costoso) biglietto.

”Buddah
Buddah Caves

Ovviamente eravamo solo noi i turisti stranieri e quindi avevamo la guida inglese tutta per noi. Ci ha aperto 7 delle numerose grotte mostrandoci tutta l’evoluzione dello stile: dalle prime, più vicine alla cultura indiana, alle ultime, sfarzosissime, costruite nel periodo d’oro della storia cinese. Quello che di sicuro lascia senza fiato sono però i due Buddha seduti di oltre 30 metri e il Buddha dormiente con le decine e decine di statue dei discepoli sullo sfondo. Ti senti veramente minuscolo di fronte a loro. Il fatto di avere una guida con la quale riesci a comunicare è poi impagabile in quanto ha colmato le nostre enormi lacune sul buddismo e sulle altre religioni cinesi e ci ha stimolato la curiosità di approfondire queste culture.

”Buddah
Foto stupida di fronte alla grotto del Buddah

Riusciamo a rientrare per pranzo e, dove ci lascia l’autobus scoviamo un ristorantino, con la scritta “il maestro dei noodles fatti a mano”: Non possiamo non provarli!! Nonostante fosse un fast-food cinese si nota da subito la differente attenzione per la pulizia della sala e la cucina a vista dove un cuoco sta preparando alla maniera tradizionale i noodles. Si parte da un panetto di pasta fresca da cui si ricava un unico “noodle” spesso come una baguette. Questo viene poi richiuso a “U” e la pasta viene quindi tirata con un colpo deciso della mano a formare due noodles della stessa lunghezza del primo ma di spessore inferiore. Anche questi vengono chiusi ad U e poi stesti per formarne quattro e cosi via fino ad avere una manciata di noodles finissimi. Anche il cuoco che preparava i piatti scottando appena i noodles e aggiungendoci il brodo, la carne e alcune verdure (soprattutto cipolla) si muoveva con gesti calcolatissimi e quasi marziali: sembrava di stare a guardare uno degli artisti invece che dei cuochi. Ma probabilmente qui questo confine è labile.

”Noodles
Noodles Master!!

Neanche a dirlo il piatto è fantastico e ce lo spazzoliamo velocemente (compatibilmente con la temperatura vulcanica del brodo) con le bacchette. Verso la fine ci abbandoniamo anche al risucchio tipico del pasto a base di noodles. In Italia sarebbe ai limiti dell’arresto fare un rumore simile per il brodo ma qui, usando le bacchette, non c’è altro modo di gustarlo insieme alla pasta. E poi ci mischiamo ai costumi del luogo :P.
Ci prepariamo quindi per la nostra “cavalcata”! Prepariamo gli zaini piccoli con gli indumenti più caldi che abbiamo per la notte e facciamo conoscenza con i tre simpatici camelidi che ci accompagneranno per questa piccola avventura: il maschio alfa (primo della fila e dotato di una certa autorità), lo sveglio (dallo sguardo che trasuda acume e spiccata intelligenza) e grace kelly (la star che sa di essere bella e si mette in mostra ogni volta che accendiamo la fotocamera).

”Cammelli
Le nostre navi del deserto

E’ quindi il tempo di prendere la via per le dune: Erika sale in groppa al maschio alfa e io allo sveglio. Grace kelly dietro porta i viveri e le tende. La seduta è decisamente più comoda di qualsiasi cavallo e soprattutto di qualsiasi dromedario ma l’andatura segue un ritmo molto più ondulatorio sussultorio. Attraversiamo prima un cimitero che si trova proprio a ridosso delle dune: qui le tombe sono delle piccoli cumuli di sabbia ricoperti con dei mattoni disposti con diversi motivi geometrici e di fronte una piccola seduta e un braciere dove accendere un fuoco. Come spesso accade la vicinanza al deserto elimina il superfluo e solo l’essenziale rimane.

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A dorso di cammello

Ci addentriamo quindi nelle dune e ci divertiamo un mondo a giocare a percorritori della via della seta tra un infinità di foto e video (siamo felici con poco xD). Dopo un’oretta arriviamo nel punto dove passeremo la notte, un catino riparato dal vento sotto una duna altissima. Nel frattempo che la nostra guida prepara il campo noi abbiamo il tempo di risalire la duna per goderci il panorama e il tramonto, soltanto noi e il deserto. Questa è un altro impagabile regalo dell’aver visitato questi posti d’inverno. Durante l’alta stagione queste dune diventano tutt’altro che deserte, prese d’assalto da carovane di turisti, quad, moto, jeep e anche “sciatori su sabbia”. Siamo grati di poter assistere a questo spettacolo della natura in completa solitudine.

”Dune
Il deserto

La salita ci riserva qualche difficoltà e andiamo in carenza d’ossigeno per più di una volta, la sabbia si fa sempre più fina e sempre meno compatta: non abbiamo attaccato la duna dalla giusta parte ma oramai ci siamo e dobbiamo arrivare in cima. Erika mi maledice in ogni lingua conosciuta e ne conia anche un altre paio per ampliare lo spettro delle maledizioni. Arriviamo in cima: lo spettacolo che ci si para davanti è da togliere il fiato. La sinuosità delle creste delle dune modellate dal vento è uno dei panorami che mi ha più affascinato da sempre e stasera il tutto viene sottolineato da un pallido sole invernale.

”Dune
Erika sulla duna

Ci abbracciamo e restiamo lì a contemplare questa natura. Stiamo in silenzio non c’è bisogno di dire nulla per sottolineare il momento; il vento della sera, la cosidetta “termica” tipica delle zone desertiche che viene generata dal rapido raffreddamento della zona non più soleggiata, spira sempre più forte. Ci facciamo scudo e tenaci rimaniamo sulla cresta. Vogliamo vedere il sole scomparire dietro la duna, quel momento in cui il contrasto si attenua e le ombre scompaiono. Ci diamo un ultimo, sabbioso, bacio e riscendiamo al campo. La discesa è decisamente più facile; faccio provare ad Erika la “tecnica del ghiaione” sperimentata con mio padre sulle alpi: grandi passi lasciando andare il peso del corpo con il tallone ben teso che affonda nel morbido. All’inizio Erika è un po’ titubante sulla tecnica ma poco dopo inizia a prenderci gusto e scendiamo ridendo come bambini.

”Cammelli
Erika gioca con Grace Kelly

Al campo nel frattempo ci attende la nostra guida e un bel fuocherello fatto con il letame di cammello: l’acqua è a scaldare come in ogni casa asiatica ad ogni ora del giorno, più sacra di qualsiasi divinità. La cena è a base di buste di noodles del supermercato, non proprio la cena che ci aspettavamo ma a suo modo tipica: qui usano queste scatole in qualsiasi occasione in cui non sono in casa. Ma la vera chicca viene appena dopo cena. Io ed Erika iniziamo ad avere freddo e ci mettiamo attorno al fuoco ma la guida ne accende un altro e ci fa cenno di metterci li. Noi non capiamo il senso ma ci adeguiamo; poi velocemente stende la brace del primo fuoco e la ricopre con uno strato di sabbia. Sopra a questa pianta la tenda. Ora ci è tutto chiaro ed è geniale! Il freddo maggiore durante una notte nel deserto d’inverno è proprio quello che viene dalla sabbia sottostante la tenda. In questo modo invece si ha proprio il pavimento riscaldato!!! Dopo cena ci gustiamo per una buona oretta la calma del fuoco, il cielo nerissimo e la sensazione che si ha in questi momenti in cui si può parlare di tutto con una profondità che fa vibrare l’anima.

”Fuoco
Davanti al fuoco

Ci rifugiamo poi in tenda dove fa un caldo tropicale e tra piumoni, sacchi a pelo e giacconi di pecora ci stendiamo al sicuro da qualsiasi temperatura. Manco a dirlo mi sveglio dopo un’ora in un lago di sudore: devo mettere il piumone sotto di me per isolarmi un po’ dal caldo che proviene dal pavimento! Erika invece dorme serena e passa una delle notti più confortevoli della sua vita: addirittura ha i piedi caldi!!!
La mattina facciamo colazione e riprendiamo la via per Dunhuang. Stavolta io salgo sul “maschio alfa” e Erika sullo “sveglio”. Quest’ultimo non ci sta a stare per secondo e ogni scusa è buona per cercare di superare il capobranco: ad ogni minimo accenno di discesa parte, per la gioia di Erika, in un potente trotto che puntualmente si esaurisce al tendersi della corda che lo tiene legato. Ma lui tenace alla prossima ci riprova, e ancora e ancora. Non a caso è “lo sveglio”...

”Insieme
Insieme sul cammello

A Dunuhang ci cambiamo di nuovo quel minimo per tornare civili e poi ci dirigiamo verso la stazione degli autobus e prendiamo il primo autobus in partenza per Jiayuguan. Salutiamo con lo sguardo ancora una volta quelle dune che ci hanno regalato la prima indimenticabile esperienza e il primo “sito d’interesse” degno di questo nome in Cina.

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Dune a Dunhuang

 

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